1 OTTOBRE 2021
SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO, VERGINE E DOTTORE DELLA CHIESA
Bar 1,15-22; Sal 78 (79); Lc 10,13-16
Il Santo del Giorno - 1 Ottobre 2021 - Santa Teresa di Gesù Bambino, Vergine e Dottore della Chiesa - Quella «piccola via» verso la grandezza di Dio: Dio scava nell’anima, entra nel profondo della nostra vita, incide con il suo amore le fondamenta del nostro esistere, ma non sempre è facile seguire le sue tracce. Capitò anche a santa Teresa di Lisieux di “perdersi”, di chiedersi dove fosse Dio e il suo smarrimento è narrato in “Storia di un’anima”. Dal senso del limite e dell’imperfezione, però, per santa Teresa passò la scoperta della sua “piccola via” verso Dio: è nelle imperfezioni della vita che è possibile cogliere con più forza l’amore del Signore. Nata nel 1873 ad Alençon in Francia, Teresa era cresciuta in una famiglia “santa” (anche i genitori sono stati canonizzati) e, giovanissima, era entrata nel Carmelo di Lisieux. Il suo intenso cammino spirituale alla ricerca della santità venne interrotto dalla tubercolosi: morì nel 1897 all’età di 24 anni. Nel 1997 è stata proclamata dottore della Chiesa. (Autore Matteo Liut)
Colletta: O Dio, che apri le porte del tuo regno agli umili e ai piccoli, fa’ che seguiamo con fiducia la via tracciata da santa Teresa [di Gesù Bambino], perché, per sua intercessione, ci sia rivelata la tua gloria eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Giovanni Paolo II (Omelia 19 Ottobre 1997): Tra i “Dottori della Chiesa” Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo è la più giovane, ma il suo cammino spirituale è così maturo ed ardito, le intuizioni di fede presenti nei suoi scritti sono così vaste e profonde, da meritarle un posto tra i grandi maestri dello spirito.
Nella Lettera Apostolica che ho approntato per l’occasione ho additato alcuni aspetti salienti della sua dottrina.
Ma come non ricordare, in questo momento, quello che se ne può considerare il vertice, alla luce del racconto dell’emozionante scoperta che ella fece della propria particolare vocazione nella Chiesa? “La Carità - ella scrive - mi diede la chiave della mia vocazione. Capii che se la Chiesa aveva un corpo, composto da diverse membra, il più necessario, il più nobile di tutti non le mancava: capii che la Chiesa aveva un cuore e che questo cuore era acceso d’Amore. Capii che solo l’Amore faceva agire le membra della Chiesa: che se l’Amore si dovesse spegnere, gli Apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i Martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue . . . Capii che l’Amore racchiudeva tutte le vocazioni [. . .] Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante ho esclamato: O Gesù mio Amore ... la mia vocazione l’ho trovata finalmente! La mia vocazione è l’Amore” (Teresa di Gesù Bambino, Ms B, 3v·, in Opere complete, p. 223). È una pagina stupenda, che basta da sola ad illustrare quanto si possa applicare a Santa Teresa la pagina evangelica che abbiamo ascoltato nella Liturgia della Parola: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25).
Teresa di Lisieux non solo intuì e descrisse la profonda verità dell’Amore quale centro e cuore della Chiesa, ma la visse intensamente nella sua pur breve esistenza. Proprio questa convergenza tra dottrina ed esperienza concreta, tra verità e vita, tra insegnamento e prassi, risplende con particolare evidenza in questa Santa, rendendola un modello avvincente specialmente per i giovani e per quanti sono alla ricerca del senso autentico da dare all’esistenza.
Di fronte al vuoto di tante parole, Teresa indica come alternativa l’unica Parola di salvezza che, compresa e vissuta nel silenzio, diventa sorgente di vita rinnovata. Ad una cultura razionalistica e troppo spesso permeata di materialismo pratico, ella contrappone con semplicità disarmante la “piccola via” che, rifacendosi all’essenziale delle cose, conduce al segreto di ogni esistenza: la divina Carità che avvolge e permea ogni umana vicenda. In un’epoca, come la nostra, segnata in tanti suoi aspetti dalla cultura dell’effimero e dell’edonismo, questo nuovo Dottore della Chiesa appare dotato di singolare efficacia nell’illuminare la mente ed il cuore di chi è assetato di verità e di amore.
I Lettura: Non è mai troppo tardi per pentirsi dei propri peccati, e riprendere il cammino della conversione. Il popolo di Israele è stato deportato in catene nella terra di Babilonia perché ha tradito l’alleanza, ha dimenticato i prodigi che Dio ha compiuto per liberarlo dalla schiavitù egiziana, ha dimenticato i portenti che Dio ha operato nell’introdurlo nella terra promessa, si è ribellato al suo amore con culti idolatrici. Si è ostinato a non ascoltare la voce di Dio, hanno rigettato i profeti mandati da Dio, ha seguito le perverse inclinazioni del suo cuore. Il messaggio di Baruc è una sincera confessione dei peccati di Israele, e allo stesso tempo apre il cuore alla speranza: un sincera conversione, purificando i cuori, è cammino di riconciliazione, è un ritorno all’alleanza la quale ampiamente promette amore, provvidenza e perdono.
In questa cornice la penitenza è confessione gioiosa e pacificante della misericordia di Dio.
Vangelo: I “guai” rivolti alle città incredule ci fanno scoprire che al di là della misericordia di Dio c’è anche un giudizio severo per coloro che non accolgono il Vangelo. Ma la “rovina” non è soltanto temporale e materiale, ma anche escatologica, e pertanto la rovina che Gesù minaccia alle città incredule che hanno disprezzato la sua parola, e quella dei suoi inviati, è sopra tutto spirituale e definitiva, fino agli inferi precipiteranno.
Dal Vangelo secondo Luca 10,13-16: In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
Richard Gutzwiller (Meditazioni su Luca): «Chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato», Il no, esternamente, è diretto solo ai discepoli di Gesù. Ma dietro di loro sta l’autorità di Cristo, UomoDio, e dietro Cristo c’è Dio stesso, il Santo, l’Infinito. Lo stesso capita oggi. Il rifiuto esteriormente riguarda la Chiesa. Perciò ha sempre un’apparente giustificazione. Poiché l’incredulo può farsi forte delle deficienze umane dei messaggeri della fede, dell’insufficienza della loro vita spirituale, del metodo di predicazione, umano, troppo umano, delle ipoteche storiche che gravano sulla Chiesa, e di molte altre cose. E tuttavia in un certo senso egli dice di no al Cristo Signore incarnato. È lui che vive ed agisce nella Chiesa. È l’invisibile mistero della Chiesa visibile, è il contenuto divino della sua forma umana. La Chiesa che annuncia la fede non è solo istituzione, movimento spirituale, autorità legiferante; in essa è presente, come sua propria essenza, Cristo glorioso. Perciò il no colpisce lui stesso. E poiché egli è l’Uomo-Dio, il no dell’incredulità è un rigettare Dio. Ma chi rigetta Dio, è da Dio rigettato.
Propriamente parlando, egli rigetta se stesso. Il no che egli lancia a Dio, gli è rimandato come un’eco.
Invito alla conversione continua - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): Nel duro rimprovero alle città penitenti c’è un ultimo invito alla conversione comunitaria e personale per un duplice motivo: perché il regno di Dio ha il primato assoluto e perché la semplice appartenenza al popolo israelita non garantisce l’ingresso nel regno. Questo vale anche per noi cristiani, membri battezzati della Chiesa. Sarebbe molto pericoloso non dare ascolto a Gesù oggi.
Ma c’è molta differenza tra il percepire l’urgenza della conversione come una fredda minaccia a come un invito liberatore. Nel caso della minaccia, l’imminenza del giudizi di Dio crea angoscia; nel caso dell’invito liberatore, invece, si tratta di un richiamo stimolante che genera gioia perché ci libera della zavorra che sta impedendoci di crescere come persone e come credenti.
Non crediamo che la conversione riguardi solo i grandi peccatori e i miscredenti. Anche se forse siamo cristiani da tutta la vita, abbiamo sempre bisogno di convertirci. L’«uomo vecchio» che portiamo dentro si oppone costantemente all’«uomo nuovo» liberato da Cristo. Per questo la conversione a Dio e ai valori evangelici del suo regno è fatica continua di tutta l’esistenza, compito silenzioso di ogni giorno. Non saremo mai convertiti abbastanza, perché l’amore cristiano non arriva mai alla fine della tappa; la meta sta sempre più in là.
