15 Giugno 2024
 
Sabato X Settimana T. O.
 
1 Re 19,19-21; Salmo Responsoriale Dal Salmo 15 (16); Mt 5,33-37

Colletta
O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Il nome di Dio pronunciato invano - Catechismo della Chiesa Cattolica 2150 Il secondo comandamento proibisce il falso giuramento. Fare promessa solenne o giurare è prendere Dio come testimone di ciò che si afferma. È invocare la veracità divina a garanzia della propria veracità. Il giuramento impegna il nome del Signore. « Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome » (Dt 6,13).
2151 Astenersi dal falso giuramento è un dovere verso Dio. Come Creatore e Signore, Dio è la norma di ogni verità. La parola umana è in accordo con Dio oppure in opposizione a lui che è la stessa verità. Quando il giuramento è veridico e legittimo, mette in luce il rapporto della parola umana con la verità di Dio. Il giuramento falso chiama Dio ad essere testimone di una menzogna.
2152 È spergiuro colui che, sotto giuramento, fa una promessa con l’intenzione di non mantenerla, o che, dopo aver promesso sotto giuramento, non vi si attiene. Lo spergiuro costituisce una grave mancanza di rispetto verso il Signore di ogni parola. Impegnarsi con giuramento a compiere un’opera cattiva è contrario alla santità del nome divino.
2153 Gesù ha esposto il secondo comandamento nel discorso della montagna: « Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti!”. Ma io vi dico: non giurate affatto [...]. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno » (Mt 5,33-34.37). Gesù insegna che ogni giuramento implica un riferimento a Dio e che la presenza di Dio e della sua verità deve essere onorata in ogni parola. La discrezione del ricorso a Dio nel parlare procede di pari passo con l’attenzione rispettosa per la sua presenza, testimoniata o schernita, in ogni nostra affermazione.
2154 Seguendo san Paolo, la Tradizione della Chiesa ha inteso che la parola di Gesù non si oppone al giuramento, allorché viene fatto per un motivo grave e giusto (per esempio davanti ad un tribunale). « Il giuramento, ossia l’invocazione del nome di Dio a testimonianza della verità, non può essere prestato se non secondo verità, prudenza e giustizia ».
2155 La santità del nome divino esige che non si faccia ricorso ad esso per cose futili e che non si presti giuramento in quelle circostanze in cui esso potrebbe essere interpretato come un’approvazione del potere da cui ingiustamente venisse richiesto. Quando il giuramento è esigito da autorità civili illegittime, può essere rifiutato.
Deve esserlo allorché è richiesto per fini contrari alla dignità delle persone o alla comunione ecclesiale.
 
I Lettura: I due libri dei Re presentano, nell’insieme, la storia d’Israele durante la monarchia. Abbracciano il periodo che va dalla vecchiaia e morte di Davide (circa 970 a.C.) fino alla deportazione in Babilonia (587 a.C.). Il profeta Elia chiama Eliseo (in ebraico Dio ha soccorso) come suo successore gettando su di lui il proprio mantello. Il mantello «simbolizza la personalità e i diritti del suo proprietario. Il mantello di Elia inoltre ha una efficacia miracolosa [2Re 2,8]. Elia acquista così un diritto su Eliseo, che non può sottrarsi. Distruggendo l’aratro e i buoi, Eliseo sottolinea la rinunzia al suo primo stato» (Bibbia di Gerusalemme). Le gesta del profeta Eliseo sono raccontate nel secondo libro dei Re a partire dal secondo capitolo.
 
Vangelo
Io vi dico: non giurate affatto.
 
Non giurerai il falso... il vostro parlare..., riguarda l’integrità interiore dell’uomo, questa viene violata e divisa quando l’uomo si abbandona allo spergiuro e alla menzogna: l’uomo diventa doppio. Una divisione che mette a repentaglio le relazioni sociali e umane, le quali devono essere sempre approntate da mutua fiducia, onestà e sincerità. Il giuramento, in alcuni casi, era lecito per i Giudei: «Se giurerai per la vita del Signore, con verità, rettitudine e giustizia, allora le nazioni si diranno benedette in te e in te si glorieranno» (Ger 4,2). Gesù non condanna il giuramento in sé, ma la pessima e volgare abitudine di velare la propria disonestà ricorrendo al giuramento. Dio non può essere chiamato in causa come testimone per simili volgari obiettivi.
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,33-37
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».
 
Parola del Signore
 
Ortensio Da Spinetoli (I Quattro Vangeli): Con la quarta antitesi viene introdotta una nuova serie. L’avverbio «di nuovo» o «inoltre» (pàlin) stacca la triade delle antitesi seguenti da quella precedente. Le direttive di Gesù ora sono espresse con l’imperativo e non con semplici enunciati giuridici. Nella quarta antitesi Gesù proibisce ogni tipo di giuramento. La normativa dell’Antico Testamento proibiva soltanto il giuramento falso (cf. Es 20,16; Lv 19,12; Dt 5,2; Zc 5,3; Sir 23,9; Sap 14,26-28) e inoltre prescriveva la fedeltà ai voti fatti al Signore (Sal 50,14; Nm 30,3; Dt 23,22), che spesso erano emessi con giuramento. La casistica rabbinica discuteva sulle formule per la validità del giuramento. Matteo ne riporta qui quattro esempi. Gesù invece vieta ogni giuramento. Egli, come di consueto, mira all’intimo della coscienza umana. Perciò comanda la sincerità in tutte le circostanze della vita, sia davanti a Dio, sia nei confronti dei propri simili. Se uno è sincero, non ha bisogno di ricorrere al giuramento per convalidare la propria testimonianza con l’invocazione del nome di Dio; neppure è necessario obbligarsi con un voto per mantenere le promesse fatte al Signore.
 
Il giuramento - Augustin George: In tutte le epoche del Vecchio Testamento, gli uomini si scambiano giuramenti, sia per allacciare alleanze (Gen 21,22-32; 31,44-54), sia per garantire l’irrevocabilità delle loro promesse (Gen 24,2-4; 47,29) e delle loro decisioni (1Sam 14,44; 25,22). Il giuramento garantisce inoltre la veridicità di un’affermazione nelle relazioni correnti (Giud 8,19; 1Sam 20,3), nelle inchieste giuridiche (Es 22,7.10), nelle predizioni dei profeti (1Re 17,1; cfr. Dan 12,7). Questo ricorso alla garanzia di Dio assume a volte la forma di un appello alla sua sanzione in caso di spergiuro: «Jahve mi è testimone: guai a me se» (soprattutto anticamente: Gen 24,37; Giud 11,10; 1Sam 14,24.48).
È comprensibile che Israele abbia spesso attribuito dei giuramenti a Jahve stesso: per concludere la sua alleanza (Deut 4,31; 7,8); garantirne le promesse (Gen 22,16; 26,3), annunciarne il giudizio (Num 14,21; Am 4,2; 6,8), sottolineare l’autorità della sua parola (Ez 20,3; 33,11). La sua formula abituale è allora: «Io sono vivo».
Dio non può basare che su se stesso la propria parola.
Malgrado il valore assicurato al giuramento dalla presenza e dall’autorità del giusto Giudice, si verificano sempre degli spergiuri. Il decalogo li condanna (Es 20,7) e i profeti non si stancheranno di denunciarli (Os 4,2; Ger. 5,2; 7,9; Ez 17,13-19; Mal 3,5).
Dopo l’esilio, si acquista sensibilità a un altro abuso: la frequenza dei giuramenti che utilizzano Dio a servizio dei più sordidi interessi moltiplicando i rischi di spergiuro (Eccle 5,1; Eccli 23,9-11). L’avvertimento dei sapienti non equivale a un rifiuto del giuramento, ma dimostra una più acuta intelligenza del suo valore, e invita a riservarlo per le occasioni solenni.
Il pensiero di Gesù appare sfumato. Non ricorre mai al giuramento per garantire la autorità della propria dottrina; si limita a introdurre le sue affermazioni più solenni con la formula consuetudinaria: «Amen, io ve lo dichiaro». D’altronde, nel discorso della montagna, prescrive ai suoi di astenersi dai giuramenti (Mt 5,33-37): l’uomo non dovrebbe giurare su quanto è di proprietà di Dio, in quanto non ne è lui il padrone; e la parola dei discepoli non ha bisogno di cercare altra garanzia all’infuori della sincerità fraterna.
Tuttavia Gesù si scaglia con forza contro la casistica lassista degli scribi, che propongono espedienti per attenuare il rigore del giuramento (Mt 23,16-22); di fronte al sinedrio, accetta di rispondere al sommo sacerdote che lo scongiura, cioè gli deferisce il giuramento (Mr 26,63): in questa solenne circostanza, in cui proclama di fronte all’autorità legittima la propria missione, Gesù riconosce implicitamente il valore del giuramento.
Paolo, che condanna gli spergiuri (1Tim 1,10), non utilizza mai le formule biasimate da Gesù né quelle in uso nel giudaismo. Tuttavia fa volentieri ricorso alla garanzia divina nelle affermazioni che gli stanno particolarmente a cuore. Prende Dio a testimone del proprio disinteresse (1Tess 2,5.10; 2Cor 1,23), della propria sincerità (Gal 1,20), del proprio amore per i fedeli (2Cor 11,11; Fil 1,8; Rom 1,9). Si direbbe che in lui il precetto di Gesù concernente i giuramenti corregga già le abitudini giudaiche.
Gli altri autori del NT manifestano la stessa discrezione di Gesù. La lettera di Giacomo (Giac 5,12) interpreta a suo modo l’insegnamento di Gesù in Mt 5,33-37; ma la lettera agli Ebrei (6,16) riconosce il valore del giuramento. Quanto ai giuramenti attribuiti a Dio, essi vengono ricordati più volte nel NT (Atti 2,20; Ebr 3,11ss;6,13ss; 7,20ss), soprattutto quando si tratta di giuramenti di portata messianica. Tutto sommato, il NT trasmette il pensiero di Gesù sulla sincerità che tra gli uomini si impone, sul rispetto dell’onore divino e sulla gravità dei casi ai quali bisogna riservare il giuramento.
 
Giovanni Crisostomo: il di più viene dal Maligno: questo di più è il superfluo, quando va oltre il necessario e si aggiunge per ridondanza: tale, appunto, è il giuramento ... Il Salvatore dichiara che il giuramento ha origini diaboliche, non per affermare che l’antica Legge ha come autore il Diavolo, ma per spingere gli uomini con maggior vigore a distaccarsi dall’antica osservanza ... È male giurare da quando regna la perfezione evangelica, ma prima non lo era.
 
Santo del giorno -15 Giugno 2024 - San Bernardo di Mentone: Dal 1923 è patrono degli alpinisti, ha dato il suo nome a due celebri passi alpini e anche alla simpatica razza canina dotata di botticella per il salvataggio in montagna. È san Bernardo di Mentone, che in realtà, però, non sarebbe nato nella località della Savoia, come si legge in una cronaca del XV secolo, ma ad Aosta intorno al 1020. Divenuto arcidiacono e, poi, Agostiniano, gli venne affidato l’incarico di ripristinare il valico detto «Mons Jovis». Si narra che per far ciò dovette lottare contro le pretese di un demonio e alla fine lo precipitò giù da una rupe. Di sicuro c’è che, partendo all’abbazia svizzera di Bourg-Saint-Pierre, fondò un monastero in cima a quello che oggi è il Gran San Bernardo. A quota 2.470 metri è un posto di sosta e ospitalità per viaggiatori e pellegrini, nonché l’abitato più elevato d’Europa. Al santo viene attribuita anche la costruzione del cenobio in cima al Piccolo San Bernardo. Morì a Novara nel 1081. (Avvenire)
 
O Signore, la tua forza risanatrice,
operante in questo sacramento,
ci guarisca dal male e ci guidi sulla via del bene.
Per Cristo nostro Signore.