14 GIUGNO 2024
 
VENERDÌ DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
 
1 Re 19,9a.11-16: Salmo Responsoriale dal Salmo 26 (27); Mt 5,27-32
 
Colletta
O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Catechismo della Chiesa cattolica 1643 «L’amore coniugale comporta una totalità in cui entrano tutte le componenti della persona - richiamo del corpo e dell’istinto, forza del sentimento e dell’affettività, aspirazione dello spirito e della volontà -; esso mira a una unità profondamente personale, quella che, al di là dell’unione in una sola carne, conduce a non fare che un cuore solo e un’anima sola; esso esige l’indissolubilità e la fedeltà della donazione reciproca definitiva e si apre sulla fecondità. In una parola, si tratta di caratteristiche normali di ogni amore coniugale, ma con un significate nuovo che non solo le purifica e le consolida, ma anche le eleva al punto di farne l’espressione di valori propriamente cristiani».
2382 Il Signore Gesù ha insistito sull’intenzione originaria del Creatore, che voleva un matrimonio indissolubile. Ha abolito le tolleranze che erano state a poco a poco introdotte nella Legge antica.
Tra i battezzati «il Matrimonio rata e consumato non può essere sciolto da nessuna potestà umana e per nessuna causa, eccetto la morte».
2380 L’adulterio. Questa parola designa l’infedeltà coniugale. Quando due persone, di cui almeno una è sposata, intrecciano tra loro una relazione sessuale, anche episodica, commettono un adulterio. Cristo condanna l’adulterio anche se con umato con il semplice desiderio. Il sesto comandamento e il Nuovo Testamento proibiscono l’adulterio in modo a soluto. I profeti ne denunciano la gravità. Nell’adulterio essi vedono simboleggiato il peccato di idolatria.
 
I Lettura: “La teofania che avviene sul monte Oreb alla presenza di Elia è ricalcata su quella che Dio concesse a Mosè in quello stesso luogo (Es 33,18-34,9).
È necessario leggere insieme queste due teofanie che si illustrano e si chiariscono a vicenda. Il vento impetuoso, il terremoto e il fuocosono elementi che, generalmente, fanno parte: delle molte teofanie riferite nel corso della Bibbia. Gli esempi sono assai numerosi: basti ricordare qui la teofania del Sinai e quella della Pentecoste (Es 19; At 2).
Nel caso presente, però, Yahveh non si manifestò nel vento impetuoso, nel terremoto o nel fuoco, bensì in un leggero venticello. Perché? Alcuni autori interpretano il fatto come un atto di tenerezza e di mansuetudine: Yahveh avrebbe inteso rettificare in qualche modo i metodi drastici e sbrigativi adottati da Elia e, in modo speciale l’uccisione avvenuta sul monte Carmelo. Questa inte pretazione potrebbe invocare in suo favore la teofania parallela di Mosè, nella quale il capo d’Israele pronunzia quste parole: «Yahveh, Yahveh, Dio misericordioso e clemente, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà» (Es 34,6).
Tuttavia, il contesto che segue pare smentire questa interpretazione. Infatti, Elia raccoglie l’ordine di ungere re Ieu, che ordinerà l’uccisione di Gezabele e di tutta la famiglia di Acab, per punire le loro prevaricazioni.
Il significato del leggero venticello in opposizione al vento impetuoso, al terremoto e al fuoco sembra indicare piuttosto la soavità con cui Dio dirige il corso degli avvenimenti della storia. Si direbbe che la liturgia sentisse predilezione per le sceneggiature rumorose e spettacolari della presenza divina (v. Sal 18,12; 68,8; Gdc 5,4-5; Ab 3,3ss). Il popolo e le sue guide amavano questo tipo di teofanie e quindi chiedevano a Dio che manifestasse in modo spettacolare il suo potere. Manifestandosi attraverso il leggero venticello, Dio avrebbe voluto dire che la sua pedagogia era diversa: che Egli guida la storia con tutta la forza di un vento impetuoso, ma che, in superfice, la sua provvidenza si rivela con soavità, a modo di un leggero venticello. È tutta una lezione che insegna a Elia a incanalare il suo ardente zelo per la causa di Yahveh. Questo comportamento di Dio non solo non è paralizzante, ma lo spinge a portare avanti la sua opera attraverso gli alvei ordinari della vita. Per questo Elia riceve l’ordine di mettere in movimento le cause seconde: l’unzione dei re di Damasco e d’Israele e l’unzione di Eliseo, che sarà il suo successore” (Antonio González-Lamadrid).
 
Vangelo
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio.
 
“In relazione all’adulterio Gesù, come aveva già fatto riguardo al comandamento precedente, elimina la distinzione fra intenzione e azione, distinzione farisaica, e stabilisce il principio dell’unità: adulterio del cuore, dell’occhio e della mano sono ugualmente proibiti (sono ricordati l’occhio e la mano per la partecipazione che hanno con i desideri del cuore). Quanto al libello del ripudio Gesù ammette un’unica eccezione: il caso di fornicazione­adulterio” (Felipe F. Ramos).
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,27-32
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».
 
Non commetterai adulterio ... alla formalità giuridica, Gesù oppone una pulizia interiore con la quale si rende luminoso lo sguardo, puro il cuore e fermamente decisi a non peccare: Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. La Legge proibiva non soltanto l’adulterio (Es 20,14; Dt 5,18) ma anche il desiderio di possedere la moglie del prossimo. Tuttavia nessuno aveva pensato dal mettere sullo stesso piano la duplice proibizione. Gesù invece arriva a considerare il desiderio un vero adulterio consumato nel cuore (Es 20,17; Dt 5,21). In questo modo, si «insiste, oltre che sull’espressione esterna della bramosia libidinosa, sull’aspetto morale dell’adulterio. Anche quando la brama non si esprime attraverso l’occhio, è ugualmente disordinata. Per il semita lo sguardo è un’azione che procede da una decisione di volontà; esso tradisce il grado di disordine a cui l’uomo è arrivato» (Ortensio da Spinetoli).
Anche il matrimonio va vissuto in questa cornice di purezza e, sopra tutto, di stima reciproca: alla facilità del divorzio si oppone la seria legge dell’amore.
La clausola eccetto il caso di unione illegittima, quasi «sicuramente fa riferimento a certe unioni ammesse come matrimonio presso alcuni popoli pagani, ma proibite, perché incestuose, nella Legge mosaica [Cf. Lv 18] e nella tradizione rabbinica. Si tratta, dunque di unioni nulle fin dall’origine per qualche impedimento. Quando le persone in situazioni siffatte si convertivano alla vera fede, la loro unione non veniva sciolta, ma si dichiarava che esse non erano state mai congiunte in vero matrimonio. Pertanto questa clausola non contraddice all’indissolubilità del matrimonio, ma la riafferma» (La Bibbia di Navarra).
È da notare che Gesù supera la mentalità dei suoi tempi per la quale solo l’infrazione della donna era considerata adulterio e punita con pene severissime, ora nella Nuova Legge l’uomo e la donna sono sullo stesso piano, hanno gli stessi diritti e doveri ed hanno le stesse responsabilità morali.
 
Terza innovazione (vv. 31-32) - Rosalba Manes (Vangelo secondo Matteo): Gesù tocca il tema del legame coniugale e continua a difendere la dignità della donna denunciando il cancro del maschilismo che considera la donna una proprietà di cui disporre a proprio piacimento e di cui disfarsi a tempo debito. Espone qui il caso del ripudio (che tornerà in Mt 19,3-9). Il diritto matrimoniale ebraico prevedeva infatti la possibilità che l’uomo e la donna si separassero dopo le nozze. L’uomo, qualora avesse trovato qualcosa di sconveniente in sua moglie, avrebbe dovuto stilare un documento di ripudio rinviandola alla sua famiglia di origine (cf Dt 24,1-4). Gesù affronta il tema del ripudio non come opportunità per sciogliere un legame, ma piuttosto per tornare alla volontà originaria di Dio. Si pone sulla scia di Ml 2,16 che riprende la lezione genesiaca dell’indissolubilità dell’unione tra l’uomo e la donna: «io odio il ripudio, dice il Signore Dio d’Israele». La legge di Mosè, come Gesù dirà più avanti (cf Mt 19,8), ha operato un compromesso con gli Israeliti a causa del loro cuore ostinato (sklerokardia), offrendo una sorta di concessione mediante il ricorso al documento di ripudio. Ma un testo stilato a tavolino non può spegnere l’amore! L’unica minaccia che può decretarne la morte è l’infedeltà (pornéia). Il termine pornéia, posto all’interno di una clausola, è stato inteso da alcuni come «unione illegittima» (come, ad esempio, il matrimonio tra consanguinei), da altri come «prostituzione» o «adulterio continuato». Ma potrebbe intendere semplicemente infedeltà coniugale e fare della clausola non tanto una concessione matteana a un comando estremamente severo di Gesù, ma un adattamento al contesto ecclesiale. Questa clausola di Gesù, che ha dato vita a prassi diverse nel corso della storia, si presenta come un pungolo per la chiesa di oggi. Essa infatti prende coscienza del numero sempre crescente di figli che sperimentano il fallimento del proprio matrimonio e desiderano ricostruirsi una nuova vita familiare. L’auspicio è che, pur fedele alla verità che è chiamata a tutelare custodendo la bellezza della natura indissolubile del matrimonio, la chiesa possa maturare giudizi e valutazioni che distinguano chi è stato abbandonato da chi ha abbandonato, chi ha reso insopportabile la vita coniugale da chi, stremato, ha ceduto alla pressione, e non ghettizzi i casi difficili ma, nell’atmosfera di quella maternità che le è propria, possa abbracciare i figli più sofferenti con delicatezza e tenerezza.
 
Sposare una donna adultera - La moglie continua ad essere il corpo del marito - Teodoro di Mopsuestia (Frammento 33): Ha collegato il discorso sul ripudio a quello sull’ adulterio; infatti coloro che ripudiano le proprie mogli per volersi unire ad altre commettono adulterio. Lo stesso vale per le donne.
Perciò non è concesso che la donna ripudiata prenda marito, ma colui che convive con lei incorre nella punizione dell’ adulterio.
Se infatti in apparenza la donna è separata dal marito, spiritualmente essa è il suo corpo, dato che in principio, per voler di Dio, essa è stata unita in matrimonio e considerata insieme col marito come una sola carne. Perciò neppure l’uomo può sposare un’altra.
 
Il Santo del Giorno 2022 - San Metodio Patriarca di Costantinopoli: È la figura di un patriarca di Costantinopoli ai tempi della Chiesa indivisa, la figura che il calendario liturgico presenta oggi alla venerazione dei fedeli. Siciliano d’origine (la sua formazione sarebbe avvenuta a Siracusa), Metodio fu monaco sull’isola di Chio prima di essere chiamato a Costantinopoli dal patriarca san Niceforo. Erano quelli gli anni in cui divampava lo scontro sulle icone. Fermo difensore della venerazione delle immagini, quando l’imperatore iconoclasta Leone V l’Armeno depose il patriarca Niceforo, Metodio si recò a Roma per informare papa Pasquale I dell’accaduto. Alla morte di Leone, il Papa inviò Metodio a Costantinopoli con una lettera in cui chiedeva fosse reinsediato come legittimo patriarca.
Ma la lotta non era ancora finita: ad attenderlo trovò infatti il carcere, dove rimase per anni. Solo con l’avvento dell’imperatrice Santa Teodora, verrà la svolta definitiva in favore delle icone. E Metodio tornerà sulla sede patriarcale di Costantinopoli. Morirà nell’847. (Avvenire)
 
O Signore, la tua forza risanatrice,
operante in questo sacramento,
ci guarisca dal male e ci guidi sulla via del bene.
Per Cristo nostro Signore.