La conversione continua è, quindi, una materia sempre pendente. Abbiamo bisogno di convertirci ogni giorno dal peccato profondo che si annida nel nostro cuore con molteplici manifestazioni: egoismo e superbia, aggressività e violenza, menzogna e lussuria, indifferenza e classismo, doppiezza, apatia e disperazione ... per diventare altruisti e generosi, umili e pacifici, sinceri e casti, servizievoli e accoglienti, solidali con gli altri e testimoni di speranza per tutti.
In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli - L’infanzia spirituale - Pio XI (Omelia, 17 maggio 1925): Teresa, la nuova Santa, avendo vivamente assorbito questa dottrina evangelica, la tradusse nella pratica della vita quotidiana; anzi con la parola e con l’esempio insegnò alle novizie del suo monastero questa via dell’infanzia spirituale, e a tutti gli altri per mezzo dei suoi scritti: scritti che, diffusi in tutto il mondo, nessuno legge senza volerli rileggere più e più volte, con massima gioia dell’animo e con vantaggio. Infatti, questa candidissima fanciulla, che fiorì nell’orto chiuso del Carmelo, avendo aggiunto al proprio nome quello del Bambino Gesù, ne espresse al vivo in se stessa l’immagine; quindi si deve dire che chiunque venera Teresa, venera e loda il divino esempio, che ella ricopiò in sé. Oggi pertanto speriamo che negli animi dei fedeli s’instauri un certo desiderio di praticare questa infanzia spirituale, la quale consiste in questo: che tutto ciò che il fanciullo pensa e fa per natura, anche noi lo pensiamo e lo facciamo per esercizio di virtù. Infatti, come i fanciulli, non macchiati da nessuna colpa e non impediti da nessuno sforzo di passione, riposano sicuri nel possesso della propria innocenza [e privi affatto di ogni inganno e doppiezza esprimono sinceramente i loro pensieri e agiscono rettamente mostrandosi esternamente quali di fatto sono], così Teresa apparve di natura angelica più che umana, e acquistò la semplicità del fanciullo, secondo le leggi della verità e della giustizia. Poiché nella memoria della vergine di Lisieux erano ben impressi gl’inviti e le promesse dello Sposo divino: «Chi è piccolo venga a me. Sarete portati sul seno e sarete vezzeggiati sulle ginocchia. Come la madre accarezza qualcuno, così io vi consolerò», così Teresa, consapevole della propria fragilità, si affidò fiduciosa alla divina Provvidenza affinché, appoggiandosi unicamente sul suo aiuto, potesse raggiungere la perfetta santità della vita, pur attraverso asperrime difficoltà, avendo deciso di tendere ad essa con la totale e gioiosa abdicazione della propria volontà.
Basilio il Grande, Esortazione al santo battesimo, 7-8: Abbi timore della geenna, o uomo, e fa’ di tutto per renderti meritevole del regno. Non disprezzare l’invito che ti è stato rivolto. Non presentare giustificazioni (cf. Lc 14,18), ricorrendo a questo o a quell’altro pretesto. Non riesco a frenare le lacrime, quando penso fra me e me al fatto che, scegliendo le opere turpi piuttosto che la sfolgorante gloria di Dio e abbracciando senza esitazione il peccato per soddisfare la tua libidine, escludi te stesso dai beni promessi sì da impedirti di contemplare i beni della Gerusalemme celeste (cf. Sal 127,5; Ap 21,1ss). Qui si trovano le infinite schiere di angeli, le moltitudini dei primogeniti, i troni degli apostoli, i seggi dei profeti, si ammirano gli scettri dei patriarchi, le corone dei martiri, si cantano le lodi dei giusti: fa’ nascere in te stesso il desiderio di essere annoverato anche tu in mezzo a tutti costoro, dopo esser stato purificato e santificato dai doni del Cristo.
Il sacramento che abbiamo ricevuto, o Signore,
accenda in noi la forza di quell’amore
che spinse santa Teresa [di Gesù Bambino] ad affidarsi
interamente a te e a invocare per tutti la tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore.