IL PENSIERO DEL GIORNO


20 Dicembre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Ecco, viene il Signore, re della gloria» (Antifona Salmo Responsoriale).  


Vangelo secondo Luca 1,26-38: Dio irrompe nella storia dell’uomo per redimerlo e liberarlo dalla schiavitù della morte e del peccato: il sì di Maria è la condizione necessaria e ultima perché Dio riveli al mondo il suo progetto universale di salvezza.


Rallègrati, piena di grazia - Il testo lucano è pieno di sorprese. Innanzi tutto, contrariamente alle attese popolari, la realizzazione del progetto salvifico, svelato nelle parole dell’angelo, non parte da Gerusalemme, ma da un paese sconosciuto, Nazaret, situato in una regione posta in periferia e semipagana (Cf. Mt 4,15). Ma la sorpresa più grande è che la realizzazione del progetto salvifico prevede come condizione necessaria il sì di una donna.
Il nome della donna è Maria. Il saluto che l’angelo Gabriele le rivolge esce dall’ambito di un comune saluto: «Rallègrati, piena di grazia». In egual modo, i profeti invitavano la «vergine figlia di Sion» (Is 37,22) a rallegrarsi a motivo della prossima venuta del Signore Dio in mezzo al suo popolo: «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! [...]. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te» (Sof 3,13; Cf. Is 49,13; Gl 2,21). Un singolare accostamento: Maria è la nuova Figlia di Sion, nel cui seno, come nel Tempio, verrà a dimorare Dio stesso (Cf. v. 33: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra»). Dio «prende veramente possesso del grembo di Maria, che diviene la sua dimora vivente, quale figlia di Sion, cioè rappresentante del nuovo popolo eletto» (A. Poppi).
E ancora, a Maria, l’angelo Gabriele promette l’assistenza di Dio, la sua vicinanza, la sua forza, la sua consolazione: «Il Signore è con te». Tutto il favore di Dio è riversato su di lei, lei è la piena di grazia: Dio l’ha colmata di grazia, ella è «la “graziata”, la “gratificata” per eccellenza. L’appellativo che sta per il nome proprio fa pensare che la “grazia” fa come parte del suo essere, la possiede per sempre, fin dalla nascita» (Ortensio Da Spinetoli).
L’annunzio turba Maria in quanto decisa a rimanere vergine: «Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?». Come fa notare Giovanni Leonardi (L’infanzia di Gesù), la «più comune interpretazione tra gli esegeti cattolici è la seguente. Maria obietterebbe: “Come posso diventare madre dal momento che ho l’intenzione o il proposito di non conoscere uomo?”, cioè qualsiasi uomo, vale a dire di restare vergine. Maria cioè obietterebbe il suo proposito di castità perfetta». Tali esegeti fondano la loro tesi sul presente greco, io non conosco uomo, usato da Maria e che indica azione continua.
René Laurentin, che segue questa interpretazione, porta questa esemplificazione: «Portiamo un esempio moderno per illustrare questi due termini astratti: se qualcuno, a cui si offre una sigaretta, risponde: “non fumo”, si capisce che questo significa “io non fumo mai” e non “io non sono nell’atto di fumare”». Il proposito di restare vergine per quei tempi era qualcosa di inusitato, in quanto la verginità era equiparata alla sterilità (Cf. Gen 30,23; Gdc 11,37; 2Sam 13,20); una condizione sfavorevole, a volte intesa come castigo di Dio, che poneva la donna agli ultimi gradini della società civile. Una donna senza figli era una donna in balia di tutti soprattutto se alla sterilità si assommava la disgrazia della vedovanza. Ma da molte testimonianze storiche si evince che nell’antichità la verginità era anche praticata: per esempio, gli Esseni di Qumran si astenevano dall’uso matrimoniale, vivendo praticamente come celibi, per conservare la purità legale, in vista dell’avvento del Regno di Dio.
Maria è pronta a fare la volontà di Dio, ma non sa come conciliare la verginità con la maternità: praticamente, come una vergine può essere madre senza conoscere uomo?
Se «Dio le ha ispirato di rimanere vergine, Dio le domanda oggi di diventare madre: Dio non si contraddice. Ma bisognava forse che, accettando un tempo di restare vergine, essa rinunciasse ad essere madre per poterlo diventare oggi. Come fu necessario che Abramo, perché potesse effettivamente diventare il padre di una posterità numerosa come le stelle del cielo e l’arena del mare, rinunciasse, accettando di immolarlo, all’unico figlio, sul quale riposavano le promesse divine... Ma tale è la legge stessa dell’ordine soprannaturale: che la vita nasca dalla morte, che solo salvi la sua vita colui che accetta di perderla, in altri termini, che l’uomo non possieda mai se non ciò che ha donato» (S. Lyonnet). Maria, comunque, decide di fidarsi di Dio; infatti, la risposta dell’angelo dissipa ogni dubbio, «nulla è impossibile a Dio».
Lo Spirito Santo ti coprirà con la sua ombra: una promessa dalla quale si evince che ora, ante tempus, in Maria si realizza una parola del Cristo: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che [...] dimora presso di voi e sarà in voi» (Gv 14,16-17).
Maria sarà adombrata dallo Spirito Santo. In Esodo 40,35 il verbo adombrare indica la nube che fa ombra sopra il Tabernacolo e simboleggia la gloria di Dio che riempie la Dimora. Su Maria scenderà lo Spirito Santo e questo non significa che lo Spirito Santo sarà il padre biologico del bambino, ma la nascita di quest’ultimo sarà il risultato di un’azione miracolosa della potenza divina. Al dire di P. Benoit, l’angelo «insinua chiaramente che lo Spirito Santo svolgerà il ruolo di principio creatore e produrrà la vita nel seno di Maria. Ciò che lo Spirito, questo soffio creatore, fa sin dalle origini del mondo, lo farà nel seno di Maria producendo una concezione verginale». Questa azione divina è allo stesso tempo una chiara attestazione della divinità del Bambino: «Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio».
Ed ecco, Elisabetta..., Maria crede per fede, non per il segno che le viene dato. La sua fede è fondata sulla certezza che Dio è fedele alle sue promesse e che la parola di Dio, in ordine alla salvezza, è «viva ed efficace» (Eb 4,12).
Con un atto di obbedienza e di fede da parte di Abramo era iniziata la storia della salvezza (Cf. Gen 12,1ss), ora è arrivata al suo pieno compimento nell’umiltà, nell’obbedienza e nella fede di una Vergine: «avvenga per me secondo la tua parola».


Maria: Beata colei che ha creduto: CCC 148: La Vergine Maria realizza nel modo più perfetto l’obbedienza della fede. Nella fede, Maria accolse l’annunzio e la promessa a lei portati dall’angelo Gabriele, credendo che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37), e dando il proprio consenso: «Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Elisabetta la salutò così: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45). Per questa fede tutte le generazioni la chiameranno beata.


Maria nel Vangelo d’infanzia di Luca - G. B. (Maria in Schede Bibliche Pastorali - Vol V - EDB - Edizioni Dehoniane - Bologna): Più ricco dal punto di vista mariologico è senz’altro il vangelo d’infanzia lucano nel quale Maria trascende i limiti della sua individualità per assurgere a figura rappresentativa e ideale della comunità cristiana specchio dei credenti.
Nel primo dittico della sezione lucana dei cc. 1-2, annuncio della nascita del Battista e annuncio della nascita di Gesù, l’incredulità di Zaccaria per contrasto evidenzia l’adesione di Maria: «L’angelo gli (a Zaccaria) rispose: Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a suo tempo» (1,19-20). «Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (1,38). Ancor più esplicita in proposito la dichiarazione ispirata di Elisabetta: «È beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore» (1,45). Preso poi in se stesso, il racconto dell’annuncio dell’angelo a Maria (l,26ss) documenta anzitutto la credenza della chiesa lucana nella verginità di Maria che concepisce per opera dello Spirito santo e per intervento della potenza dell’Altissimo. Di rilievo è pure l’appellativo «piena grazia» (kecharitómené), cioè oggetto del beneplacito di Dio che l’ha scelta come madre del suo figlio: «Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo». Né possiamo passare sotto silenzio l’allusione alla figlia di Sion, che un celebre oracolo di Sofonia esortava così alla gioia: «Gioisci (chaire), figlia di Sion, esulta, Israele, rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!... Re d’Israele è il Signore in mezzo a te» (3,14-15); allusione presente in 1,28: «Gioisci (chaire), o piena di grazia, il Signore è con te».
Tale accostamento di motivi, invito alla gioia, motivato dalla presenza Dio rispettivamente nel suo popolo e in Maria, evidenzia l’intenzione di Luca di mostrare Maria come personificazione del popolo di Dio dei tempi ultimi, luogo della presenza salvifica di Dio. Il mistero della madre del figlio di Dio, poi, appare al centro del brano successivo della visita di Maria ad Elisabetta, che pronuncia queste parole profetiche: «Bene­detta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (1,42-43). L’inno del Magnificat, messo sulla bocca di Maria, da parte sua esprime un motivo caro a Luca: Dio si è piegato verso gli umili e i poveri con sguardo di benevolenza e di promozione. Maria impersona qui il destino di grazia del mondo dei disprezzati, in concreto della comunità lucana, la cui causa è stata abbracciata da Dio.
Nel racconto della nascita di Gesù (2,1-22) significativa per il nostro tema è l’annotazione dell’evangelista in 2,19: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore». Non c’è dubbio che essa rappresenta la comunità dei credenti intenta nella meditazione ad approfondire e rivivere nel suo intimo la valenza salvifica dell’evento di Cristo. Si veda anche l’annotazione parallela di 2,51b: «Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore». Il testo si riferisce alla risposta di Gesù che per la sua taciuta permanenza a Gerusalemme aveva addotto il motivo di doversi dedicare alla causa del Padre celeste. Non molto dissimile però appare anche 2,33: «Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui». Lo stupore qualifica la reazione umana davanti alle meraviglie dell’azione divina nella storia. Maria però non è solo spettatrice, né solo emotivamente partecipe alla vicenda del figlio. In realtà ella vi è coinvolta, soprattutto nel destino di croce di Gesù, come preannuncia l’oracolo profetico di Simeone: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (2,34-36).
Infine, figlio di Maria, Gesù nondimeno è figlio di Dio, votato al progetto salvifico del Padre suo celeste. Lo illustra il racconto conclusivo del vangelo d’infanzia: pellegrino nella città santa e prolungata la sua permanenza a Gerusalemme all’insaputa di genitori, egli rivendica la sua autonomia da loro e la sua dedizione alle cose del Padre celeste. Giuseppe e Maria non riescono a comprendere il figlio nella sua presa di distanza dalla famiglia terrena (2,41ss).


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Il sì di Maria è la condizione necessaria e ultima perché Dio riveli al mondo il suo progetto universale di salvezza.
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa: Tu hai voluto, o Padre, che all’annunzio dell’angelo la Vergine immacolata concepisse il tuo Verbo eterno, e avvolta dalla luce dello Spirito Santo divenisse tempio della nuova alleanza: fa’ che aderiamo umilmente al tuo volere, come la Vergine si affidò alla tua parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo...