26 Maggio 2024
 
Santissima Trinità
 
Dt 4,32-34.39-40 - Salmo Responsoriale dal Salmo32 (33); Rm 8,14-17; Mt 26,16-20
 
Colletta
O Dio santo e misericordioso,
che nelle acque del Battesimo ci hai resi tuoi figli, 
ascolta il grido dello Spirito che in noi ti chiama Padre, 
perché, nell’obbedienza alla parola del Salvatore, 
annunciamo la tua salvezza offerta a tutti i popoli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Un linguaggio difficile - Catechismo degli Adulti [344]Secondo un’opinione abbastanza diffusa, il mistero della Trinità sarebbe una dottrina astrusa e lontana dalla vita. In realtà, invece, è una luce che dà significato e bellezza a tutto, sebbene in se stessa non possa essere fissata, perché troppo intensa.
In Cristo e nella sua Chiesa Dio ha dato se stesso, come egli è, Padre e Figlio e Spirito Santo. La fede cristiana fin dalle origini professa il monoteismo trinitario, escludendo da una parte il politeismo e dall’altra il monoteismo rigido; ma, per trovare un’espressione linguistica accurata e precisa, ha impiegato molti secoli; anzi, si può dire che la ricerca continua ancora, perché l’intelligenza del mistero, per quanto inadeguata e debolissima, risulta sempre ardua da formulare.
Le formule trinitarie, proposte con autorità dal magistero ecclesiastico, mettono in evidenza sia l’uguaglianza e l’opera comune delle persone divine sia l’ordine reciproco e dinamico tra di loro. Una delle più complete e analitiche è quella del concilio di Firenze, nell’anno 1442, che riportiamo quasi integralmente: «Un solo, vero Dio, onnipotente, immutabile e eterno, Padre, Figlio e Spirito Santo; uno nell’essenza, trino nelle persone, Padre non generato, Figlio generato dal Padre, Spirito Santo procedente dal Padre e dal Figlio... Queste tre persone sono un solo Dio e non tre dèi, poiché dei tre una sola è la sostanza, una l’essenza, una la natura, una la divinità, una l’immensità, una l’eternità, e tutto è uno, dove non si opponga la relazione. Per questa unità il Padre è tutto nel Figlio, tutto nello Spirito Santo; il Figlio è tutto nel Padre, tutto nello Spirito Santo; lo Spirito Santo è tutto nel Padre, tutto nel Figlio... Tutto quello che il Padre è o ha, non lo ha da un altro, ma da se stesso, ed è principio senza principio. Tutto ciò che il Figlio è o ha, lo ha dal Padre, ed è principio da principio. Tutto ciò che lo Spirito Santo è o ha, lo ha dal Padre e dal Figlio insieme. Ma il Padre e il Figlio non sono due principî dello Spirito Santo, ma un solo principio, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre principî della creazione, ma un solo principio».
 
I lettura: Mosè nel ricordare agli Israeliti ciò che Dio con infinita bontà, liberalità e perfetta compiacenza ha fatto per essi, li invita a riconoscere la signoria e l’unicità di Dio: «Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro» (Cf. Dt 6,4-9). Accettare il Signore come unico Dio e sottomettersi con gioia alla sua sovranità significa innanzi tutto osservare con zelo «le sue leggi e i suoi comandi». Soltanto nella fedeltà al suo Signore, alla sua Legge e ai suoi comandi, il popolo d’Israele potrà trovare pace, gioia, benessere, stabilità politica e felicità.
 
II Lettura: «La vita del cristiano è partecipazione alla vita di Cristo, Figlio di Dio per natura. Poiché anche noi siamo veri figli di Dio, sebbene per adozione, abbiamo diritto a prendere parte alla sua eredità: la vita gloriosa in cielo. Questa vita divina in noi, iniziata col battesimo per mezzo della rigenerazione nello Spirito Santo, si sviluppa e cresce sotto la guida dello Spirito Santo, che ci rende sempre più conformi all’immagine di Cristo. La nostra filiazione adottiva è fin da ora una realtà - già possediamo le primizie dello Spirito -, ma solo alla fine dei tempi, con la risurrezione gloriosa del corpo, la nostra redenzione attingerà la sua pienezza» (Bibbia di Navarra, Lettera ai Romani, nota 8,14-30).
 
Vangelo
Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
 
Il mandato di Gesù, «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo», fonda la Chiesa e la costituisce intrinsecamente missionaria. La fecondità del ministero apostolico sta nella continua presenza del Cristo risorto in mezzo ai suoi discepoli. I poteri che il Padre ha dato al Figlio, mediante lo Spirito, «sono concessi agli apostoli come capi di quel popolo che dalla loro predicazione dovrà essere generato. E questo popolo, per corrispondere al disegno di Dio, dovrà essere battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ossia introdotto nella Trinità. Non c’è altra strada di salvezza” (Andrea Gemma, Vescovo).
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 26,16-20
 
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
 
Parola del Signore.
 
Andate in tutto il mondo - Gesù risorto era apparso a Maria di Magdala e all’altra Maria e aveva comandato loro di annunciare ai suoi discepoli di andare in Galilea perché là lo avrebbero visto (Cf. Mt 2810).
Gli undici discepoli... undici perché Giuda si era impiccato, solo successivamente, con l’elezione di Mattia (Cf. Atti 1,23-26), il numero risalirà a quello originario voluto dallo stesso Cristo (Cf. Lc 6,13).
Andarono in Galilea, il luogo dell’apparizione del Risorto per alcuni è il monte della Trasfigurazione (Cf. Mt 17,1), ma forse si tratta solo di una indicazione teologica. Per i semiti la montagna era il luogo privilegiato per la rivelazione divina.
Si prostrarono: un gesto che esprime la fede degli Undici in Gesù Figlio di Dio (Cf. Mt 14,3). Ma rimane il nodo del dubbio che si scioglie a secondo come si interpreta il testo. Infatti, l’interpretazione del testo greco «è controversa. È incerto se tutti si prostrarono dinanzi a Gesù, riconoscendone la realtà divina, pur restando tutti [per altri esegeti soltanto alcuni] dubbiosi. Oppure se alcuni d’essi l’adorarono, mentre altri dubitavano. Il motivo del dubbio ricorre come elemento integrante nelle apparizioni di riconoscimento e viene superato con l’accertamento della identità di Gesù, qui, invece, solo per introdurre il discorso del Risorto. L’atteggiamento dei discepoli risulta comunque contrastante. Ma Gesù viene incontro alla loro incredulità. Infatti  “si avvicinò” per farsi riconoscere, dimostrando così che era realmente risorto, ma soprattutto per affidare ad essi l’incarico missionario» (Angelico Poppi).
La missione deve essere rivolta a tutti i popoli, un universalismo che travolge gli angusti spazi del popolo d’Israele.
... fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: la formula trinitaria forse risale alla liturgia. Gli Atti degli Apostoli dicono esplicitamente che il battesimo veniva amministrato nel nome di Gesù (Cf. Atti 2,38; 8,16; 10,48). Comunque, al di là di queste questioni, «la realtà profonda rimane la stessa. Il battesimo si ricollega alla persona di Gesù salvatore; ora tutta la sua opera di salvezza procede dall’amore del Padre e si compie nell’effusione dello Spirito» (Bibbia di Gerusalemme).
A questo proposito san Tommaso d’Aquino fa notare che in «Gesù Cristo vi sono l’umanità e la Divinità. L’umanità è la via, non il fine... Non voglio - Egli dice - che rimaniate nella via, cioè nell’umanità, ma che proseguiate verso la Divinità. Bisognava perciò che due cose venissero indicate: l’umanità e la Divinità. Con il battesimo l’umanità: Per mezzo del Battesimo siamo stati sepolti con Lui nella morte [Rom 6,4]. E con la forma delle parole, la Divinità, in quanto che la santificazione avviene per mezzo della Divinità. Perciò dice: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Super Ev. Matth. XXVIII, 2465).
Oltre a fare discepoli tutti i popoli, gli Apostoli devono insegnare loro a osservare tutto ciò che Gesù ha comandato. Un riferimento innanzi tutto al duplice comandamento nell’amore: amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente e amare il prossimo come se stesso: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,34-40).
Io sono con voi tutti i giorni...: l’evangelista Matteo all’inzio della sua opera aveva avuto premura di ricordare la profezia dell’Emmanuele (Cf. Mt 1,23; Is 7,14), adesso la dichiara compiuta. È la presenza del Salvatore, «intesa però non in modo statico, ma dinamico, perché viene associata alla missione dei discepoli per la diffusione del vangelo fra tutte le genti. Il popolo di Dio, configurato nel popolo messianico di Cristo, potrà godere della presenza di Dio [= shekinàh] sino alla “consumazione del secolo”, cioè sino alla instaurazione definitiva della sovranità nel giorno del giudizio universale, alla fine dei tempi» (Angelico Poppi).
Una presenza anche taumaturgica, così come ci ricorda Marco: «Allora [gli Undici] partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano» (Mc 16,20).
 
Trinità - Si può affermare con il Catechismo della Chiesa Cattolica che il «mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina. È l’insegnamento più fondamentale ed essenziale nella “gerarchia delle verità” di fede. “Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato”» (234).
La rivelazione del mistero di Dio Uno e Trino conosce il passo cadenzato della riflessione, della preghiera ardente e dell’attesa che lo stesso mistero divino si manifesti e si riveli all’uomo.
Adombrato nell’Antico Testamento, soltanto nella pienezza dei tempi, mediante Gesù Cristo, Dio fa conoscere il mistero della sua ricchezza interiore, della sua ricca personalità.
In questa piena rivelazione Dio è conosciuto come Padre, come Figlio e come Spirito Santo, per cui «la fede cattolica venera un solo Dio nella Trinità, e la Trinità nell’unità» (Leone XIII).
Il Nuovo Testamento contiene in modo inequivocabile la sostanza della dottrina trinitaria; anche se non conosce il termine «trinità» applicato a Dio: il termine appare per la prima volta nelle opere di san Teofilo di Antiochia (intorno al 180 d. C.) nella forma greca Triàs.
Numerosissimi testi neotestamentari sono il fondamento della fede nella Trinità. Per esempio, l’evangelista Matteo chiude il suo vangelo con una formula battesimale interamente trinitaria: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo» (Mt 28,19).
Nel vangelo di Giovanni il discorso di Gesù dopo la Cena espone chiaramente i rapporti che intercorrono fra le tre persone divine: «Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» ( Gv 14,26).
Altre due volte Gesù dirà: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me» (Gv 15,26) e lo Spirito della verità «mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà» (Gv 16,14-15).
L’Apostolo Paolo per chiudere la seconda lettera ai Corinzi usa un saluto trinitario: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2Cor 13,13). Così l’Apostolo Pietro nel saluto iniziale della sua prima lettera: «[...] ai fedeli [...] scelti secondo il piano stabilito da Dio Padre, mediante lo Spirito che santifica, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi dal suo sangue» (1Pt 1,1-2).
Oltre a questi testi «trinitari», molti altri dati del Nuovo Testamento conducono alla formulazione della dottrina trinitaria. Da una parte, essi insistono sull’unicità assoluta di Dio, ed escludono l’esistenza di più dèi; dall’altra, molti testi collocano il Cristo e lo Spirito Santo sul medesimo piano di Dio. Così l’opera di Cristo è eguagliata più di una volta all’opera del Padre e dello Spirito Santo, che, a sua volta, non è più solo un modo per esprimere l’attività divina, ma un vero soggetto di azione come il Padre e il Figlio, e perciò persona.
Lo Spirito Santo è chiaramente collegato con il Padre e con il Figlio nella scena del Battesimo di Gesù nel quale comparve in forma di colomba sia nei Sinottici sia nel vangelo di Giovanni. E se i primi tre vangeli sono meno espliciti del quarto sul legame che collega lo Spirito Santo e Gesù, tuttavia non lo ignorano: è infatti lo Spirito Santo che ha reso Maria Madre di Dio.
Le discussioni teologiche ci hanno abituato a separare le Tre Persone per coglierle nella loro individuale Presenza nel mistero della salvezza: ora, se questo, per certi versi, è utile per una retta comprensione del Mistero perché lo esemplifica, dall’altra parte può fare incorrere il credente nell’errore «di confondere tra loro le persone divine o di dividere la loro natura unica» (Leone XIII).
 
Alcuni errori...: Congregazione per la dottrina della fede: Basandosi sui dati della divina Rivelazione, il Magistero della Chiesa, al quale solamente è affidato “l’ufficio d’interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa”, nel Simbolo Costantinopoliano ha professato la sua fede “nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita... e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato”. Ugualmente il Concilio Lateranense IV ha insegnato a credere e professare “che uno solo è il vero Dio, ... Padre e Figlio e Spirito Santo: tre persone, una sola essenza, ... : il Padre che non procede da nessuno, il Figlio che procede solamente dal Padre e lo Spirito Santo che procede da tutti e due insieme, sempre senza inizio e senza fine”. È contraria alla fede l’opinione secondo cui la Rivelazione ci lascerebbe in dubbio sulla eternità della Trinità e particolarmente sull’eterna esistenza dello Spirito Santo come persona distinta, in Dio, dal Padre e dal Figlio. È vero che il mistero della Santissima Trinità ci è stato rivelato nell’economia della salvezza, soprattutto in Cristo, che è stato mandato nel mondo dal Padre e che insieme al Padre manda al popolo di Dio lo Spirito che vivifica. Ma da questa Rivelazione è stata data ai credenti anche una certa conoscenza della vita intima di Dio, nella quale “il Padre che genera, il Figlio che è generato e lo Spirito Santo che procede” sono “ della stessa sostanza, uguali, onnipotenti ed eterni ”.
 
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli: «È cosa buona dunque andare per tutto il mondo, a predicare il Vangelo ad ogni creatura... E quando per mezzo della grazia di Dio il peccatore si converte, ecco in lui viene creata una nuova creatura, cioè una coscienza pura e nuova. Questa è la vera Gerusalemme, la pacifica, che esulta della misericordia conferitale da Dio. E si crea anche un popolo di molti buoni sentimenti e pensieri... Allora le cose vecchie, cioè quelle che da gran tempo facevano con l’uso dei cinque sensi, passano e si allontanano: diventano nuove creature in Cristo, perché gli uomini non vivono più per se stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro [2Cor 5,15]. Questa è la Grazia che rinnova ogni creatura, che rinnova sia l’uomo interiore che quello esteriore» (Sant’Antonio da Padova).
 
Il Santo del Giorno - 26 Maggio 2024 - San Filippo Neri - La bellezza del Vangelo per i ragazzi di strada: È mostrando la bellezza del Vangelo che si compie il primo atto di evangelizzazione: altrimenti perché le persone dovrebbero decidere di farsi coinvolgere e di far parte della comunità dei credenti? Il sorriso, l’allegria, la grandezza dei legami stretti nel nome di un amore più grande sono i veri “strumenti pastorali” che mai, in nessun frangente la Chiesa dovrebbe dimenticare: questa è la strada che ci mostra san Filippo Neri. Non fu un percorso facile, quello di Neri, che dovette affrontare anche ostacoli e incomprensioni da parte degli stessi ambienti ecclesiastici, ma la sua eredità brilla ancora oggi. Era nato nel 1515 a Firenze, figlio di notaio, professione che egli non volle per sé. Nel 1534 arrivò a Roma, che divenne il campo di un lungo apostolato soprattutto a favore dei tanti ragazzi di strada: li riusciva a coinvolgere con l’allegria, il buon umore e il messaggio positivo del Vangelo, donando loro un futuro diverso. Nel 1551 divenne prete: attorno a lui si radunò il nucleo di quella che nel 1575 divenne la Congregazione dell’Oratorio, per la quale costruì una nuova chiesa a Santa Maria in Vallicella. Morì nel 1595. (Matteo Liut)
 
Signore Dio nostro,
la comunione al tuo sacramento
e la professione della nostra fede in te,
unico Dio in tre persone,
siano per noi pegno di salvezza dell’anima e del corpo.
Per Cristo nostro Signore.