9 Giugno 2025
 
Maria Madre della Chiesa
 
Gen 3,9-15.20 oppure At 1,12-14; Salmo Responsoriale Dal Salmo 86 (87); Gv 19,25-34
 
Colletta
Dio, Padre di misericordia,
il tuo Figlio unigenito, morente sulla croce,
ci ha donato la sua stessa Madre,
la beata Vergine Maria, come nostra Madre;
concedi che la tua Chiesa, sorretta dal suo amore,
sia sempre più feconda nello Spirito,
esulti per la santità dei suoi figli
e raccolga nel suo grembo l’intera famiglia degli uomini.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Signum Magnum 1: Maria è Madre della Chiesa non soltanto perché Madre di Gesù Cristo e sua intimissima Socia nella nuova economia, quando il Figlio di Dio assunse da lei l’umana natura, per liberare coi misteri della sua carne l’uomo dal peccato, ma anche perché rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti. Come, infatti, ogni madre umana non può limitare il suo compito alla generazione di un nuovo uomo, ma deve estenderlo alle funzioni del nutrimento e della educazione della prole, così si comporta la beata Vergine Maria. Dopo di aver partecipato al sacrificio redentivo del Figlio, ed in modo così intimo da meritare di essere da lui proclamata madre non solo del discepolo Giovanni, ma - sia consentito l’affermarlo - del genere umano da lui in qualche modo rappresentato, Ella continua adesso dal cielo a compiere la sua funzione materna di cooperatrice alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle singole anime degli uomini redenti. E questa una consolantissima verità, che per libero beneplacito del sapientissimo Iddio fa parte integrante del mistero dell’umana salvezza; essa, perciò, dev’essere ritenuta per fede da tutti i cristiani.
 
I Lettura: Dio maledice il serpente e sarà condannato a strisciare nella polvere. Adamo ed Eva non sono maledetti, ma dovranno portare il peso enorme della loro disobbedienza. Dio per Adamo ed Eva prepara un progetto di salvezza: il versetto 15 è il protovangelo, il primo annuncio di questa salvezza. Si preconizza l’inimicizia permanente del serpente, che è per la tradizione cristiana è figura di satana, e la donna: il seme di questa donna schiaccerà la testa del serpente, che a sua volta insidierà il suo calcagno.
“La traduzione greca, cominciando l’ultima frase con un pronome maschile, attribuisce questa vittoria non alla discendenza della donna in generale, ma a uno dei figli della donna: così è preparata l’interpretazione messianica che molti Padri espliciteranno. Con il Messia, sua madre è implicata, e l’interpretazione mariologica della traduzione latina ipsa conteret è divenuta tradizionale nella chiesa” (Bibbia di Gerusalemme).
 
Vangelo
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
 
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): 26 Donna, ecco il tuo figlio; l’appellativo «donna» non è irrispettoso sulle labbra di Gesù; esso in verità racchiude un accento dignitoso e riverente; il Salvatore usa questo appellativo con tutte le donne con le quali ha avuto un dialogo, come la samaritana, Maria Maddalena, la cananea, la donna ricurva ecc. Per tale motivo non è esatto vedere in questa designazione un immediato riferimento alla «donna» di cui parla il Protovangelo (cf. Genesi, 3, 15), come pensano vari studiosi. «Ecco il tuo figlio»; queste parole pronunziate in un momento così solenne non costituiscono un semplice atto di pietà filiale di Gesù nei confronti della propria madre, ma assumono un senso più profondo; la presenza di Maria al Calvario come le parole che il Redentore le rivolge sono ordinate a illustrare un nuovo e misterioso aspetto della madre di Gesù; Cristo infatti con le espressioni «il tuo figlio» e «la tua madre» (vers. 27) intende richiamare l’attenzione sulla maternità di Maria; il discepolo amato, come Maria Santissima apprendono dalle stesse labbra di Cristo morente che tra di loro vi è un rapporto ed un vincolo di maternità e figliolanza; tale rapporto costituisce il fondamento di quella che sarà chiamata la maternità spirituale di Maria. La presenza sul Calvario e la vicinanza di Maria alla croce (cf. vers. 25: «Presso la croce di Gesù stavano sua madre...») mettono in chiara luce il posto che Maria occupa nella redenzione; questo rilievo assume ancora un significato dottrinalmente più ricco quando si pensa che i sinottici parlano delle pie donne che stavano a distanza dalla croce (cf. Mt., 27, 55; Mc., 15, 40; Lc., 23, 49).
27 E da quel momento il discepolo la accolse presso di sé; la dichiarazione, nella sua estrema semplicità, non si limita a segnalare il fatto che il discepolo amato ha accolto Maria presso di sé, ma anche che tale fatto è stato compreso nel suo senso profondo da]lo stesso discepolo. A. Feuillet ha rilevato che Giov., 19, 25-27 è in stretta relazione con Lc., 2, 34-35; ciò significa che vi è un vincolo ideologico stretto tra la profezia di Simeone (Lc.) e la presenza di Maria al Calvario (Giov.). Il P. Boismard da parte sua afferma che dal punto di vista teologico Giov., 19, 25-27 è un testo di sapore lucano e che un esame filologico approfondito porta a considerare Giov., 19, 25-27 come un’inserzione lucana nel testo del quarto vangelo (cf. «Revue Biblique», 69 [1962], pp. 201-202, nota 26).
 
Vangelo secondo Giovanni
Gv 19,25-34
 
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete».
Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.
Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
 
Parola del Signore.
 
«Donna, ecco il tuo figlio - Ecco la tua Madre» - Richard Gutzwiller (Meditazioni su Giovanni): Non può trattarsi solo di una confidenza personale e privata, con la quale Gesù affida per un paio d’anni la propria Madre all’apostolo. Ciò stonerebbe in questa cornice, in cui tutto quel che si riferisce sulla morte di Cristo ha un valore messianico. Anche queste parole devono quindi avere un significato messianico.
Ai piedi della croce Giovanni rappresenta tutti i fedeli cristiani, come si desume dal solenne appellativo «Donna» rivolto a Maria. Della donna si parla nel racconto biblico della caduta, là dove si preannuncia la sua venuta e quella del suo seme, che schiaccerà il capo del serpente. Ora Gesù riprende quel nobile termine per applicarlo alla Madre, perché qui sul Golgota si sta veramente schiacciando il capo del serpente, ossia di Satana. Perciò la donna la cui progenie calca il piede annientatore sul serpente, sta impavida sotto la Croce.
Quella frase in realtà adempie la più antica profezia messianica ed ha quindi un tono festoso, solenne. Ma quando aggiunge: «Ecco tua Madre », Gesù arriva a profondità inaspettate, perché non si limita ad adempiere il passato, ma ci spalanca le porte dell’avvenire.
In quel momento nasce il nuovo popolo di Dio, si conclude il nuovo patto, comincia la nuova èra nella quale gli appartenenti al nuovo popolo di Dio ed al nuovo patto avranno un particolare rapporto di amorosa riverenza con la Madre del Signore. La Madre di Cristo diventa da questo momento la Madre di tutti i cristiani.
Perciò la parola messianica è un suggerimento mariano: dove è Gesu e l’amore per lui, deve esserci anche Maria e l’amore per lei. Così il Crocifisso morente getta uno sguardo nel futuro, ben oltre la propria morte.
Ma c’è di più: Maria non è solo la Madre del nuovo popolo di Dio, ma impersona in un certo senso la Chiesa.
Colei che sta sotto la croce e partecipa attivamente e passivamente al sacrificio del Calvario, è realmente la Chiesa e perciò le parole che le vengono rivolte hanno una portata e una profondità immense.
Il Cristo fisico che muore sulla croce sarà continuato dal Cristo mistico, la Chiesa, che ha in Maria sua Madre, una specie di concretizzazione. Come da lei è nato il Cristo fisico, cosi ora riposa nel suo grembo e sta per essere dato alla luce il Cristo mistico che continuamente si rinnova. Il mistero mariano è tutto racchiuso in queste parole del Messia morente.
Cosi il racconto della morte di Gesti, scritto da Giovanni, non è pieno di sangue e di ferite, di dolore e di compassione, ma di grandezza, di profondità e di gloria.

Augustin George -  Maria e la Chiesa - 1. La vergine. - Maria, tipo del credente, chiamata alla salvezza nella fede dalla grazia di Dio, redenta dal sacrificio del figlio suo come tutti i membri della nostra razza, occupa nondimeno un posto a parte nella Chiesa. In lei non vediamo il mistero della Chiesa vissuto pienamente da un’anima che accoglie la parola divina con tutta la sua fede. La Chiesa è la sposa di Cristo (Ef 5,32), una sposa vergine (cfr. Apoc 21,2) che Cristo stesso ha santificato purificandola (Ef 5,25 ss). Ogni anima cristiana, che partecipa a questa vocazione, è «fidanzata a Cristo come una vergine pura» (2 Cor 11,2). Ora la fedeltà della Chiesa a questa chiamata divina traspare in Maria per prima, e ciò nel modo più perfetto. Questo è tutto il senso della verginità a cui Dio l’ha invitata e che la maternità non ha diminuita ma consacrata. In lei si rivela così, al livello della storia, l’esistenza di questa Chiesa-vergine che, con il suo atteggiamento, fa il contrario di Eva (cfr. 2Cor 11,3).
2. La madre. - Maria inoltre, in rapporto a Gesù, si trova in una situazione speciale che non appartiene a nessun altro membro della Chiesa. Essa è la madre di Gesù, e lo è volontariamente. Accetta di procreare il Figlio di Dio per il popolo di Dio, e appunto questo popolo tutto essa rappresenta e impegna in questa accettazione della salvezza propostale da Dio. Questa funzione permette di assimilarla alla figlia di Sion (Sof 3,14; cfr. Lc 1,28), alla nuova Gerusalemme nella sua funzione materna. Se la nuova umanità è paragonabile ad una donna di cui Cristo capo è il primogenito (Apoc 12,5), si può dimenticare che un tale mistero si è compiuto concretamente in Maria, che questa donna e questa madre non è un puro simbolo ma, grazie a Maria, ha avuto un’esistenza personale? Anche su questo punto il legame di Maria e della Chiesa si afferma con una forza tale che, dietro la donna strappata da Dio agli attacchi del serpente (Apoc 12,13-16), antitesi di Eva ingannata dallo stesso serpente (2Cor 11,3; Gen 3,13), Maria si profila nello stesso tempo che la Chiesa, poiché tale fu il suo compito nel disegno di salvezza. Perciò la tradizione ha visto a buon diritto in Maria e nella Chiesa, congiuntamente, la «nuova Eva», così come Gesù è il «nuovo Adamo».
3. Il mistero di Maria. - Per mezzo di questa connessione con il mistero della Chiesa, il mistero di Maria si illumina nel miglior modo possibile, alla luce della Scrittura. Il primo rivela chiaramente ciò che, nel secondo, fu vissuto in modo nascosto. Da entrambe le parti, c’è un mistero di verginità, mistero nuziale in cui Dio è lo sposo; da entrambe le parti, un mistero di maternità e di filiazione, in cui lo Spirito Santo agisce (Lc 1,35; Mt 1,20; cfr. Rom 8,15), prima nei confronti di Cristo (Lc 1,31; Apoc 12,5), poi nei confronti delle membra del suo corpo (Gv 19,26 s; Apoc 12,17). Il mistero della verginità implica una purezza totale, frutto della grazia di Cristo, che tocca l’essere alla sua radice, rendendolo «santo ed immacolato» (Ef 5,27): qui acquista il suo senso la concezione immacolata di Maria. Il mistero della maternità implica un’unione totale al mistero di Gesù, nella sua vita terrena fino alla prova ed alla croce (Lc 2,35; Gv 19,25s; cfr. Apoc 12,13), nella sua gloria fino alla partecipazione alla sua risurrezione (cfr. Apoc 21). Colei che fu «ripiena di grazia» da parte di Dio (Lc 1,28) rimane sul piano dei membri della Chiesa, «ripieni di grazia nel diletto» (Ef 1,6). Ma per la sua mediazione il Figlio di Dio, unico mediatore, si è fatto fratello di tutti gli uomini ed ha stabilito il suo legame organico con essi, così come essi non lo raggiungono senza passare attraverso la Chiesa, che è il suo corpo (Col 1,18). L’atteggiamento dei cristiani nei confronti di Maria è determinato da questo fatto fondamentale: perciò è in rapporto così diretto con il loro atteggiamento nei confronti della Chiesa loro madre (cfr. Sal 87,5; Gv 19,27).
 
Ecco tua madre - Redemptoris Mater 23: Se il passo del Vangelo di Giovanni sull’evento di Cana presenta la maternità premurosa di Maria all’inizio dell’attività messianica di Cristo, un altro passo dello stesso Vangelo conferma questa maternità nell’economia salvifica della grazia nel suo momento culminante, cioè quando si compie il sacrificio della croce di Cristo, il suo mistero pasquale. La descrizione di Giovanni è concisa: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e li accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: - Donna, ecco il tuo figlio!-. Poi disse al discepolo: - Ecco la tua madre! -. E da quel momento il discepolo la prese con sè” (Gv 19,25-27).
Senza dubbio, in questo fatto si ravvisa un’espressione della singolare premura del figlio per la madre, che egli lasciava in così grande dolore.
Tuttavia, sul senso di questa premura il “testamento della croce” di Cristo dice di più. Gesù mette in rilievo un nuovo legame tra madre e figlio, del quale conferma solennemente tutta la verità e realtà. Si può dire che, se già in precedenza la maternità di Maria nei riguardi degli uomini era stata delineata, ora viene chiaramente precisata e stabilita: essa emerge dalla definitiva maturazione del mistero pasquale del Redentore. La madre di Cristo, trovandosi nel raggio diretto di questo mistero che comprende l’uomo - ciascuno e tutti - viene data all’uomo - a ciascuno e a tutti - come madre. Quest’uomo ai piedi della croce è Giovanni, “il discepolo che egli amava”. Tuttavia, non è lui solo. Seguendo la tradizione, il concilio non esita a chiamare Maria “Madre di Cristo e madre degli uomini”: infatti, ella è “congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini ..., anzi è veramente madre delle membra (di Cristo)..., perché coopero con la carità alla nascita dei fedeli nella chiesa”.
Dunque, questa “nuova maternità di Maria”, generata dalla fede, è frutto del “nuovo” amore, che maturo in lei definitivamente ai piedi della croce, mediante la sua partecipazione all’amore redentivo del Figlio.
 
Noi vogliamo consacrare a te, Maria, il corpo e l’anima - Giovanni Damasceno, Omelia sul transito di Maria, 1,14: Anche noi, oggi, ci rivolgiamo a te, Signora, vergine e madre di Dio, legando le nostre anime alla tua speranza, come a un’ancora quanto mai solida e sicura. Ti consacriamo la mente, l’anima, il corpo, tutti noi stessi, insomma, onorandoti con salmi, inni e cantici spirituali, secondo le nostre possibilità, giacché non saremo mai in grado di assolvere a un simile compito nella maniera più conveniente. Se infatti, come la sacra dottrina ci ha insegnato, l’onore riservato ai servi è attestazione dell’amore verso il comune Signore, chi mai potrebbe trascurare di rendere onore a te, che hai generato il Signore? Chi, anzi, non vi si adopererebbe con tutto il suo zelo?
Ma tu, buona Signora, madre del buon Signore, assistici e governa i nostri destini ove tu vuoi; reprimi la violenza delle nostre passioni abiette onde condurci, una volta placata la tempesta, nel porto tranquillo della volontà divina, stimandoci degni della futura beatitudine, di quella dolce luce, cioè, che si irradia alla visione del Verbo di Dio da te fatto carne. A lui, insieme con il Padre e il santissimo e buono e vivificante Spirito, sia gloria, onore, impero, maestà e magnificenza, ora e sempre, nei secoli dei secoli! Amen.
 
Il Santo del Giorno - 9 Giugno 2025 - B. V. Maria Madre della Chiesa: La memoria della Beata Maria Vergine Madre della Chiesa ci ricorda come la maternità divina di Maria si estenda, per volontà di Gesù stesso, a maternità per tutti gli uomini e cioè per la Chiesa stessa in atto di affidamento. Papa Francesco, nel 2018, ha fissato questa memoria il lunedì dopo la solennità della Pentecoste, giorno in cui nasce la Chiesa. Un titolo che non è nuovo. Già san Giovanni Paolo II, nel 1980, invitò a venerare Maria come Madre della Chiesa; e ancor prima Paolo VI, il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarerà la Vergine “Madre della Chiesa”. E nel 1975, la Santa Sede propose una Messa votiva in onore della Madre della Chiesa, ma non entrò nella memoria del Calendario liturgico. Accanto a queste date recenti, non possiamo dimenticare quanto il titolo di Maria Madre della Chiesa sia presente nella sensibilità di sant’Agostino e di san Leone Magno; di Benedetto XV e Leone XIII, fino quindi a papa Francesco quando, l’11 febbraio 2018, 160° anniversario della prima apparizione della Vergine a Lourdes, dispone di rendere obbligatoria questa memoria. (Vatican news)
 
O Signore,
che in questo sacramento
ci hai dato il pegno di redenzione e di vita,
fa’ che la tua Chiesa,
con l’aiuto materno della Vergine Maria,
porti a tutti i popoli l’annuncio del Vangelo
e attiri sul mondo l’effusione del tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.