7 Maggio 2024
 
Martedì VI Settimana di Pasqua
 
At 16,22-34; Salmo Responsoriale 137 (138); Gv 16,5-11
 
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
donaci una partecipazione vera
al mistero della risurrezione di Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
 
 Lo Spirito Santo dimostrerà la colpa del mondo...: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 24 maggio 1989): Spirito di verità, paraclito, è colui che, secondo la Parola di Cristo, “convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Gv 16,8). È significativa la spiegazione che Gesù stesso dà di queste parole: peccato, giustizia e giudizio. “Peccato” significa soprattutto la mancanza di fede incontrata da Gesù tra “i suoi”, quelli cioè del suo popolo, i quali giunsero sino alla sua condanna a morte sulla Croce. Parlando poi della “giustizia”, Gesù sembra aver in mente quella giustizia definitiva, che il Padre gli renderà (... perché vado al Padre) nella Risurrezione e nell’Ascensione al cielo. In questo contesto, “giudizio” significa che lo Spirito di verità dimostrerà la colpa del “mondo” nel rifiutare Cristo, o, più generalmente, nel voltare le spalle a Dio. Poiché però il Cristo non è venuto nel mondo per giudicarlo e condannarlo, ma per salvarlo, in realtà anche quel “convincere quanto al peccato” da parte dello Spirito di verità deve essere inteso come un intervento orientato alla salvezza del mondo, al bene finale degli uomini. Il “giudizio” si riferisce soprattutto al “principe di questo mondo”, cioè a Satana. Egli infatti sin dall’inizio tenta di volgere l’opera della creazione contro l’alleanza e l’unione dell’uomo con Dio: scientemente si oppone alla salvezza. Perciò è “già stato giudicato” sin dall’inizio, come ho spiegato nell’enciclica Dominum et Vivificantem, (Dominum et vivificantem, 27).
 
I Lettura: Paolo con Sila è a Filippi, e con un esorcismo  scaccia “uno spirito di divinazione” da una schiava, che i padroni usavano come maga con grandi profitti. I padroni di questa donna, accorgendosi che si è prosciugata la fonte dei loro guadagni, sobillano la folla, risvegliando sentimenti antigiudaici e costringendo le autorità romane a intervenire. Le autorità romane sottopongono i missionari, Paolo e Sila, alle verghe e poi li gettano in carcere. Ma ecco ripetersi anche per Paolo e Sila la prodigiosa liberazione descritta prima per Pietro. Anzi, colpito da questa specie di epifania divina segnata dal terremoto, il carceriere stesso si converte, riceve il battesimo con la sua famiglia, allargando così la comunità cristiana di Filippi. Gli Atti degli Apostoli chiamano queste prime comunità con il termine greco ekklesìa, che indica sia la comunità locale sia la Chiesa nel suo insieme.
 
Vangelo
 Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito.
 
 Sarà lo Spirito Santo a dimostrare la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, lo Spirito metterà in luce, attraverso la testimonianza vitale della Chiesa, che Cristo fu innocente e il mondo è colpevole, e il peccato del mondo è quello dell’incredulità perché non hanno creduto nel Figlio di Dio (cfr. Gv 3,19-21; 15, 21-25). Quanto alla giustizia, Gesù con la sua glorificazione manifesterà la giustizia. Dio solo è Giusto perché è Dio. E Gesù con la sua risurrezione, manifestazione della sua divinità, mostrerà anche lui la sua giustizia, cioè la sua divinità. Quanto al giudizio, il trionfo di Cristo segna la sconfitta definitiva di Satana. Una parola, dunque, di speranza per la Chiesa, per i credenti afflitti da innumerevoli prove e immersi nel crogiuolo della persecuzione.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,5-11
 
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
 
Parola del Signore.
 
Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore - Anselm Urban: Tristezza. Sia l’AT che il NT annunciano la salvezza di Dio, vogliono essere cioè “lieto messaggio” in mezzo a tutta la tristezza di questo mondo. La gioia nel Signore è la forza dei suoi fedeli (Ne 8,10); c’è però una allegrezza sguaiata, superficiale che minimizza la necessità di costante conversione alla quale i profeti fanno appello. La penitenza - anche nelle sue forme esteriori: vestiti di lutto, lamentazioni ecc. - è l’accettazione consapevole della tristezza conseguente il peccato: è amaro aver abbandonato il Signore (Ger 2,9). Ma c’è anche una tristezza del mondo che porta alla morte (2Cor 7,9s) perché si chiude all’offerta di Dio che rende felici (Mc 10,22).
Gesù Cristo è venuto per consolare gli afflitti (Mt 5,4) e per sanare coloro che hanno il cuore spezzato (Lc 4,18 molti manoscritti). Ma come poteva avvenire questo se non attraverso il patimento, da parte sua, di tutta la nostra tristezza per la lontananza di Dio (Gv 11,33s; Mc 14,34)?
Questo eone rimane anche per i credenti colmo di tristezza e di sofferenza.
Soltanto per il futuro c’è la promessa che Dio tergerà ogni lacrima (Ap 21,4).
 
Se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito - Gerd Theiβen: Paraclito (gr. colui che è chiamato a sé). Designa qualcuno che si pone in favore di un altro: l’intercessore, l’aiutante, il mediatore, più raramente l’avvocato. In 1Gv, Cristo è chiamato il nostro paraclito presso Dio, che intercede per i nostri peccati. Nei discorsi di addio di Gv (14-16) si parla invece di un “altro Paraclito” che viene identificato con lo “Spirito di verità”. Il suo compito nella comunità è la conservazione e il compimento della rivelazione in Cristo; il suo compito nei confronti del mondo è emettere l’accusa del peccato e il giudizio sul “principe di questo mondo”. Gv afferma di lui le stesse cose dette di Cristo: inviato dal Padre, manifesto soltanto alla fede, insegna la verità. Questa posizione parallela offre una risposta all’interrogativo: come possono i cristiani, in quanto appartenenti a Cristo, continuare a vivere in questo mondo, se Cristo ha lasciato questo mondo e il suo ritorno è uscito dal campo visivo della comunità? Qui e ora, al posto di Cristo, subentra il Paraclito, lo Spirito, ma non come un surrogato di rango inferiore. Il Paraclito infatti guiderà a quella verità tutta intera della quale i discepoli, quando Gesù era ancora in vita, non erano capaci di portare il peso.
Dal momento che il Paraclito prosegue l’opera di Cristo, è bene per i discepoli che Gesù ritorni al Padre, affinché venga il Paraclito. (16,7s). Sembra quasi che si parli di rivelatori che si susseguono. Per questo si è supposto che questa idea sia stata qui ripresa e modificata: il Paraclito non è una rivelazione autonoma accanto a Cristo, ma ricorda solo le sue parole (14,26).
 
Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): versetti 8-11 «E quando egli sarà venuto, convincerà il mondo di peccato e di giustizia e di giudizio». Conforme alla concezione escatologica presenziale o inaugurata di Gv, Gesù prospetta ai discepoli una grande assise forense, nella quale lo Spirito Santo fungerà da avvocato e da suo difensore contro il mondo che l’ha condannato ingiustamente. Avrà luogo una revisione del processo iniquo che lo ha portato alla morte in croce. Lo Spirito Santo convincerà (elégxei) il mondo della sua colpevolezza per la condanna del Giusto per eccellenza, cioè proverà e denunzierà l’ingiustizia commessa contro Gesù dai suoi nemici.
Tuttavia, l’azione dello Spirito non ha lo scopo di portare al ravvedimento e alla penitenza il mondo (inteso in senso negativo come identificazione con il male), perché è in balia del potere delle tenebre. Neppure Gesù pregherà per questo mondo posseduto da Satana (17,9), perché lontano da Dio e colpevole di peccato irremissibile.
In primo luogo lo Spirito convincerà il mondo «di peccato, - afferma Gesù - poiché non credono in me» (v. 9).
Il peccato per essenza consiste nell’incredulità, nella mancata risposta di fede alla rivelazione dell’amore di Dio fatta da Gesù. Il rifiuto della predicazione di Gesù costituisce il peccato contro lo Spirito (cf. Mc 3,28-30 e parr.). La cecità colpevole dei giudei, che lo hanno respinto e fatto crocifiggere, è imitata da tutti coloro che non si aprono alla luce del vangelo, preferendo le loro opere malvagie alla luce portata da Gesù (3,19).
In secondo luogo lo Spirito convincerà il mondo «di giustizia, poiché vado al Padre e non mi vedrete più» (v. 10). Il Paraclito dimostrerà che Gesù era veritiero quando proclamava di essere uno con il Padre e non un bestemmiatore, come l’accusavano i giudei (10,33; 19,7). Lo Spirito Santo ratificherà la veridicità di questa auto proclamazione di Gesù. Il ritorno al Padre per essere glorificato alla sua destra avrebbe confermato la sua identità di Figlio di Dio, «santo» e «giusto» per antonomasia (6,69; cf. At 3,14; 1Pt 3,18), morto per espiare i peccati del mondo.
In terzo luogo lo Spirito convincerà il mondo «di giudizio, poiché il capo di questo mondo è giudicato» (v. 11). La morte e la risurrezione di Gesù avrebbero segnato il giudizio condannatorio del mondo a lui ostile.
Mentre i giudei pensavano che con la condanna di Gesù a morte di croce il processo si fosse concluso con la loro vittoria sull’odiato profeta nazaretano, - in realtà rappresentava la sconfitta del principe di questo mondo, di cui essi erano stati strumenti ciechi.
Satana fu allora spodestato e privato del suo potere tirannico sull’umanità peccatrice. Per opera dello Spirito, tale giudizio di Dio contro il male sarà sempre in atto sino alla fine del mondo, quando avrà luogo la sconfitta totale e definitiva del Maligno. La «dimostrazione» dell’innocenza di Gesù, della giustizia della sua causa non ha come destinatario il mondo, ma riguarda i discepoli. Essi, illuminati interiormente dallo Spirito, fortificati dalla sua luce, nonostante l’odio satanico del mondo e le persecuzioni, avrebbero diffuso ovunque il messaggio della vittoria di Cristo sul male, portando alla conversione molti fratelli.                      
               
Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò: “Lo Spirito Santo è il frumento che ci conforta sul cammino verso la patria, è il vino che ci rallegra nella tribolazione, l’olio che rende dolce l’amarezza della vita. Occorreva questo triplice soccorso agli apostoli che dovevano andare a predicare nel mondo intero. Per questo Gesù manda loro lo Spirito Santo. Ne sono stati colmati - colmati perché gli spiriti immondi non avessero alcun accesso in loro: quando un vaso è colmo, non vi si può mettere nulla di più. Lo Spirito Santo ‘v’insegnerà’ [Gv 16,13], perché sappiate; vi suggerirà, perché vogliate. Egli dà il sapere e il volere; aggiungiamo il nostro “potere”, nella misura delle nostre forze, e saremo i templi dello Spirito Santo [1Cor 6,19]” (Sant’Antonio di Padova, Discorsi per la domenica e le feste dei santi).
 
Il Santo del giorno - 7 Maggio 2024 - Sant’Agostino Roscelli: Di famiglia molto povera, Agostino Roscelli nasce a Casarza Ligure, nel Levante ligure, il 27 luglio 1818 e viene battezzato lo stesso giorno perché si teme per la sua vita. Dopo avere studiato col parroco nel 1835 si trasferisce a Genova per prepararsi al sacerdozio e viene ordinato prete il 19 settembre 1846. Diventa confessore in San Martino d’Albaro e poi inizia a dedicarsi ai carcerati, ai neonati e alle ragazze madri. L’impegno verso queste giovani gli fa venire l’idea di dar vita ad una congregazione dedicata a loro e, sostenuto da alcune donne penitenti che gli offrono collaborazione per aiutare le tante ragazze bisognose, dopo avere ottenuto il benestare di Pio IX, il 15 ottobre 1876, realizza il suo sogno creando la Congregazione delle Figlie dell’Immacolata. E il 22 ottobre consegna l’abito religioso alle prime Figlie. Muore a Genova il 7 maggio 1902. (Avvenire)
 
Ai tuoi servi, riuniti nel tuo amore
e partecipi di un solo pane,
dona, o Signore, di essere unanimi nella carità,
perché con la santità della vita
siano in ogni luogo veri testimoni di Cristo risorto.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.