1 Dicembre 2022
Giovedì I Settima di Avvento (Anno A)
Is 26,1-6; Salmo Responsoriale dal Salmo 117 [118]; Mt 7,21.24-27
Colletta
Risveglia la tua potenza, o Signore,
e con grande forza vieni in nostro soccorso,
perché la tua grazia vinca le resistenze dei nostri peccati
e affretti il momento della salvezza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Giovanni Paolo II (Omelia 6 Giugno 1999): Che cosa Cristo, dice in proposito, nella pagina dell’odierno Vangelo? Terminando il discorso della montagna, disse: “chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sulla roccia” (Mt 7, 24-25). L’opposto di colui che costruì sulla roccia è l’uomo che costruì sulla sabbia. La sua costruzione si dimostrò poco resistente. Di fronte alle prove e alle difficoltà crollò. Cristo ci insegna questo.
Una casa costruita sulla roccia. L’edificio della vita. Come costruirlo affinché non crolli sotto la pressione degli avvenimenti di questo mondo? Come costruire questo edificio perché da “abitazione sulla terra” diventi un’“abitazione ricevuta da Dio?, una dimora eterna nei cieli non costruita da mani di uomo” (cfr. 2Cor 5,1)? Oggi udiamo la risposta a questi interrogativi essenziali della fede: alla base della costruzione cristiana c’è l’ascolto e il compimento della parola di Cristo. E dicendo “la parola di Cristo” abbiamo in mente non soltanto il suo insegnamento, le parabole, le promesse, ma anche le sue opere, i segni, i miracoli. E soprattutto la sua morte, la risurrezione e la discesa dello Spirito Santo. Più ancora: abbiamo in mente il Figlio di Dio stesso, l’eterno Verbo del Padre, nel mistero dell’incarnazione. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14).
I Lettura: Il Signore Dio promette al suo popolo la pace, questa è la sua volontà, e questo è il suo progetto che sarà portato a compimento, nonostante la pervicacia, l’infedeltà, il peccato dell’uomo. A fronte di questa volontà salvifica, il popolo senza indugi ritorni al suo Signore, confidi in lui perché Egli è una roccia eterna, e vera è la sua parola: saranno abbattuti per sempre gli oppressi, saranno innalzati gli oppressi e i poveri.
Vangelo
Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.
I capitoli cinque, sei e sette del Vangelo di Matteo contengono l’ampio discorso evangelico che Gesù rivolge alla folla e ai suoi discepoli e che è comunemente conosciuto come la Magna Charta del Regno dei Cieli. L’uomo, costruito solidamente nella sua libertà, può accogliere il Vangelo, la Buona Novella della salvezza, oppure rigettarlo, esponendosi alla catastrofe. Per l’uomo non vi sono vie intermedie: chi non è con Cristo è contro di lui, e chi non raccoglie con lui, disperde (cfr. Mt 12,30). La vita dell’uomo non è una sequenza fissa di avvenimenti che sono inevitabili e invariabili, né esiste una volontà che predetermina e ordina il corso degli avvenimenti: tutto poggia sulla sapienza o sulla insipienza dell’uomo, e quindi sulla sua capacità di saper discernere e percorrere quell’unica via che conduce alla vita.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,21.24-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Parola del Signore.
I capitoli 5-7 sono la magna carta del Regno di Dio, i versetti 21-27 del 7mo capitolo chiudono questa lunga sezione. Il versetto 21, Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, probabilmente si riferisce “ai cristiani entusiasti e carismatici, però neghittosi e disimpegnati. Costoro pensavano di piacere a Dio con grandi manifestazioni di devozione e con solenni professioni di fede nelle assemblee liturgiche. Per bocca di Gesù viene contestata la pietà falsa di questi cristiani. Non basta invocarlo e proclamarlo «Signore, Signore!», ma bisogna anzitutto impegnarsi seriamente per fare la volontà del Padre. Se la preghiera è disgiunta da una condotta di vita autenticamente cristiana non serve a nulla. È ancora l’orto prassi il criterio per discernere i veri dai falsi discepoli” (Angelico Poppi, I Quattro Vangeli).
I versetti 24-27 suggeriscono ai “veri discepoli” come edificare la loro vita perché possano ottenere il dono della beatitudine eterna. Fare la volontà del Padre e ascoltare le parole di Gesù sono consequenziali: la volontà di Gesù è la volontà del Padre, e la sua parola è la parola del Padre. Da qui si evince che colui che fa la volontà di Gesù fa la volontà del Padre, e chi ascolta la sua parola ascolta la parola Padre: “Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato… Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato” (Gv 5,30; 14,23; cfr. 4,34; 6,38).
In questi ultimi versetti il discorso della Montagna ha “una conclusione degna della sua apertura: l’immagine dell’edificio innalzato sulla roccia che non crolla, in contrasto con quello costruito sulla sabbia. Il discepolo di Gesù è un uomo saggio che edifica su solidi basi: l’ascolto e la messa in pratica degli insegnamenti del Maestro” (Angelo Lancellotti, Matteo).
Perciò chiunque ascolta queste mie parole - Wolfgang Trilling (Vangelo di Matteo): Gesù ci presenta i due costruttori come esempio. A chi volete assomigliare nella costruzione della casa della vostra vita? Nel giudizio degli uomini l’uno è saggio e prudente, l’altro è uno stolto che merita giustamente «il danno e le beffe». Accade così anche nei riguardi della dottrina di Gesù: chi lo ascolta e lo segue è un uomo prudente; chi invece ascolta solo, ma non lo segue, è uno stolto. Ci sono unicamente queste due possibilità, e anche qui l’unica cosa veramente decisiva è «il fare». «Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori» (Gc 1, 22). Questa non è, come nel racconto, una prudenza a stoltezza semplicemente umana e terrena. Qui non si tratta di ciò che ha successo nella vita presente, di ciò che rende salda la casa materiale. Lo stolto dell’immagine poteva costruirsi una nuova casa e imparare a sue spese la prudenza.
Al discepolo di Gesù è possibile questo? Gesù dice: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio...», cioè nel giorno del giudizio. L’uragano del racconto è descritto con colori così forti da far pensare all’immane catastrofe che chiuderà la storia. Cadde la pioggia a dirotto, i fiumi strariparono, soffiarono i venti e s’abbatterono su quella casa. Questa immagine richiama “l’uragano” escatologico, che decide una volta per tutte la sorte della casa della tua vita: nessuno potrà cominciare a edificare una seconda volta. Se la casa è crollata resta in rovina, per sempre. Queste parole danno a tutto il discorso della montagna una profondità e una efficacia particolare. Tu puoi costruirti una casa soltanto nell’uno o nell’altro modo. Le parole di Gesù ci indicano dove dobbiamo porre le fondamenta per poter resistere all’uragano del giudizio; ma ascoltarle e conoscerle non basta, se non costruiamo effettivamente sulla roccia, cioè se non mettiamo in pratica le sue parole. Tutto incalza; non soltanto perché così vuole Dio o così fu rivelato da Gesù, ma perché per ognuno il tempo urge. La vita è una e irripetibile, e il giudizio finale è inevitabile. Solo colui che ha costruito la sua vita avendo come unico ideale Dio, il suo regno e la sua giustizia, lo potrà superare.
Volontà di Dio - Wolfgang Langer: Può essere descritta come il decreto di Dio che si rivela nella creazione e nella storia. I termini ebraici e greci designano il campo semantico nel quale si chiarisce il significato: desiderio, istanza, intenzione. La volontà crea tutto ciò che è. Non si ferma al “volere”. ma nella determinazione della volontà è già compimento, azione ed esternazione. Nel messaggio biblico non si parla di destino, ma di volontà che può significare chiamata, comandamento e richiesta.
La volontà si esprime nella parola e nell’azione e in questo modo l’uomo la può riconoscere.
Con ciò però è chiaro anche l’obbligo, per l’uomo, di sottomettersi alla volontà (Rm 9,19s).
Per I’israelita la pienezza della volontà divina si trova nella Legge rivelata, alla quale deve attenersi, e altrettanto nell’intervento salvifico di Dio nella storia, che per sua volontà diventa storia della salvezza. Promessa e vocazione, giudizio e salvezza manifestano la volontà. In assoluta indipendenza (Sap 12,12) e con sapienza, Dio guida la storia del mondo con il suo amore. Il suo popolo è prescelto in vista della salvezza, cosicché non la morte, ma la vita, non la sventura, ma la salvezza caratterizzano come volontà salvifica il progetto globale di Dio.
L’uomo però non fu sempre consapevole di questo fatto. La volontà d’amore di Dio fu rigettata da molti dopo Adamo. Gesù Cristo ha pagato il debito adempiendo la volontà; egli è la salvezza del mondo. Ubbidendo al Padre suo, il sacrificio per gli uomini culmina dell’esclamazione: “… non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (/Lc 22,42).
Perciò chiunque ascolta queste mie parole … : «“Gli ascoltatori della parola edificano gli uni sulla roccia, gli altri sulla sabbia.” Non vogliate perciò, fratelli miei, tradire voi stessi, dal momento che siete accorsi con diligenza ad ascoltare la parola, se non praticate ciò che ascoltate, venendo meno. Pensate che se è bello ascoltare, lo è ancor di più praticare. Se non ascolti, trascuri l’ascolto e nulla edifichi. Se ascolti e non fai, edifichi la tua rovina. Su questo argomento è stata proposta una parabola congruentissima da Cristo Signore: “Chi ascolta”, egli dice, “queste mie parole, e le mette in pratica, lo paragonerò ad un uomo prudente che costruisce la sua casa sulla roccia. Venne la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e imperversarono su quella casa, ma essa non cadde”. Perché non cadde? “Era infatti fondata sulla roccia” [Mt 7,24-27]. Quindi, ascoltare e mettere in pratica significa edificare sulla roccia. L’ascolto stesso in effetti è un edificare. “Chi però”, egli continua, “ascolta queste mie parole, e non le mette in pratica, lo paragonerò ad un uomo stolto che edifica”. Anche lui edifica. Cosa edifica? Ecco, “edifica la sua casa”: ma poiché non pratica ciò che ascolta, pur ascoltando “edifica sulla sabbia” [ibid.]. Quindi è sulla sabbia che costruisce chi ascolta e non mette in pratica; sulla roccia, chi ascolta e mette in pratica; né sulla sabbia, né sulla roccia, chi neppure ascolta. Sta’ attento, però, a ciò che segue: “Venne la pioggia, strariparono i fiumi soffiarono i venti e imperversarono su quella casa, ed essa cede: e grande fu la sua rovina” (ibid.). Spettacolo miserevole!» (Sant’Agostino).
Il Santo del giorno - 4 Dicembre 2022 - San Giovanni Damasceno, Sacerdote e Dottore della Chiesa: Nacque a Damasco nella seconda metà del secolo VII da una famiglia di cristiani. Dopo aver ricevuto un’ottima istruzione filosofica, divenne monaco nel monastero di San Saba a Gerusalemme e fu ordinato sacerdote. Scrisse molte opere di dottrina teologica, in particolare contro gli iconoclasti. Morì verso la metà del secolo VIII.
O Padre, la forza del tuo Spirito,
operante in questi santi misteri,
sia per noi sostegno nella vita presente
e pegno sicuro della felicità eterna.
Per Cristo nostro Signore.