1 Ottobre 2025
Santa Teresa di Gesù Bambino, Vergine e Dottore della Chiesa
Nee 2,1-8; Salmo responsoriale Dal Salmo 136 (137); Lc 9,51-56
Colletta
O Dio, che apri le porte del tuo regno agli umili e ai piccoli,
fa’ che seguiamo con fiducia
la via tracciata da santa Teresa [di Gesù Bambino],
perché, per sua intercessione, ci sia rivelata la tua gloria eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Santa Teresa del Bambino Gesù, Dottore della Chiesa: Giovanni Paolo II (Omelia, 19 Ottobre 1997): Santa Teresa di Lisieux non ha potuto frequentare una Università e neppure studi sistematici. Morì in giovane età: e tuttavia da oggi in poi sarà onorata come Dottore della Chiesa, qualificato riconoscimento che la innalza nella considerazione dell’intera comunità cristiana ben al di là di quanto possa farlo un “titolo accademico”. Quando, infatti, il Magistero proclama qualcuno Dottore della Chiesa, intende segnalare a tutti i fedeli, e in modo speciale a quanti rendono nella Chiesa il fondamentale servizio della predicazione o svolgono il delicato compito della ricerca e dell’insegnamento teologico, che la dottrina professata e proclamata da una certa persona può essere un punto di riferimento, non solo perché conforme alla verità rivelata, ma anche perché porta nuova luce sui misteri della fede, una più profonda comprensione del mistero di Cristo. Il Concilio ci ha ricordato che, sotto l’assistenza dello Spirito Santo, cresce continuamente nella Chiesa la comprensione del “depositum fidei”, e a tale processo di crescita contribuisce non solo lo studio ricco di contemplazione cui sono chiamati i teologi, né solo il Magistero dei Pastori, dotati del “carisma certo di verità”, ma anche quella “profonda intelligenza delle cose spirituali” che è data per via di esperienza, con ricchezza e diversità di doni, a quanti si lasciano guidare docilmente dallo Spirito di Dio (cfr. Dei Verbum, 8). La Lumen gentium, da parte sua, insegna che nei Santi “Dio stesso ci parla” (n. 50). È per questo che, al fine dell’approfondimento dei divini misteri, che rimangono sempre più grandi dei nostri pensieri, va attribuito speciale valore all’esperienza spirituale dei Santi, e non a caso la Chiesa sceglie unicamente tra essi quanti intende insignire del titolo di “Dottore”. Tra i “Dottori della Chiesa” Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo è la più giovane, ma il suo cammino spirituale è così maturo ed ardito, le intuizioni di fede presenti nei suoi scritti sono così vaste e profonde, da meritarle un posto tra i grandi maestri dello spirito.
I Lettura - Antonio González-Lamadrid (Commento della Bibbia Liturgica): La figura di Neemia, con un posto di responsabilità nella corte persiana, richiama alla memoria una serie di personaggi simili: Giuseppe in Egitto, Daniele in Babilonia, Mardocheo, Ester e lo stesso Esdra in Persia Esdra, sotto l'aspetto religioso e Neemia nell'ordine profano sono i due artefici della restaurazione dopo l'esilio.
La disposizione attuale dei libri è Esdra Neemia e, per conseguenza, l'attività di Esdra suol essere collocata prima di quella di Neemia. Però molti storici moderni pensano che la ricostruzione delle mura e della città di Gerusalemme e, in generale, l'attività profana e materiale di Neemia abbia dovuto precedere la riforma religiosa di Esdra. Fu il cronista, probabilmente un levita del tempio di Gerusalemme, che invertì l'ordine dei libri e assegnò il primo posto a Esdra, con lo scopo di far risaltare la preminenza del sacerdozio e della vita religiosa della comunità.
Per comprendere la grandezza di Neemia, è necessario leggere i primi sei capitoli del suo libro. In questo modo,il lettore potrà scoprire l'audacia, il coraggio e la fortezza d'una delle personalità più vigorose del popolo giudaico.
Vangelo
Ti seguirò dovunque tu vada.
Il Vangelo racconta di tre uomini che dichiarano la loro disponibilità a divenire discepoli di Cristo. Al primo Gesù prospetta la sequela come una rinuncia alla casa, alla famiglia e a tutto ciò che dà sicurezza, dal secondo esige di essere seguito subito e al terzo dice in modo assai esplicito che per i suoi discepoli non c’è spazio per i rimpianti di quanto si lascia. Tre racconti di vocazioni che sono accomunate da una sola esigenza: lasciare tutto, anche gli affetti più cari per seguire Cristo.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,57-62
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Parola del Signore.
Le tre vocazioni sono accomunate da un’unica radicale esigenza: lasciare tutto. Bisogna comunque ammettere che Gesù tale radicalità non l’ha richiesta a tutti i discepoli. Non a tutti chiese l’abbandono dei beni (Cf. Lc 8,13). Per esempio non lo chiese a Zaccheo (Lc 19,1-10). Non a tutti chiese la rinuncia al matrimonio (Mt 19,3-12).
Nella prima scena è un uomo a prendere l’iniziativa e Gesù con la sua risposta, il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo, vuole sottolineare che egli «è profugo e ramingo, peggio degli animali, perché è rifiutato dai suoi compaesani, dai samaritani e infine dai giudei; è ricercato da Erode come pericoloso [Cf. 13,31-33]. La sua vera povertà è l’insicurezza, la situazione precaria in cui si trova, privo di alleanze e di protezioni. Il discepolo che si mette al suo seguito deve sapere che condividerà questo destino in cui non è possibile avere una stabilità o un insediamento protettivo nelle strutture mondane» (Rinaldo Fabris).
Nella seconda e nella terza chiamata le esigenze vocazionali si fanno più radicali: neppure i legami filiali e gli obblighi più sacri, come la sepoltura del padre, possono ritardare la risposta dell’uomo.
Gesù è più esigente degli antichi profeti, e in modo particolare del profeta Elia (cfr. la vocazione di Eliseo: 1Re 19,19ss): per chi vuol farsi discepolo del Cristo tutto deve passare in secondo piano, nessuna cosa al mondo può distrarlo dalla proclamazione del Regno di Dio. Tantomeno, una volta imboccata la strada del discepolato, è possibile tornare indietro.
Gesù «si dimostra assai più esigente dell’antico profeta Elia: egli non vuole solo coraggio e prontezza nel raccogliere l’invito-comando suo, ma esige anche fermezza e costanza nel portare avanti il proprio impegno, senza operare sconti e senza rimpianti o pentimenti. Egli non vuole discepoli nostalgici!» (Carlo Guidelli).
Alla luce della proposta dei figli di Zebedeo, l’insegnamento di Gesù suona come monito anche per chi è già entrato a fare parte del suo entourage.
Richard Gutzwiller (Meditazioni su Luca): Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio: È significativo che tutte e tre le risposte del Signore riguardino l’abitare in famiglia.
Al primo è detto che non gli è permesso dimorare praticamente in famiglia. Il secondo non deve restare in famiglia, fino a quando non possa staccarsene, senza dare scandalo. Ed il terzo non deve avere nessun riguardo per la famiglia. Non è un caso che in tutte e tre le risposte venga fuori lo stesso elemento. Poiché i congiunti sono sempre più convinti di poter far valere i loro diritti. E si scandalizzano e si urtano sempre più, quando la chiamata di Dio toglie un membro dalla famiglia. Spesso genitori e fratelli non comprenderanno come un figlio o una figlia possa seguire la chiamata di Dio senza condizioni. Ed il figlio o la figlia devono chiudere un occhio su questa incomprensione e sopportare. Dio è più grande. Quando mette la mano su un uomo, quest’uomo appartiene esclusivamente a lui. Niente mezzi termini, nessuna divisione, nessun compromesso. E proprio perché la rinunzia riesce spesso difficile, e lo strappo è doloroso, Gesù formula la sua risposta in termini secchi e duri. C’è una sola alternativa. Chi vuole andare con lui, deve essere con lui. E lui è essenzialmente solo. Perciò il discepolo deve dividere la sua solitudine.
Ti seguirò: Veritatis splendor 21: Seguire Cristo non è una imitazione esteriore, perché tocca l’uomo nella sua profonda interiorità. Essere discepoli di Gesù significa essere resi conformi a Lui, che si è fatto servo fino al dono di sé sulla croce (cf Fil 2,5-8). Mediante la fede, Cristo abita nel cuore del credente (cf Ef 3,17), e così il discepolo è assimilato al suo Signore e a Lui configurato. Questo è frutto della grazia,della presenza operante dello Spirito Santo in noi. Inserito in Cristo, il cristiano diventa membro del suo Corpo, che è la Chiesa (cf 1 Cor 12,13.27). Sotto l’impulso dello Spirito, il Battesimo configura radicalmente il fedele a Cristo nel mistero pasquale della morte e risurrezione, lo «riveste» di Cristo (cfr. Gal 3,27): «Rallegriamoci e ringraziamo - esclama sant’Agostino rivolgendosi ai battezzati -: siamo diventati non solo cristiani, ma Cristo (...). Stupite e gioite: Cristo siamo diventati!». Morto al peccato, il battezzato riceve la vita nuova (cfr. Rm 6,3-11): vivente per Dio in Cristo Gesù, è chiamato a camminare secondo lo Spirito e a manifestarne nella vita i frutti (cfr. Gal 5,16-25). La partecipazione poi all’Eucaristia, sacramento della Nuova Alleanza (cfr. 1Cor 11,23-29), è vertice dell’assimilazione a Cristo, fonte di «vita eterna» (cfr Gv 6,51-58), principio e forza del dono totale di sé, di cui Gesù secondo la testimonianza tramandata da Paolo comanda di far memoria nella celebrazione e nella vita: «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga» (1Cor 11,26).
Le condizioni poste da Gesù per diventare suoi discepoli - Filosseno di Mabbug (Hom., 9, 306-307.312-313): “Colui che mette mano all’aratro e poi si gira indietro non è adatto per il Regno di Dio” (Lc 9,62). Colui che svolge con cura questo lavoro della natura e guida l’aratro e i buoi secondo le regole umane, non smette mai di guardare davanti a sé; non guarda mai all’indietro perché un tal modo di lavorare non sarebbe farlo con cura, non potrebbe camminare avanti a sé, i suoi solchi non sarebbero aperti in linea diritta, e i buoi non procederebbero innanzi; e questo, per quanto si tratti di lavoro materiale e chi lo vede appartenga del pari all’ordine corporale. Ora, il lavoro del mio discepolo è diverso dall’altro, così come un mondo differisce dall’altro, e una vita dall’altra, e gli esseri immortali dai mortali, e Dio dagli uomini. Se dunque assumi il giogo della mia disciplina nella tua anima e nel tuo corpo, svolgi con cura il lavoro dei miei precetti...
Molti si fanno discepoli per fregiarsi del nome di Cristo e non per onorare Cristo; si lasciano ingaggiare da lui per rimanere nei piaceri corporei e non per portare le austerità dei suoi comandamenti. Altri si avvicinano a questa regola che esige rinuncia, spinti dal desiderio di Mammona, e per acquistare fuori dal mondo quello che non possono avere standovi dentro. Attraverso quell’unico discepolo di cui parla il Vangelo del nostro Salvatore, Gesù ha stigmatizzato questo pensiero iniquo in tutti gli altri: “Maestro, ti seguirò dovunque andrai; e Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8,20; Lc 9,58). Lungi da me, discepolo d’iniquità! Io non posso darti quello che tu desideri e tu non puoi ricevere quello che io ti do; conosco ciò che chiedi e io non ti do ciò che cerchi; hai creduto di venire a me per amore della ricchezza; sei andato a cercare le tenebre nella luce, la povertà nel possesso autentico, e la morte nella vita; tu vuoi acquistare venendo a me quanto io chiedo a tutti di lasciare per seguirmi; la porta per la quale sei spinto ad entrare per seguirmi è la stessa per la quale voglio farti uscire. Ecco perché non ti accolgo. Io sono povero per la mia condizione pubblica, e, per tal motivo, non detengo pubbliche ricchezze da elargire nel mondo in cui sono venuto. Io sono visto come uno straniero e non ho né casa né tetto, e chi vuole essere mio discepolo eredita da me la povertà: perché vuoi acquistare da me ciò che ti faccio rinunciare a possedere?
Il Santo del Giorno - 1 Ottobre 2025 - Santa Teresa di Lisieux. È piccola la strada che conduce al cuore di Dio e dell’umanità: Elogio di ciò che è piccolo, maestoso canto alla vita e alla fiducia smisurata che arriva all’abbandono nel cuore di Dio: tutto questo, e molto di più, è il tesoro prezioso che ci dona santa Teresa di Gesù Bambino, o di Lisieux. “Piccola” è la via che porta a Dio, appunto, nella visione spirituale di questa santa, che ha camminato nella vita lungo un percorso non sempre facile, segnato dalla fatica e dalla sofferenza fisica e spirituale. Un percorso che la condusse fino al cuore di Dio e che è l’icona dell’impresa che ogni cristiano è chiamato a compiere. Paradossalmente furono proprio gli ostacoli e le difficoltà, come viene narrato in «Storia di un’anima», che aiutarono Teresa a trovare la sua “piccola via” verso il Signore: è nelle imperfezioni della vita che è possibile cogliere con più forza l’amore del Signore. Nata nel 1873 ad Alençon in Francia, Teresa era cresciuta in una famiglia “santa” (anche i genitori, Luigi e Zelia Martin, sono stati canonizzati) e a 8 anni cominciò a frequentare la scuola presso le Benedettine di Lisieux, dove si era trasferita nel 1877, dopo la morte della madre. Pian piano crebbe il desiderio di farsi carmelitana, ma per lei non fu semplice, vista la giovane età: solo il 9 aprile 1888 entrò nel Carmelo di Lisieux. La sua ricerca spirituale sui passi della santità venne interrotto dalla tubercolosi: morì nel 1897 all’età di 24 anni. Nel 1997 è stata proclamata dottore della Chiesa. (Matteo Liut)
Il sacramento che abbiamo ricevuto, o Signore,
accenda in noi la forza di quell’amore
che spinse santa Teresa [di Gesù Bambino] ad affidarsi
interamente a te e a invocare per tutti la tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore.
interamente a te e a invocare per tutti la tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore.