9 Aprile 2024
 
MARTEDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA
 
At 4,33-37; Salmo Responsoriale Dal Salmo 92 (93); Gv 3,7-15
 
Colletta
Dio onnipotente,
donaci di proclamare la potenza del Signore risorto,
per possedere in pienezza
i doni che abbiamo ricevuto come pegno di vita nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
 
Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo...: Benedetto XVI (Angelus, 8 marzo 2012)Il riferimento è all’episodio in cui, durante l’esodo dall’Egitto, gli ebrei furono attaccati da serpenti velenosi, e molti morirono; allora Dio comandò a Mosè di fare un serpente di bronzo e metterlo sopra un’asta: se uno veniva morso dai serpenti, guardando il serpente di bronzo, veniva guarito (cfr. Nm 21,4-9). Anche Gesù sarà innalzato sulla Croce, perché chiunque è in pericolo di morte a causa del peccato, rivolgendosi con fede a Lui, che è morto per noi, sia salvato. «Dio infatti - scrive san Giovanni - non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3,17). Commenta sant’Agostino: «Il medico, per quanto dipende da lui, viene per guarire il malato. Se uno non sta alle prescrizioni del medico, si rovina da solo. Il Salvatore è venuto nel mondo … Se tu non vuoi essere salvato da lui, ti giudicherai da te stesso» (Sul Vangelo di Giovanni, 12,12: PL 35,1190). Dunque, se infinito è l’amore misericordioso di Dio, che è arrivato al punto di dare il suo unico Figlio in riscatto della nostra vita, grande è anche la nostra responsabilità: ciascuno, infatti, deve riconoscere di essere malato, per poter essere guarito; ciascuno deve confessare il proprio peccato, perché il perdono di Dio, già donato sulla Croce, possa avere effetto nel suo cuore e nella sua vita. Scrive ancora sant’Agostino: «Dio condanna i tuoi peccati; e se anche tu li condanni, ti unisci a Dio ... Quando comincia a dispiacerti ciò che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché condanni le tue opere cattive. Le opere buone cominciano con il riconoscimento delle opere cattive» (ibid., 13: PL 35,1191). A volte l’uomo ama più le tenebre che la luce, perché è attaccato ai suoi peccati. Ma è solo aprendosi alla luce, è solo confessando sinceramente le proprie colpe a Dio, che si trova la vera pace e la vera gioia. È importante allora accostarsi con regolarità al Sacramento della Penitenza [...] per ricevere il perdono del Signore e intensificare il nostro cammino di conversione.
Prima Lettura: La comunanza totale dei beni, la povertà e l’insistenza sulla spogliazione effettiva delle ricchezze è una caratteristica dell’opera lucana. Che gli Apostoli rendevano testimonianza con grande forza sta ad indicare anche il loro potere di far miracoli. Questi ultimi servivano a confermare dinanzi al popolo l’annuncio evangelico. Sarà proprio lo stile di vita improntato all’essenziale, la comunione dei beni e il potere di fare miracoli a rendere i credenti bene accetti al popolo giudaico. Si fa anche conoscenza di Giuseppe, un uomo giusto, detto Bàrnaba, che è in seguito si accompagnerà alle fatiche apostoliche di Paolo.
 
Vangelo
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo.
 
Gesù ricordando a Nicodemo l’episodio del serpente di bronzo che salvò gli ebrei dal morso dei serpenti brucianti, preannunzia la sua morte cruenta sulla croce che sarà apportatrice di salvezza all’intero genere umano. Per essere salvati bisognerà «guardare» il Cristo «innalzato» sulla croce (cfr. Num 21,8; Zac 12,10; Gv 19,37), cioè credere che egli è il Figlio unigenito (cfr. Gv 3,18; Zac 12,10). La vita eterna promessa ai credenti (cfr. 2Cor 4,18), è già data loro (cfr. Gv 3,36; 5,24; 6,40.68; 1Gv 2,25), ma si compirà pienamente nella risurrezione (cfr. Gv 6,39-40.54; 11,25-26; Mt 7,14; 18,8; 19,16).
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,7-15
 
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
 
Parola del Signore.
 
Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni - Vol I):  La tematica della rinascita forma l’argomento principale del dialogo vero e proprio tra Gesù e Nicodemo (Gv 3,3-9). Or bene, per quanto concerne questo soggetto, si può trovare un forte parallelismo nella teologia giudaica che legava la rinascita dell’uomo all’accettazione della thôrah. «L’idea della “generazione” o della “rinascita” è corrente presso i rabbini, come indicazione della conversione al giudaismo. In Cant. r. I a I, 3 si legge: Se uno porta una creatura (un uomo) sotto la protezione della Shekina (cioè, secondo Cant. r. I a I, I, lo converte al giudaismo) Dio fa conto che lo abbia creato, educato e formato. Inoltre in b. Jeb. 22 a ecc. si dice che un proselito convertito somiglia ad un fanciullo appena nato. Per i rabbini infatti il pagano che abbracciava la legislazione mosaica era come un bambino appena nato. Il seguente passo del trattato Yebamot della Mishnah è molto chiaro in proposito: “R. Yosé: chi è appena divenuto proselito, è come un bambino appena nato”. “Guadagnare alla fede un proselito è pertanto un’opera tanto grande da poter essere paragonata soltanto all’azione creatrice di Dio”.
Non è improbabile che il quarto evangelista nel dialogo con Nicodemo alluda implicitamente a questa tematica giudaica, allorché lega la rinascita alla fede in Gesù, figlio di Dio e non all’osservanza della legge mosaica. Non appare quindi inverosimile che Giovanni qui polemizzi con il giudaismo che faceva dipendere la rinascita dall’abbracciare la thôrah.
 
Il tema dell’esaltazione del Figlio dell’uomo compare in tre passi del Vangelo di Giovanni (Cf. 3,14; 8,28; 12,22-24), e costituiscono l’equivalente giovanneo della triplice predizione della passione del Cristo registrata nei vangeli sinottici (Cf. Mt 16,21; 17,22ss; 20,18ss, e par. in Marco e Luca).
Nel IV Vangelo, il verbo innalzare designa l’innalzamento fisico di Gesù sulla croce, e per mezzo di questa stessa croce, l’elevazione o glorificazione di Gesù. Un evento contemplato da san Giovanni come una intronizzazione regale: «la croce è il trono regale di Gesù. Questa elevazione-esaltazione dell’uomo Gesù sulla croce rappresenta la condizione necessaria per il riconoscimento della sua divinità [Gv 8,28]; da quel trono regale infatti Gesù attirerà tutti a sé [Gv 12,32]» (Salvatore Alberto Panimolle).
Il richiamo al serpente di bronzo è opportuno per far intendere che ora, nella pienezza del tempo (Cf. Gal 4,4), per ottenere la salvezza bisogna guardare a colui che hanno trafitto (Cf. Zac 12,10; Gv 19,37). Uno sguardo che significa credere nel Figlio unigenito, accogliere la sua Persona e questo vuole dire che la salvezza come la condanna dipendono in definitiva da questa risposta o rifiuto nei confronti del Cristo: “Chi non crede è già stato condannato”. In un certo senso, si è condannato da sé: «Io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno» (Gv 12,48).
Quindi, solo nel Crocifisso v’è la salvezza. È quanto Pietro, pieno di Spirito Santo, con franchezza annunzierà ai capi del popolo d’Israele e agli anziani, irritati per il fatto che l’Apostolo, con Giovanni, insegnava al popolo e annunziava in Gesù la risurrezione dai morti: «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12).
«Non possiamo negare - scrive Vincenzo Raffa - anche se inclinati all’ottimismo e contrari ad ogni drammatizzazione, che il cristiano nel mondo moderno si trova, come gli Ebrei, in un deserto infestato di serpenti pericolosi alla vita morale e spirituale. Dappertutto si possono incontrare sollecitazioni alle famose concupiscenze della carne, dell’ambizione e della ricchezza, l’indifferenza morale, la fobia del religioso, il materialismo, i molteplici scandali in alto e in basso, il marcio nella letteratura e nei mezzi di comunicazione».
A questo uomo, esposto a tutti pericoli e perennemente minacciato dai morsi velenosi del serpente, a lui, oggi (Eb 3,7-11), nel Figlio dell’uomo, Parola di salvezza (At 13,26), innalzato sulla croce, viene offerta la vita eterna. Questa vita, come ci suggerisce la Bibbia di Gerusalemme, è detta eterna, perché «denota una qualità propriamente divina per la quale la vita è al di là di ciò che è corporeo e del tempo, di durata misurabile [Cf. Gen 21,33; Is 40,28; Sal 90,2; Sap 5,15-16 ecc.]».
 
Compostella (Messale per la Vita Cristiana)Per essenza, è la sua origine che determina l'uomo. È questa che decide quanta comprensione egli ha di se stesso, del suo essere, delle sue opinioni, del suo comportamento. Nati dalla carne, ci si può capire solo in funzione del mondo. Ma nascere dallo Spirito permette di avere una nuova percezione di se stessi. L'uomo anziano non diventa semplicemente migliore rinascendo, egli acquisisce una nuova origine. La rinascita è indispensabile, Gesù dice che bisogna che accada.
Attraverso questa rivelazione, Dio risponde alla domanda dell'uomo in vista della salvezza, perché l'uomo non può darsi da solo una risposta. Ma non si può semplicemente dire che l'uomo diventa «migliore» rinascendo; la sua vita acquisisce un senso. Questo assomiglia al vento; non se ne può disporre a proprio piacere. Non lo si può afferrare, perché soffia dove vuole. Bisogna che qualche cosa si manifesti nella vita di colui che è nato dallo Spirito: i suoi pensieri e le sue azioni non possono essere colte secondo i criteri del mondo. II bene che egli fa non proviene da lui stesso.
 
Agostino (Discorsi, 267,4.4)Voi vedete cosa l’anima fa nel corpo. Dà vita a tutte le membra: vede per mezzo degli occhi, ode per mezzo delle orecchie, odora per mezzo delle narici, per mezzo della lingua parla, per mezzo delle mani opera, per mezzo dei piedi cammina: è presente insieme a tutte le membra, perché esse vivano: dà a tutte la vita e a ciascuna il suo compito. L’occhio non ode, l’orecchio non vede, e neppure la lingua vede né l’orecchio e l’occhio parlano; eppure vivono: vive l’orecchio, vive la lingua: i compiti sono diversi, la vita è comune. Così è la Chiesa di Dio: in alcuni santi compie miracoli, in altri santi dice la verità, in altri custodisce la verginità, in altri ancora custodisce la pudicizia coniugale; in altri santi questo, in altri santi quello: ciascuno compie l’opera propria, ma tutti vivono parimenti. E quello che è l’anima per il corpo dell’uomo, lo è lo Spirito Santo per il corpo di Cristo che è la Chiesa: lo Spirito Santo opera in tutta la Chiesa ciò che l’anima opera in tutte le membra di un unico corpo... Se dunque volete vivere di Spirito Santo, conservate l’amore, amate la verità, per raggiungere così l’eternità.  
 
Il Santo del Giorno - 9 Aprile 2021 - Beato Tommaso da Tolentino: Il beato Tommaso, conterraneo del più celebre san Nicola, nacque nel 1250. Entrato giovanissimo tra i Francescani, fu sostenitore della più rigorosa povertà, finendo per questo in carcere. Liberato, andò missionario in Armenia con Angelo Clareno e altri compagni. Fu propugnatore delle missioni in Oriente. Cercò di recarsi in Cina, accogliendo l’appello di Giovanni di Montecorvino. Fu però martirizzato sull’isola di Salsetta, in India, nel 1321. Odorico di Pordenone portò il corpo in Cina. La testa si trova nel duomo di Tolentino. (Avvenire)
 
Per la forza di questo sacramento
donaci, o Signore, di testimoniare con la vita
il glorioso mistero della morte
e della risurrezione del tuo Figlio,
che abbiamo annunciato in questa celebrazione.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.