29 Maggio 2021
Sabato VIII Settimana T. O.
Sir 51,17-27 NV [gr. 51,12c-20b]; Sal 18 (19); Mc 11,27-33
Il Santo del Giorno - 29 Maggio 2021 - Santi Sisinnio, Martirio e Alessandro, martiri: Antichissimo è nel Trentino il culto dei primi evangelizzatori e martiri: il diacono Sisinio, il lettore Martirio e suo fratello Alessandro, ostiario. La loro esistenza pare essere storicamente certa: troviamo infatti loro riferimenti nelle lettere di San Vigilio, vescovo di Trento, e negli scritti di Sant’Agostino e di San Massimo di Torino.
Sant’Ambrogio, celebre vescovo milanese, li aveva vivamente raccomandati a Vigilio, che al momento nella sua diocesi aveva scarsità di pastori. Questi incaricò i tre missionari di evangelizzare le Alpi Tirolesi ed in particolare la Val di Non. Naturalmente incontrarono non poche opposizioni alla loro opera, ma nonostante ciò riuscirono a guadagnare non poche persone alla fede in Cristo. Sisinnio in particolare promosse l’edificazione di una chiesa presso Methon (Medol). È facile immaginare come i pagani del luogo fossero sempre più adirati per l’adesione di copiose folle alla dottrina cristiana, sottratte così all’adorazione del dio Saturno. Tentarono allora di convincere i neo-convertiti al cristianesimo a partecipare a cerimonie politeiste, riscontrando però un netto rifiuto. Sisinio Martirio ed Alessandro, ritenuti responsabili dell’imbonimento della popolazione locale, furono assaliti nella loro chiesa e malmenati violentemente. Il primo morì subito dopo l’aggressione, mentre i due fratelli vennero arsi insieme dinnanzi all’altare del dio Saturno, usando a tal fine i legni della loro stessa chiesa distrutta. Era il 29 maggio 397 e la tradizione popolare ritiene quale scena del martirio la chiesa di San Zeno in Val di Non. Le loro ceneri furono traslate a Trento per volontà dei fedeli, mentre sul luogo del martirio venne eretta una chiesa in memoria. Nel 1997, nel 1600° anniversario della loro morte, le loro reliquie hanno visitato in pellegrinaggio tutte le parrocchie del Trentino. Oggi il quadro che li raffigura, abitualmente custodito nel museo Diocesano, è esposto nella piccola abside della cattedrale di Trento. (Autore: Fabio Arduino)
Colletta: Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà di pace e la Chiesa si dedichi con gioiosa fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
... andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani...: Catechismo della Chiesa Cattolica 574-575: Fin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù, alcuni farisei e alcuni sostenitori di Erode, con dei sacerdoti e degli scribi, si sono accordati per farlo morire. Per certe sue azioni, Gesù è apparso ad alcuni malintenzionati sospetto di possessione demoniaca. Lo si accusa di bestemmia e di falso profetismo, crimini religiosi che la Legge puniva con la pena di morte sotto forma di lapidazione. Molte azioni e parole di Gesù sono dunque state un “segno di contraddizione” (Lc 2,34) per le autorità religiose di Gerusalemme, quelle che il Vangelo di san Giovanni spesso chiama “i Giudei”, ancor più che per il comune popolo di Dio (Gv 7,48-49). Certamente, i suoi rapporti con i farisei non furono esclusivamente polemici. Ci sono dei farisei che lo mettono in guardia in ordine al pericolo che corre. Gesù loda alcuni di loro, come lo scriba di Mc 12,34 , e mangia più volte in casa di farisei. Gesù conferma dottrine condivise da questa élite religiosa del popolo di Dio: la risurrezione dei morti, le forme di pietà (elemosina, preghiera e digiuno), e l’abitudine di rivolgersi a Dio come Padre, la centralità del comandamento dell’amore di Dio e del prossimo.
A partire dal versetto 18 Ben Sirach inizia a parlare in prima persona ricordando come fin da giovane si era posto alla ricerca della sapienza: Quand’ero ancora giovane, prima di andare errando, ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera. Davanti al tempio ho pregato per essa, e sino alla fine la ricercherò.
Una volta raggiunta la sapienza l’accolse e vi trovò un insegnamento abbondante.
Questa pericope sembra fare eco a Sap 7,7-11: “Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento. L’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile”.
Queste espressioni troveranno pienezza nell’incarnazione con la quale il Verbo di Dio si è fatto nostra sapienza: “Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione” (1Cor 1,30).
Con quale autorità fai queste cose?: se nel contesto la domanda dei capi dei sacerdoti si riferisce all’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme e alla cacciata dei mercanti dal Tempio, possiamo pensare che voglia abbracciare anche tutto il suo ministero pubblico. Gesù, come ha già fatto tante altre volte, risponde con una contro domanda, ponendo così i suoi avversari in difficoltà: Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi. Incapaci, per malizia e per paura della folla, di esprimere una decisione autorevole circa il battesimo di Giovanni, gli scribi e gli anziani preferiscono tacere. Dinanzi a tanta ipocrisia Gesù replica con forza e dice loro: Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose. Il cuore del racconto marciano è in questa solenne affermazione di Gesù; è una tacita rivendicazione di possedere un’autorità messianica concessagli da Dio. Le autorità religiose, per la loro caparbia ostinazione, ancor una volta hanno sciupato l’occasione di conoscere la Verità, accoglierla e custodirla nel loro cuore.
Dal vangelo secondo Marco 11,27-33: In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
L’autorità di Gesù - La prima controversia - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): Gesù aveva cacciato dal tempio i venditori e i cambiavalute; il giorno seguente, mentre si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani, chiedendogli: «Con quale autorità fai queste cose?». Gesù ne percepì l’intenzione ambigua e fece loro una controdomanda, dalla cui risposta sarebbe dipesa la sua: «Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?». Per non compromettersi né con Gesù né con la gente, risposero: «Non sappiamo». Allora anche lui tenne per sé la sua risposta. La scena è riferita anche dall’evangelista Matteo (21,23ss).
Questo è il primo dei cinque racconti di controversie che narra l’evangelista Marco, corrispondenti ai giorni che precedettero la passione del Signore. Si va accentuando la rottura tra Gesù e capi della religione ufficiale, che condurrà al suo processo di condanna.
Cristo amava il dialogo, ma anche la sincerità. E quando il suo interlocutore agiva con doppiezza, come nel caso di oggi, non rispondeva. Non lo fece neanche davanti al tribunale di Caifa, né davanti a Erode, né davanti a Pilato; così difese la sua dignità con il silenzio. Allo stesso modo cercò una scappatoia alla domanda sul tributo a Cesare a a quella degli inquisitori della donna adultera. Al regno di Dio si accede solamente per la strada della verità e della sincerità, che conducono alla fede; per questo molti dei responsabili del popolo d’Israele restarono fuori dal regno.
Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? - Klemens Stock S.I. (Marco): Con la sua domanda, Gesù mette in grande difficoltà i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani. Essi non sono più quelli che pongono domande da una posizione di potere, ma a un tratto è
il loro stesso comportamento a essere messo in questione. Essi non vogliono riconoscere che quella di Giovanni era una missione voluta da Dio, perché non hanno preso sul serio il suo annuncio e il battesimo. Tuttavia non vogliono neppure di conoscerlo, perché il popolo ritiene Giovanni un vero profeta inviato da Dio, e perché essi temono il popolo. Così rifiutano una presa di posizione pubblica, onesta. In loro la paura del popolo è più forte del timore di Dio. Non sembra che essi stiano cercando dove si manifesti la volontà di Dio. Il loro comportamento è volto a mantenere possibilmente indisturbati la loro posizione e il loro potere.
Colpisce la grande analogia nei rapporti: sinedrio - popolo Giovanni/Gesù. Il popolo ritiene Giovanni un vero profeta (11,32). Fin dall’inizio ha anche fatto l’esperienza di un’inconsueta autorità nell’insegnamento di Gesù (1,22.27; 11,18; cf. 6,14-15; 8,28) e lo ha ascoltato volentieri sino alla fine (12,37).
Poiché temono questo atteggiamento del popolo, i membri del sinedrio non osano contestare la missione divina di Giovanni (11,32) e dare direttamente esecuzione ai propri disegni su Gesù (11,18; 12,12; 14,1-2). Se Gesù li rimanda a Giovanni, questo produce anche l’effetto secondario di rendersi il popolo, per così dire, doppiamente alleato.
Essendo in imbarazzo, i rappresentanti del sinedrio rispondono a Gesù: «Non lo sappiamo» (11,33). Con ciò ammettono di non essere in grado di giudicare sull’origine dell’autorità di Giovanni.
Che senso ha allora che essi facciano domande sull’autorità di Gesù, e non sono in grado di formarsi un’opinione al riguardo?
Gesù quindi si vede sciolto dalla sua promessa e non dà loro nessuna risposta esplicita. Ma nella successiva parabola chiarisce quello che, nel rinvio a Giovanni, egli ha soltanto accennato per se stesso.
Quand’ero ancora giovane, prima di andare errando, ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera (I Lettura) - Sapienza - Piccolo Dizionario Biblico: Costituisce una forma dell’arte del vivere, e come tale viene ne lodata dalla Sacra Scrittura quella degli Edomiti (Ger 49,7) e quella dell’Egitto (Gn 41 8; Ger 50,35). Come giusta norma di vita, la sapienza è fondata sul timore di Dio (Pro 1,7; Gb 28,28). Nella cosiddetta letteratura sapienziale dell’Antico Testamento si trovano le espressioni di questa sapienza (per esempio: Giobbe, Proverbi, Ecclesiaste, Sapienza [Libro della Sapienza], Ecclesiastico). Come l’Antico Testamento, anche il Nuovo Testamento esalta la sapienza di Dio (Rm 16,27), sottolinea tuttavia come la sapienza di Dio sia venuta nel mondo con Cristo (1Cor 1,24). Questa si manifesta nel messaggio della croce e così diventa appello rivolto all’uomo (lCor 1,21-25). La sapienza nascosta di Cristo (Col 2,3) si manifesta in vari modi (lCor 13,9s.12); essa viene elargita come dono dello Spirito Santo (lCor 2,13; Ef 1,8.17) e deve essere richiesta nella preghiera (Gc 1,5). La condotta retta del cristiano costituisce una testimonianza data per la sapienza di Dio (Col 3,16).
Il timore della Verità - Agostino (Commento al Vangelo di Giovanni 2, 9): Il timore di essere lapidati e il timore, ancor più grande, di confessare la verità, li indusse a rispondere una menzogna alla Verità; e l’iniquità mentì a se stessa (Sal26, 12). Essi risposero infatti: non lo sappiamo. E il Signore, vedendo che quelli si erano chiusi essi tessi la porta negando di sapere ciò che invece sapevano, neppure lui volle aprire, perché essi non avevano bussato. Sta scritto infatti: Bussate, e vi sarà aperto (Mt 7,7; Lc 11,9). Ma quelli non solo non bussarono per farsi aprire, ma con la loro negazione si chiusero la porta in faccia. E il Signore disse loro: Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio tali cose (Mt 21,17; Mc 11,33; Lc 20,7).
Saziati dal dono di salvezza,
invochiamo la tua misericordia, o Signore:
questo sacramento, che ci nutre nel tempo,
ci renda partecipi della vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.