IL PENSIERO DEL GIORNO
  
10 Ottobre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,28; Cf. Acclamazione al Vangelo).


Vangelo secondo Luca 10,38-42: Marta tra le pentole, Maria ai piedi del Maestro. Anche se sant’Agostino dice che entrambi «i comportamenti sono degni di lode», in verità solo Maria viene lodata dal Signore, diventando in questo modo il tipo del vero discepolo di Gesù.


Maria ha scelto la parte migliore - Questo racconto è esclusivo di Luca. Il villaggio è Betania dove abitavano le sorelle Marta e Maria con il fratello Lazzaro. È una località della Giudea, attualmente parte della Cisgiordania, molto vicina a Gerusalemme. La casa dei tre fratelli era sempre aperta al Maestro (Mt 26,6-13; Mc 14.3-9; Lc 10,38-42; Gv 11,1-46; 12,1-8), ma, soprattutto, era aperto il loro cuore, una cara intimità frutto di una sincera amicizia. Le due sorelle si ritrovano con gli stessi tratti di carattere nel racconto della risurrezione del fratello Lazzaro (Cf. Gv 11,1-46).
Ad accogliere Gesù è Marta la quale, facendo onore al suo nome che significa «padrona», si affretta ad infilarsi in cucina tra le stoviglie per accogliere con una magnifica ospitalità il divino Ospite. Maria invece si accoccola ai piedi del Maestro per ascoltare la sua parola.
Il mettersi ai piedi di Gesù Maestro è l’atteggiamento del discepolo, ma non bisogna trascurare il fatto che Maria è una donna. Per capire la portata rivoluzionaria del gesto basta ricordare il posto che la donna occupava nella società contemporanea ai fatti evangelici. Praticamente, il più basso.
In Gv 4,27 i discepoli si meravigliano che Gesù stia parlando con una donna. Lo scandalo non viene dal fatto che quella donna era una samaritana di facili costumi, ma semplicemente donna e perciò stesso non degna di considerazione. In tribunale non veniva accettata la testimonianza della donna ed era esclusa dalla vita cultuale e liturgica. Nel tempio e nella sinagoga vi erano ambiti esclusivamente destinati alle donne, per cui erano separate fisicamente dagli uomini. Così in casa in quanto non mangiavano con gli uomini, ma in sale appartate. Potevano essere ripudiate per futili motivi. Non partecipavano alle discussioni in pubblico, non potevano uscire, se non per lavorare nei campi o per prendere l’acqua; dovevano portare il velo.
Nell’ambiente rabbinico circolava l’opinione secondo cui, piuttosto che consegnare la Torà ad una donna, era meglio bruciarla.
Gesù in questa occasione, ma non soltanto in questa circostanza, sta sovvertendo un modo di pensare, una convenzione sociale del suo tempo.
Gesù è un uomo libero da pregiudizi o idee preconcette e anche per tale questione agisce con grande libertà. Accetta di essere ospitato da donne e va oltre, accettando di avere anche un seguito femminile per il soddisfacimento dei comuni bisogni logistici (Cf. Lc 8,1-3).
Anche in quest’occasione, in casa di Marta e Maria, Gesù «va oltre, ammettendo una di esse come uditrice della parola. La formula nell’opera lucana indica l’annuncio del messaggio specifico di Gesù: Lc 5,2; At 13,7.44; 19,10. Tra Maria e Gesù non è dunque in corso una conversazione qualsiasi, tanto per intrattenere l’ospite in attesa che il pranzo sia servito. Le posizioni fisiche stesse dei due personaggi dicono che qui Gesù è ritratto come il Maestro che insegna e Maria come la discepola che ascolta [...]. Maria è ammessa anche lei nel gruppo dei discepoli senza inferiorità alcuna» (G. Corti).
La reazione di Marta, dille dunque che mi aiuti, e la risposta di Gesù, Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta, ha dato la stura a un’infinità di risposte. Johannes Eckhart loda la reazione di Marta in quanto in lei era insorto il sospetto «che la cara Maria, sedesse là più per il piacevole sentire che non per il profitto spirituale. E per questo motivo Marta disse: “Signore, comandale di alzarsi!”, perché temeva che Maria si attestasse in questo piacere e non procedesse oltre».
Chi vede una difesa a spada tratta della vita contemplativa; chi invece cerca di conciliare il servizio con 1’ascolto: «Infatti la parte migliore, che non sarà tolta, è che il cuore sia pronto non solo a contemplare, ma anche a servire il prossimo» (San Bernardo da Chiaravalle). Chi va oltre, tanto da vedere in Marta colei che ha ricevuto la parola tra le spine: Marta è colei che «ascolta la parola, ma le molte preoccupazioni la soffocano, sì che essa non dà frutto. Maria invece è colei che ha ricevuto la parola in un terreno fertile, ascolta e dà frutto. L’episodio descrive la preoccupazione di Luca che vede nella sua comunità un eccesso di impegno sociale a scapito dell’ascolto della parola. L’invito di Gesù è a ridimensionare quel servizio, pur necessario, sull’essenziale» (Cesare Marcheselli).
I capi della primitiva comunità cristiana andranno per le vie di Maria e così al servizio delle mense (diaconia, il verbo che troviamo in Lc 10,40 e Atti 6,2) preferiranno la predicazione e la preghiera. Quando alcuni ellenisti si lamenteranno perché le loro vedove erano trascurate «nella assistenza quotidiana» (Atti 6,1), la risposta di Pietro non si farà attendere: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate tra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola» (Atti 6,2-4).
Nella risposta di Pietro vi è un salutare insegnamento: l’eccessivo impegno sociale spegne l’annunzio e rarefà la preghiera. Le comunità cristiane di ogni tempo trovano la vera loro identità nel cercare «anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,33), nell’occuparsi «delle cose del Padre» (Lc 2,49) e nel vivere «non di solo pane [...], ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4).
Al di là delle tante interpretazioni, possiamo cogliere nelle parole di Gesù il desiderio di far conoscere a Marta il confine tra quello che è buono e non passa e quello che, pur essendo buono, è effimero.
A motivo dell’esigenza e dell’urgenza dell’ora in cui il credente vive, Maria ha scelto la parte migliore, per cui l’unica cosa di cui c’è bisogno è quella di ascoltare la parola, per accoglierla con docilità e metterla in pratica (Cf. Gc 1,22).


