2 Maggio 2025
 
Sant’Atanasio, Vescovo e Dottore della Chiesa
 
At 5,34-42; Salmo Responsoriale Dal Salmo 26 (27); Gv 6,1-15
 
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai suscitato nella Chiesa il vescovo sant’Atanasio,
insigne assertore della divinità del tuo Figlio,
fa’ che, per il suo insegnamento e la sua intercessione,
cresciamo sempre più nella tua conoscenza e nel tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
L’opera dottrinale più famosa di sant’Atanasio «è il trattato su L’incarnazione del Verbo, il Logos divino che si è fatto carne divenendo come noi per la nostra salvezza. Dice in quest’opera Atanasio, con un’affermazione divenuta giustamente celebre, che il Verbo di Dio «si è fatto uomo perché noi diventassimo Dio; egli si è reso visibile nel corpo perché noi avessimo un’idea del Padre invisibile, ed egli stesso ha sopportato la violenza degli uomini perché noi ereditassimo l’incorruttibilità» (54,3). Con la sua risurrezione, infatti, il Signore ha fatto sparire la morte come se fosse «paglia nel fuoco» (8,4). L’idea fondamentale di tutta la lotta teologica di sant’Atanasio era proprio quella che Dio è accessibile. Non è un Dio secondario, è il Dio vero, e tramite la nostra comunione con Cristo noi possiamo unirci realmente a Dio. Egli è divenuto realmente «Dio con noi».
Tra le altre opere di questo grande Padre della Chiesa – che in gran parte rimangono legate alle vicende della crisi ariana – ricordiamo poi le quattro lettere che egli indirizzò all’amico Serapione, Vescovo di Thmuis, sulla divinità dello Spirito Santo, che viene affermata con nettezza, e una trentina di lettere «festali», indirizzate all’inizio di ogni anno alle Chiese e ai monasteri dell’Egitto per indicare la data della festa di Pasqua, ma soprattutto per assicurare i legami tra i fedeli, rafforzandone la fede e preparandoli a tale grande solennità» (Benedetto XVI, Udienza Generale 20 Giugno 2007).
 
I Lettura: Il ragionamento di Gamaliele è molto semplice e lineare: ogni falso movimento messianico si distrugge da sé, e a sostegno di questa tesi ricorda  due movimenti messianici capitanati da certi Teuda e Giuda il Galileo che pretendevano di essere il Messia. Due movimenti falsi, finiti nel sangue nel giro di pochi anni.
La stessa cosa accadrà al movimento cristiano: se è falso finirà nel nulla, se viene da Dio è inutile opporsi alla sua diffusione, anzi i Sinedriti potrebbero correre il rischio di contendere con Dio. Il Sinedrio accetta il consiglio di Gamaliele, ma non teme di castigare severamente gli Apostoli: Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù.
La punizione corporale e le minacce verbali non intimoriscono affatto gli Apostoli, e l’onta ricevuto dagli uomini è valutata da essi come un onore che Dio ha loro concesso: Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.
I castighi, le denunce, i flagelli, il carcere non cassano l’entusiasmo degli Apostoli, ma si rivelano come forze misteriose che danno maggiore vigore e rapida diffusione della Buona Notizia: E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo.
 
Vangelo
 Gesù distribuì i pani a quelli che erano seduti, quanto ne volevano.
 
Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): A partire da oggi e fino al sabato della settimana prossima leggeremo il capitolo 6 del vangelo di Giovanni, che comprende la moltiplicazione dei pani - testo di oggi - e il discorso sul pane della vita. Questi otto giorni sono una buona occasione per approfondire il tema della fede in Gesù come vero pane della vita e pane eucaristico.
La moltiplicazione dei pani è l’unico miracolo del ministero apostolico di Gesù narrato da tutti i quattro evangelisti, e con notevoli coincidenze. Anzi, sono sei le narrazioni che abbiamo di questo fatto, che secondo i biblisti fu unico, perché Matteo e Marco riportano ognuno due moltiplicazioni, probabilmente corrispondenti a due tradizioni parallele primitive che non furono sincronizzate nella redazione finale dei vangeli.
Ciò prova l’importanza che la Chiesa apostolica attribuì a tale miracolo per il suo grande valore di segno, come vedremo in seguito. Di fatto, il segno dei pani e dei pesci ebbe sin dall’inizio un posto rilevante nell’iconografia cristiana: si vedano affreschi e mosaici nelle catacombe e nelle basiliche .
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15
 
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Parola del Signore.
 
Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): vv.5-7 Gesù ... dice a Filippo ... L’iniziativa del miracolo è presa da Gesù, secondo Gv, che mette pure in risalto la sua preconoscenza soprannaturale. Filippo e Andrea, nominati qui solo da Gv, erano di Betsaida, nei cui dintorni secondo Lc (9,10) avvenne il prodigio.
In Gv i due discepoli compaiono abbinati in altre due circostanze (1,44; 12,22), mentre nei sinottici sono menzionati soltanto negli elenchi dei Dodici. L’osservazione di Filippo (v. 7) esprime l’impossibilità dei discepoli a soddisfare le esigenze vitali degli uomini; mentre Gesù con il suo potere divino provvederà il pane a tutti e in abbondanza, e non soltanto un pane materiale, ma un pane vivo, disceso dal cielo, che dà la vita al mondo.
vv. 8-9 Andrea segnala la presenza di un ragazzetto con cinque pani d’ orzo e due pesci. I pani d’orzo erano a più buon mercato, il cibo dei poveri; ma forse Gv con questo dettaglio intende alludere al miracolo di Eliseo, che moltiplicò pani d’ orzo (cf. 2Re 4,42-44).
vv. 10-13 Dopo le piogge primaverili le colline desertiche orientali del lago si ammantavano di un tenue strato d’erba. È qui probabile un riferimento al pastore di Israele che conduce il suo gregge all’erba verdeggiante (Sal 23,2; cf. Ez 34,14). La benedizione del cibo era una consuetudine ordinaria presso gli ebrei.
Forse la redazione di Gv è qui influenzata dalla liturgia eucaristica, come si pu dedurre dai termini «distribuire», «rendere grazie» eucharistésas in Gv e Lc, in lCor 1,24; eulogésas in Mt e Mc), e l’ordine di raccogliere i frammenti avanzati (synàgein ... klàsmata = radunare i pezzi o frammenti ). In Gv è solo Gesù che distribuisce il cibo miracoloso; ma la mediazione dei discepoli, indicata dai sinottici, è più aderente alla realtà storica.
vv. 14-15 «Questi è davvero il Profeta ...», Questa annotazione di Gv rappresenta la prima interpretazione del miracolo, che non poteva non evocare alla folla presente le promesse del tempo messianico. I presenti riconoscono in Gesù il profeta escatologico predetto da Mosè (Dt 18, 15ss.), perciò cercano di «rapirlo per farlo re», benché il suo umile servizio di distribuire personalmente il cibo escludesse ogni atteggiamento regale. Ma l’entusiasmo della folla per il segno compiuto da Gesù scaturiva da una falsa concezione del Messia venturo, d’impronta politica e nazionalistica, che era inaccettabile, perché la sua regalità doveva passare attraverso la croce.
«La salita di Gesù al monte è in relazione con la croce. È lì e in tale modo che Gesù sarà re» (Mateos-Barreto, p. 298). La folla non aveva colto il vero significato simbolico del segno e Gesù è costretto a ritirarsi «di nuovo sul monte lui solo». Si avverte in questa espressione redazionale una certa tensione con il v. 3, perché il miracolo era avvenuto sul monte. All’evangelista interessa soltanto rilevare l’incomprensione e la fede inadeguata della gente, ancora fondata sui segni spettacolari (cf. 2,23-25; 4,48).
 
Il pane, dono di Dio - Adriana Zarri (Pane in Schede Bibliche Pastorali): Il pane è per gli uomini un mezzo di sussistenza, una necessaria sorgente di energia (Sal. 104,14-15); mancare del pane vuol dire mancare di tutto (Am. 4, 6; Cf. Gen. 28, 20).
Nella bibbia Dio, dopo avere creato l’uomo e dopo il diluvio (Gen. 1,29; 9,3), indica alla sua creatura ciò che può costituire il suo cibo. Ma solo a prezzo di una dura fatica l’uomo peccatore può procurarselo (Gen. 3,17-19). Dunque, se il pane per il suo carattere di necessità ricorda all’uomo che è una creatura (Cf. Dt. 8,10-18), per il faticoso lavoro che esige è il simbolo della maledizione alla quale egli è soggetto. Israele vede normalmente nell’abbondanza di pane il segno della benedizione di Dio (Sal. 37,25; Prov. 12,11) e nella mancanza di pane il segno del castigo per il peccato (Ger. 5,17; Ez. 4,16-17; Lam. 1,11; 2,12; 2Sam. 3,29).
In questa visione religiosa delle cose, è naturale che l’uomo chieda umilmente a Dio il pane, cioè tutto ciò che gli è necessario, e lo attenda con fiducia. Sono significativi, a questo riguardo, gli episodi di moltiplicazione dei pani dell’antico e del nuovo Testamento. La moltiplicazione operata da Eliseo vuole indicare la sovrabbondanza del dono divino («mangiarono e ne avanzarono», 2Re 4, 42-44). La stessa cosa nelle narrazioni evangeliche: come Iahvé nel deserto aveva nutrito il suo popolo distribuendo «il pane dei forti» (Sal. 78,25), così ora Gesù nutre sovrabbondantemente i suoi discepoli e ascoltatori: «Gesù dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini» (Mt. 14,19-21; Cf. testi par.; Mt. 15,37 e par.; Gv. 6,12.).
In questo contesto di idee può essere posto l’invito di Gesù a chiedere nella preghiera «il pane quotidiano» (Mt. 6,11; Lc. 11,3). Il pane sembra riassumere qui tutti i doni che ci sono necessari.
Epioùsion vuol dire appunto, probabilmente, «necessario alla sussistenza». Ma comunque si traduca questo termine difficile, la cui etimologia e il cui significato sono discussi dagli esegeti, il pensiero di Gesù è chiaro: si deve chiedere a Dio l’alimento indispensabile alla vita. La maggior parte degli studiosi ritiene che si tratti qui proprio dell’alimento materiale; tuttavia è evidente il carattere «spirituale» della preghiera: i credenti attendono tutto dalla bontà del loro Padre celeste e lo chiedono in vista del regno di Dio (Mt. 6, 24-34).
Se il pane è un dono di Dio ed è necessario alla vita, esso deve essere condiviso con chi non l’ha.
Nell’ospitalità, il pane di ognuno diventa il pane dell’ospite inviato da Dio (Gen. 18,5; Lc. 11,5-8).
In Israele, soprattutto a partire dall’esilio, si insiste sulla necessità di condividere il pane con l’affamato: questa è la espressione migliore della carità fraterna (Prov. 22,9; Ez. 18,7.16; Is. 58,7; Giob. 31,17; Tob. 4,16).
Il pane è presentato anche come uno dei doni caratteristici dei tempi escatologici: un pane «sostanzioso» sarà donato a tutta la comunità degli eletti raccolta nel banchetto messianico: «Egli darà la pioggia per la semente con cui avrai seminato il suolo; il pane, prodotto della terra, sarà pingue e sostanzioso...» (Is. 30,23; Cf. Ger. 31,12). È un pane che si potrà ottenere senza fatica e senza spesa. La manna, che si otteneva nel deserto senza fatica, era già un segno di questo pane: era un dono di Iahvé, un «pane (proveniente) dal cielo» (Es. 16,4.15). Anche i pasti di Gesù con i suoi amici e discepoli preludevano già al banchetto escatologico (Mt. 11,19); in particolare, il pasto eucaristico, dove si riceve in cibo il corpo stesso di Cristo, è l’anticipazione dell’autentico dono di Dio, riservato per gli ultimi tempi: «Poi prese un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Questo è il mio corpo che viene dato per voi; fate questo in memoria di me”» (Lc. 22,19).
 
Il significato della moltiplicazione dei pani - «Cristo ha condotto la folla in un luogo deserto, perché il miracolo non sia assolutamente sospetto, e nessuno pensi che sia stato portato del cibo da qualche villaggio vicino. Per tale motivo l’evangelista ricorda anche l’ora, e non solo il luogo del miracolo. Ma in questa circostanza noi apprendiamo anche un’altra cosa: l’austerità cioè degli apostoli nelle necessità della vita e il loro disprezzo per il lusso e per ogni delicatezza. Sono dodici e hanno soltanto cinque pani e due pesci. Tanto trascurabile e secondario è per loro ciò che riguarda il corpo, e tanto presi e interessati sono esclusivamente delle cose spirituali. E neppure tengono per sé quel poco che hanno, ma lo donano a chi lo chiede loro. Da ciò dobbiamo imparare che per quanto poco noi abbiamo, pure questo dobbiamo dare a chi ne ha bisogno. Infatti, quando Gesù chiede agli apostoli di portargli quei cinque pani, non rispondono: E da che parte verrà il cibo per noi? come potremo calmare la nostra fame?, ma obbediscono immediatamente. Mi sembra inoltre che Gesù moltiplichi quei pochi pani che gli portano i discepoli, piuttosto che crearne altri dal niente, per spinger loro a credere, dato che la loro fede è ancora molto debole. Anche per questo il Signore leva gli occhi al cielo. Degli altri miracoli essi avevano molti esempi, ma del miracolo che ora sta per compiere, nessuno. Presi e spezzati i pani, li distribuisce per mano dei discepoli, onorandoli con tale incarico. Ma non solo intende render loro questo onore; vuole pure che al momento del miracolo non dubitino e che in seguito non se ne dimentichino, in quanto le loro stesse mani ne sono state testimoni. Per tale motivo permette anche, prima del miracolo, che la folla senta fame, e attende che gli apostoli si avvicinino e gli parlino. Per mezzo loro fa sedere tutti sull’erba e fa distribuire il pane, volendo prevenire sia gli uni che gli altri mediante le loro stesse dichiarazioni e i loro atti. Sempre per tale motivo prende dalle loro mani i pani, in modo che vi siano molte testimonianze del fatto ed essi abbiano molti ricordi del miracolo. Se infatti, dopo tante prove gli apostoli si dimenticano del miracolo, che avrebbero mai fatto se Gesù non avesse preso tali precauzioni? Gesù ordina alla folla di sedersi sull’erba, dando così una lezione di vita semplice, senza tante esigenze, poiché non vuole solo nutrire i corpi ma anche istruire le anime» (Crisostomo Giovanni, Comment. in Matth., 49, 2).
 
Il Santo del Giorno - 2 Maggio 2025 - Sant’Atanasio. Pagò di persona la difesa della vera fede: Sant’Atanasio fu come un ponte per la Chiesa antica: sulle spalle, infatti, portò il “peso” della retta dottrina, dell’ortodossia, traghettandola attraverso un periodo difficile, nel quale sembrava che l’eresia ariana dovesse trionfare. Era nato ad Alessandria nel 295 e nel 325 era al Concilio di Nicea come diacono del vescovo Alessandro. Lì si stabilì che il Figlio era della stessa sostanza del Padre, Cristo non era “come” Dio, ma era Dio.
Una verità che gli ariani tentavano di negare, mettendo in campo una lotta aspra, spesso fatta di calunnie e strategie politiche. Nel 328 la gente volle Atanasio come nuovo vescovo di Alessandria e lui, nei suoi 46 anni di episcopato, si dimostrò un saldo difensore della verità. Ma dovette subire attacchi personali e anche esili prima di essere riabilitato. Ebbe come maestro sant’Antonio abate di cui scrisse una Vita. Morì nel 373. (Matteo Liut)

Dio onnipotente,
la vera divinità del tuo Figlio unigenito,
che in comunione di fede con sant’Atanasio
fermamente professiamo,
per la grazia di questo sacramento
ci dia sempre forza e ci protegga.
Per Cristo nostro Signore.