8 Maggio 2024
 
Mercoledì VI Settimana di Pasqua
 
At 17,15.22-18,1; Salmo Responsoriale dal Salmo 148; Gv 16,12-15
 
Colletta
O Padre, che ci doni la grazia di celebrare nel mistero
la risurrezione del tuo Figlio,
fa’ che possiamo rallegrarci
con tutti i santi nel giorno della sua venuta nella gloria.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
 
Gli appellativi dello Spirito Santo - Catechismo della Chiesa Cattolica: Il nome proprio dello Spirito Santo 691: «Spirito Santo», tale è il nome proprio di colui che noi adoriamo e glorifichiamo con il Padre e il Figlio. La Chiesa lo ha ricevuto dal Signore e lo professa nel Battesimo dei suoi nuovi figli.
Il termine «Spirito» traduce il termine ebraico Ruah, che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento.
Gesù utilizza proprio l’immagine sensibile del vento per suggerire a Nicodemo la novità trascendente di colui che è il Soffio di Dio, lo Spirito divino in persona. D’altra parte, Spirito e Santo sono attributi divini comuni alle Tre Persone divine. Ma, congiungendo i due termini, la Scrittura, la liturgia e il linguaggio teologico designano la Persona ineffabile dello Spirito Santo, senza possibilità di equivoci con gli altri usi dei termini «spirito» e «santo».
692: Gesù, quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama Παρα´ κλητος, letteralmente: «Colui che è chiamato vicino», «ad-vocatus» (Gv 14,16.26; 15,26; 16,7). Παρα´ κλητος viene abitualmente tradotto «Consolatore», essendo Gesù il primo consolatore. Il Signore stesso chiama lo Spirito Santo «Spirito di verità» (Gv 16,13).
693: Oltre al suo nome proprio, che è il più usato negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere, in san Paolo troviamo gli appellativi: «Spirito [...] promesso» (Ef 1,13; Gal 3,14), «Spirito da figli adottivi» (Rm 8,15; Gal 4,6), «Spirito di Cristo» (Rm 8,9), «Spirito del Signore» (2 Cor 3,17), «Spirito di Dio» (Rm 8,9.14; 15,19; 1Cor 6,11; 7,40) e, in san Pietro, «Spirito della gloria» (1Pt 4,14).
 
I Lettura: L’apostolo Paolo, dopo un esordio di circostanza (vv 22-23), approfondisce l’annunzio del vero Dio, in antitesi alla concezione pagana, muovendosi su due fronti: “1. Dio ha creato l’universo; non si può quindi pensare che egli abiti in un tempio o che abbia bisogno del culto che gli si rende [vv 24-25]; 2. Dio ha creato l’uomo e l’ha circondato di benefici; è assurdo equipararlo a oggetti materiali [le statue, vv 26-29]” (Bibbia di Gerusalemme). L’annuncio termina con un invito alla conversione, nella prospettiva del giudizio. Nonostante Paolo faccia ricorso anche alla “sapienza pagana” non riuscirà a convincere gli Ateniesi: una profonda delusione che lo segnerà non poco negli anni a venire.   
 
Vangelo
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità.
 
Lo Spirito Santo è l’amore del Padre e del Figlio, donato all’uomo,  «riversato nei nostri cuori» (Rom 5,5). È l’amore con cui Dio ama gli uomini e di cui lo Spirito Santo è caparra, già possesso perfetto e pacifica beatitudine. L’uomo, pur possedendo un cuore che arde d’amore divino, potrà amare Dio e i suoi fratelli con lo stesso amore con cui è amato dal Padre e dal Figlio solo se si farà invadere, possedere dallo Spirito Santo. Infatti, Cristo ha mandato a tutti gli uomini lo Spirito Santo per muoverli interiormente «ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutte le proprie forze, e ad amarsi reciprocamente come Cristo ha amato loro» (LG 40). Lo Spirito Santo guida l’uomo alla verità tutta intera, cioè conduce l’uomo a incontrarsi con Gesù, la seconda Persona della Trinità, che è la Verità (cfr. Gv 14,6) e in essa lo fa dimorare e camminare.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,12-15
 
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
 
Parola del Signore.
 
Siamo nel contesto del discorso di addio dell’Ultima Cena: agli Apostoli affranti, a motivo della imminente dipartita del Maestro (Gv 16,6), Gesù promette il dono dello Spirito Santo. Quando «verrà lo Spirito di verità», saranno ricolmi di gioia e saranno guidati «a tutta la verità» (Gv 16,13). Lo Spirito Santo prenderà il posto di Cristo nella guida dei discepoli, «sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita» (Ap 7,17).
La missione dello Spirito Santo sarà parallela a quella di Gesù. Annuncerà ai discepoli le cose future: non nel senso di nuove rivelazioni riguardanti il futuro, ma nel senso che donerà l’intelligenza per capire e interpretare quanto è già avvenuto o è stato detto o insegnato dal Cristo. Lo Spirito Santo glorificherà Gesù manifestando le ricchezze del suo mistero. Il verbo annunziare è usato negli scritti apocalittici [cfr. Dn 2,2.4.7.9], «dove indica le interpretazioni delle visioni e delle rivelazioni dei misteri. In questo senso, lo Spirito non rivelerebbe qualcosa di nuovo, ma interpreterebbe la rivelazione storica di Gesù, in relazione al futuro escatologico. Lo Spirito espleterà questa funzione mediante gli Apostoli, che avranno una missione particolare nei riguardi della rivelazione di Gesù in quanto furono testimoni fin dall’inizio [Gv 15,27]... Non solo mediante gli Apostoli, ma nella vita della Chiesa espleterà la sua missione di verità mediante la guida nell’interpretare la rivelazione di Gesù in relazione al futuro e al futuro ultimo» (Giuseppe Segalla).
Tutto quello che lo Spirito Santo prende dal Figlio proviene dal Padre, in questo modo la «rivelazione è dunque perfettamente una: avendo origine nel Padre e realizzandosi per mezzo del Figlio, si compie nello Spirito, per la gloria del Figlio e del Padre» (Bibbia di Gerusalemme).
Le ultime parole di Gesù (v. 15: Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà di quel che è mio e ve l’annuncerà) hanno una portata particolarmente trinitaria, ma «la prospettiva rimane cristologica: nel Cristo, interpretato dallo Spirito, si svela il mistero di Dio» (A. Marchadour).
 
Gesù promette lo Spirito - Jean Guillet: Ripieno dello Spirito e non agendo se non per mezzo suo, Gesù tuttavia quasi non ne parla. Lo manifesta con tutti i suoi atti, ma finché vive in mezzo a noi, non può mostrarlo distinto da sé. Affinché lo Spirito sia effuso e riconosciuto bisogna che Gesù se ne vada (Gv 7,39; 16,7); allora si riconoscerà quel che è lo Spirito e che viene da lui. Gesù quindi non parla ai suoi dello Spirito se non separandosi sensibilmente da essi, in modo temporaneo (Mt 10,20) o definitivo (Gv 14,16s.26; 16,13ss). Nei sinottici sembra che lo Spirito non debba manifestarsi se non nelle situazioni gravi, in mezzo ad avversari trionfanti, dinanzi ai tribunali (Mc 13,11). Ma le confidenze del discorso dopo la cena sono più precise: l’ostilità del mondo per Gesù non è un fatto accidentale, e se non la manifesta ogni giorno con persecuzioni violente, tuttavia ogni giorno i discepoli sentiranno pesare su di sé la sua minaccia (Gv 15,18-21), e perciò ogni giorno anche lo Spirito sarà con essi (14,16s). Come Gesù ha confessato il Padre suo con tutta la sua vita (Gv 5,41; 8,50; 12,49), così i discepoli dovranno rendere testimonianza al Signore (Mc 13,9; Gv 15,27).
Essi, finché Gesù viveva con loro, non temevano nulla; egli era il loro paraclito, sempre presente per prendere la loro difesa e trarli d’impaccio (Gv 17,12). Dopo la sua partenza, lo Spirito occuperà il suo posto per essere il loro paraclito (14,16; 16,7). Distinto da Gesù, egli non parlerà in nome proprio, ma sempre in nome di Gesù, da cui è inseparabile e che egli «glorificherà» (16,13s). Ricorderà ai discepoli gli atti e le parole del Signore e ne darà loro l’intelligenza (14,26); darà loro la forza di affrontare il mondo nel nome di Gesù, di scoprire il senso della sua morte e di rendere testimonianza al mistero divino che si è compiuto in questo fatto scandaloso: la condanna del peccato, la sconfitta di Satana, il trionfo della giustizia di Dio (16, 8-11).
Gesù dispone dello Spirito - Morto e risorto, Gesù fa alla Chiesa il dono del suo Spirito. Un uomo che muore, per quanto grande sia stato il suo spirito, per quanto profonda rimanga la sua influenza, è non di meno condannato ad entrare nel passato. La sua azione gli può sopravvivere, ma non gli appartiene più; egli non può più nulla su di essa e deve abbandonarla alla mercé dei capricci degli uomini. Invece Gesù, quando muore e «rende il suo Spirito» a Dio, lo «trasmette» nello stesso tempo alla sua Chiesa (Gv 19,30). Fino alla sua morte, lo Spirito sembrava circoscritto nei limiti normali della sua individualità umana e del suo raggio di azione. Ora che è esaltato alla destra del Padre nella gloria (12,23), il figlio dell’uomo raduna l’umanità salvata (12,32) ed effonde su di essa lo Spirito (7,39; 20,22s; Atti 2,33).
 