Marta e Maria: Benedetto XVI (Angelus, 18 luglio 2010): Marta e Maria sono due sorelle; hanno anche un fratello, Lazzaro, che però in questo caso non compare. Gesù passa per il loro villaggio e  - dice il testo - Marta lo ospitò (cfr. Lc 10,38). Questo particolare lascia intendere che, delle due, Marta è la più anziana, quella che governa la casa. Infatti, dopo che Gesù si è accomodato, Maria si mette a sedere ai suoi piedi e lo ascolta, mentre Marta è tutta presa dai molti servizi, dovuti certamente all’Ospite eccezionale. Ci sembra di vedere la scena: una sorella che si muove indaffarata, e l’altra come rapita dalla presenza del Maestro e dalle sue parole. Dopo un po’ Marta, evidentemente risentita, non resiste più e protesta, sentendosi anche in diritto di criticare Gesù: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Marta vorrebbe addirittura insegnare al Maestro! Invece Gesù, con grande calma, risponde: “Marta, Marta - e questo nome ripetuto esprime l’affetto -, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,41-42). La parola di Cristo è chiarissima: nessun disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto al fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano.

 L’errore di Marta è l’errore di molti uomini e non solo contemporanei. Un mondo disposto ad ammirare unicamente l’uomo faber immerso in una vita attiva, fatta esclusivamente di opere concrete, ha trasformato il cristianesimo in una religione quasi solo al femminile: per cui, la preghiera è il rifugio di chi non sa o non vuole impegnarsi nel mondo; dell’inetto che non sa comprendere le grandi cause sociali e politiche e lottare per esse; o di chi non sa comprendere che il primo impegno è la promozione umana. Oggi «si fa un gran parlare di impegno nel mondo, di impegno nel sociale, di ‘promozione umana’. E sta bene... Ma dobbiamo oggi asserire che più necessario di tutto, di ogni altro impegno, è amare Dio, quindi onorarlo, servirlo e poi farlo amare, farlo onorare, farlo servire... Attenzione dunque ad un cristianesimo fatto tutto e solo orizzontale! Attenzione all’attivismo che tarpa le ali ai voli dello spirito, alla preghiera, alla contemplazione! Il rimprovero di Gesù a Marta è per tutti questi travisamenti della vocazione cristiana. Può essere per noi...» (Andrea Gemma). Potrebbe essere per noi..., ma qui ci vorrebbe un serio e onesto esame di coscienza.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Tutto il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O  Dio, fonte di ogni bene,che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito effondi su di noi la tua misericordia:perdona ciò che la coscienza te e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo.