IL PENSIERO DEL GIORNO

2 Febbraio 2018

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE



Oggi Gesù ci dice: “Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria” (Salmo Responsoriale).


Dal Vangelo secondo 2,22-40: Lo Spirito Santo aveva promesso a Simeone, che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Il vegliardo, uomo giusto e pio, rappresenta «l’Israele fedele, che attendeva con fiducia illimitata la comparsa del Messia per l’attuazione del regno di Dio. In questo incontro la religiosità sincera dell’Antico Testamento si salda direttamente con quella del Nuovo Testamento, in una meravigliosa continuazione del progetto salvifico di Dio» (Angelico Poppi). La Luce entra nel mondo e riscalda i cuori degli uomini colmandoli di festose speranze, ma la gioia di Giuseppe e di Maria viene turbata dalle parole oscure di Simeone, il quale non fa che indicare agli ignari sposi la via della croce: Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori. Gesù apre la via della Croce, la percorre fino alla fine e la propone a noi, suoi discepoli. Maria, per prima, la seguirà in piena fedeltà e disponibilità.


Catechismo della Chiesa Cattolica 529: La Presentazione di Gesù al Tempio lo mostra come il Primogenito che appartiene al Signore. In Simeone e Anna è tutta l’attesa di Israele che viene all’Incontro con il suo Salvatore (la tradizione bizantina chiama così questo avvenimento). Gesù è riconosciuto come il Messia tanto a lungo atteso, “luce delle genti” e “gloria di Israele”, ma anche come “segno di contraddizione”. La spada di dolore predetta a Maria annunzia l’altra offerta, perfetta e unica, quella della croce, la quale darà la salvezza “preparata da Dio davanti a tutti i popoli


La Bibbia e i Padri della Chiesa (I Padri vivi): La commemorazione liturgica della Presentazione di Cristo al tempio compare nella Chiesa di Gerusalemme e, come riferisce la spagnola Egeria nel racconto del pellegrinaggio in Terra Santa effettuato negli anni 381-383, veniva celebrata in modo molto solenne. Da Gerusalemme, la solennità chiamata «Hypapante» [ = solenne incontro], si diffonde nella Chiesa d’Oriente Viene celebrata inizialmente il 14 febbraio (quaranta giorni dopo il Natale che l’Oriente festeggiava allora il 6 gennaio), poi è trasferita al 2 febbraio dopo che le Chiese d’Oriente hanno accolto il costume di festeggiare il Natale il 25 dicembre. Nell’anno 542, l’imperatore Giustiniano introduce la festa del 2 febbraio in tutto l’Impero d’Oriente.
Verso la metà del secolo VII, la festa viene introdotta in Occidente dove si usa chiamarla «il giorno di san Simeone». Nel sacramentario Gelasiano essa porta il titolo della «Purificazione di Maria», benché tutte le preghiere si riferiscano alla Presentazione di Gesù al tempio. A Roma, in questo giorno, aveva luogo la più vecchia processione mariana i cui partecipanti portavano le candele accese. Sembra che, più che altro, proprio questa processione verso il più grande santuario della Madre di Dio nell’Urbe - la basilica di Santa Maria Maggiore - abbia imposto alla festa del Signore il carattere mariano, che pian piano cominciò a dominare. Malgrado tutta la ricchezza dell’apparato, la processione aveva il carattere penitenziale (il papa e gli assistenti erano vestiti in nero), come riparazione per i peccati commessi durante la coincidente festa pagana «amburbalia». La solenne benedizione delle candele compare dopo; la troviamo nei libri liturgici del X secolo.
Maria e Giuseppe portano Gesù al tempio: ecco la venuta del Signore Potente, che illumina il suo popolo. Cristo viene riconosciuto da chi con fede attendeva la sua venuta. Il Figlio di Dio, nato prima dei secoli, viene proclamato dallo Spirito Santo gloria d’Israele e luce di tutte le genti. Il popolo della Nuova Alleanza, adunato dallo Spirito Santo nel tempio di Dio con le candele, che simbolizzano il Cristo, luce del mondo. Le candele accese le portiamo, nella processione, come segno che insieme con Cristo camminiamo nella vita verso la casa del Padre. Ripetiamo le parole di Simeone: i miei occhi hanno visto la tua salvezza e crediamo che un giorno ci troveremo al cospetto di Dio, come Cristo oggi nel tempio di Gerusalemme. Colui, che al vecchio Simeone diede la gioia di tenere Cristo tra le braccia, a noi che camminiamo per incontrarlo concederà la gioia della vita eterna. La Presentazione di Cristo al tempio contiene in sé qualcosa dei misteri dolorosi. Maria «offre» Gesù a Dio e ogni offerta è una rinuncia. Inizia il mistero della sua sofferenza, che sarà compiuta sotto la croce. La Croce diventerà la spada che trafiggerà la sua anima.


Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale...: Paolo VI (Omelia, 2 febbraio 1975): Gesù bambino è portato al Tempio, anzi offerto a Dio, con un atto esplicito di riconoscimento del diritto divino sulla vita dell’uomo. La vita dell’uomo, del primogenito (cfr. Es 13,12ss.), come suo simbolo, appartiene a Dio. La gerarchia religiosa delle cause e dei valori è nella natura delle cose; la religione è una esigenza ontologica, che nessun ateismo, nessun secolarismo può annullare; negare, dimenticare, trascurare l’uomo potrà, a suo torto e a suo danno; confutare essenzialmente, razionalmente, senza violenza al suo pensiero e al suo essere non gli è alla fine possibile; riconoscerla, la religione, al principio d’una concezione autentica, esistenziale delle cose e della vita, è necessità, è sapienza; il cristianesimo, senza farne una teocrazia politica, lo conferma. Dice ad esempio, San Paolo: «Nessuno inganni se stesso:... sì, tutte le cose sono vostre, ma voi siete di Cristo, e Cristo di Dio» (1Cor 3,18.22-23). Non è forse così che voi, Religiosi e Religiose, voi tutti Fedeli, concepite la vita? Dio è il primo, Dio è tutto; l’atto primario, costituzionale della nostra esistenza è l’atto religioso, l’adorazione, l’ossequio, e noi beati che siamo invitati a fare della nostra religione una professione d’amore.


Papa Francesco (Angelus 2 Febbraio 2014): Oggi celebriamo la festa della Presentazione di Gesù al tempio. In questa data ricorre anche la Giornata della vita consacrata, che richiama l’importanza per la Chiesa di quanti hanno accolto la vocazione a seguire Gesù da vicino sulla via dei consigli evangelici. Il Vangelo odierno racconta che, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe portarono il Bambino al tempio per offrirlo e consacrarlo a Dio, come prescritto dalla Legge ebraica. Questo episodio evangelico costituisce anche un’icona della donazione della propria vita da parte di coloro che, per un dono di Dio, assumono i tratti tipici di Gesù vergine, povero e obbediente.
Questa offerta di sé stessi a Dio riguarda ogni cristiano, perché tutti siamo consacrati a Lui mediante il Battesimo. Tutti siamo chiamati ad offrirci al Padre con Gesù e come Gesù, facendo della nostra vita un dono generoso, nella famiglia, nel lavoro, nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia. Tuttavia, tale consacrazione è vissuta in modo particolare dai religiosi, dai monaci, dai laici consacrati, che con la professione dei voti appartengono a Dio in modo pieno ed esclusivo. Questa appartenenza al Signore permette a quanti la vivono in modo autentico di offrire una testimonianza speciale al Vangelo del Regno di Dio. Totalmente consacrati a Dio, sono totalmente consegnati ai fratelli, per portare la luce di Cristo là dove più fitte sono le tenebre e per diffondere la sua speranza nei cuori sfiduciati.
Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino. C’è tanto bisogno di queste presenze, che rafforzano e rinnovano l’impegno della diffusione del Vangelo, dell’educazione cristiana, della carità verso i più bisognosi, della preghiera contemplativa; l’impegno della formazione umana, della formazione spirituale dei giovani, delle famiglie; l’impegno per la giustizia e la pace nella famiglia umana. Ma pensiamo un po’ cosa succederebbe se non ci fossero le suore negli ospedali, le suore nelle missioni, le suore nelle scuole. Ma pensate una Chiesa senza le suore! Non si può pensare: esse sono questo dono, questo lievito che porta avanti il Popolo di Dio. Sono grandi queste donne che consacrano la loro vita a Dio, che portano avanti il messaggio di Gesù.
La Chiesa e il mondo hanno bisogno di questa testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio. I consacrati, i religiosi, le religiose sono la testimonianza che Dio è buono e misericordioso. Perciò è necessario valorizzare con gratitudine le esperienze di vita consacrata e approfondire la conoscenza dei diversi carismi e spiritualità. Occorre pregare perché tanti giovani rispondano “sì” al Signore che li chiama a consacrarsi totalmente a Lui per un servizio disinteressato ai fratelli; consacrare la vita per servire Dio e i fratelli.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** I consacrati, i religiosi, le religiose sono la testimonianza che Dio è buono e misericordioso.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Dio onnipotente ed eterno, guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione al tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo...