3 Giugno 2024
 
San Carlo Lwanga e Compagni Martiri

2Pt 1,2-7; Salmo Responsoriale Dal Salmo 90 (91); Mc 12,1-12
 
 
Colletta
O Dio,
che nel sangue dei martiri hai posto il seme di nuovi cristiani,
concedi che il campo della tua Chiesa,
irrigato dal sangue di san Carlo [Lwanga] 
e dei suoi compagni,
produca una messe sempre più abbondante
a gloria del tuo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
La Chiesa, vigna scelta - Catechismo della Chiesa Cattolica 755: La Chiesa è il podere o campo di Dio. In quel campo cresce l’antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti. Essa è stata piantata dal celeste Agricoltore come vigna scelta. Cristo è la vera Vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare.
 
Prima Lettura: L’apostolo Pietro ricorda ai cristiani destinatari della sua lettera a riconoscere e a ricordare con gratitudine tutti i beni grandissimi e preziosi ricevuti gratuitamente da Dio per mezzo di Gesù, grazie al quale, dopo essere stai sottratti alla corruzione, hanno potuto partecipare della natura divina.
A fronte di tanta liberalità i cristiani devono corrispondere a tanti doni con una condotta virtuosa sostenuta dalla fede, e giungere alla vera conoscenza da cui scaturiranno la temperanza, la pazienza, la pietà, l’amore fraterno, e la carità.
 
Vangelo
Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
 
La parabola dei contadini omicidi arriva senza difficoltà al cuore di chi ascolta. Il padrone della vigna è il Padre, i servi sono i profeti e il figlio prediletto, cacciato fuori dalla vigna e ucciso da coloro che avrebbero dovuto accoglierlo, è Gesù. Alla ostinazione e alla malvagità del suo popolo, il padrone della vigna risponderà facendo uccidere i vignaioli e affidando ad altri la vigna. Il regno di Dio andrà a coloro che avranno creduto, i quali consegneranno a suo tempo al padrone del campo i frutti. Per convalidare questo annuncio, Gesù evoca il testo del salmo 117 attribuendolo a se stesso. L’immagine della pietra, scartata dai costruttori e scelta da Dio come testata d’angolo, sta ad indicare che ciò che è disprezzato dagli uomini, per il Signore diviene fondamento di salvezza.
 
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,1-12
 
In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]:
«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori del- la vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.
 
Parola del Signore.
 
Un’evangelizzazione popolare crea problemi - José Maria Gonzáles-Ruiz (Commento della Bibbia Liturgica): Abbiamo qui un’allegoria piuttosto che una parabola. La descrizione della vigna ricorda esattamente il testo greco dei Settanta che usarono gli ebrei ellenisti per la celebre allegoria di Isaia 5,1ss. La «torre» è la casupola nella quale si vive durante la vendemmia, che ha nel tetto un’apertura dalla quale si può vedere tutt’intorno. È chiaro però che, al centro del racconto evangelico, non vi è la condotta della vigna (ossia d’Israele), ma piuttosto quella dei vignaioli. Per conseguenza l’allegoria non si svolge a livello del popolo, ma solo dei suoi capi. Un tratto di sorprendente originalità è che Dio si presenta come uno «straniero» in mezzo al popolo d’Israele. Dio, il padrone, per dire così, non è un ebreo: viene solo quando si tratta d’affittare la vigna. Ecco, dunque, un primo significato dell’allegoria: Israele non è la patria di Dio. Dio è in un altro luogo e non è legato alle vicissitudini del popolo eletto. Ha solo dato un incarico ai responsabili della vigna, poi se n’è andato.
Il contatto fra Dio-padrone e la vigna-Israele è tenuto a volte da servi, che sono evidentemente i profeti. I servi-profeti sono a più riprese maltrattati, percossi o anche uccisi. Allora, il Dio-padrone decide di mandare il suo «figlio prediletto». Qui l’evangelista riprende una sua espressione tipica (1,11; 9,7), usata nella descrizione dei due momenti teofanici più solenni della vita di Gesù. Il nostro autore non mette mai in dubbio la natura divina di Gesù, che è il «Figlio di Dio».
Il complotto dei vignaioli si basa su motivi apertamente blasfemi. Sanno che il figlio, unico erede, è l’unico che può portare a termine il piano salvifico di Dio-padrone; e quindi decidono di uccidere Gesù, perché sanno che egli proclama una religione universale e toglie loro il monopolio di Yahveh, monopolio sul quale è fondato il loro potere economico. L’accusa, abbastanza violenta, si inserisce nel contesto immediato del nostro vangelo. Il «monopolio» israelita è destinato alla distruzione totale: «Sterminerà quei vignaioli...». Non si tratta però solo d’uno sterminio, ma anche d’una sostituzione: il monopolio sarà soppresso, perché il padrone affitterà la sua vigna ad altri. Ecco, dunque, il punto centrale dell’allegoria: Israele perde il suo privilegio; e questo non e altro che il negativo della buona novella indirizzata a tutti.
L’allegoria si conclude nel modo classico per il secondo vangelo: i capi, quando capiscono che la parabola è contro di loro, in un primo momento tentano di arrestare Gesù, ma hanno paura della gente. Quando l’evangelizzazione è realmente popolare, crea problemi molto seri a ogni genere di poteri oppressori.
 
Israele, vigna infedele a Dio. - M.-F. Lacan: Sposo e vignaiolo, il Dio di Israele ha la sua vigna, che è il suo popolo. Per Osea, Israele è una vigna feconda che rende grazie della sua fecondità ad altri che a Dio, quel Dio che, mediante l’alleanza, è il suo sposo (Os 10,1; 3,1). Per Isaia, Dio ama la sua vigna, ha fatto tutto per essa, ma invece del frutto di giustizia che attendeva, essa gli ha dato l’acerba vendemmia del sangue versato; egli l’abbandonerà ai devastatori (Is 5, 1-7). Per Geremia, Israele è una vigna scelta, inselvatichita e divenuta sterile (Ger 2,21; 8, 13), che sarà divelta e calpestata (Ger 5,10; 12,10). Ezechiele infine paragona ad una vigna feconda, poi inaridita e bruciata, ora Israele infedele al suo Dio (Ez 19, 10-14; 15,6 ss), ora il re infedele ad un’alleanza giurata (17,5-19).
Verrà un giorno in cui la vigna fiorirà sotto la custodia vigilante di Dio (Is 27,25). A tale scopo Israele invoca l’amore fedele di Dio: possa egli salvare questa vigna che ha trapiantato dall’Egitto nella sua terra e che ha dovuto abbandonare allo sterminio ed al fuoco! Ormai essa gli sarà fedele (Sal 80,9-17). Ma non sarà Israele a mantenere questa promessa. Riprendendo la parabola di Isaia, cosi Gesù riassume la storia del popolo eletto: Dio non ha cessato di aspettare i frutti della sua vigna; ma invece di ascoltare i profeti da lui mandati, i vignaioli li hanno maltrattati (Mc 12, 1-5). Colmo dell’amore: egli manda ora il suo Figlio diletto (12,6); in risposta i capi del popolo porteranno al colmo la loro infedeltà, uccidendo il Figlio di cui la vigna è l’eredità. Perciò i colpevoli saranno castigati, ma la morte del Figlio aprirà una nuova tappa del disegno di Dio: affidata a vignaioli fedeli, la .vigna darà finalmente il suo frutto (12,7ss; Mt 21,41ss).
Quali saranno questi vignaioli fedeli? Le proteste platoniche non servono a nulla: occorre un lavoro effettivo, il solo che renda (Mt 21,28-32). Per fare la sua vendemmia, Dio accoglierà tutti gli operai: lavorando fin dal mattino, od assoldati all’ultima ora, tutti riceveranno la stessa ricompensa. Infatti la chiamata al lavoro e l’offerta del salario sono doni gratuiti e non diritti che l’uomo possa rivendicare: tutto è grazia (Mt 20, 1-15).
 
... darà in affitto la vigna ad altri contadini - I contadini omicidi saranno puniti, ma “la morte del Figlio aprirà una nuova tappa del disegno di Dio: affidata a vignaioli fedeli, la vigna darà finalmente il suo frutto” (M. F. Lacan). Il testimòne è così passato alla Chiesa e sarà essa a dare i frutti a Dio, in quanto «podere o campo di Dio. In quel campo cresce l’antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti. Essa è stata piantata dal celeste Agricoltore come vigna scelta. Cristo è la vera Vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare» (Catechismo della Chiesa Cattolica 755).
La Chiesa edificata da Gesù sopra la roccia di Pietro, custodirà e confermerà la fede dei suoi membri: «Cristo, “Pietra viva”, assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli» (Catechismo della Chiesa Cattolica  552).
E perché questa missione sia indefettibile, la Chiesa deve conservare con grande attenzione la fede che ha ricevuto in dono, credervi in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predicare la verità della fede, insegnarla e trasmetterla con voce unanime, come se avesse una sola bocca (Catechismo della Chiesa Cattolica 173).
In pratica, essa deve trasmettere e confessare fedelmente «la sua unica fede, ricevuta da un solo Signore, trasmessa mediante un solo Battesimo, radicata nella convinzione che tutti gli uomini non hanno che un solo Dio e Padre» (Catechismo della Chiesa Cattolica 172).
Custodire, trasmettere, confessare sono le peculiarità irrinunciabili della Sposa di Cristo (Catechismo della Chiesa Cattolica  796).
In particolare custodirà fedelmente la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte.
Conserverà con cura la memoria delle Parole di Cristo e trasmetterà di generazione in generazione la confessione di fede degli Apostoli (Catechismo della Chiesa Cattolica 171).
Ma avrà anche il compito di insegnare il linguaggio della fede: «Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e con ciò stesso a comprendere e a comunicare, la Chiesa, nostra Madre, ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell’intelligenza della fede e nella vita» (Catechismo della Chiesa Cattolica  171).
Fedeltà fino al martirio. È inimmaginabile che la Chiesa, la cui vocazione è quella di essere in questo mondo il sacramento della salvezza, il segno e lo strumento della comunione di Dio e degli uomini (Catechismo della Chiesa Cattolica 780), tradisca il suo Fondatore, sia ingrata o sia incapace di produrre quei frutti che il divino Agricoltore esige affinché il suo regno sia sempre più dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento (Catechismo della Chiesa Cattolica  782).
Ma perché non si resti in una riflessione astratta, è bene ricordare che la parola Chiesa indica la comunità dell’universalità dei credenti.
«Nel linguaggio cristiano, il termine “Chiesa” designa l’assemblea liturgica, ma anche la comunità locale o tutta la comunità universale dei credenti. Di fatto questi tre significati sono inseparabili. La “Chiesa” è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa Corpo di Cristo» (Catechismo della Chiesa Cattolica 752).
Quindi è una fedeltà che interpella tutto il popolo di Dio e in particolare ciascuno di Dio.
Una fedeltà esatta senza mezzi termini dal padrone della vigna e la parabola dei contadini omicidi (Mc 12,1-12) lo esplicita in modo chiaro. Non «basta un’adesione intellettuale al Vangelo, ma bisogna “far frutti” per non essere esclusi dal regno come i capi giudei... L’evangelista attualizza la parabola in senso parenetico, rivolgendo un severo  monito ai cristiani delle sue comunità, che potevano ripetere l’errore degli ebrei, staccandosi da Cristo» (A. Poppi). Un giorno, se infedeli, quando ci capiterà di bussare alla porta del Regno di Dio e incominceremo a dire «Signore, signore, aprici!», Lui, il padrone della vigna, risponderà: «In verità io vi dico: non vi conosco» (Mt 25,12). E non servirà protestare, quella porta resterà chiusa per sempre.
  
Alberto Magno (In ev. Marc., XII): Lo presero...: per mezzo del tradimento di Giuda Iscariota, lo uccisero, con la parola e con le opere. Con la parola, dicendogli che era un demonio e con le opere crocifiggendolo fuori della porta di Gerusalemme..., e fuori dalla vigna del cuore, in cui devono essere piantate le virtù che generano gioia”
 
Santo del giorno - 3 Giugno 2024 - Carlo Lwanga e Compagni Martiri: Tra il 1885 e il 1887, in Uganda i cristiani subirono una violenta persecuzione. Le vittime furono un centinaio. Tra loro Carlo, domestico del re Muanga dell’antico regno indipendente del Buganda, bruciato vivo insieme a dodici compagni il 3 giugno 1886. Carlo Lwanga, capo dei paggi reali, era stato battezzato durante l’evangelizzazione attuata dai Padri Bianchi, fondati dal cardinale Lavigerie. Inizialmente la loro opera, avviata nel 1879, venne ben accolta dal re Mutesa così come dal successore Muanga, che però si fece influenzare dal cancelliere del regno e dal capotribù. Tanto che decise la soppressione fisica dei cristiani, alcuni dei quali uccise con le proprie mani. Oggi il calendario ricorda ventidue martiri dell’Uganda, beatificati il 6 giugno 1920 da Benedetto XV e canonizzati da Paolo VI l’8 ottobre 1964. A loro è stato inoltre dedicato un grande santuario a Namugongo consacrato da Paolo VI nel 1969. (Avvenire)
 
Abbiamo partecipato ai tuoi misteri, o Signore,
nel glorioso ricordo dei tuoi santi martiri;
questo sacramento, che li sostenne nella passione,
ci renda forti nella fede e nell’amore
in mezzo alle prove della vita.
Per Cristo nostro Signore.