1 Gennaio 2024
Maria Santissima Madre di Dio
Nm 6,22-27; Salmo Responsoriale 66 [67]; Gal 4,4-7: Lc 2,16-21
Colletta
O Dio, che nella verginità feconda di Maria
hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna,
fa’ che sperimentiamo la sua intercessione,
poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita,
Gesù Cristo, tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
Maria santissima Madre di Dio: Benedetto XVI (Omelia, 1 gennaio 2008): Il titolo di Madre di Dio è il fondamento di tutti gli altri titoli con cui la Madonna è stata venerata e continua ad essere invocata di generazione in generazione, in Oriente e in Occidente. Al mistero della sua divina maternità fanno riferimento tanti inni e tante preghiere della tradizione cristiana, come ad esempio un’antifona mariana del tempo natalizio, l’Alma Redemptoris mater con la quale così preghiamo: “Tu quae genuisti, natura mirante, tuum sanctum Genitorem, Virgo prius ac posterius - Tu, nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Creatore, Madre sempre vergine”. Cari fratelli e sorelle, contempliamo quest’oggi Maria, madre sempre vergine del Figlio unigenito del Padre; impariamo da Lei ad accogliere il Bambino che per noi è nato a Betlemme. Se nel Bimbo nato da Lei riconosciamo il Figlio eterno di Dio e lo accogliamo come il nostro unico Salvatore, possiamo essere detti e lo siamo realmente figli di Dio: figli nel Figlio. Scrive l’Apostolo: “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4).
I Lettura: Ti benedica il Signore e ti custodisca: la preghiera sacerdotale ricordata dal libro dei Numeri trova ricchezza e compimento nel nome di Gesù: nel mistero del Dio umanato, e nella sua dolcezza, tutti gli uomini saranno benedetti da Dio. In Gesù ogni uomo ha trovato grazia e salvezza.
II Lettura: Quando venne la pienezza del tempo: questa espressione designa la venuta dei tempi messianici o escatologici, che colmano la lunga attesa dei secoli come una misura finalmente piena. Inoltre, in modo mirabile, Paolo mette in risalto “i due aspetti, negativo e positivo della redenzione: divenendo figlio, lo schiavo acquista la libertà. Lo schiavo liberato è adottato come figlio, non solamente per l’accesso legale all’eredità, ma con il dono reale della vita divina, nella quale le tre Persone sono associate” (Bibbia di Gerusalemme).
Vangelo
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
I pastori entrano nella grotta e vedono tutto ciò che era stato loro annunciato dall’angelo e, colmi di gioia, trasmettono il messaggio angelico, udendolo la gente si meraviglia, come si erano meravigliati i parenti di Zaccaria così si meraviglieranno il padre e la madre di Gesù.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo, come per Giovanni, il nome era già stato indicato dall’angelo, prima del concepimento. Nella concezione semitica il nome non serve solo come denominazione di un uomo, ma si identifica con la sua stessa persona (1Sam 25,25).
Gesù, un nome “voluto da Dio ricco di significato [Mt 1,21 lo spiega], ma soprattutto carico di destino. Un nome che sintetizza bene il valore della persona che lo porta, che rinchiude in sé l’oggetto del vangelo: la salvezza” (Carlo Ghidelli, Vangelo secondo Luca).
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.
E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Parola del Signore
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Maria poi serbava tutte queste cose...; lo stesso concetto ritorna al vers. 51. Il racconto descrive due sentimenti ponendoli l’uno accanto all’altro, cioè: l’ammirazione di quelli che hanno ascoltato i fatti riferiti dai pastori e la riflessione profonda e penetrante che Maria compiva sugli eventi visti e ascoltati. Il rapporto tra gli atteggiamenti psicologici di questi due tipi di personaggi (coloro che hanno ascoltato i racconti riferiti dai pastori e Maria) fa anche emergere la loro differenza; da una parte infatti si ha una ammirazione fugace e di superficie (ἐδαύμασαν = aoristo che indica un’azione transeunte o azione puntiforme), dall’altra vi è una riflessione prolungata (συνετήρει = imperfetto che designa un’azione iterata, duratura, cioè un’azione lineare). Questa precisione stilistica mette a punto una finezza psicologica: i sentimenti di quelli che hanno ascoltato i pastori presentano una proprietà avventizia, occasionale; i sentimenti invece di Maria hanno un carattere prolungato ed abituale. Il verbo συντερέω può essere tradotto con «conservare» ed anche «osservare», perché suppone il verbo ebraico shamar (aramaico: natar) che ha questi due sensi. E le meditava in cuor suo; il greco ha il participio συμβάλλουσα ([le] meditava) che determina ulteriormente l’imperfetto precedente del testo (serbava). La frase usata da Luca più che designare una doppia azione psicologica (serbava e meditava) indica un’attività intellettuale intensa, quindi in essa più che uno sdoppiamento di azione bisogna vedere un’intensità o profondità di un unico atto della mente. «Tutte queste cose» (fatti visti e parole udite) intorno al piccolo Gesù sono state conservate o osservate con interesse ed attenzione da Maria, vale a dire: la madre di Cristo le ha profondamente meditate. Questa intensa attività dello spirito è stata indicata con il participio συμβάλλουσα, verbo proprio del vocabolario di Luca, che designa una riflessione profonda su un problema importante e di difficile soluzione (cf. Lc., 14, 31; Atti, 4, 15). «In cuor suo», cioè: nel suo intimo; l’evangelista con questo rilievo indica che la «meditazione» di Maria aveva carattere religioso, essa cioè consisteva in una riflessione intima sul senso religioso dei fatti; l’espressione quindi «in cuor suo» non indica propriamente la facoltà che compiva tale meditazione (il cuore, secondo la psicologia ebraica, era la sede del pensiero), ma la religiosità con la quale Maria considerava gli eventi. L’osservazione dell’evangelista, oltre la sua importanza storica, poiché accenna velatamente alla fonte da cui provengono, almeno in parte, le notizie del vangelo dell’infanzia, ha un valore dottrinale notevole. Essa infatti puntualizza un aspetto della personalità della madre di Gesù; Maria è presentata come un’anima riflessiva, desiderosa di maggiori approfondimenti (cf. Lc., 1, 29; 2, 51); ella è una fervida ebrea che ama meditare sulla Scrittura per comprendere meglio, nella luce di essa, i fatti di cui è protagonista o spettatrice. Israele ha conosciuto gruppi di persone ferventi che meditavano sulla Scrittura e sugli eventi della storia per scoprirne le mutue relazioni ed i misteriosi richiami. Ampie parti dell’Antico Testamento documentano abbondantemente, con le composizioni a carattere rievocativo ed antologico, l’esistenza di questo genere di meditazione religiosa praticata da quei «saggi» di cui non pochi hanno lasciato in vari salmi e in lunghe sezioni dei libri sapienziali il dolce frutto di questa loro riflessione interamente ispirata dalla loro vibrante pietà, dal loro vivo attaccamento alla storia ed alla religione. Nel vangelo dell’infanzia (Lc., 1-2), penetrato da questa riflessione religiosa, si rileva che Maria ama approfondire il significato religioso delle cose (cf. Lc., 1, 29; 2, 19, 51) e scoprire il nesso che li congiunge con le affermazioni della Scrittura. Il Magnificat rappresenta una chiara conferma dei rilievi compiuti; questo cantico infatti, che è un richiamo continuo di passi biblici, attesta che la Madre di Gesù non soltanto conosce l’Antico Testamento, ma che ella ne vede anche la perfetta consonanza con gli avvenimenti della sua vita. Da questo modo di presentare i fatti si deduce che Maria, nel pensiero dell’evangelista, non è soltanto una protagonista ed una spettatrice degli eventi, ma che ella ne è anche la prima coordinatrice, poiché proprio la Madre di Gesù è la persona, la quale, con una penetrante riflessione religiosa, scorge questi fatti nella luce del Vecchio Testamento considerandoli come la realizzazione delle promesse e dell’economia divina antecedenti alla venuta del Messia. Di queste riflessioni religiose di cui Maria è stata l’iniziatrice il vangelo dell’infanzia rappresenta l’ultimo e definitivo sviluppo (cf. R. Laurentin, o. c., p. 99-100).
Maternità divina - Catechismo degli Adulti 773-774: Fin dalle origini la dignità della divina maternità ha attirato l’attenzione e lo stupore della Chiesa. L’evangelista Luca onora Maria come la Madre del Signore, tenda della divina presenza, arca della nuova alleanza. I cristiani cominciano presto a invocarla come Madre di Dio. Lo attesta già una bella preghiera del III secolo: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». Più tardi, nel 431, il concilio di Efeso definisce che Maria è Madre di Dio. Ovviamente con ciò non intende affermare che Maria è stata principio della divinità, cosa evidentemente assurda; ma che ha generato nella sua umanità il Figlio eterno, che è vero Dio e veramente è diventato uomo.
Per ogni donna la maternità comporta un legame personale permanente con il figlio. La maternità di Maria integra questa dimensione umana ordinaria in una comunione con Dio senza pari. Il Padre celeste le comunica lo Spirito di infinita tenerezza, con cui egli si compiace del Figlio generandolo nell’eternità; la fa partecipare alla propria fecondità perché il Figlio nasca
Per ogni donna la maternità comporta un legame personale permanente con il figlio. La maternità di Maria integra questa dimensione umana ordinaria in una comunione con Dio senza pari. Il Padre celeste le comunica lo Spirito di infinita tenerezza, con cui egli si compiace del Figlio generandolo nell’eternità; la fa partecipare alla propria fecondità perché il Figlio nasca anche nella storia, come uomo e come primogenito di molti fratelli. Madre di Dio è «il nome proprio dell’unione con Dio, concessa a Maria Vergine», «che realizza nel modo più eminente la predestinazione soprannaturale... elargita a ogni uomo». Maria vive questa grazia singolarissima con atteggiamento di accoglienza grata, amante e adorante, in modo simile a tutti i credenti, ma con una radicalità e pienezza inaudita. Questo è il suo modo di ricevere la Parola e di partecipare alla vita divina. Allo stesso tempo è il modo più sublime di attuare la femminilità, come accoglienza e donazione di vita.
«Vergine Madre di Dio, colui che il mondo non può contenere facendosi uomo si chiuse nel tuo grembo.
«Vergine Madre di Dio, colui che il mondo non può contenere facendosi uomo si chiuse nel tuo grembo.
Inno a Maria - Cirillo di Alessandria, Hom. 4, n. 1183): “Salve, Madre di Dio, Maria, tesoro venerabile di tutto il mondo, lampada inestinguibile, corona della verginità, scettro della sana dottrina, tempio indissolubile, casa di colui che non può essere contenuto in nessuna casa, madre e vergine; per la quale è chiamato benedetto nei Vangeli colui che viene nel nome del Signore [Mt 21,9]: salve, tu accogliesti nel tuo seno santo e verginale l’immenso e incontenibile, per te la santa Trinità è glorificata e adorata; per te la preziosa croce è celebrata e adorata in tutto il mondo; per te il cielo esulta, per te gli angeli e gli arcangeli si allietano, per te i demoni son messi in fuga, per te il diavolo tentatore cade dal cielo, per te la creatura decaduta vien portata al cielo; per te ogni creatura, irretita dal veleno degli idoli, giunge alla conoscenza della verità; per te il santo battesimo è stato dato ai credenti, per te l’olio della consacrazione, per te sono state fondate le Chiese in tutto il mondo, per te i popoli son guidati alla penitenza. E che dirò ancora? Per te l’unigenito figlio di Dio rifulse come luce a coloro ch’eran nelle tenebre; per te i profeti parlarono, per te i morti risorgono, per te gli apostoli annunziarono la salvezza, per te i re regnano in nome della santa Trinità. E chi mai potrà celebrare adeguatamente quella Maria degnissima d’ogni lode? Essa è madre e vergine; o cosa meravigliosa! Questo miracolo colma di stupore.
Il Santo del giorno - 1 Gennaio 2024 - Maria Santissima Madre di Dio - La solennità di Maria SS. Madre di Dio è la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale. Originariamente la festa rimpiazzava l’uso pagano delle “strenae” (strenne), i cui riti contrastavano con la santità delle celebrazioni cristiane. Il “Natale Sanctae Mariae” cominciò ad essere celebrato a Roma intorno al VI secolo, probabilmente in concomitanza con la dedicazione di una delle prime chiese mariane di Roma: S. Maria Antiqua al Foro romano, a sud del tempio dei Castori. La liturgia veniva ricollegata a quella del Natale e il primo gennaio fu chiamato “in octava Domini”: in ricordo del rito compiuto otto giorni dopo la nascita di Gesù, veniva proclamato il vangelo della circoncisione, che dava nome anch’essa alla festa che inaugurava l’anno nuovo. La recente riforma del calendario ha riportato al 1° gennaio la festa della maternità divina, che dal 1931 veniva celebrata l’11 ottobre, a ricordo del concilio di Efeso (431), che aveva sancìto solennemente una verità tanto cara al popolo cristiano: Maria è vera Madre di Cristo, che è vero Figlio di Dio. Nestorio aveva osato dichiarare: “Dio ha dunque una madre? Allora non condanniamo la mitologia greca, che attribuisce una madre agli dèi”; S. Cirillo di Alessandria però aveva replicato: “Si dirà: la Vergine è madre della divinità? Al che noi rispondiamo: il Verbo vivente, sussistente, è stato generato dalla sostanza medesima di Dio Padre, esiste da tutta l’eternità... Ma nel tempo egli si è fatto carne, perciò si può dire che è nato da donna”. Gesù, Figlio di Dio, è nato da Maria. È da questa eccelsa ed esclusiva prerogativa che derivano alla Vergine tutti i titoli di onore che le attribuiamo, anche se possiamo fare tra la santità personale di Maria e la sua maternità divina una distinzione suggerita da Cristo stesso: “Una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,27s). In realtà, “Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù e, abbracciando con tutto l’animo e senza peso alcuno di peccato la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale Ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente” (Lumen Gentium, 56). (Autore: Piero Bargellini)
conducano alla vita eterna noi che ci gloriamo di riconoscere
la beata sempre Vergine Maria
Madre del tuo Figlio e Madre della Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.