IL PENSIERO DEL GIORNO

23 Febbraio 2018

VENERdÌ FERIA I SETTIMANA DI QUARESIMA


Oggi Gesù ci dice: “Liberatevi da tutte le iniquità commesse, dice il Signore, e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo” (Ez 18,31a - Acclamazione al Vangelo).


Dal Vangelo secondo Matteo 5,20-26: Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli: è un aperto rimprovero ai farisei che avevano deformato lo spirito della Legge, riducendo il loro impegno religioso a una formale interpretazione della Legge di Dio. La giustizia dei farisei era quindi il frutto di una ipocrita osservanza esteriore della Legge, deprecata dagli uomini e rigettata da Dio (cfr. Lc 18,9-14). Invece, il vero giusto per la sacra Scrittura è colui che si sforza sinceramente di adempiere la volontà di Dio (cfr. Mt 1,19), che si manifesta sopra tutto nei Comandamenti. Per avvicinarci al nostro linguaggio cristiano, giustizia è sinonimo di santità (cfr. 1Gv 2,29; 3,7-10; Ap 22,11).


Ma io vi dico... un’espressione che mette in risalto l’autorità di Gesù: poiché la sua potestà è divina, Egli è superiore a Mosè e ai Profeti. Una prerogativa rigettata dai farisei, ma accolta dalla folla che seguiva il Maestro di Nazaret: «Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi» (Mc 1,22; Cf. Mt 7,28). Stupido... Epiteto ingiurioso cui si accompagnava a un gran disprezzo, che spesso veniva espresso non solo con le parole, ma sputando a terra. Pazzo, ancora più offensivo perché a volte voleva sottintendere un’aperta ribellione alla volontà di Dio.


Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei -  Papa Francesco (Angelus, 16 Febbraio 2014 ): ... questa giustizia superiore in che cosa consiste? Gesù stesso ci risponde con alcuni esempi. Gesù era pratico, parlava sempre con gli esempi per farsi capire. Inizia dal quinto comandamento del decalogo: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; … Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio» (vv. 21-22). Con questo, Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Quando si dice di una persona che ha la lingua di serpente, cosa si vuol dire? Che le sue parole uccidono! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia. Neppure sparlare su di lui. Arriviamo alle chiacchiere: le chiacchiere, pure, possono uccidere, perché uccidono la fama delle persone! È tanto brutto chiacchierare! All’inizio può sembrare una cosa piacevole, anche divertente, come succhiare una caramella. Ma alla fine, ci riempie il cuore di amarezza, e avvelena anche noi. Vi dico la verità, sono convinto che se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere, alla fine diventerebbe santo!


Catechismo della Chiesa Cattolica n° 2054: Gesù ha ripreso i dieci comandamenti, ma ha manifestato la forza dello Spirito all’opera nella loro lettera. Egli ha predicato la “giustizia” che supera “quella degli scribi e dei farisei” (Mt 5,20) come pure quella dei pagani. Ha messo in luce tutte le esigenze dei comandamenti. “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere. ... Ma io vi dico: chiunque si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio” (Mt 5,21-22).


Il Quinto Comandamento: Non uccidere (Es 20,13) - Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio (Mt 5,21-22) - Catechismo della Chiesa Cattolica n° 2258: “La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente”


Catechismo della Chiesa Cattolica n° 2262: Nel Discorso della montagna il Signore richiama il precetto: “Non uccidere” (Mt 5,21); vi aggiunge la proibizione dell’ira, dell’odio, della vendetta. Ancora di più: Cristo chiede al suo discepolo di porgere l’altra guancia, di amare i propri nemici. Egli stesso non si è difeso e ha ingiunto a Pietro di rimettere la spada nel fodero.


La legittima difesa - Catechismo della Chiesa Cattolica n° 2263: La legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un’eccezione alla proibizione di uccidere l’innocente, uccisione in cui consiste l’omicidio volontario. “Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l’altro è l’uccisione dell’attentatore... Il primo soltanto è intenzionale, l’altro è involontario”


Non uccidere il bimbo con l’aborto - Catechismo della Chiesa Cattolica n° 2271: Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale: Non uccidere il bimbo con l’aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita. Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti


La pace - Catechismo della Chiesa Cattolica n° 2302: Richiamando il comandamento: “Non uccidere” (Mt 5,21), nostro Signore chiede la pace del cuore e denuncia l’immoralità dell’ira omicida e dell’odio.
L’ira è un desiderio di vendetta. “Desiderare la vendetta per il male di chi va punito è illecito”; ma è lodevole imporre una riparazione “al fine di correggere i vizi e di conservare il bene della giustizia”. Se l’ira si spinge fino al proposito di uccidere il prossimo o di ferirlo in modo brutale, si oppone gravemente alla carità; è un peccato mortale. Il Signore dice: “Chiunque si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio”( Mt 5,22).


Non ucciderai: Evangelium vitae 41: Il comandamento del “non uccidere”, incluso e approfondito in quello positivo del’amore del prossimo, viene ribadito in tutta la sua validità dal Signore Gesù. Al giovane ricco che gli chiede: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?”, risponde: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti” (Mt 19,16-17). E cita, come primo, il “non uccidere” (v. 18). Nel Discorso della Montagna, Gesù esige dai discepoli una giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei anche nel campo del rispetto della vita: “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio” (Mt 5,21-22). Con la sua parola e i suoi gesti Gesù esplicita ulteriormente le esigenze positive del comandamento circa l’inviolabilità della vita. Esse erano già presenti nell’Antico Testamento, dove la legislazione si preoccupava di garantire e salvaguardare le situazioni di vita debole e minacciata: il forestiero, la vedova, l’orfano, il malato, il povero in genere, la stessa vita prima della nascita (cfr. Es 21,22; 22,20-26). Con Gesù queste esigenze positive acquistano vigore e slancio nuovi e si manifestano in tutta la loro ampiezza e profondità: vanno dal prendersi cura della vita del fratello (familiare, appartenente allo stesso popolo, straniero che abita nella terra di Israele), al farsi carico dell’estraneo, fino all’amare il nemico.


Adulti nella fede - I Giorni del Signore (commento delle Letture Domenicali): Dio non ha mai considerato l’uomo come un bambino ancora incapace di discernimento: creandolo a sua immagine, lo ha voluto libero e responsabile (Gen 1,26). Fin dal principio lo ha stimato capace di optare liberamente e con saggezza per il futuro di pace e di gioia che il creatore metteva alla portata della sua mano (Gen 2,16). Quando l’uomo, avendo ascoltato il tentatore, ebbe commesso il peccato lasciandosi trascinare alla cattiva scelta, Dio gli rivelò i suoi comandamenti, come segnali indicatori sulla via della vita, incoraggiandolo in continuazione - ma senza contrastarlo - a rimanervi fedele.
Questa legge che Dio ha dato non è come un codice fissato una volta per tutte da un legislatore lontano. Essa è espressione e trasmissione della Sapienza divina. Chi la medita e confronta a essa la propria vita acquista anch’egli la sapienza, una sapienza che non è di questo mondo, che fa penetrare nel mistero stesso di Dio. Nel corso dei secoli, i profeti hanno messo in guardia contro la tentazione sempre risorgente di allontanarsene per affidarsi alla sapienza umana. Ogni volta è stato un disastro: cadendo in potere di coloro che dominano il mondo, il popolo di Dio, mentre credeva di approdare a una condizione migliore, ha conosciuto la vergogna e l’umiliazione della servitù. Ha gridato allora rivolgendosi a Dio: «Facci ritornare!». E Dio, nella sua misericordia, lo ascoltava, lo educava con pazienza alla libertà che voleva per il suo popolo.
Gesù, unto dallo Spirito che «scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio», ha portato tutte le rivelazioni anteriori al loro compimento. Ha insegnato la giustizia secondo Dio con un’autorità che è senza paragoni. Ha rivelato il vero rapporto che gli uomini potevano e dovevano intrattenere con la Legge sciolta da ogni legalismo, ma che esige l’impegno di tutto l’essere, e di quel centro dell’essere stesso che è il cuore.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** «Il quinto comandamento “Non uccidere” prescrive con forza il rispetto della vita, che è sacra e viene da Dio: solo Dio è il Signore della vita, dal suo inizio al suo termine. Il comandamento vieta le azioni contrarie alla vita, alla salute e all’integrità, propria e altrui. Proibisce dunque il suicidio, l’omicidio, l’aborto, l’eutanasia, ogni forma di violenza che non sia per legittima difesa. Comanda di promuovere la pace e di evitare la guerra» (Catechismo degli Adulti n° 885).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Concedi, Signore, alla tua Chiesa di prepararsi interiormente alla celebrazione della Pasqua, perché il comune impegno nella mortificazione corporale porti a tutti noi un vero rinnovamento dello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo...