2 Gennaio 2019

Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno


Oggi Gesù ci dice: «Questo è il servo saggio e fedele che il Signore ha posto a capo della sua famiglia, per distribuire a tempo debito la razione di cibo.» (Antifona alla comunione).


Vangelo: Dal Vangelo secondo Giovanni 1,19-28: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete: è un atto di accusa che Giovanni Battista muove ai sacerdoti e leviti, suoi interlocutori. Esperti nelle cose di Dio, maestri d’Israele, ma ciechi sul compiersi del disegno di Dio nella storia, perché chiusi nelle loro sicurezze e nelle loro certezze teologiche. Tutto ciò impedisce loro di cogliere il compiersi della novità di Dio nella storia. L’evangelista sottolineerà questa cecità, questa incredulità che contraddistingueva le autorità giudaiche: Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. Gesù, infatti, sarà soltanto motivo di scandalo presso il suo popolo. Luca lo ricorderà nel suo vangelo. Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori (Lc 2,34-35). Così saranno apostrofati anche da Gesù: Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: «Noi vediamo», il vostro peccato rimane» (Gv 9,39-41). Parole che dovrebbero far tremar le vene e i polsi (Dante, Inferno, Canto I).

L’occasione per rendere «testimonianza alla luce» (Gv 1,5.9), da parte del Battista, è data dalle domande dei Giudei, i quali vogliono conoscere la verità sulla persona del battezzatore. Gli inviati dei Giudei, i sacerdoti e i levìti, praticamente, a motivo della crescente notorietà del Battista, della sua predicazione e del suo apostolato, vogliono avere degli elementi probanti per discernere se si tratti di un mestatore o di un messaggero di Dio. Forse perché tra i seguaci, ma anche fuori da questa cerchia, serpeggiava la segreta speranza che Giovanni fosse il Messia. Lo rivela la risposta che Giovanni dà alla prima domanda dei suoi interlocutori: «Tu, chi sei?», «Io non sono il Cristo». È il primo tentativo di allontanare dalla sua persona le speranze messianiche tanto attese dal popolo.
Segue una seconda domanda: «Sei tu Elia?», a cui il Battista risponde: «Non lo sono».
La domanda ha come sfondo una tradizione vivissima nel mondo giudaico: il profeta Elia, che era stato rapito in cielo (Cf. 2Re 2,11), avrebbe dovuto precedere la venuta del Messia. È quanto testimonia Malachia: «Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio» (3,23-24). Anche Gesù dovrà dare ai suoi discepoli una risposta su questa attesa (Cf. Mt 17,10-13).
A un secco no di Giovanni segue la terza domanda: «Sei tu il profeta?» (Gv 1,21). Anche questo è un riferimento preciso ad una promessa divina: «Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò» (Dt 18,18).
Dopo tre risposte negative, all’incalzare degli inviati, arriva finalmente la risposta positiva: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1,23).
L’attenzione quindi viene spostata perentoriamente sul vero Messia che è già in mezzo al popolo, ma non ancora manifestato: «In mezzo a voi sta uno che non conoscete» (Gv 1,26). Bisogna, dunque, disporsi ad accoglierlo, con la conversione e la penitenza cui allude il battesimo di Giovanni.
Io battezzo nell’acqua. I sinottici aggiungono «ma egli vi battezzerà in Spirito Santo» (Mc1,8) o «in Spirito Santo e fuoco» (Mt 3,11; Lc 3,16).
Il Vangelo si conclude con una ulteriore affermazione tesa a sottolineare l’inferiorità del Battista: A lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo. Giovanni è il più grande tra i nati di donna, «tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11,11).

