16 Giugno 2025
 
Lunedì XI Settimana T. O.
 
2 Cor 6,1-10; Salmo Responsoriale: Dal Salmo 97 (98); Mt 5,38-42
 
Colletta
O Dio, fortezza di chi spera in te,
ascolta benigno le nostre invocazioni,
e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto,
soccorrici sempre con la tua grazia,
perché fedeli ai tuoi comandamenti
possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.  
 
Dives in Misericordia 12: ... sarebbe difficile non avvedersi che molto spesso i programmi che prendono avvio dall’idea di giustizia e che debbono servire alla sua attuazione nella convivenza degli uomini, dei gruppi e delle società umane, in pratica subiscono deformazioni. Benché essi continuino a richiamarsi alla medesima idea di giustizia, tuttavia l’esperienza dimostra che sulla giustizia hanno preso il sopravvento altre forze negative, quali il rancore, l’odio e perfino la crudeltà. In tal caso, la brama di annientare il nemico, di limitare la sua libertà, o addirittura di imporgli una dipendenza totale, diventa il motivo fondamentale dell’azione; e ciò contrasta con l’essenza della giustizia che, per sua natura, tende a stabilire l’eguaglianza e l’equiparazione tra le parti in conflitto. Questa specie di abuso dell’idea di giustizia e la pratica alterazione di essa attestano quanto l’azione umana possa allontanarsi dalla giustizia stessa, pur se venga intrapresa nel suo nome. Non invano Cristo contestava ai suoi ascoltatori, fedeli alla dottrina dell’Antico Testamento, l’atteggiamento che si manifestava nelle parole: «Occhio per occhio e dente per dente». Questa era la forma di alterazione della giustizia in quel tempo; e le forme di oggi continuano a modellarsi su di essa. È ovvio infatti che in nome di una presunta giustizia (ad esempio storica o di classe) talvolta si annienta il prossimo, lo si uccide, si priva della libertà, si spoglia degli elementari diritti umani. L’esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all’annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda, che è l’amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni. È stata appunto l’esperienza storica che, fra l’altro, ha portato a formulare l’asserzione: sommo diritto, somma ingiustizia (summum ius, summa iniuria). Tale affermazione non svaluta la giustizia e non attenua il significato dell’ordine che su di essa si instaura; ma indica solamente, sotto altro aspetto, la necessità di attingere alle forze dello spirito, ancor più profonde, che condizionano l’ordine stesso della giustizia.
 
I Lettura: La Bibbia di Navarra (Nuovo Testamento Vol II): 4-10. In modo succinto e schematico san Paolo descrive le esigenze che comporta il suo desiderio di presentarsi in tutto come fedele ministro di Dio. Nella descrizione si possono distinguere quattro parti: nella prima parla delle grandi sofferenze che, con pazienza, ha sopportato (vv. 4 ss.); nella seconda, delle virtù che lo aiutano a vincere così dure prove (vv. 6-7 a); nella terza, delle armi che utilizza in un combattimento che si svolge in circostanze assai difficili (vv. 7b-8a); infine espone il contrasto fra i giudizi umani su di lui e sui suoi collaboratori e l’effettiva realtà (vv. 8-10).
 
Vangelo
Io vi dico di non opporvi al malvagio.
 
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): La legge mosaica conteneva la vendetta nei limiti della legge del taglione (occhio per occhio, dente per dente); la soddisfazione per l’ingiuria subita non doveva oltrepassare i confini del danno avuto.
Gesù si rivolge all’individuo, non all’autorità; la quale, usando delle sanzioni, deve tutelare il suddito secondo giustizia. Cristo esorta il proprio seguace ad ispirarsi nell’agire all’amore più che ad un concetto severo di giustizia. Il Maestro illustra il principio con quattro brevi esempi, i quali hanno una tinta iperbolica. Non reagire a chi offende (vers. 39); l’espressione: presentagli anche l’altra (guancia) non va presa alla lettera, come risulta anche dalla condotta di Gesù stesso (cf. Gio., 18, 23). Non negare il pegno della tunica, ma aggiungere anche il mantello (vers. 40), in modo da evitare un conflitto davanti alla corte. La Legge interdiva di prendere come pegno il mantello del povero (cf. Esodo, 22, 26-27; Deuteronomio, 24, 12-13); Gesù consiglia di cedere anche su questo punto. Non resistere a chi obbliga a compiere un trasporto per la lunghezza di un miglio (vers. 41); anzi è bene fare con remissività e con gioia ciò che è stato imposto con forza da altri. Non rifiutarsi di aiutare gratuitamente e di fare dei prestiti (vers. 42). I quattro esempi accentuano in modo sublime l’idea della carità; ogni azione nell’individuo dev’essere animata dall’amore fraterno, il quale modera le nostre reazioni e suscettibilità. Il seguace di Cristo non considera l’offesa e la durezza con cui a volte è trattato, ma attua il principio «fare di necessità virtù»; con l’amore egli infrange e disperde ogni forma d’ingiustizia. Gesù, con queste esortazioni, non intende vietare al cristiano di opporsi all’ingiustizia e di combattere il male del mondo.
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,38-42
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

Parola del Signore.
 
Vendetta, perdono, amore - Felipe F. Ramos: La legge del taglione (Lv 24,19-20) fu necessaria in una cultura primitiva nella quale la vendetta non aveva limiti. Quando fu data era una legge veramente «progressista», che non dev’essere giudicata in base alla perfezione del vangelo. Gli stessi giudei si sentivano a disagio di fronte a un principio così orrendo e, invece di applicarlo alla lettera, lo avevano cambiato con sanzioni pecuniarie.
La legge del taglione era basata sul principio di retribuzione: fa’ quello che ti fanno. Gesù dice che non è valido applicare questo principio: i suoi discepoli devono piuttosto accettare l’umiliazione, essere disposti a subire l’ingiustizia che è commessa contro di loro e prestare il servizio che è necessario o che è chiesto. Così dev’essere per volontà di Dio.
Queste esigenze di Gesù non sono contrarie all’ordine sociale. Gesù stesso si offre come paradigma: chiede spiegazione a colui che lo ha percosso (Mc 14,48; Gv 18,23) e sopporta l’umiliazione; comanda persino ai suoi discepoli di comprare una spada per difendersi dai loro nemici (Lc 22,36), e Paolo, per difendersi dall’ingiustizia, si appella alla sua qualifica di cittadino romano e ricorre al tribunale supremo, a Cesare.
Nell’Antico Testamento (Lv 19,18), è formulata la legge dell’amore verso il prossimo, anche se il concetto di prossimo era limitato ai membri del popolo d’Israele e a tutti quelli che, in qualche modo, erano stati incorporati a questo popolo. Lia seconda parte del precetto: «odierai il tuo nemico» non è scritta in nessuna parte della Bibbia. I giudei l’avevano dedotta, a modo di conclusione, dalla prima parte: tutti quelli che non appartenevano al popolo di Dio, erano idolatri e, quindi, nemici di Dio. Ora, siccome i giudei non conoscevano nessuna mezza misura fra l’amore e l’odio, il sentimento che provavano per i non giudei l’avevano formulato in termini di odio.
Gesù eleva il principio dell’amore al prossimo a categoria universale, senza fare nessun genere di distinzione.
Non fare così vuol dire restare al livello dei pubblicani che, per solidarietà, erano uniti fra loro e si amavano, o al livello dei pagani. E partendo da questo principio accettato dai giudei: «si deve imitare la condotta di Dio», Gesù stabilisce il principio dell’amore universale. Dio non fa distinzioni, fa sorgere il sole per tutti. È una nuova visione e una nuova interpretazione di Dio, poiché i giudei erano convinti di avere preferenze e quasi l’esclusiva davanti a lui.
L’ultima prescrizione, in forma imperativa, riguarda la perfezione: una perfezione che consiste nel fatto che la nostra vita e la nostra attività costituiscano un’unità tutta per Dio, senza stabilire distinzioni o divisioni nel campo della vita umana.
 
… se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra - Wolfang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Gesù spiega il suo pensiero con tre esempi tolti dalla vita quotidiana che rivelano uno spirito di osservazione acuto e, nello stesso tempo, pieno di umorismo e di benevolenza per gli uomini. Un tale riceve uno schiaffo su una guancia e ne è profondamente offeso nell’onore. Alza il braccio di scatto per restituire l’offesa. Gesù interviene e lo trattiene: No - gli dice -, offrigli anche l’altra guancia; vedrai come egli desisterà confuso e come la sua ira sbollirà. Se, invece, egli percuoterà ancora, è meglio sopportare l’ingiustizia piuttosto che commetterne una nuova.
Un altro è in lite con te e, prendendoti per il colletto, vuole trascinarti davanti al giudice per avere la tua tunica (forse come caparra o come risarcimento danni). Non litigare con lui e davanti al giudice non insistere ul tuo diritto, ma dagli, oltre la tunica, anche il mantello! Vedrai ripetersi la reazione di prima. Se questo non avverrà, tu hai agito da figlio del Padre celeste  e hai riversato sull’altro l’amore che il Signor ha per te; e l’amore è più forte del male.
Un terzo ti ha costretto a fare con lui un miglio, forse perché lo aiuti a spingere il suo carretto o gli porti i bagagli o anche solo per indicargli la strada. Non ribellarti alla sua richiesta, non serbare astio nel cuore, non perderti a pensare come potresti liberartene, ma va’ subito di buon animo con lui per due miglia. Previenilo con la tua bontà e spezza così in lui la voglia di prepotenza!
 
Fare un secondo miglio - Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo 18, 3: Vedete l’elevatezza e l’eccellenza del precetto? Dopo aver donato la vostra tunica e il vostro mantello - dice Gesù -, se il vostro nemico vuole che lo serviate, sebbene ridotti a questa nudità, per qualche altro lavoro e per altre fatiche, voi non dovete opporvi. Cristo vuole che tutto sia in comune tra noi; non soltanto i nostri beni, ma anche i nostri corpi, per porre gli uni a disposizione dei poveri e gli altri a chi ci insulta; nel primo caso ciò
è l’effetto della bontà, nel secondo caso della fortezza. Per questo ci invita a fare due miglia con chi vuole obbligarci a farne uno con lui. Ci innalza, insomma, ancora più in alto e comanda di avere la stessa generosità com nelle altre occasioni. e per i comandi espressi precedentemente, pur essendo molto inferiori a questi ultimi, si riceverà grande ricompensa, pensate quale premio dovranno attendersi coloro che avranno praticato questi precetti così sublimi; e come essi diverranno, ancor prima di ricevere il premio celeste, se dimostrano una totale impassibilità pur trovandosi ancora in un corpo mortale e soggetto alle passioni.
 
Santo del giorno - 16 Giugno 2025 - Sant’Aureliano, Vescovo di Arles: Aureliano fu eletto vescovo di Arles nel 546. Su richiesta del re Childeberto, fu nominato da papa Vigilio vicario della Sede Apostolica nella Gallia e investito del pallio. Fondò il monastero di S. Pietro, cui diede una regola ispirata a quella di s. Cesario e partecipò al concilio di Orléans del 549, nel quale fu rinnovata la condanna di Nestorio e di Eutiche. Ricevette una lettera, del 29 aprile 550, da Vigilio in risposta a una sua, in cui si lamentava dell’atteggiamento papale riguardo ai “tre capitoli”. Il pontefice si giustificò dicendo che non intendeva ammettere alcuna proposizione contro quanto stabilito dai concili di Nicea, di Calcedonia e di Efeso (I) e gli domandò di intervenire presso Childeberto affinché costui ottenesse dall’ariano Totila e dai Goti, il rispetto della Chiesa di Roma. Aureliano morì a Lione, forse il 16 giugno 551, e fu sepolto nella basilica dei Santi Apostoli. Menzionato da Floro e da Adone, il nome di Aureliano figura anche nel Martirologio Romano, che ne ricorda la festa nella data di oggi. (Avvenire)
 
La partecipazione ai tuoi santi misteri, o Signore,
come prefigura la nostra unione in te,
così realizzi l’unità nella tua Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.