22 Aprile 2021
Giovedì III Settimana di Pasqua
At 8,26-40; Sal 65 (66); Gv 6,44-51
Il Santo del Giorno: 22 Aprile 2021 - Sant’Agapito I, Papa: Fu eletto Papa il 13 maggio 535 ma il suo pontificato durò poco più di undici mesi. Un periodo durante il quale l’imperatore d’Oriente Giustiniano riuscì a conquistare la rimanente parte del Medio Oriente e gran parte dell’Africa nord orientale, già regno dei Goti. Poi inviò il suo generale Belisario in Italia: sbarcato in Sicilia diresse le sue truppe verso Napoli e da li si preparò a sferrare l’attacco finale a Roma. Il principe ostrogoto Teodato riuscì però a costringere papa Agapito, usando la «longa manus» imperiale, ad intraprendere un duro viaggio verso Bisanzio, al fine di riuscire a convincere l’imperatore a desistere dalla sua impresa. Giunto a Costantinopoli, Agapito fu accolto con tutti gli onori ma non riuscì a far desistere Giustiniano dai propositi di riconquista della penisola italica. In compenso però, Agapito inflisse un duro colpo all’eresia monofisita, riuscendo a far allontanare il patriarca Antimo e a insediare il patriarca Menas. Dopo le fatiche del viaggio il Papa si ammalò gravemente. Morì il 22 aprile 536. (Avvenire)
Colletta: Dio onnipotente ed eterno, che in questi giorni pasquali ci hai rivelato in modo singolare la grandezza del tuo amore, fa’ che accogliamo pienamente il tuo dono, perché, liberati dalle tenebre dell’errore, aderiamo sempre più agli insegnamenti della tua verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Disse allora lo Spirito a Filippo... - La missione dello Spirito Santo: Ad Gentes 3-4: Tutto quanto il Signore ha una volta predicato o in lui si è compiuto per la salvezza del genere umano, deve essere annunziato e diffuso fino all’estremità della terra, a cominciare da Gerusalemme. In tal modo quanto una volta è stato operato per la salvezza di tutti, si realizza compiutamente in tutti nel corso dei secoli. Per il raggiungimento di questo scopo, Cristo inviò da parte del Padre lo Spirito Santo, perché compisse dal di dentro la sua opera di salvezza e stimolasse la Chiesa a estendersi. Indubbiamente lo Spirito Santo operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato. Ma fu nel giorno della Pentecoste che esso si effuse sui discepoli, per rimanere con loro in eterno; la Chiesa apparve ufficialmente di fronte alla moltitudine ed ebbe inizio attraverso la predicazione la diffusione del Vangelo in mezzo ai pagani; infine fu prefigurata l’unione dei popoli nell’universalità della fede attraverso la Chiesa della Nuova Alleanza, che in tutte le lingue si esprime e tutte le lingue nell’amore intende e abbraccia, vincendo così la dispersione babelica. Fu dalla Pentecoste infatti che cominciarono gli «atti degli apostoli», allo stesso modo che per l’opera dello Spirito Santo nella vergine Maria Cristo era stato concepito, e per la discesa ancora dello Spirito Santo sul Cristo che pregava questi era stato spinto a cominciare il suo ministero. E lo stesso Signore Gesù, prima di immolare in assoluta libertà la sua vita per il mondo, organizzò il ministero apostolico e promise l’invio dello Spirito Santo, in modo che entrambi collaborassero, sempre e dovunque, nella realizzazione dell’opera della salvezza. Ed è ancora lo Spirito Santo che in tutti i tempi «unifica la Chiesa tutta intera nella comunione e nel ministero e la fornisce dei diversi doni gerarchici e carismatici» vivificando - come loro anima - le istituzioni ecclesiastiche ed infondendo nel cuore dei fedeli quello spirito missionario da cui era stato spinto Gesù stesso. Talvolta anzi previene visibilmente l’azione apostolica, come incessantemente, sebbene in varia maniera, l’accompagna e la dirige.
I Lettura L’Etíope, funzionario di Candàce, regina di Etiòpia, sta leggendo un brano del profeta Isaia (53,7-8), un brano di difficile interpretazione. Per i Giudei la difficoltà stava nel trovare la persona che avrebbe fatto in favore del suo popolo quello che diceva la profezia indicata nel libro di Isaia. Trovarla significava anche darle un nome. La Chiesa trovò la risposta in Cristo Gesù, ed è da qui che inizia l’evangelizzazione dell’eunuco da parte di Filippo. Alla fine, fatta la professione di fede l’Etiope riceve il battesimo, e con il dono dello Spirito Santo il suo cuore si colma di indicibile gioia.
Vangelo Il verbo mangiare usato da Gesù, Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, allude all’eucarestia, ma può essere inteso anche in chiave sapienziale, pane, come cibo spirituale. Colui che va da Gesù si nutre di questo pane e mediante questo cibo spirituale acquisisce la pienezza di vita di Gesù che garantisce e anticipa il dono e il possesso della vita eterna.
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,44-51: In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
La Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): La manna di cui si parla nel libro dell’Esodo è figura di questo pane cioè del Signore Gesù - che nutre i cristiani nel loro cammino sulla terra. La Comunione è il convivio meraviglio a nel quale Cristo dona se stesso agli uomini: «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondò». Sono le parole con le quali il Signore promette di istituire l’Eucaristia nell’ultima Cena: «Questo è il mio corpo, che è per voi» (1Cor 11,22). Le espressioni “per la vita del mondo per voi alludono al valore redentivo dell’immolazione di Cristo sulla Croce. Già in alcuni sacrifici dell’Antico Testamento, che erano tipo di quello del Signore, una parte della carne offerta veniva successivamente distribuita come cibo e significava la partecipazione dei presenti al rito sacro (cfr Es 11,3-4). Parimenti, quando ci comunichiamo, diveniamo partecipi del sacrificio di Gesù Cristo. Perciò, durante la liturgia delle Ore nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, la Chiesa canta: «Oh sacra mensa in cui Cristo si fa nostro cibo, si celebra il memoriale della sua Passione, l’anima è colmata di grazia e ci vien dato un pegno della futura gloria» (Antifona del “Magnificat ai secondi Vespri).
Comunione con Cristo e con il Padre - Richard Gutzwiller (Meditazioni su Giovanni): Tutti i sacramenti della Chiesa hanno una relazione con la nuova vita donata da Dio. Il Battesimo la conferisce, la Cresima la stabilizza, la Penitenza la restituisce a chi l’ha perduta, l’Ordinazione sacerdotale dà la capacità di donarla agli altri, il Matrimonio congiunge due vite, naturali e soprannaturali, per la generazione naturale e soprannaturale, l’Unzione degli infermi rafforza la vita naturale ed assicura l’eterna. Al vertice sta l’autentico Sacramento di vita, il cibo vivificante della carne di Cristo, la bevanda vivificante del sangue di Cristo. «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui». Nella santa Comunione l’uomo si unisce a Cristo e Cristo si unisce a chi si nutre di lui. È questo un processo di assimilazione, che indicato simbolicamente dal mangiare e dal bere, sarà consumato nella realtà invisibile di un’unione soprannaturale. La corrente di vita ha la sua scaturigine nel Padre: «Come il Padre che vive ha mandato me, ed io vivo per il Padre, così chi mangia me, vivrà anch’egli per me». La generazione del Figlio dal Padre è comunicazione di vita. Ricevere il Figlio, mangiando la sua carne ed il suo sangue, significa partecipare a questa comunicazione di vita. Così si completa l’unità vitale: dal Padre attraverso Cristo si passa all’uomo, dall’uomo attraverso Cristo si torna al Padre. Quel pane non ha solo un’efficacia transitoria come la manna, ma chi ne mangia vivrà in eterno. «Non come la manna che mangiarono i vostri padri e morirono». La vera manna è Cristo: chi ne mangia non muore più, perché - anche se muore nel suo elemento esterno, corporalmente - ha pur sempre in sé una vita, che non può esser distrutta dalla morte e per di più sarà risuscitato anche nel suo elemento esterno corporalmente, nell’ultimo giorno.
… pieno di gioia, proseguiva la sua strada (I Lettura): Evangelii gaudium 5: Il Vangelo, dove risplende gloriosa la Croce di Cristo, invita con insistenza alla gioia. Bastano alcuni esempi: «Rallegrati» è il saluto dell’angelo a Maria (Lc 1,28). La visita di Maria a Elisabetta fa sì che Giovanni salti di gioia nel grembo di sua madre (cfr. Lc 1,41). Nel suo canto Maria proclama: «Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1,47). Quando Gesù inizia il suo ministero, Giovanni esclama: «Ora questa mia gioia è piena» (Gv 3,29). Gesù stesso «esultò di gioia nello Spirito Santo» (Lc 10,21). Il suo messaggio è fonte di gioia: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). La nostra gioia cristiana scaturisce dalla fonte del suo cuore traboccante. Egli promette ai discepoli: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia» (Gv 16,20). E insiste: «Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16,22). In seguito essi, vedendolo risorto, «gioirono» (20,20). Il libro degli Atti degli Apostoli narra che nella prima comunità «prendevano cibo con letizia» (At 2,46). Dove i discepoli passavano «vi fu grande gioia» (At 8.8), ed essi, in mezzo alla persecuzione, «erano pieni di gioia» (At 13,52). Un eunuco, appena battezzato, «pieno di gioia seguiva la sua strada» (At 8,39), e il carceriere «fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per aver creduto in Dio» (At 16,34). Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia?
In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna - Sant’Agostino: Ha voluto rivelare la sua natura. Avrebbe potuto dire più brevemente: Chi crede in me avrà me stesso. Cristo è infatti vero Dio e vita eterna. Chi crede in me, egli dice, viene in me; e chi viene in me, ha me stesso. Cosa intende, Cristo, dicendo «ha me stesso»? Intende, avere la vita eterna. Colui che è vita eterna accettò la morte, ha voluto morire: ma nella tua natura, non nella sua. Egli ha ricevuto la natura carnale da te, in modo da morire per te. Ha preso la carne dagli uomini, ma non nel modo in cui la prendono gli uomini. Egli, che ha il Padre nel cielo, scelse una madre in terra: in cielo è nato senza madre, in terra è nato senza padre. La vita ha accettato la morte, affinché la vita uccidesse la morte. Dunque «chi crede in me - dice - ha la vita eterna»; non la vita che appare manifesta, ma quella che sta nascosta. Perché la vita eterna, cioè il Verbo, «in principio era presso Dio, ed era Dio il Verbo, e la vita era la luce degli uomini». Lui che è vita eterna, ha dato la vita eterna alla carne che aveva assunto. È venuto per morire e nel terzo giorno è risuscitato. Tra il Verbo che accetta di farsi carne, e la carne che risuscita, la morte è annientata.
Dio onnipotente,
fa’ che, sostenuti dalla forza di questo sacramento,
impariamo a cercare sempre te sopra ogni cosa
e a portare in questa vita
l’immagine dell’uomo nuovo.
Per Cristo nostro Signore.