24 Maggio 2024
 
Venerdì della VII Settimana T. O.
 
Gc 5,9-12; Salmo Responsoriale Dal Salmo 102 [103]; Mc 10,1-12
 
Colletta
Il tuo aiuto, Dio onnipotente,
ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito,
perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà
e attuarlo nelle parole e nelle opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Catechismo degli Adulti: Integrazione progressiva [1057] L’amore coniugale si costruisce giorno per giorno. Non si resta fedeli, ma lo si diventa continuamente, con rinnovata attenzione e progressiva integrazione delle capacità vitali. Al di là della sfera istintiva e affettiva, vi sono interessate molte altre esperienze: casa, lavoro, vita ecclesiale e sociale, avvenimenti e scelte quotidiane, disagi e difetti, gioie e amarezze. Prima però bisogna crederci, almeno con la stessa convinzione, che ci rende pronti a ricominciare con l’educazione dei figli dopo ogni insuccesso, e con la stessa tenacia con cui cerchiamo di perfezionare la nostra abilità lavorativa. Anche nel rapporto di coppia occorrono responsabilità, fedeltà agli impegni presi, spirito di sacrificio. Le tensioni non mancheranno mai, ma il superamento è sempre possibile. Occorre coltivare il dialogo di coppia e portare in famiglia lo spirito delle beatitudini: umiltà, mitezza, misericordia, giusto rispetto delle diversità, volontà di pace. «Non è il vostro amore a sostenere il matrimonio, ma d’ora innanzi è il matrimonio che sostiene il vostro amore».
Il divorzio è contrario alla verità dell’amore coniugale; reca pregiudizio all’equilibrio e all’educazione dei figli; procura danni alla società. In caso di convivenza difficile il cristiano è chiamato a testimoniare le esigenze radicali della carità. Non si butta un matrimonio perché non soddisfa pienamente. Se viene a mancare il clima di entusiasmo affettivo, restano ancora altri valori: la compagnia, l’aiuto reciproco, il perdono, la fedeltà a Dio. Rimane inoltre la speranza che la crisi possa essere superata. Al più, in casi di particolare gravità, si potrà ricorrere alla separazione, senza risposarsi, lasciando aperta la porta alla riconciliazione.
La Chiesa annuncia senza compromessi la verità dell’amore coniugale, unico, fedele, indissolubile. Tuttavia invita a non giudicare la coscienza di quanti convivono in modo irregolare. Anzi esorta a mantenere verso di loro atteggiamenti di misericordia, rispetto, amicizia.
 
I Lettura: Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti: Giacomo esorta i credenti a non lamentarsi, ad avere pazienza, sull’esempio di Giobbe. Una esortazione rivolta soprattutto ai discepoli del Cristo che vivono in mezzo alle ingiustizie e ai soprusi. Non bisogna aver paura perché Gesù è alle porte: il Signore venendo nella gloria eliminerà tutte le ingiustizie alle quali andavano soggetti i cristiani, apportando in questo modo il cambiamento tanto sospirato e agognato dagli umili e dai poveri.
 
Vangelo
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto.
 
Il tema del divorzio, al tempo di Gesù, era oggetto di accese discussioni tra due scuole rabbiniche: quella di Shammai, rigorista, e quella di Hillel, lassista. La prima riconosceva legittimo motivo solo il caso di adulterio da parte della moglie, la seconda scuola ammetteva, invece, come valido qualsiasi motivo, anche il più futile. L’intenzione dei farisei è di costringere Gesù a schierarsi o per la scuola di Shammai o per la scuola di Hillel e così poterlo accusare o ai rigoristi o ai lassisti. L’intenzione era di creargli dei nemici. Gesù capovolge il tutto mettendo la donna e l’uomo sullo stesso piano. Non è solo la moglie colpevole di adulterio verso il marito, ma anche il marito si rende colpevole di adulterio se ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra. I diritti e i doveri sono uguali per la moglie e per il marito e chi li lede commette adulterio.
 
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,1-12
 
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
 
Parola del Signore.
 
Un progetto di Dio non può essere antiumano - José Maria Gonzǻlez-Ruiz: La polemica con i farisei tende ora a mettere in rilievo la necessità della nuova comunità messianica di superare la concezione morale esclusivamente legalista dei farisei.
Il tema che essi scelgono si prestava molto bene a metterlo in difficoltà. Infatti, il divorzio ebraico era regolato in base a Dt 24,1-4 che in origine mirava a tutelare la donna e a garantirle una certa libertà. In realtà ciò che era discusso nelle scuole rabbiniche erano i motivi del divorzio. Si chiedevano se bastasse che la donna lasciasse bruciare il pranzo o il marito trovasse un’altra donna più bella o se la procedura del divorzio dovesse funzionare solo nel caso di adulterio della donna. Comunque, il divorzio era permesso dalla legislazione in vigore con grande facilità; e questo ridondava certamente a disonore della donna.
Gesù risponde con un’altra domanda: «Che cosa vi ha ordinato Mose?». Questo è il primo passo verso una nuova impostazione della morale: occorre distinguere molto chiaramente tra una regolamentazione umana per quanto essa sia accettabile, e la prospettiva di Dio. Le prescrizioni mosaiche relative al divorzio non appartengono, per così dire, al progetto primordiale di Dio circa l’unione fra l’uomo e la donna. Esse si riferiscono solo al caso della mediocrità umana: «per la durezza del vostro cuore». Però il progetto primordiale di Dio era più ampio e generoso: Dio aveva creato l’uomo maschio e femmina. La morale farisaica era basata sulla non confessata inferiorità della donna, che era considerata come una proprietà dell’uomo. Gesù cita insistentemente il testo della Genesi: l’unione dell’uomo e della donna esprime la meta d’una pienezza umana. Non è l’uomo che acquista la proprietà della donna, ma l’uno e l’altra si arricchiscono a vicenda. Quindi l’unione procede da un progetto di Dio e, da parte dell’uomo, sarebbe «sacrilegio» opporgli un progetto di separazione e di divergenza.
Questo vuol dire che, nella comunità cristiana, non si può prevedere una separazione tra marito e moglie? Crediamo che, onestamente, non si possa dedurre da questo testo un rigorismo di questo tipo. Si tratta d’una lotta fra Gesù e i farisei e quindi di un’opposizione al legalismo farisaico.
Nella Chiesa cattolica è normale una prassi secondo la quale è giustificata la dissoluzione d’un matrimonio rato e non consumato.
Oggi numerosi e autorevoli teologi pensano che sia possibile che la Chiesa cattolica arrivi a considerare la «consumazione» non nel suo puro aspetto fisiologico, ma in tutta la sua ampiezza psicologica. In questo caso la «durezza del cuore» si potrebbe riferire all’inevitabile patologia umana, che non corrisponde al piano del creatore sul matrimonio; e la Chiesa, con un passo avanti nell’interpretazione del vangelo, offrirebbe una terapeutica più adeguata, che non sarebbe punto in contraddizione con la linea tradizionale.
 
In una società dove ormai tutto è relativo, soprattutto la morale, strapparsi le vesti per gli adulteri per alcuni è fin troppo esagerato. Forse il discorso è scontato, ma noi cristiani lo dobbiamo affrontare con serietà e grande forza, quella forza che ci proviene dalla fede e dalla nostra incondizionata adesione al Vangelo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dà, dell’adulterio, una definizione: «Questa parola designa l’infedeltà coniugale. Quando due persone, di cui almeno una è sposata, intrecciano tra loro una relazione sessuale, anche se episodica, commettono adulterio. Cristo condanna l’adulterio anche se  consumato con il semplice desiderio [cfr. Mt 5,27-28]» (2380). Qui dobbiamo sottolineare tre cose: l’adulterio anche se episodico, anche se è consumato con il semplice desiderio è infedeltà. Qui si va al cuore del problema. L’infedeltà è una pruriginosa peculiarità dell’uomo moderno: egli, oggi, è veramente incapace di essere fedele alle proprie idee, alle relazioni, agli affetti, ai propri doveri come cittadino, come cristiano ... e il matrimonio non si può costruire senza questa virtù: l’amore coniugale «esige l’indissolubilità e la fedeltà della donazione reciproca definitiva e si apre alla fecondità» (Familiaris consortio, 13). Per cui chi commette adulterio «viene meno agli impegni assunti.
Ferisce quel segno dell’Alleanza che è il vincolo del matrimonio, lede il diritto dell’altro coniuge e attenta all’istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell’unione stabile dei genitori» (Catechismo della Chiesa Cattolica 2381).
Il divorzio in modo particolare è una offesa alla dignità del matrimonio perché pretende di sciogliere un vincolo che per natura è indissolubile, attribuendo all’autorità umana un potere che non ha (cfr. Mc 10,9); inoltre, per la facile e sbrigativa soluzione che offre a un matrimonio entrato in crisi, diventa inevitabilmente «una vera piaga sociale» (Catechismo della Chiesa Cattolica 2385).
Partendo da queste constatazioni, il divorziato che contrae «un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente» (Catechismo della Chiesa Cattolica 2384). Il matrimonio è fondato su un progetto che non è umano ma divino e che «non può essere sciolto da nessuna potestà umana e per nessuna causa, eccetto la morte» (Catechismo della Chiesa Cattolica 2382).
 
