IL PENSIERO DEL GIORNO


8 Ottobre 2017


Oggi Gesù ci dice: «Io ho scelto voi perché andiate e portiate frutto e  il vostro frutto rimanga» (Cfr. Gv 15,16; Acclamazione al Vangelo).

Vangelo secondo Matteo 21,33-43: La parabola dei contadini omicidi arriva senza difficoltà al cuore di chi ascolta. Il padrone della vigna è il Padre, i servi sono i profeti e il figlio prediletto, cacciato fuori dalla vigna e ucciso da coloro che avrebbero dovuto accoglierlo, è Gesù. Alla ostinazione e alla malvagità del suo popolo, il padrone della vigna risponderà facendo uccidere i vignaioli e affidando ad altri la vigna. Il regno di Dio andrà a coloro che avranno creduto, i quali consegneranno a suo tempo al padrone del campo i frutti. Per convalidare questo annuncio, Gesù evoca il testo del salmo 117 attribuendolo a se stesso. L’immagine della pietra, scartata dai costruttori e scelta da Dio come testata d’angolo, sta ad indicare che ciò che è disprezzato dagli uomini, per il Signore diviene fondamento di salvezza.


Presero il figlio, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero - La parabola dei contadini omicidi si divide in tre parti: vv. 33-34, il padrone della vigna manda i servi a ritirare il raccolto; vv. 38-41 i contadini maltrattano i servi, alcuni li uccidono; infine uccidono pure il figlio del padrone; vv. 42-46, Gesù spiega il senso della parabola, suscitando l’ira dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo.
L’immagine della vigna era familiare agli israeliti come figura di realtà spirituali. Allo stesso tempo, al linguaggio popolare suggeriva delle sentenze (Cf. Gdc 8,2; Ger 31,29) e ispirava ai profeti e agli scrittori biblici numerosissime metafore. Nell’Antico Testamento, la vigna appare talvolta come il simbolo della fertilità (Cf. Sal 128,3; Ez 19,10) e spesso designa il popolo d’Israele (Cf. Is 3,4; 5,1-7; Ger 2,21; 12,10; Ez 15,1; 17,6-10; 19,10-14; Os 10,1). Per esempio nel linguaggio del Cantico dei Cantici o dei Profeti, Israele è la vigna di Dio, l’opera del Signore, la gioia del suo cuore. Sempre nel libro sacro, il castigo di Dio è spesso rappresentato sotto l’aspetto della distruzione di una vigna (Cf. Os 2,14; Is 7,23; 32,10; Ger 8,13), mentre il suo perdono è talora contrassegnato dalla ricostruzione di una vigna fiorente (Cf. Gl 2,22; Mal 3,11). Questo canovaccio non è comunque mantenuto nel Nuovo Testamento.
Se nel cantico della vigna (Cf. Is 5,1-7) la casa d’Israele, a motivo della sua ingratitudine e della sua infedeltà, sarà ridotta a un deserto e abbandonata al suo miserevole destino; nella parabola dei contadini omicidi la vigna non sarà distrutta, ma sarà data ad altri che la faranno fruttificare. È una sorta di rigenerazione, un messaggio di speranza. Il testimòne dell’alleanza passerà alla Chiesa: essa in Cristo, suo Capo, sarà il nuovo Israele che consegnerà a Dio i frutti a suo tempo.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi..., chiara allusione ai profeti mandati da Dio ad Israele. Il raccolto, invece sta ad indicare le opere buone rivendicate dal Signore Dio. L’invio del figlio è l’ultimo tentativo che avrà un esito drammatico. La decisione di uccidere l’erede è in sintonia con la legge ebraica, la quale, nel caso in cui un proselito ebraico moriva, permetteva ai suoi fittavoli di reclamare le sue terre. Ma qui «viene denunciato non tanto un furto di prodotti quanto piuttosto la usurpazione dei diritti di Dio e la pretesa di prendere il suo posto; sta per ripetersi il peccato dei progenitori» (Bruno Barisan).
Alla fine del racconto, i farisei non si accorgono di essere gli accusati (Cf. 2Sam 12,5-7) e rispondendo alla domanda di Gesù, si autodenunciano trasgressori e meritevoli del castigo. La sentenza non tarda ad arrivare: Io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.
Questo affidamento però non suggerisce un’idea di appropriazione; infatti, la vigna viene soltanto affidata alla Chiesa ed essa dovrà dare i frutti a tempo debito. È un dono che non porta il marchio della infallibilità; quindi, rimane possibile, anche per la Chiesa, la probabilità di un ripudio.
L’affermazione può sembrare temeraria, ma «ha il vantaggio di provocare una precisazione. La Chiesa è per sua natura santa perché corpo e sposa di Cristo e animata dallo Spirito Santo. Non potrà mai essere ripudiata perché è indefettibile [Mt 16,18]. Dio non può ripudiare suo Figlio di cui la Chiesa è corpo. Però se non c’è il pericolo del ripudio collettivo, rimane sempre quello del rigetto individuale, tanto più grave quanto maggiori sono i sussidi a disposizione di ognuno» (Vincenzo Raffa).
È la minaccia del Padre di resecare ogni tralcio che in Cristo non porta frutto: «Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato» (Gv 15,1-2). Allora la parabola richiama il «bisogno di riacquistare il senso che la Chiesa è anzitutto dono di Dio e che noi stessi lo siamo, che in essa egli ha stabilito con noi un rapporto di amore e di fiducia e che ci domanda il contraccambio di tale rapporto come primo frutto» (Bruno Barisan).


 ... darà in affitto la vigna ad altri contadini - I contadini omicidi saranno puniti, ma “la morte del Figlio aprirà una nuova tappa del disegno di Dio: affidata a vignaioli fedeli, la vigna darà finalmente il suo frutto” (M. F. Lacan). Il testimòne è così passato alla Chiesa e sarà essa a dare i frutti a Dio, in quanto «podere o campo di Dio. In quel campo cresce l’antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti. Essa è stata piantata dal celeste Agricoltore come vigna scelta. Cristo è la vera Vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare» (CCC 755).
La Chiesa edificata da Gesù sopra la roccia di Pietro, custodirà e confermerà la fede dei suoi membri: «Cristo, “Pietra viva”, assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli» (CCC 552).
E perché questa missione sia indefettibile, la Chiesa deve conservare con grande attenzione la fede che ha ricevuto in dono, credervi in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predicare la verità della fede, insegnarla e trasmetterla con voce unanime, come se avesse una sola bocca (CCC 173).
In pratica, essa deve trasmettere e confessare fedelmente «la sua unica fede, ricevuta da un solo Signore, trasmessa mediante un solo Battesimo, radicata nella convinzione che tutti gli uomini non hanno che un solo Dio e Padre» (CCC 172).
Custodire, trasmettere, confessare sono le peculiarità irrinunciabili della Sposa di Cristo (CCC 796).
In particolare custodirà fedelmente la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte.
Conserverà con cura la memoria delle Parole di Cristo e trasmetterà di generazione in generazione la confessione di fede degli Apostoli (CCC 171).
Ma avrà anche il compito di insegnare il linguaggio della fede: «Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e con ciò stesso a comprendere e a comunicare, la Chiesa, nostra Madre, ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell’intelligenza della fede e nella vita» (CCC 171).
Fedeltà fino al martirio. È inimmaginabile che la Chiesa, la cui vocazione è quella di essere in questo mondo il sacramento della salvezza, il segno e lo strumento della comunione di Dio e degli uomini (CCC 780), tradisca il suo Fondatore, sia ingrata o sia incapace di produrre quei frutti che il divino Agricoltore esige affinché il suo regno sia sempre più dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento (CCC 782).
Ma perché non si resti in una riflessione astratta, è bene ricordare che la parola Chiesa indica la comunità dell’universalità dei credenti.
«Nel linguaggio cristiano, il termine “Chiesa” designa l’assemblea liturgica, ma anche la comunità locale o tutta la comunità universale dei credenti. Di fatto questi tre significati sono inseparabili. La “Chiesa” è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa Corpo di Cristo» (CCC 752).
Quindi è una fedeltà che interpella tutto il popolo di Dio e in particolare ciascuno di Dio.
Una fedeltà esatta senza mezzi termini dal padrone della vigna e la parabola dei contadini omicidi (Mt 21,22-43) lo esplicita in modo chiaro. Non «basta un’adesione intellettuale al Vangelo, ma bisogna “far frutti” per non essere esclusi dal regno come i capi giudei... L’evangelista attualizza la parabola in senso parenetico, rivolgendo un severo  monito ai cristiani delle sue comunità, che potevano ripetere l’errore degli ebrei, staccandosi da Cristo» (A. Poppi). Un giorno, se infedeli, quando ci capiterà di bussare alla porta del Regno di Dio e incominceremo a dire «Signore, signore, aprici!», Lui, il padrone della vigna, risponderà: «In verità io vi dico: non vi conosco» (Mt 25,12). E non servirà protestare, quella porta resterà chiusa per sempre.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** Quando verrà il padrone della vigna farà morire miseramente quei malvagi, e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo.
Questa parola cosa ti suggerisce?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


Preghiamo con la Chiesa:  Padre giusto e misericordioso,che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...