11 Aprile 2017
Il pensiero del giorno
Oggi Gesù ci dice: “Uno di voi mi tradirà… Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte” (Gv 13,21.38 )
Satana entrò in Giuda - Giuda Iscariota esce dal cenacolo per recarsi dai capi dei sacerdoti per pattuire la ricompensa del suo tradimento (Cf. Mt 26,14-16). I Vangeli non dicono il vero motivo per il quale Giuda tradì il Maestro, anche se può essere dedotto da alcuni tratti molto inquietanti della sua personalità (Cf. Gv 12,1-6). Inoltre, l’evangelista Giovanni riferisce che era manovrato da Satana (Cf. Gv 13,2; 13,27).
Ma non si conoscerà mai «quel segreto rapporto che si è instaurato tra il discepolo di Gesù e Satana. In che modo il demonio è entrato in lui e lo ha dominato? Spesso è tenue il confine tra suggestione, vessazione e possessione demoniaca, specie quando crollano le difese interiori e si decide di stare dalla parte del male [...]. Qualunque sia stata la porta d’ingresso di Satana, sta di fatto che Giuda ne divenne lo strumento libero e responsabile commettendo la più esecrabile scelleratezza» (OSCAR BATTAGLIA, Gesù e il demonio).
Al di là di ogni investigazione, le notizie evangeliche su Giuda vogliono suggerire unicamente che la passione fu un dramma in cui si trovò impegnato, come attore principiale, anzitutto il mondo invisibile delle tenebre (Cf. Lc 22,53): un gioco perverso nel quale venne responsabilmente coinvolto l’Iscariota. Spesso dietro gli uomini agisce la potenza diabolica: «Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da Gesù fino al momento fissato» (Lc 4,13; Cf. Gv 6,70s; 8,44; 12,31; 13,27; 16,11; 1Cor 2,8; Ap 12,4.17).
«L’uscita di Giuda, in balìa di Satana, segna l’inizio della passione di Cristo, quindi nella prospettiva del quarto evangelista con tale atto incomincia la glorificazione di Dio e del Figlio dell’uomo. Il traditore, istigato dal demonio, fa precipitare gli eventi e tra qualche ora farà arrestare il Maestro. Gesù è consapevole di essere giunto alla vigilia della sua morte, egli perciò si premura di spiegare agli amici il vero significato della sua dipartita da questo mondo. La sua imminente uccisione sulla croce non rappresenta una disfatta o un soccombere dinanzi alla forza dei suoi nemici, satelliti di Satana, ma costituisce il suo trionfo, la sua glorificazione, il suo ritorno in cielo» (Salvatore Alberto Panimolle).
Il peccato
Catechismo della Chiesa Cattolica
1851 È proprio nella Passione, in cui la misericordia di Cristo lo vincerà, che il peccato manifesta in sommo grado la sua violenza e la sua molteplicità: incredulità, odio omicida, rifiuto e scherno da parte dei capi e del popolo, vigliaccheria di Pilato e crudeltà dei soldati, tradimento di Giuda tanto pesante per Gesù, rinnegamento di Pietro, abbandono dei discepoli. Tuttavia, proprio nell’ora delle tenebre e del Principe di questo mondo [Gv 14,30], il sacrificio di Cristo diventa segretamente la sorgente dalla quale sgorgherà inesauribilmente il perdono dei nostri peccati.
Alla Cena Gesù ha anticipato l’offerta libera della sua vita
Catechismo della Chiesa Cattolica
610 La libera offerta che Gesù fa di se stesso ha la sua più alta espressione nella Cena consumata con i Dodici Apostoli [Mt 26,20] nella “notte in cui veniva tradito” (1Cor 11,23). La vigilia della sua passione, Gesù, quand’era ancora libero, ha fatto di quest’ultima Cena con i suoi Apostoli il memoriale della volontaria offerta di sé al Padre [1Cor 5,7] per la salvezza degli uomini: “Questo è il mio Corpo che è dato per voi” (Lc 22,19). “Questo è il mio Sangue dell’Alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt 26,28).
611 L’Eucaristia che egli istituisce in questo momento sarà il “memoriale” [1Cor 11,25] del suo sacrificio. Gesù nella sua offerta include gli Apostoli e chiede loro di perpetuarla [Lc 22,19]. Con ciò, Gesù istituisce i suoi Apostoli sacerdoti della Nuova Alleanza: “Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv 17,19).
1386 Davanti alla grandezza di questo sacramento, il fedele non può che fare sua con umiltà e fede ardente la supplica del centurione [Mt 8,8]: “Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanabitur anima mea” - “O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato” [Messale Romano, Riti di comunione]. Nella “Divina Liturgia” di san Giovanni Crisostomo i fedeli pregano con lo stesso spirito: “O Figlio di Dio, fammi oggi partecipe del tuo mistico convito. Non svelerò il Mistero ai tuoi nemici, e neppure ti darò il bacio di Giuda. Ma, come il ladrone, io ti dico: Ricordati di me, Signore, quando sarai nel tuo regno” [Liturgia bizantina. Anafora di San Giovanni Crisostomo, Preghiera prima della comunione: PG 63, 920].
Gesù predice il rinnegamento di Pietro
Catechismo della Chiesa Cattolica
1427 Gesù chiama alla conversione. Questo appello è una componente essenziale dell’annuncio del Regno: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è ormai vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Nella predicazione della Chiesa questo invito si rivolge dapprima a quanti non conoscono ancora Cristo e il suo Vangelo. Il Battesimo è quindi il luogo principale della prima e fondamentale conversione. E’ mediante la fede nella Buona Novella e mediante il Battesimo [At 2,38] che si rinuncia al male e si acquista la salvezza, cioè la remissione di tutti i peccati e il dono della vita nuova.
1428 Ora, l’appello di Cristo alla conversione continua a risuonare nella vita dei cristiani. Questa seconda conversione è un impegno continuo per tutta la Chiesa che “comprende nel suo seno i peccatori” e che, “santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]. Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana. È il dinamismo del “cuore contrito” (Sal 51,19) attirato e mosso dalla grazia [Gv 6,44; 12,32] a rispondere all’amore misericordioso di Dio che ci ha amati per primo [1Gv 4,10].
1429 Lo testimonia la conversione di san Pietro dopo il triplice rinnegamento del suo Maestro. Lo sguardo d’infinita misericordia di Gesù provoca le lacrime del pentimento (Lc 22,61) e, dopo la Risurrezione del Signore, la triplice confessione del suo amore per lui [Gv 21,15-17]. La seconda conversione ha pure una dimensione comunitaria. Ciò appare nell’appello del Signore ad un’intera Chiesa: “Ravvediti!” (Ap 2,5; 2,16). A proposito delle due conversioni sant’Ambrogio dice che, nella Chiesa, “ci sono l’acqua e le lacrime: l’acqua del Battesimo e le lacrime della Penitenza” [Sant’Ambrogio, Epistula 41, 12: PL 16, 1116].
Siamo arrivati al termine. E possiamo mettere in evidenza:
* «Pietro, dopo la sua caduta, si è pentito ed ha trovato perdono e grazia. Anche Giuda si è pentito, ma il suo pentimento è degenerato in disperazione e così è divenuto autodistruzione. È per noi un invito a tener sempre presente quanto dice san Benedetto alla fine del fondamentale capitolo V della sua “Regola”: “Non disperare mai della misericordia divina”. In realtà Dio “è più grande del nostro cuore”, come dice san Giovanni [1Gv 3,20]» (Benedetto XVI, Udienza Generale, 18 Ottobre 2006).
e ancora: ** Gesù chiama alla conversione.
Queste parole cosa ti suggeriscono?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo...