5 SETTEMBRE 2020
SABATO XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
1Cor 4,6b-15; Sal 144 (145); Lc 6,1-5
Colletta: O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lavoro e tempo libero - Gaudium et spes 67: Poiché l’attività economica è per lo più realizzata in gruppi produttivi in cui si uniscono molti uomini, è ingiusto ed inumano organizzarla con strutture ed ordinamenti che siano a danno di chi vi operi. Troppo spesso avviene invece, anche ai nostri giorni, che i lavoratori siano in un certo senso asserviti alle proprie opere. Ciò non trova assolutamente giustificazione nelle cosiddette leggi economiche. Occorre dunque adattare tutto il processo produttivo alle esigenze della persona e alle sue forme di vita, innanzitutto della sua vita domestica, particolarmente in relazione alle madri di famiglia, sempre tenendo conto del sesso e dell’età di ciascuno. Ai lavoratori va assicurata inoltre la possibilità di sviluppare le loro qualità e di esprimere la loro personalità nell’esercizio stesso del lavoro. Pur applicando a tale attività lavorativa, con doverosa responsabilità, tempo ed energie, tutti i lavoratori debbono però godere di sufficiente riposo e tempo libero, che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa. Anzi, debbono avere la possibilità di dedicarsi ad attività libere che sviluppino quelle energie e capacità, che non hanno forse modo di coltivare nel loro lavoro professionale.
I farisei, scrupolosi osservanti della legge, non rimproverano ai discepoli di Gesù di cogliere le spighe passando nei campi altrui (Dt 23,26 lo permetteva), ma di farlo nel giorno di sabato. Un rimprovero motivato dal fatto che i farisei vi vedevano un lavoro proibito dalla legge (Es 34,21). Il sabato era giorno di riposo, giorno in cui si faceva memoria del riposo di Dio: “Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando” (Gen 2,2-3). Gesù, nella risposta, rimanda gli avversari alla stessa Scrittura a cui essi si appellano e ricorda loro che anche Davide mangiò, non alcuni chicchi di grano ma tutti i pani, il cui uso era proibito dalla legge. Per Gesù la verità della legislazione sul giorno di riposo non è una questione di osservanze rituali puramente esteriori, ma è quella di mettersi totalmente e pienamente al servizio del Signore e degli uomini, sopra tutto se bisognosi.
Dal Vangelo secondo Luca 6,1-5: Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
www.ocarm.org/it/content/lectio/lectio-divina-luca-6,1-5: Il vangelo di oggi narra il conflitto relativo all’osservanza del sabato. L’osservanza del sabato era una legge centrale, uno dei Dieci Comandamenti. Legge molto antica che fu riconsiderata nell’epoca dell’esilio. Nell’esilio, la gente doveva lavorare sette giorni a settimana dalla mattina alla sera, sin condizioni per riunirsi e meditare la Parola di Dio, per pregare insieme e per condividere la fede, i loro problemi e le loro speranze. Ecco quindi il bisogno urgente di fermarsi almeno un giorno alla settimana per riunirsi ed incoraggiarsi a vicenda durante la situazione così dura dell’esilio. Altrimenti avrebbero perso la fede. Fu lì che la fede rinacque e si ristabilì con vigore l’osservanza del sabato.
Luca 6,1-2: La causa del conflitto. Il sabato, i discepoli attraversano le piantagioni e si aprono cammino strappando spighe. Matteo 12,1 dice che avevano fame (Mt 12,1). I farisei invocano la Bibbia per dire che cosa suppone trasgressione della legge del Sabato: “Perché fate ciò che non è permesso di fare il sabato?” (cf Es 20,8-11).
Luca 6,3-4: La risposta di Gesù. Immediatamente, Gesù risponde ricordando che Davide stesso faceva cose proibite, poiché prese i pani sacri del tempio e li dette da mangiare ai soldati che avevano fame (1 Sam 21,2-7). Gesù conosceva la Bibbia e la invocava per dimostrare che gli argomenti degli altri non avevano nessuna base. In Matteo, la risposta di Gesù è più completa. Lui non solo invoca la storia di Davide, ma cita anche la Legislazione che permette ai sacerdoti di lavorare il sabato e cita il profeta Osea: “Misericordia voglio e non sacrificio”. Cita un testo biblico e un testo storico, un testo legislativo ed un testo profetico (cf. Mt 12,1-18). In quel tempo, non c’erano Bibbie stampate come le abbiamo oggi. In ogni comunità c’era solo una Bibbia, scritta a mano, che rimaneva nella sinagoga. Se Gesù conosce così bene la Bibbia vuol dire che nei 30 anni della sua vita a Nazaret ha partecipato intensamente alla vita comunitaria, dove ogni sabato si leggevano le scritture. A noi manca molto per avere la stessa familiarità con la Bibbia e la stessa partecipazione alla comunità.
Luca 6,5: La conclusione per tutti noi. E Gesù termina con questa frase: Il Figlio dell’Uomo è signore del sabato! Gesù, Figlio dell’Uomo, che vive nell’intimità con Dio, scopre il senso della Bibbia non dal di fuori, ma dal di dentro, cioè scopre il senso partendo dalla radice, partendo dalla sua intimità con l’autore della Bibbia che è Dio stesso. Per questo, lui si dice signore del sabato. Nel vangelo di Marco, Gesù relativizza la legge del sabato dicendo: “Il sabato è stato istituito per l’uomo e non l’uomo per il sabato.
Javer Pikaza: La disputa sulla pratica del sabato è posta su due piani diversi: appartiene da un lato alla storia di Gesù che in questo giorno ha guarito gl’infermi e ha aiutato i poveri e gli oppressi; e appartiene dall’altro all’esperienza della Chiesa primitiva che, seguendo l’esempio di Gesù, ha cessato di considerare la pratica del sabato come un’esigenza primitiva e assoluta.
Con questo non si nega semplicemente la validità e il senso d’un giorno consacrato alla lode e al riposo. Gesù non ha distrutto il sabato, ma a superato la sua unilateralità e ha rivelato la pienezza del suo senso. Vediamo.
Gesù ha superato il sabato partendo dai suoi miracoli. L’osservanza del sabato (inteso come riposo rigoroso e assoluto) era su un piano preparatorio; disponeva gli uomini all’ascolto della parola di Dio che viene. I miracoli, invece, riflettono la salvezza già compiuta; perciò in giorno di sabato si può guarire un uomo, offrirgli la speranza definitiva, metterlo in contatto con la realtà del dono di Dio che viene. Il sabato (e tutto il ritualismo giudaico) cessa di essere l’ultima parola, perché è giunto il regno e, nel regno, si trova il mistero di Dio per gli uomini.
Nella parola e nel dono di Gesù si trova la pienezza del sabato. Di qui si comprende l’affermazione fondamentale con cui si conclude il primo testo: «Il Figlio dell’uomo è Signore del sabato» (6,5). Il Figlio dell’uomo ha cessato di essere la figura trascendente che secondo l’apocalittica giudaica, verrà alla fine del tempo, né può essere interpretato come il servo che cammina verso la morte. Il Figlio dell’uomo che concentra il senso di Gesù è, d’ora in poi, il Signore che ha potere sullo stesso ritualismo d’Israele. L’importante, quindi, non è la fedeltà al sabato, ma la sequela del Figlio dell’uomo che offre a tutti la via della salvezza definitiva.
Le osservazioni precedenti si possono attualizzare e concretare nel modo seguente: a) nel principio vi è un dato cristologico: la rivelazione definitiva di Dio non si identifica con nessuna legge cerimoniale o ritualista: Dio non si trova là dove l’uomo conserva fino alla fine un ordine sacro che si riflette in pratiche di tipo sociale o religioso. La rivelazione definitiva di Dio è la persona di Gesù e il regno che egli proclama nel mondo (cf 6,5).
b) Questo principio si traduce in una conseguenza d’ordine pratico: il compimento del bene (l’aiuto al bisognoso) è al di sopra di tutte le norme, comprese quelle che possono emanare dal cristianesimo (cf 6,9).
c) Di fronte al vecchio sabato d’Israele possono esistere nell’attualità determinate pratiche sociali che paiono intoccabili, anche se possono essere contrarie alle necessità e agli interessi veri degli uomini (e specialmente dei bisognosi). Sarà compito della Chiesa scoprire la debolezza di queste pratiche disattendendo la loro obbligatorietà a la loro esigenza, se così facendo si aiuta l’uomo. In questo modo tornerà a essere attuale la vecchia disputa di Gesù circa il sabato.
Il sabato - C. Spicq e P. Grelot: VT 1. L’istituzione del sabato. - Il termine sabato designa un riposo effettuato con intenzione religiosa. La sua pratica appare già negli strati più antichi della legge (Es 20,8; 23,12; 34,21). Ha probabilmente un’origine premosaica, che rimane oscura. Nella Bibbia è legato al ritmo sacro della settimana, che chiude con un giorno di riposo, di gioia e di riunione cultuale (Os 2,13; 2Re 4,23; Is 1,13).
2. I motivi del sabato. - Il codice dell’alleanza sottolineava il lato umanitario di questo riposo, che permetteva agli schiavi di riprendere fiato (Es 23,12). Tale è ancora il punto di vista del Deuteronomio (5,12 ...). Ma la legislazione sacerdotale gli conferisce un altro senso. Con il suo lavoro l’uomo imita l’attività del Dio creatore. Con il riposo del settimo giorno, imita il riposo sacro di Dio (Es 31,13 ...; Gen 2,2s). Dio ha dato così il sabato ad Israele come un segno, affinché sappia che Dio lo santifica (Ez 20,12).
3. La pratica del sabato. - Il riposo del sabato era concepito dalla legge in modo molto stretto: divieto di accendere il fuoco (Es 35,3), di raccogliere legna (Num 15,32 ...), di preparare il cibo (Es 16,23 ...). Su testimonianza dei profeti, la sua osservanza condizionava la realizzazione delle promesse escatologiche (Ger 17,19-27; Is 58,13s). Si vede quindi Neemia tener duro nella sua pratica integrale (Neem 13,15-22). Per «santificare» questo giorno (Deut 5,12), c’è una «convocazione santa» (Lev 23,3), offerta di sacrifici (Num 28,9s), rinnovamento dei pani della proposizione (Lev 24,8; 1Cron 9,32). Fuori di Gerusalemme, questi riti sono sostituiti da un’adunanza singolare, consacrata alla preghiera comune ed alla lettura commentata della Sacra Scrittura. All’epoca dei Maccabei, la fedeltà al riposo del sabato è tale che gli Asidei si lasciano massacrare piuttosto che violarlo prendendo le armi (1Mac 2,32-38). Verso l’epoca del NT si sa che gli Esseni lo osservano in tutto il suo rigore, mentre i dottori farisei elaborano in proposito una casistica minuziosa.
Nuovo Testamento - Gesù non abroga esplicitamente la legge del sabato: in questo giorno egli frequenta la sinagoga e ne approfitta per annunciare il vangelo (Lc 4,16...). Ma trova a ridire al rigorismo formalistico dei dottori farisei: «Il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato» (Mc 2, 27), ed il dovere della carità prevale sull’osservanza materiale del riposo (Mt 12,5; Lc 13,10-16; 14,1-5). Inoltre Gesù si attribuisce un potere sul sabato: il figlio dell’uomo ne è padrone (Mc 2, 28). È questo uno degli appunti che i dottori gli muovono (cfr. Gv 5,9...). Ma, facendo del bene nel giorno di sabato, non imita egli il Padre suo che, entrato nel suo riposo al termine della creazione, continua a governare il mondo ed a vivificare gli uomini (Gv 5,17)?
2. I discepoli di Gesù in un primo tempo hanno continuato ad osservare il sabato (Mt 28,1; Mc 15,42; 16,l; Gv 19,42). Anche dopo l’ascensione le riunioni sabbatiche servono ad annunziare il vangelo in ambiente ebraico (Atti 13,14; 16,13; 17,2; 18,4). Ma ben presto il primo giorno della settimana, giorno della risurrezione di Gesù, diventa il giorno di culto della Chiesa, in quanto giorno del Signore (Atti 20,7; Apoc 1,10). Vi si trasferiscono le pratiche che gli Ebrei collegavano volentieri al sabato, come l’elemosina (1Cor 16,2) e la lode divina. In questa nuova prospettiva l’antico sabato giudaico acquista un significato figurativo, come molte altre istituzioni del VT. Con il loro riposo, gli uomini commemoravano in esso il riposo di Dio nel settimo giorno. Ora Gesù è entrato in questo riposo divino con la sua risurrezione, e noi abbiamo ricevuto la promessa di entrarvi dietro di lui (Ebr 4,1-11). Sarà questo il vero sabato, in cui gli uomini si riposeranno dalle loro fatiche, ad immagine di Dio Che si riposa dalle sue opere (Ebr 4,10; Apoc 14,13).
Il riposo di Dio: Dies Domini 11: Il «riposo» di Dio non può essere banalmente interpretato come una sorta di «inattività» di Dio. L’atto creatore che è a fondamento del mondo è infatti di sua natura permanente e Dio non cessa mai di operare, come Gesù stesso si preoccupa di ricordare proprio in riferimento al precetto del sabato: «Il Padre mio opera sempre e anch’io opero» (Gv 5, 17). Il riposo divino del settimo giorno non allude a un Dio inoperoso, ma sottolinea la pienezza della realizzazione compiuta e quasi esprime la sosta di Dio di fronte all’opera «molto buona» (Gn 1,31) uscita dalle sue mani, per volgere ad essa uno sguardo colmo di gioioso compiacimento: uno sguardo «contemplativo», che non mira più a nuove realizzazioni, ma piuttosto a godere la bellezza di quanto è stato compiuto; uno sguardo portato su tutte le cose, ma in modo particolare sull’uomo, vertice della creazione. È uno sguardo in cui si può in qualche modo già intuire la dinamica «sponsale» del rapporto che Dio vuole stabilire con la creatura fatta a sua immagine, chiamandola ad impegnarsi in un patto di amore. È ciò che egli realizzerà progressivamente, nella prospettiva della salvezza offerta all’intera umanità, mediante l’alleanza salvifica stabilita con Israele e culminata poi in Cristo: sarà proprio il Verbo incarnato, attraverso il dono escatologico dello Spirito Santo e la costituzione della Chiesa come suo corpo e sua sposa, ad estendere l’offerta di misericordia e la proposta dell’amore del Padre all’intera umanità.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa,
fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.
fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.