Il ministero di Giovanni - Catechismo degli Adulti: n. 115: I contemporanei di Gesù ogni giorno levavano al Signore l’appassionata invocazione: «Sii presto re sopra di noi». Tutti i gruppi e i movimenti religiosi del tempo, eccettuati forse i sadducei, si aspettavano a breve scadenza qualcosa di grande da parte di Dio a vantaggio di Israele. Ognuno poi si raffigurava a modo suo quello che Dio avrebbe fatto: i farisei e gli esseni pensavano a un trionfo della legge mosaica e si preparavano con l’osservanza scrupolosa e l’ascesi personale; gli zeloti e gran parte della gente comune miravano a una restaurazione politica contro il dominio di Roma; i circoli apocalittici erano protesi verso un rivolgimento di dimensioni cosmiche con cieli nuovi e terra nuova.
n. 116 Tra le tante voci si distingueva, per il tono austero e minaccioso, quella di Giovanni Battista. Proclamava come imminente l’intervento decisivo di Dio nella storia di Israele; intimava di prepararsi ad accoglierlo con una pronta e seria conversione: «La scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco» (Lc 3,9). Quelli che si recavano da lui e si riconoscevano peccatori, li battezzava nel fiume Giordano. A tutti dava la testimonianza di una vita ascetica, di digiuno e di preghiera, insieme con i suoi discepoli.
n. 117 Gesù si inserisce nel suo ambiente, inquieto e pieno di aspettative, con continuità e originalità. Il suo passaggio desta nella gente interesse, stupore, entusiasmo; a volte perfino un misterioso timore. Provoca in molti diffidenza, delusione, rifiuto e ostilità. Non lascia però indifferente nessuno.
Il suo annuncio è che il regno di Dio non è più solo da attendere nel futuro; è in arrivo, anzi in qualche modo è già presente. Viene in modo assai concreto, a risanare tutti i rapporti dell’uomo: con Dio, con se stesso, con gli altri e con le cose. Vuole attuare una pace perfetta, che abbraccia tutto e tutti. Al suo confronto l’esodo dall’Egitto e il ritorno da Babilonia erano solo pallidi presagi. Tuttavia il Regno non comporta né il trionfo della legge mosaica, né la rivoluzione nazionale, né gli sconvolgimenti cosmici. Bisogna credere innanzitutto all’amore di Dio Padre, che si manifesta attraverso Gesù, e convertirsi dal peccato, che è la radice di tutti i mali.

Gesù di Nazareth, «elevato» nello Spirito Santo - Dominum et vivificantem n.19: Anche se nella sua patria di Nazareth Gesù non è accolto come Messia, tuttavia, all’inizio dell’attività pubblica la sua missione messianica nello Spirito Santo viene rivelata al popolo da Giovanni Battista. Questi, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, annuncia presso il Giordano la venuta del Messia ed amministra il battesimo di penitenza. Egli dice: «Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Giovanni Battista annuncia il Messia-Cristo non solo come colui che «viene» nello Spirito Santo, ma anche come colui che «porta» lo Spirito Santo, come rivelerà meglio Gesù nel Cenacolo. Giovanni è qui l’eco fedele delle parole di Isaia, le quali nell’antico Profeta riguardavano il futuro, mentre nel suo proprio insegnamento lungo le rive del Giordano costituiscono l’introduzione immediata alla nuova realtà messianica. Giovanni è non solo un profeta, ma anche un messaggero: è il precursore di Cristo. Ciò che egli annuncia si realizza davanti agli occhi di tutti. Gesù di Nazareth viene al Giordano per ricevere anch’egli il battesimo di penitenza. Alla vista di colui che arriva, Giovanni proclama: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo». Ciò dice per ispirazione dello Spirito Santo, rendendo testimonianza al compimento della profezia di Isaia. Al tempo stesso, egli confessa la fede nella missione redentrice di Gesù di Nazareth. Sulle labbra di Giovanni Battista «Agnello di Dio» è un’affermazione della verità intorno al Redentore, non meno significativa di quella usata da Isaia: «Servo del Signore». Così, con la testimonianza di Giovanni al Giordano, Gesù di Nazareth, rifiutato dai propri concittadini, viene elevato agli occhi di Israele come Messia, cioè «Unto» con lo Spirito Santo.

La missione di Gesù - Sacramentum caritatis n. 9: La missione per la quale Gesù è venuto fra noi giunge a compimento nel Mistero pasquale. Dall’alto della croce, dalla quale attira tutti a sé (cfr Gv 12,32), prima di «consegnare lo Spirito», Egli dice: «Tutto è compiuto» (Gv 19,30). Nel mistero della sua obbedienza fino alla morte, e alla morte di croce (cfr Fil 2,8), si è compiuta la nuova ed eterna alleanza. La libertà di Dio e la libertà dell’uomo si sono definitivamente incontrate nella sua carne crocifissa in un patto indissolubile, valido per sempre. Anche il peccato dell’uomo è stato espiato una volta per tutte dal Figlio di Dio (cfr Eb 7,27; 1 Gv 2,2; 4,10). Come ho già avuto modo di affermare, «nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo – amore, questo, nella sua forma più radicale». Nel Mistero pasquale si è realizzata davvero la nostra liberazione dal male e dalla morte. Nell’istituzione dell’Eucaristia Gesù stesso aveva parlato della «nuova ed eterna alleanza», stipulata nel suo sangue versato (cfr Mt 26,28; Mc 14,24; Lc 22,20). Questo scopo ultimo della sua missione era già ben evidente all’inizio della sua vita pubblica. Infatti, quando sulle rive del Giordano, Giovanni il Battista vede Gesù venire verso di lui, esclama: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). È significativo che la stessa espressione ricorra, ogni volta che celebriamo la santa Messa, nell’invito del sacerdote ad accostarsi all’altare: «Beati gli invitati alla cena del Signore, ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo». Gesù è il vero agnello pasquale che ha offerto spontaneamente se stesso in sacrificio per noi, realizzando così la nuova ed eterna alleanza. L’Eucaristia contiene in sé questa radicale novità, che si ripropone a noi in ogni celebrazione 

Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Io battezzo in acqua; si può anche tradurre: «... con acqua»; l’espressione indica il modo con cui veniva praticato il rito (nell’acqua, oppure: con l’acqua). Per i tempi messianici era stata preannunziata una grande purificazione del popolo. Vari oracoli profetici avevano predetto per l’èra messianica un’abbondanza di acqua purificatrice e con questa espressione indicavano un profondo rinnovamento religioso e spirituale (cf. Geremia, 4,14; Zaccaria, 13,1; Ezechiele, 36,25; 37,23-33). La formula «io battezzo in acqua» ne richiederebbe un’altra parallela che la integrasse nel senso; in Mc. infatti la risposta del Precursore è presentata in forma di opposizione: «io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo» (Mc., 1,7). Giovanni presentemente si limita a riferire una parte della dichiarazione del Battista; l’altra parte verrà ricordata più avanti (cf. vers. 33); il quarto evangelista segue un piano personale nell’esporre e nel distribuire i fatti evangelici.
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete; la dichiarazione del Precursore è alquanto enigmatica; la formulazione difficile è voluta dallo scrittore sacro. Le parole non contengono un aperto rimprovero ai giudei, come se il Battista intendesse accusarli di ignorare uno che si trovava in mezzo ad essi; l’espressione allude vagamente all’accecamento in cui cadranno gli ebrei (cf. Giov., 8,19; 9,29 ecc.); essa si ricollega ad un’idea diffusa nel giudaismo: il Messia, prima di manifestarsi pubblicamente, doveva rimanere nascosto ed ignorato dagli uomini (cf. Giov.,7,27). Gesù rientra in questa concezione degli ebrei, poiché è rimasto nascosto ed ignorato da tutti fino a questo momento (cf. vers. 31).
[Egli ècolui che viene dopo di me; il Battista indica il rapporto che ha la sua persona con quella del Messia; egli è semplicemente un Precursore, il quale prepara ed annunzia la venuta del Messia che apparirà dopo di lui. Tuttavia chi viene dopo il Precursore è tanto superiore a lui che lo stesso Precursore non si sente degno di fargli da schiavo prestandogli i più umili servizi, come quello di sciogliergli i sandali.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “I vestiti che tu conservi in casa appartengono a coloro che sono svestiti” (San Basilio Magno).
Se qualcuno non crede che la santa Maria è Madre di Dio, si priva della divinità. (San Gregorio Nazianzeno).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, che hai illuminato la tua Chiesa con l’insegnamento e l’esempio dei santi Basilio e Gregorio Nazianzeno, donaci uno spirito umile e ardente, per conoscere la tua verità e attuarla con un coraggioso programma di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo...