IL PENSIERO DEL GIORNO

12 Dicembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda» (Mt 18,14).  


Vangelo secondo Matteo 18,12-14: Il Vangelo è epifania dell’amore misericordioso di Gesù: la parabola della pecora smarrita, oltre a ricalcare questa verità, rivela la sua sollecitudine di pastore nella ricerca dei piccoli perché è volontà del Padre che non vadano perduti, ma si salvino.


Giovanni Paolo II (Insegnamenti 1995): Il brano evangelico, oggi proclamato, parla di un pastore che cerca la pecora smarrita. “Che ve ne pare? - domanda Gesù - Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta?”. Ed aggiunge: “così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli” (Mt 18,12-14).
L’immagine del Buon Pastore ci conduce dunque al cuore stesso del Vangelo. Il Dio atteso da Israele e dall’uomo di tutti i tempi è il Buon Pastore, ricolmo di grande premura paterna. È Amore! E non è certo un caso se nella notte del Natale i primi a rendere omaggio al divino Bambino furono proprio dei pastori, intenti a vegliare sul loro gregge nelle vicinanze di Betlemme.


Benedetto Prete (Vangelo secondo Matteo): La breve parabola racchiude in forma velata un insegnamento per gli apostoli. Se Dio cura e segue con tanto amore uno di questi piccoli, gli apostoli, da parte loro non lo potranno disprezzare o trascurare.
L’immagine con i suoi elementi descrittivi molto accentuati (lascia le novantanove ..., va in cerca di quella smarrita ..., si rallegra per questa più che per le novantanove le quali non si sono smarrite) illustra mirabilmente la cura del Padre celeste per i “piccoli”.
Il dovere degli apostoli rimane definito in modo chiaro: essi non devono soltanto evitare lo scandalo di questi piccoli (parte negativa), ma ricondurli, all’occorrenza, all’ovile (parte positiva).
Non è volere del Padre vostro ..., forma impersonale, ritenuta più rispettosa per la maestà divina, che andrebbe tradotta liberamente: il vostro Padre celeste non vuole che ...; il traduttore greco ha rispettato la orma aramaica originale.


Gabriele Miller: L’immagine del pastore ha un grande ruolo nella Bibbia. Guardando all’indietro, la professione diventa un grande ideale: i padri erano stati pastori perciò si sottolinea che Davide era stato chiamato e distolto dal gregge per diventare re (2Sam 7,8) e Amos per diventare profeta (Am 1,1; 7,14). Anche nella storia della nascita di Gesù, i primi testimoni sono pastori (Lc 2,8ss). In diversi passi della Bibbia (per es. Is 44,28; Ger 3,15), i principi del popolo (come presso i sumeri, i babilonesi, gli assiri e i greci) sono paragonati a pastori. Si distingue, frattanto, tra pastori buoni (Es 34,11-16) e cattivi (Is 56,11; Es 34,2ss), a seconda se curavano soltanto i propri interessi o quelli del popolo. Anche di Dio si parla usando l’immagine del pastore (Sal 23; Is 40,11; Ger 31,10). Egli intende occuparsi del suo popolo meglio di quanto facciano i pastori d’Israele, vuole raccogliere ciò che è andato perduto e offrire ai suoi ciò di cui hanno bisogno. Su questo sfondo va visto il Vangelo di Giovanni quando interpreta il servizio di Gesù servendosi dell’immagine del buon pastore (Gv 10; cf. 1Pt 2,25; Eb 13,20) e contrapponendolo al mercenario che abbandona il gregge non appena lo vede minacciato. L’immagine del pastore viene usata, infine, anche per i discepoli e i responsabili di particolari servizi nella comunità: Pietro deve pascere le pecore (Gv 21,15ss), e come nell’Antico Testamento (Ger 3.15; 23,2) anche le guide delle comunità sono chiamate pastori (At 20,28; Ef 4,11). I pastori della comunità vivono curando con fedeltà e dedizione totale gli uomini loro affidati.


Pastores dabo vobis 22: L’immagine di Gesù Cristo pastore della chiesa, suo gregge, riprende e ripropone, con nuove e più suggestive sfumature, gli stessi contenuti di quella di Gesù Cristo capo e servo. Inverando l’annuncio profetico del Messia salvatore, cantato gioiosamente dal salmista e dal profeta Ezechiele (cfr. Sal 22-23; Ez 34,11ss), Gesù si autopresenta come il “buon pastore” (Gv10,11.14) non solo di Israele, ma di tutti gli uomini (cfr. Gv 10,16). E la sua vita è ininterrotta manifestazione, anzi quotidiana realizzazione della sua “carità pastorale”: sente compassione delle folle, perché sono stanche e sfinite, come pecore senza pastore (cfr. Mt 9,35-36); cerca le smarrite e le disperse (cfr. Mt 18,12-14) e fa festa per il loro ritrovamento, le raccoglie e le difende, le conosce e le chiama a una a una (cfr. Gv 10,3), le conduce ai pascoli erbosi e alle acque tranquille (cfr. Sal 22-23), per loro imbandisce una mensa, nutrendole con la sua stessa vita. Questa vita il buon pastore offre con la sua morte e risurrezione, come la liturgia romana della chiesa canta: “È risorto il pastore buono che ha dato la vita per le sue pecorelle, e per il suo gregge è andato incontro alla morte. Alleluia”. Pietro chiama Gesù il “principe dei pastori” (1Pt 5,4), perché la sua opera e missione continuano nella chiesa attraverso gli apostoli (cfr. Gv 21,15-17) e i loro successori (cfr. 1Pt 5,1ss) e attraverso i presbiteri. In forza della loro consacrazione, i presbiteri sono configurati a Gesù buon pastore e sono chiamati a imitare e a rivivere la sua stessa carità pastorale. Il donarsi di Cristo alla chiesa, frutto del suo amore, si connota di quella dedizione originale che è propria dello sposo nei riguardi della sposa, come più volte suggeriscono i testi sacri. Gesù è il vero sposo che offre il vino della salvezza alla chiesa (cfr. Gv 2,11). Egli, che è il “capo della chiesa... e il salvatore del suo corpo” (Ef 5,23), “ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla Parola, al fine di farsi comparire davanti la sua chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5,25-27). La chiesa è sì il corpo, nel quale è presente e operante Cristo capo, ma è anche la sposa, che scaturisce come nuova Eva dal costato aperto del Redentore sulla croce: per questo Cristo sta “davanti” alla chiesa, “la nutre e la cura” (Ef 5,29) con il dono della sua vita per lei.


Catechismo della Chiesa Cattolica

Dio ha l’iniziativa dell’amore redentore universale

604 Nel consegnare suo Figlio per i nostri peccati, Dio manifesta che il suo disegno su di noi è un disegno di amore benevolo che precede ogni merito da parte nostra. “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,10). “Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8).

605 Questo amore è senza esclusioni; Gesù l’ha richiamato a conclusione della parabola della pecorella smarrita: “Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli” (Mt 18,14). Egli afferma di “dare la sua vita in riscatto per molti ” (Mt 20,28); quest’ultimo termine non è restrittivo: oppone l’insieme dell’umanità all’unica persona del Redentore che si consegna per salvarla. La Chiesa, seguendo gli Apostoli, insegna che Cristo è morto per tutti senza eccezioni: “Non vi è, non vi è stato, non vi sarà alcun uomo per il quale Cristo non abbia sofferto”.

2822 La volontà del Padre è «che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4). Egli « usa pazienza [...], non volendo che alcuno perisca» (2Pt 3,9). Il suo comandamento, che compendia tutti gli altri e ci manifesta la sua volontà, è che ci amiamo gli uni gli altri, come egli ci ha amato.

La Chiesa è il gregge di Dio

753 Nella Sacra Scrittura troviamo moltissime immagini e figure tra loro connesse mediante le quali la Rivelazione parla del mistero insondabile della Chiesa. Le immagini dell’Antico Testamento sono variazioni di un’idea di fondo, quella del «popolo di Dio». Nel Nuovo Testamento tutte queste immagini trovano un nuovo centro, per il fatto che Cristo diventa il «Capo» di questo popolo, che è quindi il suo corpo. Attorno a questo centro si sono raggruppate immagini «desunte sia dalla pastorizia o dall’agricoltura, sia dalla costruzione di edifici o anche dalla famiglia e dagli sponsali».

754 «Così la Chiesa è l’ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo. È pure il gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che sarebbe il pastore e le cui pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il Pastore buono e il Principe dei pastori, il quale ha dato la sua vita per le pecore».


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Il Dio atteso da Israele e dall’uomo di tutti i tempi è il Buon Pastore, ricolmo di grande premura paterna.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che hai fatto giungere ai confini della terra il lieto annunzio del Salvatore, fa’ che tutti gli uomini accolgano con sincera esultanza la gloria del suo Natale. Per il nostro Signore Gesù Cristo...