30 Giugno 2018

 Sabato XII Settimana T. O.


Oggi Gesù ci dice: «Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe» (Vangelo).

Dal Vangelo secondo Matteo 8,5-17: Il Vangelo di oggi ci offre diverse riflessioni, ma il cuore di queste riflessioni è il racconto della guarigione del servo del centurione romano. L’elogio che Gesù fa della fede di questo uomo, mette in crisi l’orgogliosa sicurezza dei figli di Abramo e la nostra sicurezza di battezzati. Il pagano era bandito dalla salvezza, non gli era permesso di entrare nel Tempio, eppure per Gesù il centurione diventa per i credenti un modello da imitare. Per noi cristiani non vi sono certezze, Dio può dare ad altri la sua vigna perché porti frutti abbondanti di santità e di salvezza.

Cafàrnao - Città sulla riva nord-occidentale del lago di Gennezaret, sede per la riscossione delle tasse (Mt 9,9), segnava il confine tra il territorio dipendente da Erode Antipa e quello dipendente da Erode Filippo, vi risiedeva un presidio romano; centro di gran parte dell’attività di Gesù: «la sua città»: “Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali” (Mt 4,13; 9,1). Cafarnao è il  luogo in cui sono ambientati diversi racconti di miracoli. Gesù maledisse Cafarnao insieme con Corazin e Betsaida, perché vi era stato respinto (Mt 11,23).

... gli venne incontro un centurione - Il centurione romano era a capo di una centuria. I Romani in quanto invasori certamente non erano amati dai Giudei, eppure non tutti erano disprezzati, ma alcuni erano stimati e tenuti in buona considerazione. Così il centurione Cornelio che viene ricordato come “uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutta la nazione dei Giudei” (At 10,22). Cornelio accoglierà Pietro nella sua casa, riceverà lo Spirito Santo diventando così il precursore di pagani che crederanno nel Cristo. Il centurione che va incontro a Gesù addirittura è accompagnato da una buona raccomandazione da parte degli anziani dei Giudei: il centurione «avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: “Egli merita che tu gli conceda quello che chiede - dicevano -, “perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga”» (Lc 7,3-5). E non dimentichiamo la bella professione di fede del centurione che fiorisce sulle sue labbra nell’assistere alla morte di Gesù: «Il centurione, che si trovava di fronte a [Gesù], avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (Mc  15,39; Lc 23,47).

«Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente» - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Colui che con tutta libertà si avvicina a Gesù e gli presenta la sua richiesta, è un ufficiale pagano di Erode Antipa. Con delicatezza e discrezione gli espone la situazione dolorosa del suo servo, senza chiedere esplicitamente il suo intervento. Gesù lo comprende: «Io verrò e lo curerò». La risposta del pagano esprime un delicato riserbo: non vorrebbe dare occasione a un giudeo di diventare impuro entrando in casa sua, ma riveste questo gesto di riguardo con la sua personale modestia: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto». L’ufficiale crede che Gesù possa guarire anche senza essere presente fisicamente: basterà che dica una parola di comando, e la malattia se ne andrà. Il centurione si rappresenta Gesù come un generale, al quale le potenze ostili della malattia devono ubbidire; così come egli stesso deve eseguire gli ordini dei suoi superiori, e come i suoi soldati obbediscono alla sua parola. Basta, infatti, una parola da parte di colui che comanda, per esprimere la propria volontà e ottenerne l’esecuzione. Non occorre esser presenti personalmente; il comando: Va’! Vieni! Fa’ questo!, basta anche a distanza. Su questa obbedienza è basata la disciplina e l’efficienza della truppa.
Anche Gesù dovrebbe poter spezzare la potenza della malattia con una sola parola. Idea veramente grande quella che il pagano si è fatta, da sé, di Gesù!

Ascoltandolo, Gesù si meravigliò - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): v. 10 Gesù restò ammirato per la fede del centurione nella potenza di Dio operante attraverso di lui fede che invece non aveva trovato nel popolo d’Israele, il destinatario privilegiato del vangelo. Secondo Gnilka, la meraviglia di Gesù non si riferisce alla fede del centurione, bensì alla mancanza di fede in Israele (I, p. 446).
vv. 11-12 «Molti verranno da Oriente e da Occidente e si porranno a mensa con Abramo ... ». Forse non era noto nella tradizione il contesto originale di questo detto, che trova un ‘altra collocazione in Lc (13,28-29). Mt lo inserisce a questo punto per sottolineare il tema della chiamata universale alla salvezza.
L’immagine del banchetto escatologico, per descrivere la partecipazione alla gioia del regno di Dio, è presente in Isaia 25,6ss. e in numerosi testi giudaici. Nel Salmo 107,3, nel Secondo e Terzo Isaia si allude spesso al festoso pellegrinaggio delle nazioni verso Sion, per sottoporsi alla Legge del Signore. L’atteggiamento del centurione assume un valore paradigmatico per Mt. Infatti, mentre la fede consentirà a numerosi pagani l’ingresso nella comunità messianica, i figli del regno, cioè i giudei, che erano i destinatari delle promesse divine, ne saranno esclusi per la loro incredulità, per il rifiuto opposto al messaggio del Cristo,
Le tenebre si contrappongono alla fulgida luce che risplende nel banchetto celeste. Si tratta di una immagine apocalittica per indicare la perdizione eterna. Il pianto e lo stridore dei denti esprimono il rimorso e la disperazione dei dannati per l’esclusione dal regno di Dio. Il detto minaccioso di Gesù si riferisce innanzitutto ai giudei increduli. Ma l’evangelista intende rivolgere un monito anche ai cristiani. L’appartenenza alla chiesa non garantisce la salvezza; è necessario conservare e rinnovare la propria adesione di fede a Cristo, ravvivandola con l’impegno operoso e la fedeltà al vangelo.
v. 13 Gesù guarisce il servo del centurione con una parola che, congiunta alla fede dell’orante, ha una efficacia assoluta, come dimostra la coincidenza cronologica tra la parola pronunciata da Gesù e la guarigione del servo: «il servo fu guarito in quella stessa ora».

Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò - Felipe F. Ramos: La guarigione della suocera di Pietro - che, nonostante la sua vocazione, conserva la casa - è raccontata con grande brevità e senza rilievi particolari. Gesù non pronunzia parole: si limita a prenderla per la mano, e dalla mano di Gesù emana il suo potere curativo. Il potere della parola di Gesù è messo in rilievo anche in altre guarigioni, che ci sono riferite in modo sommario (e che Matteo ha preso ancora una volta da Marco).
È importante l’apprezzamento dell’evangelista al termine della prima serie di miracoli: Gesù agisce come il servo di Yahveh (Is 53). Compiendo i miracoli, egli prende su di sé le nostre infermità e i nostri dolori. Il Signore è anche - e lo è principalmente durante la sua vita terrena - il servo per eccellenza, pienamente solidale e responsabile dell’uomo, con l’incarico divino di elevarlo.

I miracoli di Gesù - Eleonore Beck: La testimonianza dei quattro Vangeli collega indissolubilmente i miracoli alla comparsa in pubblico di Gesù di Nazaret. I miracoli facevano parte ovviamente dell’immaginario dell’uomo antico. Veniva presupposto il fatto che un grande uomo di Dio compisse miracoli; l’interrogativo era soltanto se li compisse per la potenza di Dio o del demone. Quando i farisei chiedevano dei segni da Gesù, non dubitavano che egli li potesse compiere. I miracoli del NT hanno loro paralleli extrabiblici; vengono raccontati secondo lo stesso schema. Gli evangelisti non sono interessati qui a documentare fatti storici, ma a dimostrare che in Gesù è iniziato il tempo della salvezza. I racconti di miracoli sono cresciuti nei decenni della tradizione orale. Al momento in cui Gesù cammina sulle acque Mc 6,47 per es. localizza la barca in mezzo al lago, Mt 14,24 qualche miglio da terra, Gv 6,19 calcola tre o quattro miglia (lett. 25 o 30 stadi = 4625 m o 5550 m). Secondo Mt (14,28-33) anche Pietro ha camminato sulle acque, secondo Gv (6,21) la barca toccò rapidamente la riva. Il racconto popolare tende a rendere il tutto più grossolano; questo risulta anche da un rapido paragone con le storie apocrife di miracoli. Per la spiegazione va tenuto presente quanto segue: alcuni dei miracoli narrati nei Vangeli si possono spiegare oggi in maniera naturale, non tutti sono accaduti secondo quella modalità; i Vangeli non sono una raccolta documentaria, rimane però che Gesù ha compiuto dei miracoli. I racconti di miracoli presentano, nella loro forma attuale, tratti leggendari; tuttavia questi racconti risalgono a ricordi di reali azioni potenti di Gesù. Non si possono dunque liquidare tutti i racconti di miracoli come non storici, né si possono considerare come fatti avvenuti letteralmente secondo le modalità riportate. Accanto all’interrogativo sul miracolo, il NT si pone quello sul suo significato.
La richiesta del miracolo viene rifiutata (Mc 8,11-13; Mt 12,38. Lc 11,16; Gv 6,30-33 ecc.). Il miracolo raggiunge il suo scopo soltanto quanto sollecita l’uomo alla conversione e al ringraziamento (Lc 5,8-11; At 14,14 ecc.). Nel Vangelo di Gv i racconti di miracoli sfociano in discorsi interpretativi. Attraverso il miracolo viene risvegliata o rafforzata la fede; soltanto il credente vede nel miracolo la rivelazione di Dio. Per questo si trova sovente la frase: “La tua fede ti ha salvato (sanato)” (Mc 5,34; 10,52 ecc.), oppure in Mt alcuni discorsi sulla fede vengono raccolti attorno a racconti di miracoli. Il vero e proprio miracolo non avviene soltanto in modo visibile, ma nella conversione e nella remissione dei peccati (Mc 2,1-12). Nel miracolo diventa evidente già ora che alla fine dei tempi Dio trasformerà tutto l’uomo (cf. Mt 11,5), i miracoli culminano nell’annuncio dell’evangelo. Ogni miracolo è il segno dell’irruzione del futuro di Dio nel presente finito dell’uomo, tempo equivoco e dai molti significati. Tutti i miracoli sono orientati verso il miracolo in assoluto che Dio ha compiuto nella morte e risurrezione di Gesù. - L’interrogativo decisivo non è dunque se i miracoli vanno considerati storici o non storici; decisivo è in essi se uno vede all’opera Dio, se percepisce di essere interpellato e inte­ressato personalmente e se abbraccia la fede.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Per noi cristiani non vi sono certezze, Dio può dare ad altri la sua vigna perché porti frutti abbondanti di santità e di salvezza.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...