14 AGOSTO 2019
Mercoledì XIX Settimana T. O.
SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE,
SACERDOTE E MARTIRE – MEMORIA
Dt 34,1-12; Sal 65 (66); Mt 18,15-20
Dal Martirologio: Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini.
Colletta: O Dio, che hai dato alla Chiesa e al mondo san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire, ardente di amore per la Vergine Immacolata, interamente dedito alla missione apostolica e al servizio eroico del prossimo, per sua intercessione concedi a noi, a gloria del tuo nome, di impegnarci senza riserva al bene dell’umanità per imitare, in vita e in morte, il Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te...
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13), in sunto in questa affermazione troviamo tutta la grandezza morale e spirituale di san Massimiliano Maria Kolbe. Ma a guardare in profondità nel cuore di san Massimiliano, un cuore ardente di carità, scopriamo un altro grande e ineffabile amore: l’Immacolata. E Maria scorre sotto la penna di san Massimiliano a piè sospinto fino a riempire pagine su pagine di innumerevoli libri. Il martire di Auschwitz è innamorato folle dell’Immacolata e instancabilmente la indica come il modello perfetto di ogni uomo: “Al compiersi del tempo della venuta di Cristo, Dio uno e trino crea esclusivamente per sé la Vergine Immacolata, La colma di grazia e prende dimora in Lei [“il Signore è con te” Lc 1,28]. E questa Vergine Santissima con la propria umiltà affascina talmente il Suo Cuore che Dio Padre Le dà per figlio il suo proprio Figlio Unigenito, Dio Figlio scende nel Suo ventre verginale, mentre Dio Spirito Santo vi plasma il corpo santissimo dell’Uomo-Dio. E il Verbo si fece carne [Gv 1, 14] come frutto dell’amore di Dio e dell’Immacolata. Così Egli divenne il primogenito, l’Uomo-Dio, e le anime non rinascono in Cristo in altro modo, ma solo per mezzo dell’amore di Dio verso l’Immacolata e nell’Immacolata. E nessuna parola diviene carne, nessuna perfezione o virtù si incarna, si realizza in nessuno, se non attraverso l’amore che Dio ha verso l’Immacolata. Come Cristo, sorgente delle grazie, è divenuto proprietà di Lei, così pure appartiene a Lei la distribuzione delle grazie. Ogni grazia è frutto della vita della Ss. Trinità: il Padre genera da tutta l’eternità il Figlio, mentre lo Spirito Santo procede da entrambi. Per questa medesima via qualsiasi perfezione si diffonde nel mondo in ogni ordine. Ogni grazia proviene dal Padre, il quale genera eternamente il Figlio, e per rispetto al Figlio. Lo Spirito Santo, che da tutta l’eternità procede dal Padre e dal Figlio, mediante questa grazia forma le anime, nell’Immacolata e attraverso l’Immacolata, a somiglianza del primogenito, l’Uomo-Dio”.
Dal Vangelo secondo Matteo 18,15-20: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Il XVIII capitolo del Vangelo di Matteo viene denominato discorso ecclesiastico, perché raccoglie le direttive date da Gesù ai suoi discepoli atte a regolare la vita della comunità. Oggi si proclamano i versetti riguardanti la correzione fraterna e la preghiera comunitaria, che assicura in mezzo ai credenti la presenza del Risorto. La correzione fraterna deve rispettare un iter ben preciso: inizialmente, la correzione sarà privata, tra fratello e fratello; se lo scopo non è raggiunto segue quella semipubblica, davanti a una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni; ad un ulteriore fallimento, segue quella pubblica, davanti alla comunità; se anche questo terzo tentativo fallisce, allora, il fratello dovrà essere considerato come il pagano e il pubblicano. In quest’ultima soluzione non vanno colti sentimenti di vendetta o di acrimonia o di disprezzo, ma solo la condanna del peccato e il tentativo di guadagnare il fratello. Questa prassi si consolidò nella Chiesa. Fu seguita anche dall’Apostolo Paolo quando dovette affrontare il caso dell’incestuoso della comunità di Corinto (1Cor 5,5). In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo: è “la stessa parola rivolta a Pietro in 16,19, estesa qui alla Chiesa come tale. Con il conferimento di tale autorità si vuole mettere in risalto la perfetta identità che intercorre tra il giudizio proferito dalla Chiesa sulla terra e quello dato da Dio in cielo” (Angelo Lancellotti, Matteo). Infine, la pericope sulla preghiera, che chiude il Vangelo, ci suggerisce gli elementi fondanti della preghiera cristiana: la pace, la concordia, la carità fraterna. Elevata al Cielo in questa cornice di sincera comunione fraterna, e nel nome di Gesù, la preghiera è efficace e ottiene tutto.
Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Qui l’accento non è posto sulla «preghiera nel nome di Gesù», ma sulla comunione. I fratelli devono intendersi a vicenda e giungere a accordo su ciò che vogliono chiedere; bastano due fratelli soltanto, numero minimo della comunità, per render sicura la promessa. Tra cielo e terra sussiste una relazione reciproca immediata. Una richiesta, decisa insieme e insieme presentata a Dio, verrà sicuramente esaudita. Con ciò non si vuol dire che la preghiera privata del singolo non abbia tale sicurezza, ma solo che la preghiera comune ha garanzia assoluta di trovare ascolto presso «il Padre mio che è nei cieli». Chi prega così, si riconosce e si comporta come «un bambino»; nella scelta del che cosa chiedere e nella forza della preghiera comune non si fida di se stesso, ma dell’intelligenza dei fratelli e con loro confida nella potenza di Dio. Soggetto della preghiera non è specificato; «qualunque cosa» è un’espressione generica. Si può pensare a domande, formulate in spirito di fede e di comunione con Dio e Gesù, che vengono riconosciute importanti e degne di essere esaudite. L’accordo fra due o più persone sul che cosa chiedere è una garanzia. Si deve però rispettare il legame tra la disciplina della comunità e la sua preghiera. L’attenzione fraterna per il peccatore e la preghiera sono collegate fra loro e ordinate luna all’altra. Tra le intenzioni di preghiera della Chiesa c’è l’intercessione per i fratelli che hanno commesso «una colpa». I gesti del correggere e dell’ammonire fraterno, del produrre testimoni, del pronunciare la sentenza, dell’escludere e dell’accogliere di nuovo, sono accompagnati e sostenuti dalla preghiera comune
La comunione - D. Sesboué e J. Guillet (Dizionario di Teologia Biblica): La comunione dei cuori nel popolo è il frutto dell’alleanza: la solidarietà naturale in seno alla famiglia, al clan, alla tribù, diventa l’unione di pensiero e di vita al servizio del Dio che raduna Israele. Per essere fedele a questo Dio salvatore l’ebreo deve considerare il compatriota come suo «fratello» (Deut 22,1-4; 23,20) e prodigare la sua sollecitudine ai più diseredati (24,19ss). L’assemblea liturgica delle tradizioni sacerdotali è nello stesso tempo - una comunità nazionale in cammino verso il suo destino divino (cfr. Num.1,16 ss; 20,6-11; 1Cron 13,2), la «comunità di Jahve» e «tutto Israele» (1Cron 15,3). Nuovo Testamento. In Cristo la comunione con Dio diventa una realtà; condividendo, nella sua stessa debolezza, la condizione comune a tutti gli uomini (Ebr 2,14), Gesù Cristo concede loro di partecipare alla sua natura divina (2Piet 1,4).
La comunione col Signore vissuta nella Chiesa. - Fin dall’inizio della sua vita pubblica Gesù si associa dodici compagni che vuole strettamente partecipi della sua missione di insegnamento e di misericordia (Mc 3,14; 6,7-13). Afferma che i suoi devono condividere le sue sofferenze per essere degni di lui (Mc 8,34-37 par.; Mt 20,22; Gv 12,24ss; 15,18). Egli è veramente il Messia, il re che fa corpo con il suo popolo. Nello stesso tempo sottolinea l’unità fondamentale dei due comandamenti dell’amore (Mt 22,37ss). L’unione fraterna dei primi cristiani risulta dalla loro fede comune nel Signore Gesù, dal loro desiderio di imitarlo insieme, dal loro amore per lui, che implica necessariamente il loro amore reciproco: essi avevano «un cuore e un’anima soli» (Atti 4,32). Questa comunione tra di loro si realizza in primo luogo nella frazione del pane (2,42); nell’ambito della Chiesa di Gerusalemme, si traduce nella messa in comune dei beni (4,32 - 5,11), poi tra comunità originarie del paganesimo e Gerusalemme, nella colletta raccomandata da S. Paolo (2Cor 8-9). L’aiuto materiale apportato ai predicatori del vangelo rivela in modo particolare questa comunione conferendole il carattere della gratitudine spirituale (Gal 6,6; Fil 2,25). Le persecuzioni sopportate insieme cementano l’unità dei cuori (2Cor 1,7; Ebr 10,33; 1Piet 4,13), così come la partecipazione alla diffusione del vangelo (Fil 1,5).
I santi mostrano il vero volto di Dio: Benedetto XVI (Angelus, 9 agosto 2009): Tutti i santi, ma in particolare i martiri, sono testimoni di Dio, che è Amore: Deus caritas est. I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male, dell’inferno che si apre sulla terra quando l’uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di dare la vita e la morte. Purtroppo però questo triste fenomeno non è circoscritto ai lager. Essi sono piuttosto la punta culminante di una realtà ampia e diffusa, spesso dai confini sfuggenti. I santi, che ho brevemente ricordato (santa Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein ... san Massimiliano Kolbe.. san Ponziano Papa, sant’Ippolito sacerdote e san Lorenzo diacono...), ci fanno riflettere sulle profonde divergenze che esistono tra l’umanesimo ateo e l’umanesimo cristiano; un’antitesi che attraversa tutta quanta la storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo contemporaneo, è giunta ad un punto cruciale, come grandi letterati e pensatori hanno percepito, e come gli avvenimenti hanno ampiamente dimostrato. Da una parte, ci sono filosofie e ideologie, ma sempre più anche modi di pensare e di agire, che esaltano la libertà quale unico principio dell’uomo, in alternativa a Dio, e in tal modo trasformano l’uomo in un dio, ma è un dio sbagliato, che fa dell’arbitrarietà il proprio sistema di comportamento. Dall’altra, abbiamo appunto i santi, che, praticando il Vangelo della carità, rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che è Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell’uomo, creato a immagine e somiglianza divina.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. (Vangelo)
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
O Dio, premio e gloria dei martiri,
che ci hai nutriti del corpo e sangue del tuo Figlio,
suscita anche in noi da questo sacro convito
il fuoco della carità, che infiammò san Massimiliano Maria
e lo spinse a donare la vita per i fratelli.
Per Cristo nostro Signore.
che ci hai nutriti del corpo e sangue del tuo Figlio,
suscita anche in noi da questo sacro convito
il fuoco della carità, che infiammò san Massimiliano Maria
e lo spinse a donare la vita per i fratelli.
Per Cristo nostro Signore.