1 Aprile 2021
Mercoledì della Settimana Santa
Is 50,4-9a; Sal 68 (69); Mt 26,14-25
Il Santo del Giorno - 31 Marzo 2021 - Santa Balbina di Roma: Di lei non si hanno molte notizie certe. Secondo la tradizione era figlia del tribuno romano e martire Quirino con cui venne uccisa introno al 130 per poi essere seppellita sulla via Appia. Tuttavia il cimitero che vi si trova nonché la chiesa sul piccolo Aventino non avrebbe alcun legame con lei. Balbina era stata battezzata da Papa Alessandro I insieme al padre convertitosi al cristianesimo. Ammalatasi gravemente fu portata dal Pontefice che allora era imprigionato e ne venne guarita. Di estrazione nobile venne chiesta più volte in sposa ma rimase sempre fedele al suo voto di verginità. Arrestata insieme col padre per ordine dell’imperatore Adriano venne decapitata dopo lunghe torture. L’iconografia la raffigura con croce e scettro di gigli; talvolta anche con un angelo che indica il cielo. Altre immagini la rappresentano mentre tiene in mano una catena. Sarebbe infatti guarita dal mal di gola sfiorando le catene che tenevano imprigionato Papa Alessandro I. (Avvenire)
Colletta: Padre misericordioso, tu hai voluto che il Cristo tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico: donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Perché Giuda tradì Gesù? - Benedetto XVI (Udienza Generale, 18 Ottobre 2006): La questione è oggetto di varie ipotesi. Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese. In realtà, i testi evangelici insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che “il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo” (Gv 13,2); analogamente scrive Luca: “Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici” (Lc 22,3). In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico (cfr. Mt 26,50), però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana. In effetti, le possibilità di perversione del cuore umano sono davvero molte. L’unico modo di ovviare ad esse consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista. Dobbiamo cercare, giorno per giorno, di fare piena comunione con Lui. Ricordiamoci che anche Pietro voleva opporsi a lui e a ciò che lo aspettava a Gerusalemme, ma ne ricevette un rimprovero fortissimo: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8,32-33)! Pietro, dopo la sua caduta, si è pentito ed ha trovato perdono e grazia. Anche Giuda si è pentito, ma il suo pentimento è degenerato in disperazione e così è divenuto autodistruzione. È per noi un invito a tener sempre presente quanto dice san Benedetto alla fine del fondamentale capitolo V della sua “Regola”: “Non disperare mai della misericordia divina”. In realtà Dio “è più grande del nostro cuore”, come dice san Giovanni (1Gv 3,20). Teniamo quindi presenti due cose. La prima: Gesù rispetta la nostra libertà. La seconda: Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento ed alla conversione; è ricco di misericordia e di perdono. Del resto, quando, pensiamo al ruolo negativo svolto da Giuda dobbiamo inserirlo nella superiore conduzione degli eventi da parte di Dio. Il suo tradimento ha condotto alla morte di Gesù, il quale trasformò questo tremendo supplizio in spazio di amore salvifico e in consegna di sé al Padre (cfr. Gal 2,20; Ef 5,2.25). Il Verbo “tradire” è la versione di una parola greca che significa “consegnare”. Talvolta il suo soggetto è addirittura Dio in persona: è stato lui che per amore “consegnò” Gesù per tutti noi (cfr. Rm 8,32). Nel suo misterioso progetto salvifico, Dio assume il gesto inescusabile di Giuda come occasione del dono totale del Figlio per la redenzione del mondo.
I Lettura: In questo terzo canto, il servo di Iahvé “appare meno come un profeta che come un saggio, discepolo fedele di Jahve [vv 4-5], incaricato di istruire a sua volta coloro che «temono Dio», cioè tutti i pii giudei [v 10], ma anche gli smarriti o gli infedeli «che camminano nelle tenebre». Grazie al suo coraggio e all’aiuto divino [vv 7-9], sopporterà le persecuzioni [vv 5-6], finché Dio gli accorderà un trionfo definitivo [vv 9-11]” (Bibbia di Gerusalemme).
Salmo: Atanasio: Questo salmo contiene la preghiera del Signore offerta a nome dell’umanità, le cause e le circostanze della sua passione, i castighi che saranno mandati ai giudei e infine annuncia il culto in spirito e verità.
30 Marzo 2021
Martedì della Settimana Santa
Is 49,1-6; Sal 70 (71); Gv 13,21-33.36-38
Il Santo del Giorno - 30 Marzo 2021 - San Giovanni Climaco, Abate: Climaco in greco significa «quello della scala». Giovanni è così soprannominato perché ha scritto in greco un’opera spirituale la «Scala del Paradiso» («Klimax tou Paradeisou»), che trattasi di una guida spirituale per i monaci. Incerte le date di nascita, sconosciuta la famiglia. Fu monaco prima nel monastero di Raithu, nel sud-ovest della regione, poi abate in un grande e famoso cenobio: quello del Monte Sinai. Sarebbe morto nel 649.
Colletta: Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio per gustare la dolcezza del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Gesù fu profondamente turbato: Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo (Omelia, 11-04-2006): Il Vangelo di Giovanni, dal capitolo 13 al capitolo 17, riporta una serie di discorsi che manifestano la preoccupazione di Gesù per quel piccolo gruppo di discepoli e per quelli che attraverso la loro parola crederanno in lui (cfr. Gv 17,20). È un’ora segnata dall’inesorabile avvicinarsi della morte. Gesù ha il cuore affollato di sentimenti, anche contraddittori: non vuole morire ma neppure fuggire. È giunta comunque l’ora della sua “partenza”. Ma quel che lo angoscia è il futuro di quel piccolo gruppo a cui ha legato il suo Vangelo. Non è scontato che continueranno a stare insieme. Eppure è a loro che lascia l’eredità del cammino intrapreso. Dice loro: “Un comandamento nuovo vi do: che vi amiate gli uni gli altri”. Non è la prima volta che parla di questo comandamento, ma ora c’è la solennità di un testamento. È evidente la volontà di Gesù di creare una comunità d’amore tra i suoi; una comunità di fratelli, quella che gli uomini da soli non sanno creare. Proprio questi discepoli, infatti, durante la stessa cena, avevano appena discusso su chi fosse tra loro il più grande. Solo Gesù sa creare tra gli uomini un’amicizia nuova, fraterna, profonda e non competitiva.
I Lettura Il servo è presentato come un profeta oggetto di una predestinazione divina e di una missione che supera quella degli altri profeti poiché egli stesso sarà reso «luce delle nazioni» (v. 5). Il vecchio Simeone stringendo tra le braccia il bambino Gesù presentato al tempio, si ispirerà proprio a questo passo per proclamare l’infante «luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,32). Infine, forte della forza di Dio, compirà un’opera di liberazione e di salvezza «fino all’estremità della terra» (v. 6).
Vangelo In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato: il turbamento di Gesù scaturisce dal tradimento Giuda, e sopra tutto dal vedere un’anima sopraffatta dal potere del demonio: uno di voi mi tradirà... «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Anche Pietro rinnegherà il Maestro, ma mentre Giuda tradisce Gesù senza pentimenti; Pietro laverà con lacrime di pentimento il suo peccato. Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui: la glorificazione del Figlio è in pari tempo la glorificazione del Padre: l’una si attua nell’altra. Tale glorificazione sarà realizzata immediatamente con la morte e risurrezione di Cristo, ma avrà la sua pienezza alla Parusìa, alla fine dei tempi.
Dal Vangelo secondo Giovanni 13,21-33.36-38: In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!: Card. Tarcisio Bertone (Omelia, 3 aprile 2007): Osserviamo l’altro quadro della scena evangelica, quello in cui Simon Pietro, nella sua impulsiva generosità, sembra non accettare l’annuncio della dipartita del Maestro: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”, e Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”. Come poté Simon Pietro superare l’amarezza provata dal suo rinnegamento? La forza gliela diede il “credere all’amore”; credere all’amore di Dio fonte di misericordia. Pur nel turbamento fu capace di dire “sì all’amore, perché esso soltanto, proprio con il suo rischio della sofferenza e della perdita di sé, porta l’uomo a se stesso e lo rende ciò che egli deve essere. Penso che questo sia il vero dramma della storia, cioè che essa nella molteplicità dei fronti, gli uni contrapposti agli altri, alla fine è riconducibile alla formula: sì o no all’amore”. Sono parole del Card. Joseph Ratzinger, chiamato da Dio a succedere a Pietro nella guida della Chiesa (cfr. Il sale della terra, p. 320). L’amore acquista forza se vissuto in seno alla comunità dei credenti. Per questo, avvicinandosi i giorni che ricordano l’istituzione dell’Eucaristia, che ci fa Chiesa, comunione dei credenti in Cristo, e del sacerdozio ministeriale che rinnova quotidianamente in maniera sacramentale il sacrificio di Cristo, vorrei esortarvi a perseverare nella partecipazione alla messa domenicale, per attingere forza e per il recupero costante di quelle energie spirituali necessarie per superare le asperità della vita.
... non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte: Paolo VI (Udienza Generale, 28 giugno 1972): [...]. E ancora un altro segno ci narra la storia di Pietro, il gallo. Quel gallo implacabile che cantò nella notte della negazione, la notte del processo di Gesù, come Gesù aveva predetto: «Prima che il gallo canti per la seconda volta, mi rinnegherai» (Matth. 14,72). Pietro uomo ci appare nella sua drammatica complessità psicologica, nella sua fragilità umana; era buono, sincero, era esuberante di sentimenti e di parole; si fidava, così trasportato dal suo entusiasmo, si fidava di sé, Il demonio prevalse su di lui (1Petr. 5,8). E subito la paura l’invase, e negò, e mentì alla fedeltà e all’amore: «Non lo conosco!» (Marc. 14,71). Per fortuna - oh! quale bontà di Cristo per il suo debole e prescelto testimonio! - Gesù, proprio in quel momento, «si voltò e guardò Pietro» (Luc. 22,61); e tanto bastò per sconvolgere nel rimorso e nel pianto il povero apostolo, che fuggì, ma non disperò. Gesù gli aveva anche predetto ch’egli si sarebbe ripreso e che sarebbe stato poi suo compito di «confermare i suoi fratelli» (Ibid. 22,32).
Luce delle nazioni - Isaia rivela nel suo poema che il servo è stato chiamato da Dio prima della nascita (cfr. Is 49,5); la sua missione è rivolta oltre che alla conversione d’Israele, a quella delle nazioni pagane delle quali sarà la luce: «Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra» (Is 49,6). Una missione quindi ad ampio respiro, universale: la salvezza di tutte le nazioni e la restaurazione d’Israele. Una missione la cui prospettiva è puramente spirituale. Si tratta «di un ritorno a Dio del resto purificato, dei “superstiti d’Israele”. Il compito del servo è quello di portare alla conversione, alla riconciliazione del popolo eletto con Dio, dopo la grande prova dell’esilio» (A. Poppi). Una missione che sarà violentemente osteggiata. Il servo sarà perseguitato e sembrerà fallire, ma proprio con questa sofferenza e con questo fallimento, Dio realizzerà il suo disegno di salvezza. Il servo risponderà alle ingiurie con la morte vicaria e con la carità della preghiera: «io [...] offro la vita per le pecore ... Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Gv 10,15; Lc 22,34). Il servo è il messaggero ultimo, finale della promessa fatta ad Israele in Abramo, rinnovata nel corso dei secoli attraverso le disfatte militari, le tragedie nazionali, la deportazione, l’apostasia e le infedeltà del popolo eletto. Ma deluderà le aspettative di molti; non sarà il re temporale trionfante sognato dal popolo eletto, ma l’uomo «dei dolori che ben conosce il patire» (Is 53,3). Obbediente alla volontà di Colui che lo ha mandato, accetterà deliberatamente gli insulti, le sofferenze immeritate, atroci, devastanti. La sua innocenza e la sua dolcezza otterranno la riconciliazione del popolo infedele con il suo Dio e insieme il recupero delle nazioni immerse nelle tenebre dell’ignoranza, del peccato e del paganesimo. Una profezia che si realizzerà pienamente in Gesù di Nazaret. Gesù è il Servo che «è stato trafitto per i nostri delitti»: «come agnello condotto al macello» (Is 53,7) ha «consegnato se stesso alla morte» (Is 53,12) per i peccatori. Gesù è il Servo, luce delle nazioni, che ha offerto se stesso perché il mondo creda che il Padre lo ama e ha mandato il Figlio per la sua salvezza.
Tribolazioni per la defezione altrui: «Non lasciatevi smuovere, fratelli carissimi, se in qualcuno, alla fine dei tempi, o la fede vacilla instabile, o il timore di Dio viene meno irriverente, o la concordia non persevera nella pace. Ci è stato preannunciato che tutto ciò sarebbe avvenuto alla fine dei secoli, e la voce del Signore e l’attestazione degli apostoli ci hanno predicato che, venendo meno il mondo e avvicinandosi l’Anticristo, verrà meno anche ogni bene, e il male, invece, e le avversità si moltiplicheranno. Tuttavia, anche in questi ultimi tempi, non è crollato nella Chiesa di Dio il vigore del Vangelo, non si è affievolita la forza della virtù cristiana e della fede, tanto che non ci sia pur sempre una buona parte dell’episcopato che non soccomba affatto tra queste rovine universali e questo naufragio della fede, e non difenda, con forza e costanza, l’onore della divina maestà e la dignità episcopale, nel timore e nell’osservanza . Ricordiamo e teniamo presente che, mentre tutti gli altri cedevano e soccombevano, Mattatia rivendicò con forza la legge di Dio; che mentre i giudei venivano meno e recedevano dal culto di Dio, Elia stette impavido e combatté sublime; che Daniele, non atterrito né dalla solitudine in una nazione straniera, né dal continuo attacco della persecuzione, spesso e con forza diede testimonianze gloriose, e che perfino i tre fanciulli, non piegati né dall’età né dalle minacce, resistettero fedeli contro il fuoco dei babilonesi e vinsero, pur nella loro prigionia, il re vincitore. Anche se impressiona il numero dei prevaricatori, dei traditori che ora, nella Chiesa si levano e hanno cominciato a tradire insieme la fede e la verità, tuttavia tra i più lo spirito resta sincero, la religiosità integra e l’animo devoto solo al Signore Iddio. L’altrui perfidia non travolge la fede cristiana nella rovina, ma la esalta e la eccita alla gloria, come dice, come esorta il beato Apostolo: Che se alcuni di loro caddero dalla fede, forse che la loro infedeltà ha reso vana la fede di Dio? Non sia mai! Infatti Dio è verace, mentre ogni uomo è menzognero [Rm 3,3-4]» (Cipriano di Cartagine, Le lettere, 67,7-8).
La tua misericordia, o Dio,
liberi dalle insidie dell’antico peccato
il popolo a te fedele
e lo renda capace della santità di una vita nuova.
Per Cristo nostro Signore.
I Lettura Il profeta Isaia illustra magistralmente l’azione apostolica del servo del Signore. Animato dallo Spirito di Dio porterà il diritto alle nazioni; sarà mite e umile di cuore (cfr. Mt 11,29) e adempirà la sua missione con fortezza, senza abbattersi, malgrado le opposizioni e le persecuzioni. Egli stesso sarà alleanza e luce, aprirà gli occhi ai ciechi (cfr. Gv 9) e farà uscire dal carcere i prigionieri (cfr. Lc 4,18.21). Non è difficile intuire che questo oracolo si è realizzato pienamente in Gesù di Nazareth.
Benedetto XVI (Omelia 29 Marzo 2010): Maria si pone ai piedi di Gesù in umile atteggiamento di servizio, come farà lo stesso Maestro nell’Ultima Cena, quando - ci dice il quarto Vangelo - “si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli” (Gv 13,4-5), perché - disse - “anche voi facciate come io ho fatto a voi” (v. 15): la regola della comunità di Gesù è quella dell’amore che sa servire fino al dono della vita. E il profumo si spande: “tutta la casa - annota l’Evangelista - si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12,3). Il significato del gesto di Maria, che è risposta all’Amore infinito di Dio, si diffonde tra tutti i convitati; ogni gesto di carità e di devozione autentica a Cristo non rimane un fatto personale, non riguarda solo il rapporto tra l’individuo e il Signore, ma riguarda l’intero corpo della Chiesa, è contagioso: infonde amore, gioia, luce.
La tua protezione, o Signore, soccorra gli umili
e sostenga sempre coloro che confidano nella tua misericordia,
perché si preparino alla celebrazione delle feste pasquali
non solo con la mortificazione del corpo
ma, ancor di più, con la purezza dello spirito.
Per Cristo nostro Signore.
Volgi lo sguardo, o Padre, su questa tua famiglia
per la quale il Signore nostro Gesù Cristo
non esitò a consegnarsi nelle mani dei malfattori
e a subire il supplizio della croce.