Papa Francesco (Catechesi 24 Giugno 2015): Nella famiglia, tutto è legato assieme: quando la sua anima è ferita in qualche punto, l’infezione contagia tutti. E quando un uomo e una donna, che si sono impegnati ad essere “una sola carne” e a formare una famiglia, pensano ossessivamente alle proprie esigenze di libertà e di gratificazione, questa distorsione intacca profondamente il cuore e la vita dei figli. Tante volte i bambini si nascondono per piangere da soli …. Dobbiamo capire bene questo. Marito e moglie sono una sola carne. Ma le loro creature sono carne della loro carne. Se pensiamo alla durezza con cui Gesù ammonisce gli adulti a non scandalizzare i piccoli – abbiamo sentito il passo del Vangelo - (cfr Mt 18,6), possiamo comprendere meglio anche la sua parola sulla grave responsabilità di custodire il legame coniugale che dà inizio alla famiglia umana (cfr Mt 19,6-9). Quando l’uomo e la donna sono diventati una sola carne, tutte le ferite e tutti gli abbandoni del papà e della mamma incidono nella carne viva dei figli.
 
Ambrogio, (Commento al Vangelo di san Luca, 8,4-8): Non ripudiare la tua sposa: significherebbe negare che Dio è l’autore della tua unione (…)Tu invece ripudi la tua sposa quasi fosse nel tuo pieno diritto, senza temere di commettere un’ingiustizia, tu credi che ciò ti sia permesso perché la legge umana non lo vieta. Ma lo vieta la legge di Dio: e se obbedisci agli uomini, devi temere Dio. Ascolta la legge del Signore cui obbediscono anche quelli che fanno le leggi: Ciò che Dio ha unito, l’uomo non lo divida (Mt 19,6). Ma non è soltanto un precetto del cielo che tu violi: tu in un certo modo distruggi un’opera di Dio (…) Forse qualcuno potrà dire: Ma allora perché Mosè ha comandato di dare il libello di divorzio e di licenziare la moglie? (Mt 19,7; Dt 24,1).
Chi parla in questo modo è giudeo, non è cristiano: egli obietta ciò che fu obiettato al Signore, e perciò lasciamo al Signore il compito di rispondergli: Per la durezza del vostro cuore - dice - Mosè vi permise di dare il libello del divorzio e di ripudiare le mogli; ma all’inizio non era così (Mt 19,8). Cioè egli dice che Mosè l’ha permesso, ma Dio non lo ha ordinato: all’inizio valeva la legge di Dio. Qual è la legge di Dio? L’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà alla sua sposa, e saranno due in una sola carne (Gen 2,24; Mt 19,5). Dunque, chi ripudia la sposa, dilania la sua carne, divide il suo corpo. Questo passo mostra all’evidenza che quanto fu scritto a causa della debolezza umana, non è stato scritto da Dio. Perciò l’Apostolo dice: Ordino - non io, ma il Signore - che la moglie non si separi dal marito (1Cor 7,10).
 
Dio onnipotente,
il pegno di salvezza ricevuto in questi misteri
ci conduca alla vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.