13 Giugno 2025
 
Sant’Antonio di Padova
 
2Cor 4,7-15; Salmo Responsoriale Dal Salmo 115 (116); Mt 5,27-32
 
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che in sant’Antonio [di Padova]
hai dato al tuo popolo un insigne predicatore
e un patrono dei poveri e dei sofferenti,
fa’ che per sua intercessione
seguiamo gli insegnamenti del Vangelo
e sperimentiamo nella prova
il soccorso della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo
 
Benedetto XVI (Udienza Generale 10 Febbraio 2010): Antonio, alla scuola di Francesco, mette sempre Cristo al centro della vita e del pensiero, dell’azione e della predicazione. È questo un altro tratto tipico della teologia francescana: il cristocentrismo. Volentieri essa contempla, e invita a contemplare, i misteri dell’umanità del Signore, l’uomo Gesù, in modo particolare, il mistero della Natività, Dio che si è fatto Bambino, si è dato nelle nostre mani: un mistero che suscita sentimenti di amore e di gratitudine verso la bontà divina.
Da una parte la Natività, un punto centrale dell’amore di Cristo per l’umanità, ma anche la visione del Crocifisso ispira ad Antonio pensieri di riconoscenza verso Dio e di stima per la dignità della persona umana, così che tutti, credenti e non credenti, possano trovare nel Crocifisso e nella sua immagine un significato che arricchisce la vita. Scrive sant’Antonio: “Cristo, che è la tua vita, sta appeso davanti a te, perché tu guardi nella croce come in uno specchio. Lì potrai conoscere quanto mortali furono le tue ferite, che nessuna medicina avrebbe potuto sanare, se non quella del sangue del Figlio di Dio. Se guarderai bene, potrai renderti conto di quanto grandi siano la tua dignità umana e il tuo valore... In nessun altro luogo l’uomo può meglio rendersi conto di quanto egli valga, che guardandosi nello specchio della croce” (Sermones Dominicales et Festivi III, pp. 213-214).
Meditando queste parole possiamo capire meglio l’importanza dell’immagine del Crocifisso per la nostra cultura, per il nostro umanesimo nato dalla fede cristiana. Proprio guardando il Crocifisso vediamo, come dice sant’Antonio, quanto grande è la dignità umana e il valore dell’uomo. In nessun altro punto si può capire quanto valga l’uomo, proprio perché Dio ci rende così importanti, ci vede così importanti, da essere, per Lui, degni della sua sofferenza; così tutta la dignità umana appare nello specchio del Crocifisso e lo sguardo verso di Lui è sempre fonte del riconoscimento della dignità umana.
 
I Lettura: L’apostolo Paolo comprende e accetta che la grandezza e la potenza salvifica della predicazione sono tesori racchiusi in vasi di creta. Bene custodiva nel cuore la parola del Maestro divino: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9). E a questa Parola aveva risposto: “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,9-10). Da qui fiducia in Dio, e abbandono filiale alla sua volontà. Un abbandono e una debolezza fortificati dalla grazia che saranno un fiume di doni spirituali e di salvezza per le Chiese sparse sino ai confini della terra.
 
Vangelo
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio.
 
Gesù va in profondità e nella condanna alla infedeltà coinvolge anche lo sguardo impudico della bramosia. Gesù abolisce il divorzio tollerato dalla legge mosaica (  Dt 24,1), e dichiara indissolubile la comunione sposale. Il matrimonio cristiano non è qualcosa di combinato, ma una libera scelta di amore fedele con la quale ci si impegna per l’eternità.
Per comprendere l’inciso in caso di unione illegittima bisogna ricordare che ai tempi di Gesù i matrimoni misti, ebreo-pagano, era tollerati, ma considerati unioni illegittime, alla pari delle unioni incestuose e pertanto non dava origine ad un matrimonio, ma ad un concubinato. Qui allora si troverebbe “l’ordine di rompere tali unioni irregolari che erano solo falsi matrimoni” (Mt 19,9). Un’altra soluzione “ritiene che la licenza accordata dalla clausola restrittiva non sia quella del divorzio, ma della «separazione» senza seconde nozze. Una tale istituzione era sconosciuta al giudaismo ma le esigenze di Gesù hanno richiesto più di una soluzione nuova e questa è già chiaramente supposta da Paolo in 1Cor 7,11” (Bibbia di Gerusalemme nota a Mt 19,9).
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,27-32
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».
 
Parola del Signore.
 
Non commetterai adulterio ... alla formalità giuridica, Gesù oppone una pulizia interiore con la quale si rende luminoso lo sguardo, puro il cuore e fermamente decisi a non peccare: Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. La Legge proibiva non soltanto l’adulterio (Es 20,14; Dt 5,18) ma anche il desiderio di possedere la moglie del prossimo. Tuttavia nessuno aveva pensato dal mettere sullo stesso piano la duplice proibizione. Gesù invece arriva a considerare il desiderio un vero adulterio consumato nel cuore (Es 20,17; Dt 5,21). In questo modo, si «insiste, oltre che sull’espressione esterna della bramosia libidinosa, sull’aspetto morale dell’adulterio. Anche quando la brama non si esprime attraverso l’occhio, è ugualmente disordinata. Per il semita lo sguardo è un’azione che procede da una decisione di volontà; esso tradisce il grado di disordine a cui l’uomo è arrivato» (Ortensio da Spinetoli).
Anche il matrimonio va vissuto in questa cornice di purezza e, sopra tutto, di stima reciproca: alla facilità del divorzio si oppone la seria legge dell’amore.
La clausola eccetto il caso di unione illegittima, quasi «sicuramente fa riferimento a certe unioni ammesse come matrimonio presso alcuni popoli pagani, ma proibite, perché incestuose, nella Legge mosaica [Cf. Lv 18] e nella tradizione rabbinica. Si tratta, dunque di unioni nulle fin dall’origine per qualche impedimento. Quando le persone in situazioni siffatte si convertivano alla vera fede, la loro unione non veniva sciolta, ma si dichiarava che esse non erano state mai congiunte in vero matrimonio. Pertanto questa clausola non contraddice all’indissolubilità del matrimonio, ma la riafferma» (La Bibbia di Navarra).
È da notare che Gesù supera la mentalità dei suoi tempi per la quale solo l’infrazione della donna era considerata adulterio e punita con pene severissime, ora nella Nuova Legge l’uomo e la donna sono sullo stesso piano, hanno gli stessi diritti e doveri ed hanno le stesse responsabilità morali.
 
Terza innovazione (vv. 31-32) - Rosalba Manes (Vangelo secondo Matteo): Gesù tocca il tema del legame coniugale e continua a difendere la dignità della donna denunciando il cancro del maschilismo che considera la donna una proprietà di cui disporre a proprio piacimento e di cui disfarsi a tempo debito. Espone qui il caso del ripudio (che tornerà in Mt 19,3-9). Il diritto matrimoniale ebraico prevedeva infatti la possibilità che l’uomo e la donna si separassero dopo le nozze. L’uomo, qualora avesse trovato qualcosa di sconveniente in sua moglie, avrebbe dovuto stilare un documento di ripudio rinviandola alla sua famiglia di origine (cf Dt 24,1-4). Gesù affronta il tema del ripudio non come opportunità per sciogliere un legame, ma piuttosto per tornare alla volontà originaria di Dio. Si pone sulla scia di Ml 2,16 che riprende la lezione genesiaca dell’indissolubilità dell’unione tra l’uomo e la donna: «io odio il ripudio, dice il Signore Dio d’Israele». La legge di Mosè, come Gesù dirà più avanti (cf Mt 19,8), ha operato un compromesso con gli Israeliti a causa del loro cuore ostinato (sklerokardia), offrendo una sorta di concessione mediante il ricorso al documento di ripudio. Ma un testo stilato a tavolino non può spegnere l’amore! L’unica minaccia che può decretarne la morte è l’infedeltà (pornéia). Il termine pornéia, posto all’interno di una clausola, è stato inteso da alcuni come «unione illegittima» (come, ad esempio, il matrimonio tra consanguinei), da altri come «prostituzione» o «adulterio continuato». Ma potrebbe intendere semplicemente infedeltà coniugale e fare della clausola non tanto una concessione matteana a un comando estremamente severo di Gesù, ma un adattamento al contesto ecclesiale. Questa clausola di Gesù, che ha dato vita a prassi diverse nel corso della storia, si presenta come un pungolo per la chiesa di oggi. Essa infatti prende coscienza del numero sempre crescente di figli che sperimentano il fallimento del proprio matrimonio e desiderano ricostruirsi una nuova vita familiare. L’auspicio è che, pur fedele alla verità che è chiamata a tutelare custodendo la bellezza della natura indissolubile del matrimonio, la chiesa possa maturare giudizi e valutazioni che distinguano chi è stato abbandonato da chi ha abbandonato, chi ha reso insopportabile la vita coniugale da chi, stremato, ha ceduto alla pressione, e non ghettizzi i casi difficili ma, nell’atmosfera di quella maternità che le è propria, possa abbracciare i figli più sofferenti con delicatezza e tenerezza.
 
Cristo e il matrimonio - Claude Wiener: La nuova legge - Riferendosi esplicitamente, al di là della legge di Mosè, al disegno creatore della Genesi, Gesù afferma il carattere assoluto del matrimonio e la sua indissolubilità (Mt 19, 1-9): Dio stesso unisce l’uomo e la donna, dando alla loro libera scelta una consacrazione che li trascende. Essi sono «una sola carne» dinanzi a lui; perciò il ripudio, tollerato «a motivo della durezza dei cuori», dev’essere escluso nel regno di Dio, in cui il mondo ritorna alla sua perfezione originale. L’eccezione del «caso di fornicazione» (Mt 19, 9) non ha certamente di mira una giustificazione del divorzio (cfr. Mc 10, 11 s; Lc 16, 18; 1 Cor 7, 10 s); concerne o il rinvio di una sposa illegittima, oppure una separazione cui non potrà far seguito un altro matrimonio. Di qui lo spavento dei discepoli dinanzi al rigore della nuova legge: «Se questa è la condizione dell’uomo nei confronti della donna, è meglio non sposarsi!» (Mt 19, 10). Questa esigenza sui principi non esclude la misericordia verso gli uomini peccatori. A più riprese Gesù incontra adultere o persone infedeli all’ideale dell’amore (Lc 7, 37; Gv 4, 18; 8, 3 ss; cfr. Mt 21, 31 s). Le accoglie, non per approvare la loro condotta, ma per apportare loro una conversione ed un perdono che sottolineano il valore dell’ideale tradito (Gv 8, 11).
2. Il sacramento del matrimonio. - Gesù non si accontenta di ricondurre l’istituzione del matrimonio a questa perfezione primitiva che il peccato umano aveva oscurato. Gli dà un fondamento nuovo che gli conferisce il suo significato religioso nel regno di Dio. Con la nuova alleanza che fonda nel suo proprio sangue (Mt 26, 28), egli stesso diventa lo sposo della Chiesa. Per i cristiani, diventati con il battesimo templi dello Spirito Santo (1 Cor 6, 19), il matrimonio è quindi «un grande mistero in rapporto a Cristo ed alla Chiesa» (Ef 5, 32). La sottomissione della Chiesa a Cristo e l’amore redentore di Cristo per la Chiesa, che egli ha salvato dandosi per essa, sono così la regola vivente che gli sposi devono imitare; potranno farlo, perché la grazia di redenzione tocca il loro stesso amore assegnandogli il suo ideale (5, 21-33). La sessualità umana, di cui bisogna valutare con prudenza le esigenze normali (1 Cor 7, 1-6), è assunta ora in una realtà sacra che la trasfigura.
Matrimonio e verginità - «Non è bene che l’uomo sia solo», diceva Gen 2, 18. Nel regno di Dio instaurato da Gesù appare un nuovo ideale. Per il regno, degli uomini si faranno «eunuchi volontari» (Mt 19, 11 s). È il paradosso della verginità cristiana. Fra il tempo del VT, in cui la fecondità era un dovere primario al fine di perpetuare il popolo di Dio, e la parusia, in cui il matrimonio sarà abolito (Mt 22, 30 par.), due forme di vita coesistono nella Chiesa: quella del matrimonio, che il mistero di Cristo e della Chiesa trasfigura, e quella del celibato consacrato, che Paolo reputa la migliore (1 Cor 7, 8. 25-28). Non si tratta di disprezzare il matrimonio (cfr. 7, 1), ma di vivere pienamente il mistero nuziale al quale ogni cristiano partecipa già con il battesimo (2 Cor 11, 2): con l’unirsi al Signore totalmente per non piacere che a lui solo (1 Cor 7, 32-35), si attesta che la figura del mondo presente, alla quale l’istituzione matrimoniale è correlativa, si avvia verso la fine (7, 31). In questa prospettiva l’ideale sarebbe che «coloro che hanno moglie vivano come se non l’avessero» (7, 29) e che le vedove non si risposino. Ma tutto questo dipende in fin dei conti dal Signore: si tratta di vocazioni diverse e complementari nell’ambito del corpo di Cristo: in questo, come negli altri campi, «ciascuno riceve da Dio il proprio dono particolare, uno questo l’altro quello» (7, 7; cfr. Mi 19, 11).
 
Sposare una donna adultera - La moglie continua ad essere il corpo del marito - Teodoro di Mopsuestia (Frammento 33): Ha collegato il discorso sul ripudio a quello sull’ adulterio; infatti coloro che ripudiano le proprie mogli per volersi unire ad altre commettono adulterio. Lo stesso vale per le donne.
Perciò non è concesso che la donna ripudiata prenda marito, ma colui che convive con lei incorre nella punizione dell’ adulterio.
Se infatti in apparenza la donna è separata dal marito, spiritualmente essa è il suo corpo, dato che in principio, per voler di Dio, essa è stata unita in matrimonio e considerata insieme col marito come una sola carne. Perciò neppure l’uomo può sposare un’altra.
 
Santo del giorno - 13 Giugno 2025 - Sant’Antonio di Padova, Sacerdote e Dottore della Chiesa: Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è novizio nel monastero di San Vincenzo, tra i Canonici Regolari di Sant’Agostino. Nel 1219, a 24 anni, viene ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d’Assisi. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Per circa un anno e mezzo vive nell’eremo di Montepaolo. Su mandato dello stesso Francesco, inizierà poi a predicare in Romagna e poi nell’Italia settentrionale e in Francia. Nel 1227 diventa provinciale dell’Italia settentrionale proseguendo nell’opera di predicazione. Il 13 giugno 1231 si trova a Camposampiero e, sentendosi male, chiede di rientrare a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento dell’Arcella. (Avvenire)
 
O Signore, che ci hai nutriti di Cristo, pane vivo,
nella memoria di sant’Antonio [di Padova],
formaci alla scuola del Vangelo,
perché conosciamo la tua verità
e la viviamo nella carità fraterna.
Per Cristo nostro Signore.
perché conosciamo la tua verità
e la viviamo nella carità fraterna.
Per Cristo nostro Signore.