12 Maggio 2024
 
Ascensione del Signore
 
At 1,1-11; Salmo Responsoriale dal Salmo 46 (47); Ef 4,1-13; Mc 16,15-20
 
Colletta 
Dio onnipotente,
concedi che i nostri cuori dimorino nei cieli,
dove noi crediamo che oggi è asceso
il tuo Unigenito, nostro redentore.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
 
Catechismo della Chiesa Cattolica 659 « Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio » (Mc 16,19). Il corpo di Cristo è stato glorificato fin dall’istante della sua risurrezione, come lo provano le proprietà nuove e soprannaturali di cui ormai gode in permanenza. Ma durante i quaranta giorni nei quali egli mangia e beve familiarmente con i suoi discepoli e li istruisce sul Regno, la sua gloria resta ancora velata sotto i tratti di una umanità ordinaria. L’ultima apparizione di Gesù termina con l’entrata irreversibile della sua umanità nella gloria divina simbolizzata dalla nube e dal cielo ove egli siede ormai alla destra di Dio. 592 In un modo del tutto eccezionale ed unico egli si mostrerà a Paolo « come a un aborto » (1 Cor 15,8) in un’ultima apparizione che costituirà Apostolo Paolo stesso.
660 Il carattere velato della gloria del Risorto durante questo tempo traspare nelle sue misteriose parole a Maria Maddalena: « Non sono ancora salito al Padre: ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro » (Gv 20,17). Questo indica una differenza di manifestazione tra la gloria di Cristo risorto e quella di Cristo esaltato alla destra del Padre. L’avvenimento ad un tempo storico e trascendente dell’ascensione segna il passaggio dall’una all’altra.
661 Quest’ultima tappa rimane strettamente unita alla prima, cioè alla discesa dal cielo realizzata nell’incarnazione. Solo colui che è « uscito dal Padre » può far ritorno al Padre: Cristo. « Nessuno è mai salito al cielo fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo » (Gv 3,13). Lasciata alle sue forze naturali, l’umanità non ha accesso alla « casa del Padre », alla vita e alla felicità di Dio. Soltanto Cristo ha potuto aprire all’uomo questo accesso « per darci la serena fiducia che dove è lui, Capo e Primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria».
662 « Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me » (Gv 12,32). L’elevazione sulla croce significa e annunzia l’elevazione dell’ascensione al cielo. Essa ne è l’inizio. Gesù Cristo, l’unico Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza, « non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo [...], ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore » (Eb 9,24). In cielo Cristo esercita il suo sacerdozio in permanenza, « essendo egli sempre vivo per intercedere » a favore di « quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio » (Eb 7,25). Come « sommo Sacerdote dei beni futuri » (Eb 9,11), egli è il centro e l’attore principale della liturgia che onora il Padre nei cieli. 598
663 Cristo, ormai, siede alla destra del Padre: « Per destra del Padre intendiamo la gloria e l’onore della divinità, ove colui che esisteva come Figlio di Dio prima di tutti i secoli, come Dio e consostanziale al Padre, s’è assiso corporalmente dopo che si è incarnato e la sua carne è stata glorificata ».
664 L’essere assiso alla destra del Padre significa l’inaugurazione del regno del Messia, compimento della visione del profeta Daniele riguardante il Figlio dell’uomo: « [Il Vegliardo] gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto » (Dn 7,14). A partire da questo momento, gli Apostoli sono divenuti i testimoni del « regno che non avrà fine ».
 
I Lettura: Il brano lucano può essere scomposto in tre parti. I versetti 1-2 ricordano il Vangelo scritto dallo stesso Luca nel quale trattò «tutto quello Gesù fece ed insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo». I versetti 3-9 ripetono sotto altra forma Lc 24,46-53, ma vi aggiungono qualche elemento nuovo: gli Apostoli, come Gesù, saranno battezzati in «Spirito Santo» (Cf. Mt 3,16; At 10,38); il tempo del ministero di Gesù risorto è fissato in quaranta giorni (il numero quaranta non è un’indicazione temporale, ma simbolica [Cf. Dt 8,2]); e infine, il particolare della nube che è caratteristico delle teofanie in quanto segno della presenza divina. I versetti 10-11 introducono il tema della venuta gloriosa di Cristo Gesù. Così, l’Ascensione prefigura la parusia.

II Lettura: Il cristiano è colui che ha la passione per l’unità e per realizzarla asseconderà l’azione dello Spirito Santo e metterà come base al suo cammino di fede e alle sue relazioni umane l’umiltà, la mansuetudine, la carità, la pazienza e l’amore. Beato perché operatore di pace, sarà chiamato figlio di Dio (Cf. Mt 5,9). Pur fisicamente lontano dai suoi discepoli a motivo della sua ascensione al cielo, Gesù, in quanto Dio, «può dare alla Chiesa, con lo Spirito Santo, le strutture e le potenzialità necessarie al suo processo di crescita [«Ascendendo in cielo ... Ha distribuito doni agli uomini» creandoli apostoli, profeti, evangelisti, pastori ecc.]. La Chiesa, così dotata ha tutto ciò che le occorre per arrivare alla piena maturità del Cristo e diventare “uomo perfetto”, cioè far sua la pienezza del Cristo e di Dio, il quale in tal modo verrà a trovarsi “tutto in tutti” [1Cor15,28]» (Vincenzo Raffa).
 
Vangelo
Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
 
Il brano odierno contiene una sintesi dei racconti di Pasqua; inizia con l’apparizione del Risorto a Maria di Magdala (16,9-11), continua ricordando l’apparizione a due discepoli (16,12-13) e poi a tutti gli Apostoli (16,14). È certo che questi versetti sono stati aggiunti successivamente da un autore ignoto, ma, allo stesso tempo, unanimemente sono considerati  canonici e ispirati.
 
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 16,15-20
 
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
 
Parola del Signore.
 
Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio - Questo brano di autore ignoto fa parte della cosiddetta finale lunga del vangelo di Marco (16,9-20), ma il fatto che non sia stato scritto da Marco non significa che questo testo non sia canonico e ispirato.
Il brano odierno «sobrio e spoglio di ogni coreografia... non imita le apoteosi degli eroi pagani o dei personaggi biblici [Enoc, Mosè, Elia], né si adegua allo stile delle teofanie che abbondano nel libro sacro. Ciò, mentre comprova la storicità dell’avvenimento, ne sottolinea il particolare significato. La vera ascensione, cioè la trasfigurazione e il passaggio di Gesù nel mondo della gloria, avvenuta il mattino di Pasqua, è sfuggita ad ogni esperienza ed è fuori di ogni umano controllo. Come non è possibile determinare il momento preciso dell’evento, non è possibile neanche conoscere il modo del primo, reale ingresso di Gesù nel cielo. Se gli Apostoli ne sono al corrente, è perché il Salvatore l’ha loro manifestato e ribadito negli incontri dopo la Pasqua» (Ortensio Da Spinetoli).
Nel brano odierno vengono messi in evidenza: la missione universale affidata agli Apostoli, l’ascensione di Gesù al cielo e l’efficacia dell’azione apostolica in virtù della presenza del Risorto il quale «confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano» (Mc 16,20).
 Già in Mc 6,7-13, i Dodici appaiono dotati di facoltà di operare miracoli, come la potestà sugli spiriti immondi e il potere di guarire gli ammalati ungendoli con olio. Qui si aggiunge la difesa dai serpenti e l’immunità dai veleni propinati dai nemici del Vangelo; ed infine il dono delle lingue che è stato una delle caratteristiche della Chiesa primitiva. Ma soprattutto la missione sarà sostenuta e vivificata dalla continua presenza del Risorto, il quale si farà compagno degli Apostoli operando insieme con loro. Come nell’Antico Testamento Dio protegge e assiste i suoi (Cf. Gen 26,15; Es 3,12), così Gesù assicura la sua presenza a quelli che manda nel mondo a diffondere la sua Parola.
Con queste premesse, il ritorno di Gesù al Padre non sgomentò gli Apostoli oltre misura perché acquisirono, in modo immantinènte, la certezza che, nella loro opera di evangelizzazione, i loro sforzi apostolici sarebbero stati sostenuti dalla potenza dello Spirito Santo: «Quando vi condurranno via per consegnarvi [ai sinedri], non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo» (Mc 13,11). Ora sanno che dinanzi alle enormi difficoltà che il mondo avrebbe loro opposto sarebbero stati sempre confortati e sostenuti dall’amore del Risorto («Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» [Mt 28,20]).
Gesù, avendo rincuorato i suoi amici (Cf. Gv 15,15) e dopo averli investiti di autorità e di poteri carismatici, ascende al cielo. L’ascensione segna la glorificazione di Gesù: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre (Gv 16,28)». Essa viene sottolineata con due espressioni: fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Per la prima espressione, in altri passi si usano anche i termini: andare in cielo, salire, essere portato verso il cielo o penetrare i cieli. La Chiesa ha sempre preferito usare il verbo ascendere perché più adatto ad esprimere la virtù propria per la quale il Figlio di Dio entra nella gloria dei cieli. Con la seconda espressione, si sedette alla destra di Dio, la Chiesa, riprendendo il Salmo 110 (109) già applicato da Gesù a se stesso (Cf Mc 12,35; 14,62), vuole esprimere la sua fede nel Cristo risorto, esaltato alla destra del Padre e costituito Giudice e Signore di tutte le genti.
L’ascensione di Gesù al cielo e l’assìdersi alla destra del Padre rappresenta non soltanto la conclusione della vicenda terrena del Signore, ma la manifestazione piena della sua risurrezione, per cui «l’Uomo-Dio, Cristo Gesù, già vittorioso sulla morte, inizia ad esercitare il suo potere di giustizia e di pace offrendo a tutti il suo messaggio di salvezza mediante la predicazione dei suoi discepoli, che egli dirige e segue efficacemente dal cielo» (Adalberto Sisti).
 
Fu elevato in cielo  - Luisa Carta e Giuseppe Barbaglio (Cielo in Schede Bibliche Pastorali Vol. II): Più di un motivo teologico si collega al termine cielo. Anzitutto, cielo o, più frequentemente, cieli, indica la dimora di Dio e soprattutto la sua trascendente pre­senza. Per questo Gesù leva gli occhi al cielo in momenti importanti della sua missione (Mc 6,41; 7,34; Mt 14,19; Lc 9,16; Gv 17,1); parla della ricompensa riservata nei cieli (Mt 5,12), del tesoro che vi si deve ammassare (Mt 6,20), della gioia che in cielo si fa per un peccatore convertito (Lc 15,7); domanda agli avversari se l’origine del battesimo di Giovanni è celeste oppure umana (Mt 21,25 e par.); rifiuta il segno celeste chiestogli dai farisei (Mt 16,lss).
Invece l’espressione «regno dei cieli», preferita dal primo evangelista a quella, più usuale nei vangeli, di regno di Dio, è solo un’espressione tipica del giudaismo del tempo, che intendeva così evitare il nome sacro di Jahvé. Lo stesso Matteo poi predilige la formula «Padre celeste» (o «che è nei cieli») per indicare il Dio rivelato da Gesù Cristo (5,16.45.48; 6,1.9.14.26.32; 7,11; 18,14). Più importanti però sono quei passi giovannei che accentuano l’origine divina e trascendente di Gesù di Nazaret: «Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo» (Gv 3,13). Egli in persona è il pane vero, il pane di vita, disceso dal cielo, cioè donato da Dio (Gv 6,32ss). Da lui deriva anche la sua missione terrena, come riconosce il Battista (Gv 3,27). In questo senso si deve anche interpretare il racconto evangelico del battesimo: la voce divina, letteralmente «dal cielo», lo proclama in senso messianico figlio di Dio (Mt 3,16-17 e par.). Secondo la lettera agli Ebrei, Gesù morto e risorto è il sommo sacerdote penetrato nel tempio celeste per riscattare con il suo sangue, una volta per tutte, i nostri peccati mediante una redenzione eterna (cc. 8-9). A Luca invece dobbiamo il racconto dell’ascensione di Cristo al cielo, modo plastico e spettacolare per indicarne la glorificazione divina (At 1,6-11).
Non è tutto: dai cieli egli discenderà il giorno ultimo per liberare definitivamente i credenti dalle potenze del male e della morte (1Ts 1,10; 4,16; 2Ts 1,7; Fil 3,20).
La glorificazione di Cristo però comporta quella nostra: «Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Qual è l’uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste» (1Cor 15,47-49). In realtà, si tratta di una costante delle lettere paoline, che però offrono qui una diversa prospettiva.
Alcuni passi ne parlano al futuro, come di realtà situata al di là del tempo storico. Oltre il passo di 1Cor 15 appena citato, possiamo indicare 2Cor 5,1-2: «Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste». Invece in Ef e Col, caratterizzate da un chiaro indirizzo di escatologia realizzata, la dimora celeste appare anticipata nella storia (Ef 2,4-6; Cf. Col 3,1-4, anche se qui non ricorre il termine «cieli»).
Infine, con sensibilità apocalittica, il Nuovo Testamento testimonia il motivo della creazione finale di un nuovo mondo che sorgerà dalle ceneri di quello attuale. Ci riferiamo specialmente alla seconda lettera di Pietro: «Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consu­mati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c’è in essa sarà distrutta... E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia» (3,10.13). Ma anche l’Apocalisse non è da meno: «Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più» (21,2). Si riprende così, rilanciandola, la speranza cosmica espressa già nell’Antico Testamento nel libro di Isaia (65,17).
 
Papa Francesco (Regina Caeli 13 Maggio 2018): [L’Ascensione del Signore] racchiude due elementi. Da una parte, orienta il nostro sguardo al cielo, dove Gesù glorificato siede alla destra di Dio (cfr Mc 16,19). Dall’altra parte, ci ricorda l’inizio della missione della Chiesa: perché? Perché Gesù risorto e asceso al cielo manda i suoi discepoli a diffondere il Vangelo in tutto il mondo. Pertanto, l’Ascensione ci esorta ad alzare lo sguardo al cielo, per poi rivolgerlo subito alla terra, attuando i compiti che il Signore risorto ci affida.
È quanto ci invita a fare l’odierna pagina evangelica, nella quale l’evento dell’Ascensione viene subito dopo la missione che Gesù affida ai discepoli. Si tratta di una missione sconfinata – cioè letteralmente senza confini – che supera le forze umane. Gesù infatti dice: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Sembra davvero troppo audace l’incarico che Gesù affida a un piccolo gruppo di uomini semplici e senza grandi capacità intellettuali! Eppure questa sparuta compagnia, irrilevante di fronte alle grandi potenze del mondo, è inviata a portare il messaggio d’amore e di misericordia di Gesù in ogni angolo della terra.
Ma questo progetto di Dio può essere realizzato solo con la forza che Dio stesso concede agli Apostoli. In tal senso, Gesù li assicura che la loro missione sarà sostenuta dallo Spirito Santo. E dice così: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Così questa missione ha potuto realizzarsi, e gli Apostoli hanno dato inizio a quest’opera, che poi è stata continuata dai loro successori. La missione affidata da Gesù agli Apostoli è proseguita attraverso i secoli, e prosegue ancora oggi: essa richiede la collaborazione di tutti noi. Ciascuno, infatti, in forza del Battesimo che ha ricevuto, è abilitato per parte sua ad annunciare il Vangelo. C’è proprio il Battesimo, quello che ci abilita e anche ci spinge ad essere missionari, ad annunciare il Vangelo.
 
Allora essi partirono ... - Alberto Magno (In ev. Marc., XVI): Non con i passi dei piedi, ma con quelli della virtù; e predicarono ovunque le cose da capire, quelle da credere, quelle da mettere in pratica e quelle da desiderare. Le cose da capire sono quelle sostenute dalla verità; le cose da credere sono quelle concernenti l’autorità divina; le cose da mettere in pratica sono quelle da compiere con virtù o da fuggire con timore, e le cose da desiderare sono quelle che rendono beati. Il Signore operava con loro e confermava la Parola con i prodigi che l’accompagnavano, come dice Daniele (3,99-100): L’Altissimo Iddio ha fatto segni e prodigi per me, e mi è piaciuto manifestarsi. I segni, perché sono grandi; i prodigi, perché sono possenti: il Regno suo è un Regno sempiterno, e la sua potenza si estende di generazione in generazione. A Lui onore e gloria nei tempi dei tempi.
 
Il Santo del Giorno - 12 Maggio 2024 - San Pancrazio Martire (Sinnada, Frigia, Asia Minore, 289 circa – Roma, 12 maggio 304): Sull’Ardeatina e sull’Aurelia sono stati sepolti i tre martiri Nereo e Achilleo, e Pancrazio. Benché ricordati tutti e tre al 12 maggio, il loro culto è stato sempre separato, come precisano gli estensori del nuovo calendario: «La memoria dei santi Nereo e Achilleo e la memoria di san Pancrazio vengono celebrate separatamente con formulari propri secondo l’antica tradizione romana». La storia di san Pancrazio, morto in giovane età sotto Diocleziano, è stata arricchita di tanti elementi leggendari dalla sua tardiva «Passio» che è ben difficile isolare le reali vicende storiche di questo che è stato uno dei santi più popolari non solo a Roma e in Italia, ma anche all’estero: è patrono dei Giovani di Azione Cattolica. A lui sono stati dedicati chiese e monasteri: quello di Roma venne fondato da san Gregorio Magno e quello di Londra da sant’Agostino di Canterbury. Il suo sepolcro si trova a Roma nel cimitero di Ottavilla al secondo miglio della via Aurelia, dove Papa Simmaco costruì una basilica in suo onore. (Avvenire)
 
Dio onnipotente ed eterno,
che alla tua Chiesa pellegrina sulla terra fai gustare i divini misteri,
suscita in noi il desiderio del cielo,
dove hai innalzato l’uomo accanto a te nella gloria.
Per Cristo nostro Signore.