8 Giugno 2025
Pentecoste
At 2,1-11; Salmo Responsoriale Dal Salmo 103 (104); Rm 8,8-17; Gv 14,15--16.23b-26
Colletta
O Dio, che nel mistero della Pentecoste
santifichi la tua Chiesa
in ogni popolo e nazione,
diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo,
e rinnova anche oggi nel cuore dei credenti
i prodigi che nella tua bontà
hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Apparvero loro lingue come di fuoco - Benedetto XVI (Omelia 31 Maggio 2009): Per indicare lo Spirito Santo, nel racconto della Pentecoste gli Atti degli Apostoli utilizzano due grandi immagini: l’immagine della tempesta e quella del fuoco. Chiaramente san Luca ha in mente la teofania del Sinai, raccontata nei libri dell’Esodo (19,16-19) e del Deuteronomio (4,10-12.36). Nel mondo antico la tempesta era vista come segno della potenza divina, al cui cospetto l’uomo si sentiva soggiogato e atterrito. Ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto: la tempesta è descritta come “vento impetuoso”, e questo fa pensare all’aria, che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere su di esso.
Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale. Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria – e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità –, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito.
Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l’aria salubre dello spirito che è l’amore!
L’altra immagine dello Spirito Santo che troviamo negli Atti degli Apostoli è il fuoco. Accennavo all’inizio al confronto tra Gesù e la figura mitologica di Prometeo, che richiama un aspetto caratteristico dell’uomo moderno. Impossessatosi delle energie del cosmo – il “fuoco” – l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo.
L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto. Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre. Nelle mani di un uomo così, il “fuoco” e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite.
Si potrebbero in verità trovare molti esempi, meno gravi eppure altrettanto sintomatici, nella realtà di ogni giorno. La Sacra Scrittura ci rivela che l’energia capace di muovere il mondo non è una forza anonima e cieca, ma è l’azione dello “spirito di Dio che aleggiava sulle acque” (Gn 1,2) all’inizio della creazione. E Gesù Cristo ha “portato sulla terra” non la forza vitale, che già vi abitava, ma lo Spirito Santo, cioè l’amore di Dio che “rinnova la faccia della terra” purificandola dal male e liberandola dal dominio della morte (Cf. Sal 103/104,29-30). Questo “fuoco” puro, essenziale e personale, il fuoco dell’amore, è disceso sugli Apostoli, riuniti in preghiera con Maria nel Cenacolo, per fare della Chiesa il prolungamento dell’opera rinnovatrice di Cristo.
Prima lettura: Lo Spirito Santo riempie il Cenacolo dove gli Apostoli erano soliti ritirarsi a pregare «insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù e ai fratelli di lui» (At 1,14). Con la venuta dello Spirito Santo nasce la Chiesa e sarà la sua anima: «Egli, lo Spirito di comunione, rimane nella Chiesa in modo indefettibile, e per questo la Chiesa è il grande sacramento di comunione divina che riunisce i figli di Dio dispersi» (CCC 1108). Anche il vento, come il fuoco, era un fenomeno che accompagnava abitualmente le manifestazioni di Dio nell’Antico Testamento (Cf. Es 3,2; 13,21-22; 2Re 5,24). Agli Apostoli viene dato anche il «dono delle lingue» perché possano farsi comprendere da «tutte le nazioni» e anche per comunicare efficacemente l’insegnamento evangelico. I Padri della Chiesa, quando commentano questo passo, rilevano il contrasto tra la confusione delle lingue che si ebbe a Babele e la fine di questa confusione, per il dono e la grazia dello Spirito Santo.
Seconda lettura - Con il battesimo abbiamo ricevuto lo «Spirito che rende figli adottivi». L’essere figli importa delle conseguenze. Innanzi tutto, il diritto all’eredità paterna, in unione però e a somiglianza di Cristo, «affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rom 8,29). Questa conformità a Cristo implica la partecipazione alla sua gloria, ma «se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze».
Vangelo
Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.
Lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel nome di Gesù, nella pienezza dei tempi, si effonderà su tutto il popolo di Dio, così come ricorderà anche l’apostolo Pietro nel giorno della Pentecoste, sulla scia di una profezia veterotestamentaria: «Avverrà: negli ultimi giorni - dice Dio - su tutti effonderò il mio Spirito... anche sui miei servi e sulle mie serve effonderò il mio spirito ed essi profeteranno» (Gl 3,1-2; At 2,17-18). Lo Spirito Santo guiderà la Chiesa, perché proclami sino agli estremi confini della terra «le opere ammirevoli» di Dio (1Pt 2,9). Ad essa «insegnerà ogni cosa», e le ricorderà tutte le parole di Gesù, donandole sapienza e scienza per comprenderle (Cf. Lc 24,27.45).
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 19,25-34
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Parola del Signore.
Se mi amate... - Il Padre... vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre... io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui, queste parole di Gesù costituiscono, per i credenti, il fondamento di quella verità che è espressa con la parola inabitazione: il discepolo che ama e osserva i comandamenti di Gesù Cristo è inabitato dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.
Soprattutto è l’apostolo Paolo, con diverse immagini, ad evocare ai cristiani questa verità: in Cristo «venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito» (Ef 2,22). Una verità pregnante che porta a logiche conseguenze, così come viene ricordato ai cristiani di Corinto irretiti dalla impurità: «Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!» (1Cor 6,19-20). Un monito che ritornerà nella seconda lettera: «Non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? Quale intesa fra Cristo e Bèliar, o quale collaborazione fra credente e non credente? Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente» (2Cor 6,14-16).
E con parole di fuoco aveva loro ricordato: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1Cor 3,16-17).
L’apostolo Paolo sta ricordando ai credenti che sono «una cosa sacra, “tempio di Dio”, consacrato dalla presenza dello “Spirito”. Come l’antico tempio era caratterizzato dalla presenza della “gloria di Dio” che si manifestava nella nube, il nuovo è caratterizzato dalla presenza dello “Spirito Santo” che inabita nell’intimo dei cuori... Perciò è un atto criminale, che Dio punirà certamente, profanare questo tempio» (Settimio Cipriani).
Il termine Paraclito, riferito allo Spirito Santo, sta ad indicare che la terza Persona della Trinità è l’avvocato difensore dei discepoli. Il termine «paraclito» infatti designa colui che in un processo prende le difese di una persona per aiutarla nel procedimento giudiziario (paraclito letteralmente significa colui che è chiamato vicino, in latino ad-vocatus). Nella pericope giovannea indica la funzione di difesa «della luce contro le tenebre [l’incredulità] e della verità contro la menzogna. In realtà lo Spirito Santo svolge la missione di rendere testimonianza al Cristo-verità [Gv 15,26] e di provare all’interno delle coscienze dei discepoli, il grosso peccato e l’enorme ingiustizia commessi dal mondo incredulo contro Gesù, rifiutandogli l’adesione della fede e condannandolo con una sentenza iniqua [Gv 16,7ss]» (Salvatore A. Panimolle).
Nella seconda parte della pericope giovannea (vv. 23b-26), Gesù mette in rilievo altre due operazioni dello Spirito Santo, che svolgerà nel segreto dell’anima di ogni credente: vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Da qui si evince che il Paràclito non sostituisce Gesù, ma è colui che continua la sua opera insegnando e ricordando. È quindi il vero Maestro interiore che «ci introduce nel Mistero trinitario, perché Egli solo può aprirci alla fede e permetterci di viverla ogni giorno in pienezza» (Benedetto XVI).
Lo Spirito e la Chiesa negli ultimi tempi - La Pentecoste - Catechismo della Chiesa Cattolica 731 Il giorno di pentecoste (al termine delle sette settimane pasquali), la pasqua di Cristo si compie nell’effusione dello Spirito Santo, che è manifestato, donato e comunicato come Persona divina: dalla sua pienezza Cristo Signore effonde a profusione lo Spirito.
732 In questo giorno è pienamente rivelata la Santissima Trinità. Da questo giorno, il Regno annunziato da Cristo è aperto a coloro che credono in lui: nell’umiltà della carne e nella fede, essi partecipano già alla comunione della Santissima Trinità. Con la sua venuta, che non ha fine, lo Spirito Santo introduce il mondo negli «ultimi tempi», il tempo della Chiesa, il Regno già ereditato, ma non ancora compiuto:
«Abbiamo visto la vera Luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovate la vera fede: adoriamo la Trinità indivisibile, perché ci ha salvati».
La Chiesa manifestata dallo Spirito Santo - 767 «Compiuta l’opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra, il giorno di pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa». Allora «la Chiesa fu manifestata pubblicamente alla moltitudine [ed] ebbe inizio attraverso la predicazione la diffusione del Vangelo». Essendo «convocazione» di tutti gli uomini alla salvezza, la Chiesa è missionaria per sua natura, inviata da Cristo a tutti i popoli, per farli discepoli.
2623 Il giorno di pentecoste lo Spirito della Promessa è stato effuso sui discepoli, che «si trovavano tutti insieme nello stesso luogo» (At 2,1) ad attenderlo, «assidui e concordi nella preghiera» (Al 1,14). Lo Spirito che istruisce la Chiesa e le ricorda tutto ciò che Gesù ha detto, la forma anche alla vita di preghiera.
Origine eterna dello Spirito Santo 244 L’origine eterna dello Spirito si rivela nella sua missione nel tempo. Lo Spirito Santo è inviato agli Apostoli e alla Chiesa sia dal Padre nel nome del Figlio, sia dal Figlio in persona, dopo il suo ritorno al Padre. L’invio della Persona dello Spirito dopo la glorificazione di Gesù rivela in pienezza il mistero della Santissima Trinità.
Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa: «Di questo Spirito poi giustamente si dice: “V’insegnerà ogni cosa”, perché se lo Spirito non è vicino al cuore di chi ascolta, il discorso di chi insegna, non ha effetto. Non attribuite al maestro ciò che comprendete, perché se non sta dentro colui che insegna la lingua del maestro si agita a vuoto. Ecco voi sentite ugualmente la voce di uno che parla, ma non percepite tutti ugualmente il senso di ciò che è detto. Se dunque la parola è sempre la stessa, perché nei vostri cuori ve n’è una diversa intelligenza? Certo perché c’è un maestro interiore il quale istruisce alcuni in modo speciale. E di questa istruzione lo Spirito dice attraverso Giovanni: “Egli v’insegnerà tutto” (1Gv 2,27). La parola, quindi, non istruisce, se non interviene lo Spirito» (San Gregorio Magno).
Il Santo del Giorno - 8 Giugno 2025 - Beato Nicola da Gesturi. Con la fede dei semplici lungo le vie di Cagliari - La fede popolare ha il volto di santi e testimoni della fede che hanno speso la loro vita in mezzo alla gente, lasciando segni profondi del loro passaggio, nonostante la loro estrema semplicità. Così fu per il beato Nicola da Gesturi, al secolo Giovanni Angelo Salvatore Medda, religioso cappuccino, che per molti anni visse da questuante attraversando senza sosta le strade e le vie di Cagliari. Nato a Gesturi il 5 agosto 1882, rimase orfano giovanissimo, vivendo poi in maniera molto semplice e lavorando da contadino. Seguendo quella vita spirituale cristiana coltivata fin da bimbo, a 29 anni comprese che la sua vocazione era quella che lo portava alla vita consacrata. Accolto come terziario nel 1911, nel 1913 vestì il saio da cappuccino e prese il nome di fra Nicola. Nel 1919 emise i voti solenni e, dopo un periodo a Sassari, nel 1924 tornò a Cagliari, dove visse per 34 anni, svolgendo l’umile incarico della questua: percorreva le vie della città e dei dintorni affrontando anche le intemperie e chiedendo un aiuto nel nome di san Francesco, raccogliendo spesso anche ingiurie e insulti. Senza alcun risalto, lontano dai riflettori, però, divenne presto una guida spirituale per molte persone.
Morì nel 1958 a 76 anni. Papa Wojtyla l’ha beatificato il 3 ottobre 1999.
O Dio, che doni alla tua Chiesa
la comunione ai beni del cielo,
custodisci in noi la tua grazia,
perché resti sempre vivo il dono dello Spirito Santo
che abbiamo ricevuto
e questo cibo spirituale giovi alla nostra salvezza.
Per Cristo nostro Signore.