6 Maggio 2024
 
Lunedì VI Settimana di Pasqua
 
At 16,11-15; Salmo Responsoriale 149; Gv 15,26-16,4a
 
Colletta
Donaci, Dio misericordioso,
di sperimentare in ogni momento della vita
la fecondità della Pasqua
che celebriamo nei santi misteri.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Dominum et Vivificantem 3-5:Quando era ormai imminente per Gesù Cristo il tempo di lasciare questo mondo, egli annunciò agli apostoli «un altro consolatore» (állon parákletonGv 14,16). [...].
Lo Spirito Santo sarà il consolatore degli apostoli e della Chiesa, sempre presente in mezzo a loro - anche se invisibile - come maestro della medesima Buona Novella che Cristo annunciò. Quell’«insegnerà» e «ricorderà» significa non solo che egli, nel modo a lui proprio, continuerà ad ispirare la divulgazione del Vangelo di salvezza, ma anche che aiuterà a comprendere il giusto significato del contenuto del messaggio di Cristo; che ne assicurerà la continuità ed identità di comprensione in mezzo alle mutevoli condizioni e circostanze. Lo Spirito Santo, dunque, farà sì che nella Chiesa perduri sempre la stessa verità, che gli apostoli hanno udito dal loro Maestro.
Nel trasmettere la Buona Novella, gli apostoli saranno associati in modo speciale allo Spirito Santo. Ecco come continua a parlare Gesù: «Quando verrà il consolatore, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio». Gli apostoli sono stati i testimoni diretti, oculari. Essi «hanno udito» e «hanno veduto con i propri occhi», «hanno guardato» e perfino «toccato con le proprie mani» Cristo, come si esprime in un altro passo lo stesso evangelista Giovanni. Questa loro umana, oculare e «storica» testimonianza su Cristo si collega alla testimonianza dello Spirito Santo: «Egli mi renderà testimonianza». Nella testimonianza dello Spirito di verità l’umana testimonianza degli apostoli troverà il supremo sostegno. E in seguito vi troverà anche l’interiore fondamento della sua continuazione tra le generazioni dei discepoli e dei confessori di Cristo, che si susseguiranno nei secoli. Se la suprema e più completa rivelazione di Dio all’umanità è Gesù Cristo stesso, la testimonianza dello Spirito ne ispira, garantisce e convalida la fedele trasmissione nella predicazione e negli scritti apostolici, mentre la testimonianza degli apostoli ne assicura l’espressione umana nella Chiesa e nella storia dell’umanità.
 
I Lettura: L’apostolo Paolo e i suoi compagni giungono nella città greca di Filippi e predicano il Vangelo in riva a un fiume dove gli ebrei erano solito radunarsi per la preghiera. Tra questi vi è Lidia, una commerciante di porpora e credente in Dio, che si converte con tutta la famiglia. Il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo: una adesione che si fa subito servizio, prodigandosi a favore di Paolo e dei suoi compagni ospitandoli nella sua casa.
 
Vangelo
Lo Spirito della verità darà testimonianza di me.
 
Ai discepoli Gesù promette il Consolatore, lo Spirito Santo, e ne indica la missione: egli gli darà testimonianza. Gesù, infine, mette in guardia gli Apostoli dalle persecuzioni che li attendono: le prove sono e saranno sempre incombenti sulla Chiesa, una parola di incoraggiamento quella del Maestro, ma anche profezia perché la fede degli Apostoli non sia scossa (cfr. Gv 13,19).
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,26-26,4a
 
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
 
Parola del Signore.
 
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): 15,26: La testimonianza degli apostoli, della Chiesa, come quella di tutti i discepoli, è l’espressione esterna della testimonianza interna dello Spirito di verità; in definitiva tutto si riconduce all’unica e divina testimonianza dello Spirito Santo (cf. Atti, 5, 32). Perché voi siete con me fin dall’inizio; gli apostoli furono scelti dal Maestro per essere con lui fin dall’inizio della sua vita pubblica (cf. 1 Giov., 2, 7, 24; 3, 11); in tal modo essi possono attestare con perfetta conoscenza i fatti riguardanti Cristo fin dall’origine del suo ministero, pubblico (cf. 1 Giov., 1, 1-2; Atti, 1, 21, 22; 10, 40, 42).
16,1 Vi ho detto queste cose perché non vi scandalizziate; lo scandalo designa qui una grave prova, una crisi nella fede (cf. Giov., 6, 61). Lo Spirito Santo, che è Spirito di verità, avrà il compito di proteggere i discepoli in questa prova, impedendo loro di essere scossi nella fede e, conseguentemente, di allontanarsi da Cristo. Queste parole del Maestro, indicando nell’odio contro Gesù stesso l’origine delle persecuzioni, sono destinate a infondere coraggio ai discepoli nelle prove che, sia per la loro violenza come anche per la loro durata, potrebbero insidiare la loro fede (cf. 1Pietro, 4, 12).
16,2 Vi scacceranno dalle sinagoghe; l’espulsione dalle sinagoghe costituiva la più grave sanzione penale per l’ebreo, perché lo escludeva dal luogo nel quale si leggeva e si spiegava la Legge; per l’ebreo tale pena equivaleva ad una scomunica, cf. Giov., 9, 22. Gli ebrei non si limitarono soltanto ad espellere i neo-convertiti al cristianesimo dalle loro sinagoghe, ma li osteggiarono con ogni forma di insidia (cf. Apocalisse, 2, 9-10; 1 Tessalonicesi, 2, 15). Anzi viene l’ora nella quale chiunque vi uccide crederà di rendere culto a Dio; gli ebrei, nelle loro persecuzioni contro i credenti di Cristo, giungeranno fino a metterli a morte. L’evangelista, per indicare la violenza di tali persecuzioni e l’acceso fanatismo degli stessi persecutori, dichiara che questi crederanno di fare un atto gradito a Dio nell’uccidere i discepoli di Cristo. Tale modo di esprimersi lascia chiaramente intendere che si tratta di persecutori ebrei. Un midrash su Numeri, 25, 3 contiene il seguente detto: «Chi sparge il sangue di un empio va considerato come uno che offre un sacrificio» (cf. Strack–Billerbeck, II, p. 565). I discepoli di Gesù dagli ebrei sono ritenuti empi; conseguentemente chi li uccide fa un atto gradito a Dio, come allo stesso Dio è gradito un sacrificio.
 
Quando verrà la loro ora: l’ora di Gesù, è “un’ora di sofferenza il cui avvicinarsi scatena una dura lotta interiore (Mc 14,35). Infatti è anche l’ora del nemico e del trionfo apparente delle tenebre (Lc 22,53). Ma più ancora è l’ora di Dio, fissata da lui solo, e vissuta da Gesù secondo la volontà del Padre. Venuto per fare questa volontà, egli accetta quest’ora, nonostante l’angoscia che ne prova (Gv 12,27): non è forse anche l’ora della sua gloria (12, 23) e della sua piena attività salvifica (12, 24)? Secondo Giovanni, Gesù la chiama una volta «la mia ora», tanto fa sua questa volontà di Dio. Nessuno, neppure la madre di Gesù, può derogare al piano divino e sollecitare un miracolo, senza che Gesù evochi la venuta della sua ora (per affermarla o negarla, secondo le opinioni divergenti dei critici). Egli ordina tutta la sua attività di taumaturgo e di profeta in funzione della sua ora. L’evangelista generalizza parlando della «sua ora». Ogni tentativo di arresto o di lapidazione è vano, finché non è giunta la sua ora (7,30; 8,20): le velleità umane si infrangono contro questa determinazione divina. Ma, quando viene «l’ora di passare da questo mondo al Padre» (13,1), l’ora dell’amore spinto all’estremo, il Signore va alla morte liberamente, dominando gli avvenimenti, simile ad un pontefice che compie i riti della sua liturgia (cfr. 14,29s; 17,1). Così, dietro l’apparenza secondo cui gli avvenimenti si succedono senza coordinazione, tutto è diretto verso una meta che sarà raggiunta nel suo tempo, nel suo giorno, nella sua ora. Le ore di questo cammino sono scandite, come lo sarebbero oggi quelle di un piano economico o politico. Ve ne sono di dolorose, come quella in cui Gesù è abbandonato dai suoi discepoli (Gv 16,32); ma tutte tendono verso la gloria, quella del ritorno del Signore glorificato; tutte, nella loro stessa precisione, rendono testimonianza al disegno di Dio che guida la storia (Atti 1,7)” (R. Motte).
 
Viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio: Quanto siano vere queste parole, lo rivela in modo particolare la vita del rabbino Paolo di Tarso: un persecutore che si cangerà in perseguitato, sedotto dal Vivente sulla via di Damasco. Subito dopo quell’incontro pieno di luce abbacinante, sarà lo stesso Gesù a tratteggiare la sua futura vita apostolica: «Sarai per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io ti mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome» (cfr. At 9,15-16). Una profezia che ricorrerà spesso nelle riflessioni dell’Apostolo: «Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni» (At  20,22-23). E che lo Spirito Santo non gli abbia mentito basta leggere alcuni brani della prima e della seconda lettera ai Corinzi (cfr. 1Cor 4,9-13; 2Cor 4,8-12; 6,4-10; 11,23-33). Questi sunti non sono freddi resoconti di fatiche, diari di viaggi fatti per terra e per mare, difficoltà apostoliche, ma sale versato su ferite sanguinanti aperte e non cicatrizzate. Non sono «esagerazione poetica! Purtroppo è la prosa di ogni giorno: “fame e sete”, freddo, “percosse”, vagabondaggio all’addiaccio, sempre braccati da nemici implacabili, “lavoro” affaticante per procacciarsi di che ingannare l’inedia da fame che divora il proprio corpo. […]. Tutto ciò però non riesce a piegare la grandezza spirituale e la serenità degli Apostoli di Cristo: pur in mezzo alle persecuzioni e alle calunnie, hanno ancora l’animo di “benedire” e di “consolare”» (Settimio Cipriani). Ed è a motivo di queste esperienze che sgorgò nel cuore e nella mente dell’apostolo Paolo la convinzione che «tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati» (2Tm 3,12). Una convinzione che in duemila anni di storia cristiana non è mai stata smentita. La sofferenza è l’unica realtà propria che si può offrire a Dio e della quale solamente, e di null’altro ci si può gloriare: «Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6,14)
 
Vi scacceranno dalle sinagoghe …: «Nella persecuzione e nella pace, mostriamo al Signore la nostra amicizia. Egli ci dona la sua grazia increata, perché vuole che tutti vivano e diventino eredi della gloria e della grandezza che è in Gesù Cristo nostro Signore. E noi, da lui liberati, purificati dalle brame perverse, divenuti per molti causa di salvezza, dobbiamo, ciascuno con la sua fatica e le sue virtù, innalzarci veramente dalla terra alla pace celeste, nel regno dellamore, per essere sempre con Cristo e godere dei suoi beni eterni. E come le membra costituiscono la figura del corpo, così la fede consiste nelle buone opere; e con la fede si rafferma la speranza, con la speranza si raggiunge lapprovazione. Così dobbiamo avvicinarci allamore di Dio, ricevere la grazia dello Spirito Santo, giungere al cielo, renderci eredi della vita eterna nellabitazione dei santi, nella carità vivifica, radianti di splendore divino, nellindicibile, nelleterno, per lodare la santissima Trinità per tutti i secoli» (Mesrop armeno, Quinto discorso).
 
Il Santo del Giorno - 6 Maggio 2024 - Beata Anna Rosa Gattorno: Nata a Genova nel 1831 da famiglia agiata, a 21 anni si sposò e si trasferì a Marsiglia. Una serie di tracolli economici e disgrazie, culminate con la morte del marito, la segnarono profondamente. Così si fece strada una nuova vocazione. Sotto la guida del confessore, don Giuseppe Firpo, emise i voti come terziaria francescana. Si dedicò ai poveri e ai figli delle operaie, mantenendo con sé anche i propri. A Piacenza iniziò una nuova famiglia religiosa, la Figlie di Sant’Anna, che subito (1878) andarono anche in missione. Collaborò con il vescovo Scalabrini nell’assistenza alle sordomute. Morì a Roma nel 1900. (Avvenire
 
Questo sacrificio eucaristico,
che abbiamo offerto e ricevuto,
santifichi il tuo popolo, o Signore,
perché, in piena comunione con te,
collabori con tutte le forze all’edificazione del tuo regno.