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità – Bruno Liverani: La verità che risplende nella predicazione del Vangelo deve ricondursi alla parola e alla persona di Gesù, come alla sua fonte.
Nella tradizione evangelica, la verità è la caratteristica fondamentale della parola di Gesù. Il suo insegnamento si presenta subito come sicuro. Solo lui può dire: «Sapete che è stato detto ... ma io vi dico ... » (Mt 5,21-44), mettendo la sua parola in antitesi con la ste sa legge. Solo lui può introdursi a parlare con la solennità dell’amen, che sottolinea l’intima convinzione di essere inviato da Dio a trasmettere la verità.
Nel IV Vangelo la verità della parola di Gesù è particolarmente sottolineata. Essa non designa soltanto veridicità di un discorso: nel contesto del Vangelo di Giovanni verità è rivelazione di una parola ascoltata e trasmessa non come propria, ma come proveniente da Dio. In Gv 8,40 Gesù rimprovera ai «giudei» di volerlo uccidere, lui che ha detto loro la verità udita da Dio. Nel grande processo intentato tra lui e i suoi avversari, la sua testimonianza risulta vera, cioè valida perché avvalorata dal Padre (Gv 8,14-18); è vera inoltre, perché è resa alla verità che egli ha a coltato presso il Padre ed è venuto a comunicarci. La scettica domanda di Pilato: «Che cos’è la verità?» non avrà una risposta verbale, ma una risposta vivente nella testimonianza che Gesù dà alla verità fino al sacrificio di sé (Gv 18,37-38).
In questa lotta in cui Gesù è impegnato, caratteristica degli ultimi tempi, vi è il contro-testimone, l’avversario, la cui qualifica è la menzogna come avversione alla verità portata da Gesù. Al testimone della verità si oppone colui che fin dall’inizio non ha in sé la verità (Gv 8,44).

L’anima umile è illuminata dallo Spirito - Guglielmo di Saint-Thierry (Speculum fidei): Tu, dunque, anima fedele, quando nella tua fede t’imbatti in un più occulto mistero, osa e di’, non per il desiderio di incontrare, ma di seguire: Come avvengono queste cose? Ma la tua domanda, sia la tua preghiera, il tuo amore e il tuo umile desiderio. Non cercare di scoprire in alto la maestà di Dio, ma cerca la salvezza di Dio, e ti risponderà l’angelo della sapienza. “Quando verrà lo Spirito che io manderò a voi dal Padre, egli vi suggerirà tutto e vi insegnerà tutta la verità” (Gv 14,26). “Nessuno infatti sa le cose dell’uomo, se non lo spirito dell’uomo che è in esso; e nessuno sa le cose di Dio, se non lo Spirito di Dio” (1Cor 2,11). Sbrigati, dunque, a farti partecipe dello Spirito Santo. È presente, quando viene invocato; se non ci fosse, non sarebbe invocato. E quando viene, viene con l’abbondanza della benedizione di Dio. È fiume impetuoso, che letifica la città di Dio. E quando arriva, se ti trova umile, sereno e rispettoso della Parola di Dio, si poserà su di te, e ti rivelerà ciò che il Padre nasconde ai sapienti e avveduti di questo mondo; e cominceranno a brillare ai tuoi occhi quelle cose che i discepoli non riuscirono ad assorbire, finché non fosse venuto lo Spirito di verità, che avrebbe detto loro tutta la verità. Verità che non può essere rivelata da nessun uomo.
E come è necessario che quelli che lo adorano, lo adorino in spirito e verità, così coloro che desiderano di conoscerlo devono cercare l’intelligenza della fede e il senso della verità nello Spirito Santo. Infatti nelle tenebre e ignoranza di questa vita ai poveri di spirito esso è luce che illumina, è carità che attira, dolce soavità; è lui che avvicina l’uomo a Dio; è l’amore di chi ama, devozione e pietà. Lui di fede in fede rivela ai fedeli la giustizia di Dio; quando dà la grazia e per la fede accolta dalla Parola di Dio dà la fede illuminata.

Il Santo del Giorno - 8 Maggio 2024 - Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei - La devozione alla Vergine del Rosario nella cittadina di Pompei risale all’arrivo, come amministratore dei beni della contessa Marianna Farnararo vedova De Fusco, dell’avvocato Bartolo Longo, tornato alla fede dopo un lungo periodo di crisi. Per offrire un riscatto civile e morale a popolazioni abbandonate da secoli nella loro miseria, decise di propagare la preghiera del Rosario. Per questo scopo, ricevette in dono un quadro raffigurante la Madonna in trono con Gesù Bambino sulle ginocchia, in atto di consegnare la corona del Rosario a santa Caterina da Siena e a san Domenico di Guzman. Il dipinto, inizialmente conservato nella piccola chiesa parrocchiale, fu poi trasferito nella nuova chiesa, in seguito diventata Santuario e Basilica Pontificia. Al Santuario sono annesse numerose opere caritative, tutte ideate da Bartolo Longo, che la Chiesa onora come Beato dal 1980. I giorni che vedono il maggior afflusso di pellegrini a Pompei sono l’8 maggio e la prima domenica di ottobre, quando viene solennemente recitata la Supplica alla Vergine del Santo Rosario di Pompei, composta dallo stesso Beato Bartolo Longo.
 
Ricolmi della pienezza della tua grazia,
ti chiediamo, o Signore, che i tuoi figli,
sostenuti dalla forza del convito eucaristico,
siano coraggiosi testimoni della verità del Vangelo,
e nel nostro tempo
rendano sempre presente e operante la tua Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.