Colletta
Ridesta, o Signore, la volontà dei tuoi fedeli,
perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza,
ottengano in misura sempre più abbondante
i doni della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Cooperazione alla redenzione - Lumen gentium 61. La beata Vergine, predestinata fino dall’eternità, all’interno del disegno d’incarnazione del Verbo, per essere la madre di Dio, per disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra l’alma madre del divino Redentore, generosamente associata alla sua opera a un titolo assolutamente unico, e umile ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in croce, ella cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, coll’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo ella è diventata per noi madre nell’ordine della grazia.
I Lettura: La quarta bestia o il quarto regno raffigura la triste figura di Antioco IV persecutore del popolo d’Israele. Ai “santi” d’Israele sotto il giogo della persecuzione, Daniele rivolge una parola di speranza, chiede loro di resistere perché il tempo della prova sarà breve, durerà un tempo, tempi e metà di un tempo.
Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente. Allora il regno, il potere e la grandezza dei regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e gli obbediranno.
Il potere è di Dio non degli uomini, egli è il signore della storia e alla sua potenza nessuno può opporsi e resistere.
Vangelo
Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo: con queste parole Gesù vuole inculcare nei credenti un atteggiamento di vigile responsabilità, aliena dal fanatismo apocalittico: il cristiano non progetta il futuro del mondo almanaccando su sedicenti profezie o appellandosi a fantastici calendari. Il credente, in attesa della venuta del Figlio dell’uomo, getta via le opere delle tenebre e indossa le armi della luce. Si comporta onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Si riveste invece del Signore Gesù Cristo e non si lascia prendere dai desideri della carne (cfr. Rm 13,12-14). In altre parole la tensione escatologica della comunità cristiana, che attende il Signore, non è una fuga dagli impegni terreni, ma un costruire giorno dopo giorno la sua casa eterna, e quella del mondo, nella situazione presente.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Parola del Signore.
Carlo Ghidelli (Luca): 34-36: State bene attenti che i vostri cuori...: anche la «piccola apocalisse» (17,22-37) conteneva un forte, martellante invito alla vigilanza; qui, oltre al pericolo di essere trovati impreparati, si sottolinea quello di lasciarsi travolgere nella crapula, nella ubriachezza e nelle preoccupazioni della vita (cfr 8,14). Dato che questi vv., praticamente, non hanno paralleli metteremo in evidenza il loro carattere squisitamente lucano.
- Vi è, poi, il richiamo alla rinuncia: per prepararsi all’incontro con il Signore occorre tenersi in un atteggiamento di purezza interiore ed esteriore, senza indulgere alle seduzioni del Maligno e del mondo.
- Troviamo ancora il binomio vegliate e pregate (v. 36) che sottende un duplice tema caro a Lc (cfr 18,1): la vigilanza permetterà di trovare il tempo per la preghiera, d’altro canto l’assiduità alla preghiera ci tiene sempre più vigili.
- Vi è, infine, l’accenno alla forza necessaria per sfuggire a tutto quello che sta per accadere (è detto, implicitamente, che essa è dono di Dio), ma anche e soprattutto per comparire (oppure: per stare sicuri) dinanzi al Figlio dell’uomo. È dunque evidente il carattere parenetico di questi ultimi vv. A questo proposito B. Rigaux scrive giustamente: « Qui la parenesi è diretta, escatologica e messianica ».
Vegliate in ogni momento pregando - Bruno Maggioni (Il racconto di Luca): Vigilare - stando a questo testo di Luca (ma si potrebbe arricchire il discorso con altri passi) - significa non avere il cuore «appesantito». Vigilanza è dunque libertà, disponibilità, acutezza, prontezza di discernimento. Il ritorno del Figlio dell’uomo non sarà preceduto da segni premonitori prevedibili e rassicuranti: giungerà all’improvviso. Ciò che conta dunque è stare attenti a non lasciarsi sorprendere. C’è invece il rischio che gli uomini, distratti dalla vita, non appiano scorgere il momento propizio per la salvezza. Luca parla di «dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita». È questione di disordini morali e di sregolatezza, ma non soltanto. Gli affanni della vita sembrano essere qualcosa di più normale (il testo parallelo di 17,27 dice ancora più chiaramente: mangiavano, bevevano, si posavano). È la vita, semplicemente, che può appesantire il cuore, se non si rimane vigilanti, in preghiera (21,36).
Per esempio: «I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (21,33). Per questo bisogna attenersi alle sue parole in ogni tempo, senza lasciarsi distrarre da curiosità e fantasiose rivelazioni. parola di Gesù è solida ed è ferma come la Parola di Dio. Vigilare è anche vivere di questa certezza, senza cercare conoscenze altrove.
La conclusione è che il ritorno improvviso del Signore non permette di programmare né l’imminenza né il ritardo. Così viene sottolineata la continuità della vigilanza e della preghiera (ed in ogni momento).
Il verbo «vigilare» (agrupnein), che Luca introduce soltanto nella frase conclusiva, non significa - almeno in prima battuta - un’azione, un fare qualcosa, ma uno stato, una modalità di essere. Vigilare non fissa il momento del passaggio dal sonno alla veglia, ma piuttosto la condizione che ne segue: l’essere desto.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo: Lumen gentium 48: Siccome poi non conosciamo il giorno né l’ora, bisogna che, seguendo l’avvertimento del Signore, vegliamo assiduamente, per meritare, finito il corso irrepetibile della nostra vita terrena (cfr. Eb 9,27), di entrare con lui al banchetto nuziale ed essere annoverati fra i beati (cfr. Mt 25,31-46), e non ci venga comandato, come a servi cattivi e pigri (cfr. Mt 25,26), di andare al fuoco eterno (cfr. Mt 25,41), nelle tenebre esteriori dove «ci sarà pianto e stridore dei denti» (Mt 22,13 e 25,30). Prima infatti di regnare con Cristo glorioso, noi tutti compariremo « davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno il salario della sua vita mortale, secondo quel che avrà fatto di bene o di male» (2Cor 5,10), e alla fine del mondo «usciranno dalla tomba, chi ha operato il bene a risurrezione di vita, e chi ha operato il male a risurrezione di condanna» (Gv 5,29; cfr. Mt 25,46).
Avete udito l’editto dell’eterno re e appreso la fine lamentabile dell’ubriachezza e della crapula. Se un medico esperto e sapiente vi ammonisse con queste stesse parole e dicesse per esempio: Badate bene che nessuno sorbisca troppo smoderatamente del succo di questa o di quella erba: se lo farà gli capiterà la morte istantanea; non dubito che ciascuno, in considerazione della propria salute, osserverebbe i precetti del medico che ammonisce in anticipo. Or dunque il Signore, medico insieme delle anime e dei corpi, comanda di evitare l’erba della ubriachezza e della crapula, e parimenti quella delle sollecitudini del secolo come succhi mortiferi da cui guardarsi. E non so se qualcuno di noi non si esaurisca in queste cose, per non dire che non ne sia ferito.
Il Santo del Giorno - 29 Novembre 2025 - San Francesco Antonio Fasani. Padre e apostolo per la Capitanata, testimone di speranza per gli ultimi - Fare della propria terra un “giardino della Parola”, dove è l’amore di Dio a sostenere i rapporti tra le persone ed è la speranza cristiana a indicare l’orizzonte a chi ha responsabilità di governo. Questa missione universale di tutti i battezzati fu vissuta in maniera particolare da san Francesco Antonio Fasani, che è ricordato proprio per aver amato la propria terra, la Capitanata, e averla girata in lungo e in largo per portare la Parola di Dio e un seme di speranza agli ultimi. Nato il 6 agosto 1681 a Lucera, Fasani era entrato tra i Minori Conventuali nella sua città natale e aveva compiuto il noviziato a Monte Sant’Angelo sul Gargano dove emise la professione il 23 agosto 1696. Inviato ad Assisi nel 1703, fu ordinato sacerdote due anni dopo per poi spostarsi a Roma nel collegio di San Bonaventura. Nel 1707 rientrò a Lucera e venne eletto ministro provinciale, dedicandosi a un intenso apostolato in tutta la Capitanata. Curava in maniera particolare la devozione alla Vergine e teneva un “registro” dei poveri per poter assisterli meglio nelle loro necessità. Un’attenzione particolare, inoltre, la riservava anche all’accompagnamento dei condannati a morte nelle loro ultime ore di vita. Morì il 29 novembre 1742 e ancora oggi la sua tomba, nella chiesa di San Francesco a Lucera, è meta di pellegrinaggio de tanti devoti. È stato proclamato beato il 15 aprile 1951 da Pio XII ed è stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986. (Avvenire)
che ci dai la gioia di partecipare ai divini misteri,
non permettere che ci separiamo mai da te,
fonte di ogni bene.
Per Cristo nostro Signore.