13 Maggio 2024
 
Lunedì VII Settimana di Pasqua
 
At 19,1-8; Salmo Responsoriale dal Salmo 67 (68); Gv 16,29-33
 
Colletta: 
Venga su di noi, o Signore, la potenza dello Spirito Santo,
perché aderiamo pienamente alla tua volontà
e la possiamo testimoniare con una degna condotta di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Giovanni Paolo II (Udienza Generale 13 Agosto 1986): Secondo la Sacra Scrittura, e specialmente il Nuovo Testamento, il dominio e l’influsso di satana e degli altri spiriti maligni abbraccia tutto il mondo. Pensiamo alla parabola di Cristo sul campo (che è il mondo), sul buon seme e su quello non buono che il diavolo semina in mezzo al grano cercando di strappare dai cuori quel bene che in essi è stato “seminato” (cf. Mt 13, 38-39). Pensiamo alle numerose esortazioni alla vigilanza (cf. Mt 26, 41; 1 Pt 5, 8), alla preghiera e al digiuno (cf. Mt 17,21). Pensiamo a quella forte affermazione del Signore: “Questa specie di demoni in nessun altro modo si può scacciare se non con la preghiera” (Mc 9, 29). L’azione di satana consiste prima di tutto nel tentare gli uomini al male, influendo sulla loro immaginazione e sulle loro facoltà superiori per volgerle in direzione contraria alla legge di Dio. Satana mette alla prova persino Gesù (cf. Lc 4, 3-13), nel tentativo estremo di contrastare le esigenze dell’economia della salvezza così come Dio l’ha preordinata.
Non è escluso che in certi casi lo spirito maligno si spinga anche ad esercitare il suo influsso non solo sulle cose materiali, ma anche sul corpo dell’uomo, per cui si parla di “possessioni diaboliche” (cf. Mc 5, 2-9). Non è sempre facile discernere ciò che di preternaturale avviene in questi casi, né la Chiesa accondiscende o asseconda facilmente la tendenza ad attribuire molti fatti a interventi diretti del demonio; ma in linea di principio non si può negare che nella sua volontà di nuocere e di condurre al male, satana possa giungere a questa estrema manifestazione della sua superiorità.
 
I Lettura: Giovanni il Battista era soltanto il Precursore, e solo Gesù è il Messia, colui che dona lo Spirito Santo, questo è quanto vuole suggerire il testo lucano. Forse una nota polemica nei confronti dei circoli giovannei ancora rilevanti nelle comunità giudaiche. Il parlare in lingue e il profetare sono carismi spirituali che confermano la presenza dello Spirito Santo sopra tutto quando le comunità si congregavano nelle assemblee liturgiche per pregare e lodare il Signore. Nella sinagoga di Efeso Paolo poté parlare liberamente per tre mesi, segno di un uditorio attento e ben disposto nell’accogliere la predicazione apostolica.
 
Vangelo
Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!
 
La professione di fede dei discepoli, per questo crediamo che sei uscito da Dio, ancora non è intaccata dallo scandalo della Croce. Gli Apostoli sembrano aver dimenticato che il Calvario è dietro l’angolo, e così quando tutto sembra tranquillo e quando la pace regna sovrana nel cuore è facile professare la fede, ma sarà un po’ più difficile farlo nella prova, e quanto vuol suggerire Gesù ai discepoli: Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conti suo e mi lascerete solo. Nel proseguo del brano giovanneo tre affermazioni: Gesù nel momento estremo della prova non sarà solo, perché il Padre è con lui; la profezia di quanto avverrà nei giorni della sua passione, fuga dei discepoli, tradimento di Giuda e apostasia di Pietro, è tesa rafforzare la fede dei discepoli nel Maestro, colui che sa tutto; e, infine, il mondo sarà sempre ostile, un nemico da osteggiare. ma non potrà mai prevalere perché Gesù ha vinto il mondo, intendendo per mondo tutte le potenze offensive nei confronti della Chiesa. 
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,29-33
 
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
 
Parola del Signore.
 
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): versetto 29 Ora parli in tutta chiarezza; questa dichiarazione si riferisce a tutto l’insegnamento di Gesù sulla sua «missione» (invio) nel mondo e sulla sua andata al Padre, non già alle sole parole pronunziate da Gesù poco prima (cf. verss. 27-28). Ai discepoli viene ora proposto in termini chiari il problema di Cristo: Gesù è la persona che viene dal Padre (invio nel mondo) e va al Padre (glorificazione di Cristo); essi ora afferrano il senso di tali dichiarazioni sulla persona del loro Maestro; questa loro conoscenza del problema di Cristo li induce a compiere una confessione di fede (cf. vers. seguente).
versetto 30 Ora conosciamo che sai tutto; l’intero versetto è una confessione di fede, nella quale si richiamano e vengono fuse insieme alcune dichiarazioni fatte precedentemente dal Salvatore. Le parole «ora conosciamo che sai tutto» si richiamano ai verss. 17-19. Per questo crediamo che sei uscito da Dio; si riprendono le stesse parole di Cristo, riferite al vers. 27.
versetto 31 Voi credete adesso?; l’espressione non manifesta la meraviglia di Gesù che i discepoli soltanto a questo momento siano giunti ad una vera e solida fede, ma contiene un richiamo ed un monito. La proposizione ha il senso seguente: voi dichiarate di credere, ma la vostra fede, pur sincera e generosa, è ancora imperfetta e non sufficientemente salda per affrontare le prove che vi attendono.
versetto 32 Ecco viene l’ora... in cui voi vi disperderete; le parole del Redentore preannunziano la fuga degli apostoli; all’ora della prova («ecco viene l’ora»; anzi essa può considerarsi già presente) tutti gli apostoli abbandoneranno Cristo lasciandolo solo. «Vi disperderete»; cf. Zaccaria, 13,7; nei sinottici la fuga dei discepoli è ricordata perché predetta dalla Sacra Scrittura (testo citato di Zaccaria), in Giovanni invece è una predizione formulata da Cristo; inoltre nei sinottici questa profezia è riportata prima della predizione del rinnegamento di Pietro, non già dopo, come in Giovanni (cf. Mt., 26,31; Mc., 14,27; Giov., 13,36-38). Mi lascerete solo; i discepoli lasceranno Cristo solo con i suoi nemici. Ma io non sono solo...; rilievo di carattere teologico che riafferma il principio che il Padre è sempre con il Figlio (cf. Giov., 8,29).
versetto 33 Queste cose vi ho detto affinché abbiate pace in me; «queste cose» fanno riferimento alla fuga dei discepoli. «Affinché abbiate pace in me»; è la pace che i discepoli devono conservare nelle prove e nelle persecuzioni che subiranno nel mondo e dal mondo. I discepoli, dopo la fuga, dimostrazione del cedimento della loro fede, devono rialzarsi e avere la pace in Cristo. Nei discorsi d’addio il tema della pace è un motivo ricorrente: tutto deve ispirare la pace (14,1); la pace di cui parla Gesù non può esser data dal mondo (14,27); la pace può essere trovata soltanto in Cristo (15,5-7). Nel mondo avrete persecuzioni; ma abbiate fiducia; le prove non saranno risparmiate ai discepoli; essi tuttavia devono aver fiducia, non già devono lasciarsi smarrire, né desistere dalla loro missione per pavidità di animo. Io ho vinto il mondo; la vittoria di Cristo assicura anche la vittoria dei discepoli; se essi rimarranno uniti a Cristo, trionferanno con lui e per lui (cf. 1 Giov., 5,4-5). La vittoria è stata già riportata da Gesù, poiché egli vince il mondo ed il principe di questo mondo (cf. 12,31; 14,30; Apocalisse, 3,21; 5,5); i discepoli non debbono far altro che confermare tale vittoria ed estenderla nel tempo. L’azione decisiva è stata compiuta da Cristo, ai discepoli non resta altro che credere a questa vittoria e imporla al mondo. Nei verss. 32-33 sembra che Gesù comprima e mortifichi l’entusiasmo della confessione di fede compiuta dai discepoli; ciò si riscontra più volte nei vangeli (cf. Giov., 6,68-70; 13,38; Mc., 8,29-33 e paralleli; 10,28-31,38-40; 14,29-31); questi passi riecheggiano una convinzione della Chiesa primitiva; l’avanzamento e l’affermazione del regno di Dio (la Chiesa) non si devono principalmente al coraggio, né all’intraprendenza, né alla fede dei discepoli, ma a Cristo stesso, cioè a tutto ciò che egli ha compiuto nei discepoli; tale verità appariva con immediata evidenza a tutta la Chiesa primitiva e veniva continuamente constatata.
 
Mondo - Gottfried Hierzenberger: La concezione biblica del mondo è in evidente contrapposizione alla concezione greca che attraverso la teologia è riuscita a penetrare nel pensiero cristiano e a caratterizzarlo in molteplici modi fino ai giorni nostri. L’idea greca per cui dio (gli dèi) e mondo costituiscono un tutto onnicomprensivo. divino, un mondo ben ordinato, è un elemento costitutivo di fondo della mentalità magico-religiosa del mondo circostante la Bibbia. Rispetto a questo la cosmologia veterotestamentaria rappresenta una desacralizzazione: Dio è l’altro (Sal 97,5ss), il partner (Sal 24,1), il creatore (Gen 1; 2; Sal 104) del mondo, allora esso, in quanto sua creazione non è più nulla di divino (cf. Es 20,2-6), ma ambito di vita secolarizzato dell’uomo, scena della storia della salvezza, mondo in divenire, affidato e ordinato all’uomo (Gen l,26ss).
Questa nuova comprensione del mondo, che fu introdotta con forza contro i miti e le cosmogonie radicati nel mondo circostante, si dipana anche lungo il NT. In modo ancora più chiaro che nell’AT emerge il contrasto acuto della chiesa primitiva con la concezione sacralizzata del mondo tipica del suo mondo circostante. La conseguenza è un concetto di mondo a più livelli: 1. il NT nutre poco interesse per asserzioni “naturali” sul mondo dove sembrano essere presenti, esse sono sempre a servizio dell’annuncio di carattere storico-salvifico e riflettono l’immagine antico-orientale del mondo, e non rappresentano dunque il kerygma centrale. 2. La maggior parte delle affermazioni sul mondo sono perciò intese in senso tropologico (per es. Gv 3,16) e di per sé andrebbero tradotte con “umanità”. 3. Le asserzioni sul mondo presenti in Paolo e in Giovanni testimoniano quasi esclusivamente il contrasto con la cosmologia gnostico­dualistica del loro tempo, secondo la quale il mondo è diventato un’entità a sé stante e rappresenta l’umanità senza Dio. L’uomo, che per natura è mondo, è perciò in costante pericolo di rafforzarsi nell’atteggiamento dell’empietà autonoma. 4. L’impegno mondano di coloro che con la fede in Gesù Cristo si sono liberati dall’empietà, ridonando al mondo il carattere originario di creazione, non consiste né nella gioia del mondo, né nella fuga dal mondo, ma nel servizio al mondo.
 
Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!: Gesù ha vinto il mondo e il suo dominatore, il diavolo. Per questo motivo nel Vangelo di Giovanni il mondo, regno di satana, è fondamentalmente contro Dio: - Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo sta in potere del Maligno -  (1Gv 5,19; cfr. Gv 8,12; 15,22ss).
Il peccato del mondo è la mancanza di fede (Gv 16,9), che lo porta in giudizio (Gv 3,17ss; 12,31), il quale si compie già nel presente per mezzo della parola di Gesù (Gv 9,39ss). 
Chi ama il mondo ha per padre il diavolo e la perdizione proviene da lui: - Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna  (Gv 8,44). Gesù è venuto nel mondo per distruggere le opere del diavolo: - Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo - (1Gv 3,8). 
Pur vinto il diavolo continua a insidiare i cristiani: - Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze sono imposte ai vostri fratelli sparsi per il mondo - (1Pt 5,8-9). Ma gli rimane poco tempo (Ap 12,12), e alla fine dei tempi sarà gettato nello stagno di fuoco e zolfo - E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli (Ap 20,10). La vittoria di Cristo si attualizza già ora ma sarà piene e definitiva quando verrà a giudicare i vivi e i morti.
 
Nel mondo avete tribolazioni: «Lo Spirito Santo darà ai giusti la pace perfetta nell’eternità. Ma fin da ora, dona loro una pace grandissima quando accende nei loro cuori il fuoco celeste della carità. Infatti l’Apostolo dice: La speranza non inganna, perché l’amore di Dio è stato diffuso in abbondanza nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato [Rm 5,5]. La vera, o meglio, la sola pace delle anime su questa terra consiste nell’essere ripieni dell’amore divino e animati dalla speranza del cielo, tanto da arrivare a considerare come poca cosa i successi o le disgrazie di questo mondo, a spogliarsi completamente dei desideri terreni, a rinunciare alle bramosie del mondo e a rallegrarsi delle ingiurie e delle persecuzioni subite per Cristo, così che si può dire con l’Apostolo: Noi ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio. Non solo, ma ci gloriamo pure delle tribolazioni [Rm 5,2-3]. È in errore colui che crede di poter trovare la pace nel godimento dei beni della terra e nella ricchezza. Le frequenti tribolazioni di quaggiù e la fine stessa di questo mondo dovrebbero renderlo consapevole d’aver posto le fondamenta della sua pace nella sabbia. Al contrario, tutti coloro che, toccati dal soffio dello Spirito Santo, hanno preso su di sé il giogo soavissimo dell’amore di Dio, e che, seguendo il suo esempio, hanno imparato ad essere dolci e umili di cuore, godono fin d’ora di una pace che è già l’immagine del riposo eterno» (Beda il Venerabile, Omelia 12).
 
Il Santo del giorno - 13 Maggio 2024 - Fatima: Dopo tre apparizioni di rilievo della Vergine Maria, verificatesi durante il XIX secolo, a La Salette nel 1846, a Lourdes nel 1858, a Castelpetroso nel 1888, la Madonna apparve nel 1917, la prima nel XX secolo, a Fatima in Portogallo. In tutte queste apparizioni la Vergine si rivolse a ragazzi o giovani di umili condizioni sociali, per lo più dediti alla pastorizia; indicando così la sua predilezione per le anime semplici e innocenti, a cui affidare i suoi messaggi all’umanità peccatrice, invocandone il pentimento, esortandola alla preghiera, chiedendone la consacrazione al suo Cuore e la riparazione alle offese fatte al divin Figlio. Il vescovo di Leiria, nella sua lettera pastorale a chiusura del cinquantenario, aveva affermato che il messaggio di Fatima “racchiude un contenuto dottrinale tanto vasto da poter certamente affermare che non gli sfugge alcuno dei temi fondamentali della nostra fede cristiana …”. Nonostante siano passati più di cento anni, i messaggi di Fatima sono molto attuali, sopra tutto in questi tempi di “morta fede” (Beato Bartolo Longo) l’umanità ha bisogno di aggrapparsi all’ancora della preghiera e della penitenza. La riparazione per questa povera umanità smarrita è l’ultima tavola di salvezza.
 
O Dio, che ci nutri dell’unico pane
e ci sostieni con l’unica speranza,
rafforzaci con la tua grazia,
perché formiamo tutti, in Cristo,
un solo corpo e un solo spirito,
per risorgere con lui nella gloria.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.