1 GENNAIO 2023
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO – SOLENNITÀ
Nm 6,22-27; Salmo Responsoriale Dal Salmo 66 (67); Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
La Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale, proclama il mirabile mistero della divina Maternità di Maria. Maria è vera Madre di Cristo, che è vero Figlio di Dio: una verità tanto cara al popolo cristiano. Nestorio aveva negato questa verità e sfrontatamente aveva dichiarato: “Dio ha dunque una madre? Allora non condanniamo la mitologia greca, che attribuisce una madre agli dèi”. San Cirillo di Alessandria però aveva replicato: “Si dirà: la Vergine è madre della divinità? Al che noi rispondiamo: il Verbo vivente, sussistente, è stato generato dalla sostanza medesima di Dio Padre, esiste da tutta l’eternità... Ma nel tempo egli si è fatto carne, perciò si può dire che è nato da donna”.
Gesù, Figlio di Dio, è nato da Maria: è da questa eccelsa ed esclusiva prerogativa che derivano alla Vergine tutti i titoli di onore che le attribuiamo. Con il sì, Maria, si è consacrata totalmente al mistero della redenzione: “figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù e, abbracciando con tutto l’animo e senza peso alcuno di peccato la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale Ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente” (Lumen Gentium, 56).
La liturgia esalta anche la verginità feconda e l’umiltà di Maria e per questa sua virtù diventa per noi un modello affinché, imitandola accogliamo in noi il Verbo fatto uomo, nell’interiore ascolto delle Scritture e nella partecipazione più viva ai misteri della salvezza, onde poi testimoniarla con opere di giustizia e di santità, nella vita di ogni giorno.
Colletta
O Dio, che nella verginità feconda di Maria
hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna,
fa’ che sperimentiamo la sua intercessione,
poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita,
Gesù Cristo, tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
Maria vera Madre di Dio - Lumen gentium n. 52: Volendo Dio misericordiosissimo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, «quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, nato da una donna ... per fare di noi dei figli adottivi» (Gal 4,4-5), «Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria vergine». Questo divino mistero di salvezza ci è rivelato e si continua nella Chiesa, che il Signore ha costituita quale suo corpo e nella quale i fedeli, aderendo a Cristo capo e in comunione con tutti i suoi santi, devono pure venerare la memoria «innanzi tutto della gloriosa sempre vergine Maria, madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo».
n. 53 Infatti Maria vergine, la quale all’annunzio dell’angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio e Redentore. Redenta in modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita del sommo ufficio e dignità di madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia eccezionale precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri. Insieme però, quale discendente di Adamo, è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è «veramente madre delle membra (di Cristo)... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra». Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, istruita dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amatissima.
Prima Lettura: Ti benedica il Signore e ti custodisca: la preghiera sacerdotale ricordata dal libro dei Numeri trova ricchezza e compimento nel nome di Gesù: nel mistero del Dio umanato, e nella sua dolcezza, tutti gli uomini saranno benedetti da Dio. In Gesù ogni uomo ha trovato grazia e salvezza.
Seconda Lettura: Quando venne la pienezza del tempo: questa espressione designa la venuta dei tempi messianici o escatologici, che colmano la lunga attesa dei secoli come una misura finalmente piena. Inoltre, in modo mirabile, Paolo mette in risalto “i due aspetti, negativo e positivo della redenzione: divenendo figlio, lo schiavo acquista la libertà. Lo schiavo liberato è adottato come figlio, non solamente per l’accesso legale all’eredità, ma con il dono reale della vita divina, nella quale le tre Persone sono associate” (Bibbia di Gerusalemme).
Vangelo
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio… - Javer Pikaza (Commento della Bibbia Liturgica): Noi, come i pastori, ci muoviamo qui sul piano del paradosso fondamentale del cristianesimo: vediamo, da un lato, un bambino avvolto in pannolini, indifeso, semplicemente un uomo; o vediamo, se si vuole, un preteso profeta del Signore che muore giustiziato. Tale fu il segno, quello di Betlemme o quello del Calvario. Ebbene: su questo segno scorre la parola dell’epifania radicale di Dio che annunzia: E nato per voi (eccolo qui) il Salvatore. il Messia della speranza d’Israele, il Signore di tutti i cosmi. Di fronte a questo paradosso, i pastori risposero come credenti: in essi, che erano forse i più piccoli della terra, cominciò a brillare come in Abramo la nuova luce della verità di Dio per gli uomini. Di fronte a questo paradosso, si chiede anche a noi il coraggio d’una risposta.
Come particolare, dobbiamo aggiungere che in realtà non esiste adorazione dei pastori (esiste invece l’adorazione dei magi di Mt 2,11). Il loro gesto si riflette in questi tratti: a) trovano il bambino e lo accettano come segno di Dio; b) confidano nella parola dell’angelo, credendo nel suo vangelo (nascita d’un salvatore); c) glorificano Dio. La storia è cominciata in Dio che li ha messi in cammino verso il bambino del presepe; dal bambino, accettando il vangelo, tutto li riconduce verso Dio che lodano per la sua opera salvatrice.
Di fronte al racconto dei pastori, il testo di Luca ci offre due risposte. Stanno da una parte i curiosi che si meravigliano per la stranezza dell’accaduto. Sta dall’altro lato la figura di Maria che conserva tutte queste cose, le medita nel suo intimo e riconosce (va riconoscendo) la presenza di Dio nell’enimma del suo Figlio avvolto in pannolini, giacente in una mangiatoia. C’è posto anche per noi in questo racconto: come i pastori e Maria? oppure come semplici curiosi?
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Parola del Signore.
Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): Come negli annunzi precedenti, segue la descrizione del compimento del messaggio angelico.
La fretta dei pastori per verificare il segno, come nel caso di Maria (cf. 1,39), esprime, oltre che la prontezza nel rispondere alla parola di Dio, la gioia messianica per l’attuazione delle promesse.
Essi trovarono Maria e Giuseppe ... Luca con delicatezza nomina per prima la madre. L’estrema condizione di povertà del bimbo giacente nella mangiatoia costituisce per i pastori la conferma della «parola loro della» circa la nascita del Messia. L’evangelista menziona per la terza volta la «mangiatoia». l pastori, dopo aver accolto la Parola e fatto l’esperienza di fede con l’incontro del Messia, ne divengono i primi annunziatori (v. 17).
La meraviglia delle persone che udirono (v. 18), un motivo letterario ricorrente nell’infanzia (1,21.63; 2,33), indica lo stupore ammirato per la nascita del Messia. In realtà, non dovette trattarsi di un fatto clamoroso. Infatti, non ha lasciato tracce in Israele: dal passo parallelo dei magi (Mt 2,1-12) risulta che Gerusalemme era completamente all’oscuro dell’evento prodigioso, e all’inizio del ministero pubblico Gesù appare uno sconosciuto.
Maria è descritta come modello dell ‘ascolto della Parola: ella conservava queste cose (parole-evento), meditandole nel suo cuore (v. 19). L’espressione indica una riflessione assidua per «interpretare» il senso enigmatico delle cose accadute. Il verbo symbàllein, tradotto con «meditare», più propriamente significa «mettere accanto», «confrontare». Emerge quindi l’atteggiamento sapienziale della Vergine (cf. Sir 39,1-3; Pro 3,1; Sal 119,11), l’unica testimone nella chiesa primitiva degli eventi narrati, forse trasmessi da lei con discrezione a qualche confidente (cf. At 1,14).
Il versetto conclusivo (v. 20) ribadisce il motivo della lode a Dio, caratteristico in Luca, e include il ritornello delle partenze.
Circoncisione e imposizione del nome (2,21) È un episodio di transizione, senza un particolare rilievo teologico; forse è ricordato da Luca per simmetria con il racconto della nascita di Giovanni. L’unica accentuazione riguarda l’imposizione del nome, conforme al comando dell ‘angelo (1,31), per preludere alla futura missione salvifica di Gesù.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore - La Bibbia di Navarra: In concise parole questo versetto ci dice molte cose su Maria santissima, presentata in atteggiamento sereno e contemplativo innanzi alle meraviglie che stavano avvenendo alla nascita del suo divino Figlio. Maria le penetra con sguardo profondo, le soppesa e le serba nel silenzio della sua anima. La Madonna è maestra di preghiera.
Se la imitiamo, e ponderiamo e custodiamo nel nostro cuore le cose che di Gesù abbiamo udito e ciò che lui opera dentro di noi, siamo sulla via della santità cristiana e nella vita non ci mancherà la dottrina del Signore né la sua grazia. D’altra parte, meditando in siffatto modo l’insegnamento che su Gesù abbiamo ricevuto, approfondiremo sempre più il mistero di Cristo; così “la Tradizione, che trae origine dagli apostoli, progredisce nella Chiesa sotto l’assistenza dello Spirito Santo: infatti la comprensione. tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, cresce sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro, sia con la profonda intelligenza che essi provano delle cose spirituali, sia con la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità” (Dei Verbum, n. 8).
Gesù è nato in una stalla di letame - Girolamo (Sulla natività del Signore) - Non trova posto nel «santo dei santi» risplendente d’oro, di gemme, di seta e d’argento; e così non nasce fra oro e ricchezze ma in mezzo al letame di una stalla (non c’è stalla dove non ci sia letame), dove si erano accumulati i nostri peccati più sordidi. E se nasce in mezzo al letame è proprio per tirarne fuori quelli che sono impastati di sterco. Solleva il misero dal suo letto di letame (Sal 112, 7). [ ... ] È vero che oggi noi, con la scusa di onorare il Cristo, abbiamo eliminato la sporcizia per sostituirla con l’argento; ma per me resta molto più prezioso quello che abbiamo tolto. L’argento e l’oro si confanno ai pagani, mentre a chi crede in Cristo si confà maggiormente quella stalla di terra battuta. Colui che è nato in quella stalla disprezza sia l’oro che l’argento. Io non condanno coloro che l’hanno fatto allo scopo di onorarlo (così come non condanno neppure coloro che per il tempio fabbricarono vasi d’oro); ammiro però il Signore che, creatore del mondo, sceglie di nascere non fra oro e argento ma sulla terra battuta.
Il Santo del Giorno - 1 Gennaio 2023 - Maria Santissima Madre di Dio. Il grembo d’amore che tutti cerchiamo - Matteo Liut: Un grembo materno accogliente che ci faccia sentire amati: è questo ciò di cui ognuno di noi ha bisogno nel profondo. Un’esperienza talmente ricca che Dio stesso ha voluto viverla incarnandosi nella storia grazie al sì alla vergine di Nazareth, divenuta così una madre per l’intera umanità. La maternità divina di Maria celebrata oggi dalla liturgia è una verità di fede stabilita dal Concilio di Efeso del 431. L’incarnazione ha avuto bisogno dell’assenso di una creatura per realizzarsi, così come oggi a ognuno di noi è richiesto l’assenso per permettere a Dio di entrare nella nostra quotidianità. Aprire l’anno nuovo con questa solennità significa aprire il cuore alla vita del Creatore perché viva in ogni creatura. È questa la potente profezia del Vangelo, un messaggio universale che attraversa il tempo nel suo scorrere incessante e supera tutte le nostre paure, le nostre ferite, le nostre incertezze.
I sacramenti ricevuti con gioia, o Signore,
conducano alla vita eterna noi che ci gloriamo di riconoscere
la beata sempre Vergine Maria
Madre del tuo Figlio e Madre della Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.