IL PENSIERO DEL GIORNO
26 Settembre 2017
Oggi Gesù ci dice: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,21).
Vangelo secondo Luca 8,19-21: Andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli di Gesù: l’episodio è ricordato anche da Matteo e da Marco, ma gli Evangelisti non rivelano il motivo, forse vanno a cercarlo per sottrarlo alla vita che aveva intrapreso, portatrice di non pochi inconvenienti. Ma non possono avvicinarlo a causa della folla. Allora qualcuno si incarica di far sapere a Gesù che ci sono sua madre e i suoi fratelli che lo aspettano fuori. È da notare che i parenti di Gesù stanno fuori dal gruppo di coloro che ascoltano. La risposta di Gesù è oltremodo chiara: Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica. In questo modo si istaurano nuovi rapporti familiari con Gesù che non hanno più attinenza con i legami parentali. Chi sta fuori, anche se parente secondo la carne, non fa parte della sua famiglia. La famiglia di Gesù non poggia sui legami naturali, ma su quelli ben più saldi della carità e dell’ascolto della Parola di Dio. Sono legami nuovi che lo Spirito Santo crea nella Chiesa di Gesù. Ma non basta ascoltare la Parola di Dio, è necessario conservarla nel cuore e metterla in pratica. Appunto, come faceva Maria, la Madre di Gesù, la prima dei credenti, beata perché lei per prima ha creduto nell’adempimento della Parola del Signore (cfr. Lc 1,45).
Catechismo della Chiesa Cattolica
Mia madre ...: CCC 501: Gesù l’unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: «Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto “il primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29), ciò dei fedeli, alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre».
La Famiglia di Dio: CCC 541-542: «Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo”» (Mc 1,14-15). «Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il regno dei cieli». Ora, la volontà del Padre è di «elevare gli uomini alla partecipazione della vita divina». Lo fa radunando gli uomini attorno al Figlio suo, Gesù Cristo. Questa assemblea è la Chiesa, la quale in terra, costituisce «il germe e l’inizio» del regno di Dio. Cristo è al centro di questa riunione degli uomini nella «famiglia di Dio». Li convoca attorno a sé con la sua parola, con i suoi «segni» che manifestano il regno di Dio, con l’invio dei suoi discepoli. Egli realizzerà la venuta del suo Regno soprattutto con il grande mistero della sua pasqua: la sua morte in croce e la sua risurrezione. «Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). «Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo».
Siamo figli di Dio e costituiamo in Cristo una sola famiglia: CCC 959: Nell’unica famiglia di Dio. «Tutti noi che siamo figli di Dio e costituiamo in Cristo una sola famiglia, mentre comunichiamo tra di noi nella mutua carità e nell’unica lode della Trinità Santissima, corrispondiamo all’intima vocazione della Chiesa».
Non chiunque mi dice...: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 12 marzo 1997): Stando ai Vangeli, Maria ha avuto modo di ascoltare suo Figlio anche in altre circostanze. Anzitutto a Cafarnao, dove Gesù si reca, dopo le nozze di Cana, “insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli” (Gv 2,12). Inoltre, è probabile che lo abbia potuto seguire anche a Gerusalemme, in occasione della Pasqua, nel Tempio, che Gesù qualifica come casa del Padre suo, per la quale Egli arde di zelo (cfr. Gv 2,16-17). Ella, poi, si trova tra la folla, allorché non riuscendo ad avvicinarsi a Gesù, lo sente rispondere a chi gli annunzia la presenza sua e dei parenti: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). Con tale espressione il Cristo, pur relativizzando i legami familiari, rivolge un grande elogio alla Madre, affermando un vincolo ben più alto con Lei. Maria, infatti, ponendosi in ascolto del Figlio, accoglie tutte le sue parole e le mette fedelmente in pratica. Si può pensare che Maria, pur non seguendo Gesù nel suo cammino missionario, si sia informata sullo svolgimento dell’attività apostolica del Figlio, raccogliendo con amore e trepidazione le notizie sulla sua predicazione dalla bocca di coloro che lo avevano incontrato. La separazione non significava lontananza del cuore, come pure non impediva alla madre di seguire spiritualmente il Figlio, conservando e meditando il suo insegnamento, come già aveva fatto nella vita nascosta di Nazaret. La sua fede, infatti, le permetteva di cogliere il significato delle parole di Gesù prima e meglio dei suoi discepoli, che spesso non comprendevano i suoi insegnamenti e specialmente i riferimenti alla futura Passione (cfr. Mt 16,21-23; Mc 9,32; Lc 9,45).
La Chiesa, Comunità di ascolto: G. B. (Ascolto, Schede Bibliche, Ed Dehoniane): Negli Atti degli apostoli il tema dell’ascolto si trova contestualizzato nel quadro della missione apostolica. I dodici sono testimoni oculari e auricolari; la loro predicazione affonda le radici nella comunione di vita con Gesù di Nazaret; non possono dunque tacere: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (4,20). D’altra parte, il fine dell’evangelizzazione è l’ascolto della buona novella; Pietro confessa nel concilio di Gerusalemme: «Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del Vangelo e venissero alla fede» (15,7). A sua volta, Paolo è convinto che ai pagani è destinata l’offerta della salvezza e si dice sicuro della loro disponibilità all’accoglienza: «Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l’ascolteranno!» (28,28). In questi testi è chiaro che ascoltare e credere si equivalgono: l’ascolto è l’accettazione del vangelo. È però a Paolo che si deve l’esatta collocazione dell’ascolto nel processo di evangelizzazione e di fede, sintetizzato con chiarezza in questa successione: missione, predicazione, ascolto, adesione di fede, invocazione: «Ora, come potranno invocarlo [il Signore] senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? ... La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo» (Rm 10,14.15.17). L’apostolo non confonde ascolto e fede, ma neppure li dissocia: l’ascolto non è ancora la fede, ma questa presuppone necessariamente quello. Sì, perché l’evento di Cristo morto e risorto a cui aderisce il credente si fa «attuale» appunto nella proclamazione evangelica. Giacomo invece valuta negativamente l’ascolto della parola di Dio. Ma si tratta di una pura e semplice audizione. Di fatto, egli mette sotto processo il disimpegno di quei credenti che si accontentano di un’ortodossia sterile e di una fede «morta». Il suo intento è di carattere ortoprassistico: «Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Poiché, se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato, ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (1,22-25).
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Occorre il silenzio interiore per ascoltare la Parola di Dio, per sperimentare la presenza, per sentire la vocazione di Dio. Oggi la nostra psicologia è troppo estroflessa; la scena esteriore è così assorbente che la nostra attenzione è in prevalenza fuori di noi; siamo quasi sempre fuori della nostra casa personale; non sappiamo meditare, non sappiamo pregare; non sappiamo far tacere il frastuono interiore degli interessi esteriori, delle immagini, delle passioni. (Paolo VI, Udienza generale, 17 maggio 1972).
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che nell'amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa' che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo.