26 Aprile 2017
Il pensiero del giorno
Oggi Gesù ci dice: «Chi opera la verità viene alla luce» (Gv 3,21)
Ignace De La Potterie (Dizionario di teologia Biblica, Verità): La Parola del Padre ed il Cristo-verità: Per Giovanni la verità non è l’essere stesso di Dio, ma la parola dei Padre (Gv 17,17; cfr. 1Gv l,8: «la verità non è in voi» e 1,10: « la sua parola non è in voi»). La parola che Cristo ha inteso dal Padre (Gv 8,26.40; cfr. 3,33), è la verità che egli viene a «proclamare» (8,40.45s) e a cui viene a «rendere testimonianza» (18,37; cfr. 5,33). La verità è quindi nello stesso tempo la parola che Cristo stesso ci rivolge, e che i porta a credere in lui (8,31s. 45s). La differenza tra questa rivelazione e quella del Vecchio Testamento è fortemente sottolineata: «La legge fu data per mezzo di Mosè; la grazia della verità ci è venuta da Gesù Cristo» (1,17), perché con lui ed in lui è apparsa la rivelazione totale, definitiva. Mentre il demonio è il padre della menzogna (8, 44), Cristo invece proclama la verità (8,45), è «pieno della grazia della verità (1,14). La grande novità cristiana è questa: che Cristo è egli stesso la verità (14,6): lo è non tanto perché possiede la natura divina, ma perché, Verbo fatto Carne, Ci rivela il Padre (1,18). Gesù spiega il senso di questo titolo unendolo a due altri: egli è «la via, la verità e la vita»; è la via che conduce al Padre, proprio perché lui, l’uomo Gesù, in quanto verità, ci trasmette in se stesso la rivelazione del Padre (17,8.14.17) e così ci comunica la vita divina (1,4; 3,16; 6,40.47.63; 17,2; 1Gv 5,1 ss). Questo titolo rivela quindi indirettamente la persona divina di Cristo; se Gesù, unico tra gli uomini, può essere per noi la verità, è per il fatto di essere nello stesso tempo la Parola, «il Verbo rivolto verso il seno del Padre» (Gv 1,18), il Figlio unigenito.
Catechismo della Chiesa Cattolica
L’OTTAVO COMANDAMENTO
«Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo» (Es 20,16).
«Fu detto agli antichi: “Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti”» (Mt 5,33).
2464 L’ottavo comandamento proibisce di falsare la verità nelle relazioni con gli altri. Questa norma morale deriva dalla vocazione del popolo santo ad essere testimone del suo Dio il quale è verità e vuole la verità. Le offese alla verità esprimono, con parole o azioni, un rifiuto di impegnarsi nella rettitudine morale: sono profonde infedeltà a Dio e, in tal senso, scalzano le basi dell’Alleanza.
Vivere nella verità
2465 L’Antico Testamento attesta: Dio è sorgente di ogni verità. La sua Parola è verità. La sua Legge è verità. La sua «fedeltà dura per ogni generazione» (Sal 119,90). Poiché Dio è il «Verace» (Rm 3,4), i membri del suo popolo sono chiamati a vivere nella verità.
2466 In Gesù Cristo la verità di Dio si è manifestata interamente. Pieno di grazia e di verità,egli è la «luce del mondo» (Gv 8,12), egli è la verità. Chiunque crede in lui non rimane nelle tenebre. Il discepolo di Gesù rimane fedele alla sua parola, per conoscere la verità che fa liberi e che santifica. Seguire Gesù è vivere dello Spirito di verità che il Padre manda nel suo nome e che guida «alla verità tutta intera» (Gv 16,13). Ai suoi discepoli Gesù insegna l’amore incondizionato della verità: «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no» (Mt 5,37).
2467 L’uomo è naturalmente proteso alla verità. Ha il dovere di rispettarla e di attestarla: «A motivo della loro dignità tutti gli uomini, in quanto sono persone, [...] sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità conosciuta e ordinare tutta la loro vita secondo le esigenze della verità».
2468 La verità in quanto rettitudine dell’agire e del parlare umano è detta veracità, sincerità o franchezza. La verità o veracità è la virtù che consiste nel mostrarsi veri nei propri atti e nell’affermare il vero nelle proprie parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall’ipocrisia.
2469 «Sarebbe impossibile la convivenza umana se gli uomini non avessero fiducia reciproca, cioè se non si dicessero la verità». La virtù della verità dà giustamente all’altro quanto gli è dovuto. La veracità rispetta il giusto equilibrio tra ciò che deve essere manifestato e il segreto che deve essere conservato: implica l’onestà e la discrezione. Per giustizia, «un uomo deve onestamente manifestare a un altro la verità».
2470 Il discepolo di Cristo accetta di «vivere nella verità», cioè nella semplicità di una vita conforme all’esempio del Signore e rimanendo nella sua verità. «Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità» (1Gv 1,6).
2471 Davanti a Pilato Cristo proclama di essere venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità. Il cristiano non deve vergognarsi «della testimonianza da rendere al Signore» (2Tm 1,8). Nelle situazioni in cui si richiede che si testimoni la fede, il cristiano ha il dovere di professarla senza equivoci, come ha fatto san Paolo davanti ai suoi giudici. Il credente deve «conservare una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini» (At 24,16).
2472 Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire come testimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità: «Tutti i cristiani, dovunque vivono, sono tenuti a manifestare con l’esempio della vita e con la testimonianza della parola l’uomo nuovo, che hanno rivestito col Battesimo, e la forza dello Spirito Santo, dal quale sono stati rinvigoriti con la Confermazione».
2473 Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana. Affronta la morte con un atto di fortezza. «Lasciate che diventi pasto delle belve. Solo così mi sarà concesso di raggiungere Dio».
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
** San Giuseppe Moscati: Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa persecuzione, tu accettala; e se il tormento, tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, tu sii forte nel sacrificio.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che nella Pasqua del tuo Figlio hai ristabilito l’uomo nella dignità perduta e gli hai dato la speranza della risurrezione, fa’ che accogliamo e viviamo nell’amore il mistero celebrato ogni anno nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo...