9 SETTEMBRE 2019

Lunedì XXIII Settimana T. O. - Anno C

Col 1,24-2,3; Sal 61 (62); Lc 6,6-11

Colletta: O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuo figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Si può comprendere che a volte non ci si trova d’accordo su alcune questioni, ma la polemica per la polemica, e l’odio gratuito è impensabile e disgustoso. Gesù conosce i pensieri dei suoi avversari, non sono pensieri buoni, sono pensieri omicidi, di morte, eppure non cede alla prudenza, li snida e li costringe a uscire fuori dalla loro ipocrisia. Alla domanda di Gesù i farisei fanno silenzio, si sarebbero dati la zappa sui piedi, non potevano rispondere che positivamente, e così scelgono il silenzio, la tattica dei pavidi, con il silenzio nascondono la loro incoerenza, la loro gretta mentalità, non è possibile interloquire con chi è la Verità, con chi è dalla parte dell’uomo, non è possibile discutere con chi insegna con autorità. Non conosciamo la reazione dell’uomo guarito, ma conosciamo quella dei farisei Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.  Due osservazioni: fuori di sé dalla collera, è triste vedere come coloro che dovrebbero essere i buoni pastori del gregge di Dio sragionano in preda alla collera, e invece di curare le pecore di Dio pensano a conservare i loro presunti diritti di guide spirituali d’Israele, dimenticando i loro doveri. E così si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù, certamente non ad alta voce, ma in sordina, non importa, Gesù conosce i loro pensieri di morte, o meglio conosce la volontà del Padre, acconsentirà ai progetti di morte dei farisei, ma quando vorrà lui, quando, sul quadrante della storia della salvezza, scoccherà la sua ora.

Dal Vangelo secondo Luca 6,6-11: Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.  Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata - Gaetano Favaro: La malattia nella tradizione ebraico-cristiana è una delle forme del male e del dolore che colpiscono l’esistenza. Dio non vuole la malattia, perché quello che di fatto è buono (Gn 1,31; Sap 1.13-14) ed egli è amante della vita (Sap 11,26). La malattia è, in ultima analisi, legata a una caduta dell’uomo (Gn 3) e può indurre l’uomo a interrogare Dio e a vederlo come un avversario crudele (Gb 10,16-17). Dio non dà una risposta esauriente ai problemi speculativi sul male nell’esistenza, ma conduce l’uomo a intuire la sua bontà anche nell’esperienza della malattia e del dolore (Gb 42,5). Gesù è venuto per liberare l’uomo da ogni male (Mc 5), perdona il peccato e guarisce dalle malattie (Mc 2,1-12); egli nega che la malattia sia dovuta al peccato della persona che ne è colpita (Gv 9). Le guarigioni di Gesù sono un segno della sua vittoria su Satana, il peccato e la morte (Lc 13,10-17) e dell’irruzione del Regno di Dio. A questa missione egli ha associato gli apostoli e i discepoli (Lc 10,9; Mt 10,1; Mc 6,13; Lc 9,1-6; Mc 16,17s.). Anche Giacomo (Gc 5,14), Paolo (1Cor 12,28-30) e la Chiesa apostolica hanno assunto tale orientamento (cfr. At 3,11ss.; 9,32ss.; 14,8ss., 19,11s.). In questo contesto la guarigione e la salute richiamano e rimandano alla salvezza degli ultimi tempi (Gol 1,24; Rm 8,19-21). La risurrezione di Cristo è il segno escatologico della méta verso cui la storia è orientata. Gli esseri umani, creati a immagine di Cristo, sono chiamati a partecipare alla pienezza della vita del Risorto. Malattia e salute sono mistero perché rimandano a una totalità che supera l’oggetto delle analisi sperimentali. La malattia rivela il continuo morire dell’uomo e offre al credente ulteriori possibilità di salvezza totale, di senso e di speranza che vanno al di là del desiderio di vita.

Gli scribi e i farisei - J. Cantinat e X. Léon-Dufour: La setta ebraica dei Farisei (ebr. perfisim: «i separati») al tempo di Gesù contava circa seimila membri; come quella degli Esseni, essa è ordinariamente collegata agli Asidei (ebr. hasidim: «i pii») che al tempo dei Maccabei lottarono con accanimento contro l’influenza pagana (1Mac 2, 2). Comprendeva quasi tutti gli scribi ed i dottori della legge, ma anche un certo numero di sacerdoti. Organizzando i suoi membri in confraternite religiose, mirava a mantenerli nella fedeltà alla legge e nel fervore. Alle origini del conflitto con Gesù. - Storicamente sembra che la responsabilità della morte di Gesù ricada anzitutto sulla casta sacerdotale e sui Sadducei; i Farisei non sono nominati nei racconti della passione (salvo Gv 18,3); molti sembra siano stati quelli che vollero prendere contatto con Gesù invitandolo alla loro tavola (Lc 7,36; 11,37; 14,1); taluni di essi presero apertamente la difesa di Gesù (Lc 13,31; Gv 7,50) e dei cristiani (Atti 5,34; 23,9); parecchi videro in Gesù Cristo colui che portava a compimento la loro fede giudaica (Atti 15,5); così Paolo, il loro rappresentante più illustre (Atti 26,5). Nondimeno è certo che un gran numero di essi si oppose ferocemente all’insegnamento ed alla persona di Gesù. Questa opposizione, e non l’opportunismo dei sommi sacerdoti, presentava interesse agli occhi degli evangelisti, perché caratterizzava il conflitto tra giudaismo e cristianesimo. Per non giudicare farisaicamente i Farisei del tempo passato, è necessario riconoscere le qualità che stanno all’origine dei loro eccessi. Gesù ammira il loro  zelo (Mt 3,15), la loro preoccupazione della perfezione e della  purità (5,20); Paolo sottolinea la loro volontà di praticare minuziosamente la legge; sono ammirevoli nel loro attaccamento a tradizioni orali vive. Ma, forti della loro scienza legale, certuni di essi annientano il precetto di Dio sotto le loro  tradizioni umane (Mt 15,1-20), disprezzano gli ignoranti, in nome della loro propria giustizia (Lc 18,11s); impediscono ogni contatto con i peccatori ed i pubblicani, limitando così al loro orizzonte l’amore di Dio; considerano persino di avere diritti su Dio, in nome della loro pratica (Mt 20,1-15; Lc 15,25-30). E poiché, secondo Paolo (Rom 2,17-24), non possono mettere in pratica questo ideale, si comportano da ipocriti, «sepolcri imbiancati» (Mt 23,27). Questo è l’universo legalista che hanno dipinto i vangeli, non senza precisare come deve essere il comportamento di questo o quello. È già chiara l’intenzione degli autori di non fermarsi a degli individui, ma di considerare l’atteggiamento di coloro che sono ciechi a qualsiasi luce che venga da fuori e che si rifiutano di riconoscere in Gesù altro che un impostore od un alleato del demonio.

Il sabato va rapportato al bene e alla vita dell’essere umano - Hugues Cousin (Vangelo di Luca): Lo scenario è ufficialmente religioso: una sinagoga in cui Gesù insegna. Come la controversia riguardante il paralitico, anche questa è legata a una guarigione e non sono più i discepoli ma il Maestro che viene spiato dagli avversari; la volontà di questi ultimi di nuocere è nettamente più chiara. Come in 5,22, Gesù conosce il loro pensiero maligno e provoca deliberatamente la polemica ponendo al centro il malato, che non ha reclamato nulla né si aspettava qualcosa da Gesù. Perdere l’uso della mano destra significa tuttavia non essere in grado di lavorare, di guadagnarsi da vivere. I dottori della legge dell’epoca lo ammettevano: era permesso portare aiuto, in giorno di sabato, a chi si trovava in pericolo di morte (cfr. Mishna, Yoma VIII,6). Ma mentre essi discutevano esaminando caso per caso, Gesù non si preoccupa di simili dispute e offre il suo aiuto ad ogni uomo, dal momento che è in qualche modo in gioco il suo bene. La domanda retorica mette alle strette l’avversario: non fare il bene sarebbe fare il male; in ogni caso, si è costretti a fare qualche cosa il giorno di sabato! L’etica diventa il criterio; relativizzata in rapporto all’amore e al servizio del prossimo, la legge del sabato è portata alla sua perfezione. E mentre Gesù preferisce «salvare una vita» in giorno di sabato, i suoi avversari «pieni di rabbia» incominciano a chiedersi cosa avrebbero potuto fargli.

Àlzati e mettiti qui in mezzo: Giovanni Paolo II (Omelia, 26 giugno 1988): Nel brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato l’uomo dalla mano inaridita vive ignorato da tutti ai margini della società. Gesù lo vede come lo vedono tutti gli altri, ma non lo ignora. Nella sinagoga lo invita a spostarsi da un posto laterale verso il centro, per attirare l’attenzione di tutti su di lui. “Alzati” gli dice “e mettiti nel mezzo”. E “l’uomo alzatosi si mise nel punto indicato” (Lc 6,8). Se non avesse avuto fiducia in Gesù sarebbe stato impossibile per lui mostrare pubblicamente la sua sofferenza. Egli si affida completamente a Gesù - come Pietro si affida alla voce di Gesù e cammina sulle acque. “Egli si alza”: con questa breve frase l’evangelista vuole dirci come il malato non sia semplicemente un oggetto della forza salvifica di Gesù, ma che la guarigione avviene nell’incontro personale e grazie anche alla collaborazione del malato. Gesù incontra il malato come una persona alla quale egli riconosce tutto il suo valore e che ha bisogno di aiuto, il malato incontra Gesù come il Messia che era stato annunciato, come il Figlio di Dio fatto uomo; la salvezza gli proviene dalla sua adesione di fede a Cristo.

Gesù guarisce alla radice ciò che è malato - Walter Schober: Secondo l’Antico Testamento JHWH è medico del suo popolo (Es 15,26). A lui ci si può, anzi ci si deve rivolgere fiduciosi con preghiere, lamenti, ringraziamenti e lode. Le guarigioni sono pertanto, nell’Antico Testamento, prevalentemente esaudimenti di preghiere. La loro meta è quella di conoscere JHWH (2Re 5). I profeti sono soltanto i suoi strumenti (la loro parola, la loro conoscenza medica: Is 38). In senso traslato il “guarire” è un parallelo del perdono (cf. Lc 5), della salvezza dalla fine (Sal 103), del ripristino della possibilità di vivere, della vivificazione dello Spirito e del cuore, guida sul cammino della vita (Is 57), è quindi segnato dalla conversione (2Cr 7). Per mezzo dei lividi sanguinanti del servo del Signore, il popolo ottiene la guarigione (Is 53,5; cf. 1Pt 2,24: Gesù). Gesù è unto dallo Spirito di Dio, è autorizzato e inviato ad adempiere le promesse di Dio, a inaugurare il suo mondo risanato (Lc 4,18s: immagine dell’anno di grazia); è il servo del Signore che guarisce alla radice ciò che è malato e lo rinfranca, adempie la speranza (Mt 12,15ss: Is 42). Occorre ascoltare e guardare a Lui, abbandonarsi all’azione guaritrice di Dio (Mt 13,15: Is 6,9s. I pagani ascolteranno: At 28,27s). Le guarigioni di sabato richiamano le benedizioni del regno di Dio (sabato: anticipazione del riposo eterno di Dio). Là dove difficoltà e malattie vengono eliminate come guasti della vita e le forze del male vengono infrante, si realizza, in forma di segno, la nuova creazione (Mc 7,37: “Ha fatto bene ogni cosa”). Guarire significa però anche sanare il cammino della vita (Eb 12,12s: Is 35,3). L’incarico di guarire dato ai discepoli e il dono carismatico del guarire della chiesa primitiva sono dati in vista di continuare a preoccuparsi per un mondo sano, in forma adeguata ai tempi.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Dio non vuole la malattia, perché quello che di fatto è buono (Gn 1,31; Sap 1.13-14) ed egli è amante della vita (Sap 11,26)”.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Padre, che nutri e rinnovi i tuoi fedeli
alla mensa della parola e del pane di vita,
per questi doni del tuo Figlio
aiutaci a progredire costantemente nella fede,
per divenire partecipi della sua vita immortale.
Per Cristo nostro Signore.