1 Dicembre 2021
Mercoledì della I Settimana di Avvento
Is 25,6-10a; Sal 22 (23); Mt 15,29-37
Il Santo del Giorno - 1 Dicembre 2021 - Sant’Ansano da Siena, Martire: Questo patrono di Siena era di origini romane, figlio di un nobile patrizio, Tranquillino. Ansano era stato condotto al battesimo dalla madrina Massima. Quando scoppiò la persecuzione di Diocleziano Massima e Ansano vennero imprigionati. La madrina morì sotto i colpi di verga dei littori, mentre Ansano riuscì a fuggire, dirigendosi verso nord lungo la via Cassia, fino ad arrivare a Siena. Qui predicò il Vangelo e battezzò i primi cristiani. Quest’opera gli meritò il titolo di «battezzatore dei Senesi»: sulla sua sepoltura sarebbe sorta la cattedrale e lo stesso Duccio di Buoninsegna lo ritrasse nella sua celebre «Maestà». Ma la persecuzione seguì Ansano anche a Siena. Inseguito e raggiunto dal proconsole Lisia venne catturato e torturato. La lunga vicenda che, dopo la cattura, lo portò al martirio narra di pesanti e dolorose vessazioni che non servirono a fargli rinnegare la propria fede. Venne così condannato al rogo. Ansano, però, fu salvato miracolosamente dalle fiamme, che si spensero non appena venne gettato sul fuoco. Alla fine fu decapitato con la spada fuori dalla città, sulle rive dell’Arbia. (Avvenire)
Colletta: Signore Dio nostro con la tua divina potenza prepara i nostri cuori, perché, alla venuta di Cristo tuo Figlio, siamo trovati degni del banchetto della vita eterna e, da lui serviti, possiamo gustare il pane del cielo. Egli è Dio, e vive e regna con te.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla (Salmo 22 [23]) - Benedetto XVI: Le immagini di questo Salmo, con la loro ricchezza e profondità, hanno accompagnato tutta la storia e l’esperienza religiosa del popolo di Israele e accompagnano i cristiani. La figura del pastore, in particolare, evoca il tempo originario dell’Esodo, il lungo cammino nel deserto, come un gregge sotto la guida del Pastore divino (cfr Is 63,11-14; Sal 77,20-21; 78,52-54). E nella Terra Promessa era il re ad avere il compito di pascere il gregge del Signore, come Davide, pastore scelto da Dio e figura del Messia (cfr 2Sam 5,1-2; 7,8; Sal 78,70-72). Poi, dopo l’esilio di Babilonia, quasi in un nuovo Esodo (cfr Is 40,3-5.9-11; 43,16-21), Israele è riportato in patria come pecora dispersa e ritrovata, ricondotta da Dio a rigogliosi pascoli e luoghi di riposo (cfr Ez 34,11-16.23-31). Ma è nel Signore Gesù che tutta la forza evocativa del nostro Salmo giunge a completezza, trova la sua pienezza di significato: Gesù è il “Buon Pastore” che va in cerca della pecora smarrita, che conosce le sue pecore e dà la vita per loro (cfr Mt 18,12-14; Lc 15,4-7; Gv 10,2-4.11-18), Egli è la via, il giusto cammino che ci porta alla vita (cfr Gv 14,6), la luce che illumina la valle oscura e vince ogni nostra paura (cfr Gv 1,9; 8,12; 9,5; 12,46). È Lui l’ospite generoso che ci accoglie e ci mette in salvo dai nemici preparandoci la mensa del suo corpo e del suo sangue (cfr Mt 26,26-29; Mc 14,22-25; Lc 22,19-20) e quella definitiva del banchetto messianico nel Cielo (cfr Lc 14,15ss; Ap 3,20; 19,9). È Lui il Pastore regale, re nella mitezza e nel perdono, intronizzato sul legno glorioso della croce (cfr Gv 3,13-15; 12,32; 17,4-5).
Cari fratelli e sorelle, il Salmo 23 ci invita a rinnovare la nostra fiducia in Dio, abbandonandoci totalmente nelle sue mani. Chiediamo dunque con fede che il Signore ci conceda, anche nelle strade difficili del nostro tempo, di camminare sempre sui suoi sentieri come gregge docile e obbediente, ci accolga nella sua casa, alla sua mensa, e ci conduca ad «acque tranquille», perché, nell’accoglienza del dono del suo Spirito, possiamo abbeverarci alle sue sorgenti, fonti di quell’acqua viva «che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14; cfr 7,37-39).
I Lettura: Dio sta preparando per Israele un tempo di prosperità, di pace e di benessere e attraverso Israele per tutti i popoli. L’immagine per esprimere tanta gioia è quella di un banchetto nuziale che sarà allestito sul monte Sion, verso cui affluiranno, alla fine dei tempi, tutte le nazioni e i beni della terra. L’annuncio di Isaia è profezia, ma anche un inno di ringraziamento che celebra l’azione provvidenziale del Signore a favore del suo popolo: Dio risiede in Gerusalemme, che per questo è chiamata santa, vive e opera con il suo popolo ed è sempre vigile per venire in suo aiuto. Perché la gioia sia piena, Isaia annunzia anche la fine di quanto si oppone alla felicità, prima di ogni altra cosa, la morte (cfr. Gen 3,19; Ap 7,17; 21,4). Un annuncio che si realizzerà perfettamente nella «pienezza del tempo», quando Dio manderà «il suo Figlio per riscattare coloro che erano sotto la Legge» (Gal 4,4-5).
Vangelo: Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene: il motivo del miracolo va trovato esclusivamente nella compassione di Gesù per la folla che ormai da tre giorni lo seguiva per ascoltare la sua parola. La compassione è un moto dell’animo che ci fa sentire dispiacere o dolore dei mali altrui, quasi li soffrissimo noi. Se il miracolo è manifestazione della potenza di Gesù, “Dio benedetto nei secoli” (Rm 9,5), la commozione è rivelazione della sua anima, “manifestazione evidente della tenerezza del cuore di Cristo Uomo” (San Josemaria Balanguer).
Dal Vangelo secondo Matteo 15,29-37: In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò.
Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Angelico Poppi I Quattro Vangeli - Commento Sinottico): Seconda moltiplicazione dei pani (15,32-39) - Nonostante qualche dettaglio diverso, la seconda moltiplicazione corrisponde alla prima, soprattutto nella redazione di Mt, che ama le strutture parallele.
Numerosi critici ritengono il resoconto un duplicato, che Mc, la fonte di Mt, avrebbe derivato da un’altra tradizione. Comunque, entrambi gli evangelisti si riferiscono a due episodi distinti. In questa seconda moltiplicazione è accentuata l’iniziativa di Gesù, che appare ancora il pastore buono e premuro o in mezzo alle sue pecore: «Dio abita di nuovo nel cuore dei suoi» (Trilling, Il p. 81). Anche in questo racconto è sottolineato il ruolo intermediario dei discepoli. La rilettura eucaristica del miracolo è controversa. Alcuni studiosi l’escludono, altri la vedono qui più accentuata. All’evangelista interessa di presentare Gesù come Signore della comunità per infondere fiducia ai cristiani del suo ambiente, che erano discriminati, emarginati e perseguitati a causa della loro fede. Ad essi Mt assicura l’assistenza e l’aiuto del Salvatore.
Le sette sporte di avanzi, corrispondenti ai sette pani disponibili (v. 34), secondo qualche esegeta, indicano una rilettura della prima moltiplicazione dei pani per le comunità cristiane ellenistiche, forse anche con un’allusione ai sette «diaconi», preposti dagli apostoli alle mense (At 6,1-6). Tale ipotesi risulta più attendibile nella redazione marciana.
La Bibbia di Navarra (I Quattro Vangeli): Come in occasione della prima moltiplicazione (14,13-20) gli apostoli mettono i pochi pani e i pochi pesci a disposizione del Signore. Era tutto quello che avevano. Allo stesso modo, Gesù si serve degli apostoli per distribuire il cibo - il frutto appunto dell’evento prodigioso - alla folla presente.
Nel dispensare le sue grazie salvifiche Dio vuole fare assegnamento sulla fedeltà e sulla generosità degli uomini. «Dal fatto che tu e io ci comportiamo come Dio vuole - non dimenticarlo! - dipendono molte cose grandi» (Cammino, n. 755).
È da notare che nelle due moltiplicazioni miracolose Gesù dà cibo in abbondanza, e al tempo stesso non va sperperato nulla di quanto avanza. I miracoli di Gesù, oltre a essere fatti reali e concreti, costituiscono segni di realtà soprannaturali. In questo caso l’abbondanza del cibo per il corpo significa contemporaneamente l’abbondanza dei doni divini sul piano della grazia e della gloria, nell’ordine dei mezzi e nell’ordine del premio eterno: Dio elargisce agli uomini grazie maggiori di quelle che sarebbero strettamente indispensabili alla salvezza. E questa l’esperienza cristiana fin dai primi tempi.
San Paolo ci dice che dove “è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5,20); perciò scriverà agli Efesini che “la grazia [Cristo] l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza” (Ef 1,8); e al discepolo Timoteo: «La grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù» (lTm 1,14).
Moltiplicazione dei pani - Hildegard Gollinger: Secondo il racconto di tutti e quattro gli evangelisti, Gesù saziò con 5 pani e 2 pesci 5000 uomini (Mc 6,32-34; Mt 14,13-21; Lc 9,10-17; Gv 6,1-15). Inoltre Mc 8,1-10 e - dipendente da lui - Mt 15,32-39 riportano una seconda m. (7 pani - 4000 persone). Questi racconti neotestamentari di moltiplicazione dei pani sono comprensibili soltanto in base al loro sfondo veterotestamentario. L’AT racconta storie di distribuzioni di cibo da parte di Mosè (Es 16 e Nm 11: manna e quaglie) e di Eliseo (2Re 4.42-44). I racconti neotestamentari della moltiplicazione dei pani, sno chiaramente elaborati secondo lo schema di questi modelli veterotestamentari. Intendono dimostrare che Gesù è in grado di fare ciò che Mosè ed Eliseo, dei quali l’AT racconta i miracoli maggiori, furono in grado di fare, anzi, che li supera. Se si fa attenzione, infatti, il confronto con i racconti riguardanti Mosè ed Eliseo dimostra la chiara ed evidente superiorità di Gesù. Eliseo aveva saziato con 20 pani 100 persone, Gesù con 5 pani ne sazia 5000! Mosè dovette pregare Dio per avere del cibo per gli israeliti nel deserto, Gesù invece agisce in virtù e con potere propri. Agli evangelisti non interessa tanto l’evento storico in quanto tale; esso deve piuttosto essere trasparente rispetto alla verità teologica che con esso viene veicolata: Gesù non è soltanto il nuovo Mosè atteso per il principio del tempo della salvezza, il pastore vero, ma supera i più grandi uomini di Dio dell’AT. Egli è più di costoro, è il salvatore escatologico divino, il Messia o - come dicono i greci - il Cristo.
Lette in questo modo, le storie della moltiplicazione dei pani occupano un posto significativo nell’annuncio di Cristo compiuto dalla giovane chiesa.
La rappresentazione della moltiplicazione dei pani (Mc 6,41) ricorda i racconti dell’istituzione dell’eucaristia, come pure le celebrazioni eucaristiche del primo cristianesimo. Da ciò risulta chiaro che la chiesa intende la m. non in maniera puramente “materiale” come distribuzione di cibo per il corpo, bensì come modello dell’eucaristia. Gesù non dà soltanto il vero “pane del Cielo” (cf. Sal 78,24), ma lui stesso è questo “pane della vita” (Gv 6,35), che noi riceviamo nell’eucaristia.
Quanti pani avete?: Catechismo della Chiesa Cattolica 1335: I miracoli della moltiplicazione dei pani, allorché il Signore pronunciò la benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi discepoli per sfamare la folla, prefigurano la sovrabbondanza di questo unico pane che è la sua Eucaristia.
Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza - Agostino: Infatti, anche se camminassi in mezzo all’ombra della morte. Infatti, anche quando cammino in mezzo a questa vita, che è l’ombra della morte. Non temerò il male, perché tu sei con me. Non temerò il male, perché tu abiti, grazie alla fede, nel mio cuore; ed ora sei con me, affinché, dopo l’ombra della morte, sia anch’io con te. La tua verga e il tuo bastone, essi stessi mi hanno consolato. La tua disciplina, come verga per il gregge delle pecore e come bastone per i figli già più grandi e che dalla vita animale crescono a quella spirituale, non mi ha afflitto, anzi da essa sono stato consolato; perché tu ti ricordi di me.
Imploriamo, o Signore, la tua misericordia:
la forza divina di questo sacramento
ci purifichi dal peccato
e ci prepari alle feste del Natale.
Per Cristo nostro Signore.