8 APRILE 2024
 
ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE - SOLENNITÀ
 
Is 7,10-14; 8,10c; Salmo Responsoriale Dal Salmo 39 (40); Eb 10,4-10;
 
La Bibbia e i Padri della Chiesa (I Padri Vivi): L’inconcepibile mistero dell’Incarnazione: il Verbo Eterno riceve il corpo umano nel seno di Maria, il Redentore è vero Dio e vero uomo. Si compie il meraviglioso scambio: il Figlio di Dio assume la natura umana, affinché l’uomo possa partecipare alla natura di Dio stesso.
La Chiesa vede nell’Incarnazione del Figlio di Dio l’inizio della propria esistenza. Al centro di questo mistero sta Maria: Ella accoglie con fede le parole dell’angelo, concepirà dallo Spirito Santo e porterà nel suo grembo Colui che adempirà le promesse date ad Israele e sarà la salvezza delle nazioni. Ricordiamo il mistero dell’Incarnazione nel periodo della preparazione alla celebrazione del mistero pasquale del Redentore. Eccomi per fare la Tua volontà: le parole pronunciate da Cristo nel momento dell’Incarnazione si adempiranno sul Calvario. Il mistero dell’Incarnazione è inseparabilmente legato al mistero della Pasqua, con la morte e la risurrezione del Signore.
«Avvenga di me secondo la tua parola»: le parole di Maria di Nazareth la porteranno fino alla Croce di Gesù. Celebrare la solennità dell’Annunciazione significa credere alla parola di Dio, partecipare alla vita portataci da Cristo, sottomettersi all’azione dello Spirito in noi, dire sempre «sì» a Dio.
Ogni giorno, recitando l’«Angelus» ci poniamo di fronte all’avvenimento unico nella storia del mondo, di fronte all’Incarnazione del Figlio di Dio. Tre brevi frasi prese dal Vangelo raccontano ciò che era avvenuto a Nazareth: l’Annunciazione dell’angelo, la disponibilità di Maria piena d’obbedienza e la discesa del Verbo. La preghiera finale esprime l’unione interna tra l’Incarnazione, la Morte e Risurrezione di Cristo.
 
Colletta
O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo
si facesse carne nel grembo della Vergine Maria:
concedi a noi, che professiamo la fede nel nostro redentore,
vero Dio e vero uomo,
di essere partecipi della sua natura divina.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
 
L’Annunciazione - Catechismo degli Adulti 760: L’angelo dell’annunciazione, rivolge a Maria un invito alla gioia: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). Una parafrasi vicina al senso originale di questo saluto potrebbe essere: «Esulta, tu che sei ricolmata dall’amore gratuito di Dio; il Signore è con te, come salvatore sempre fedele all’alleanza». A fondamento di tutto c’è l’amore gratuito del Padre, la sua grazia, che dona la salvezza «con ogni benedizione spirituale» (Ef 1,3) in Cristo, prima preparandola nell’eternità, poi attuandola nel tempo, infine portandola all’ultimo compimento. Tutti siamo pensati, amati, creati, redenti e glorificati come figli adottivi in comunione con il Figlio unigenito. Il primo atto della grazia del Padre, rivolta a noi in considerazione di Cristo, è l’elezione, la liberissima scelta del suo amore: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi» (Ef 1,4-5). Maria è «piena di grazia», amata e benedetta da Dio insieme a tutti i membri della famiglia umana, ma in modo assolutamente singolare, in quanto è predestinata ad essere la Madre del suo Figlio. «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1,42), è il saluto di Elisabetta. Dall’eternità nel disegno del Padre è associata all’evento dell’incarnazione redentrice come Madre di Dio fatto uomo.
 
I Lettura: Un segno - Bibbia per la Formazione Cristiana: Ci troviamo di fronte a una delle profezie messianiche più importanti dell’Antico Testamento. Secondo l’interpretazione oggi più diffusa, il segno dato da Dio nonostante l’incredulità del re Acaz è la nascita del figlio di quest’ultimo, il principe Ezechia. Davide ha un successore, e questo fatto ravviva la speranza suscitata a suo tempo dalla profezia di Natan (2Sam 7,1ss).
Questo annuncio tuttavia può avere anche un significato più profondo: al di là delle circostanze presenti, il profeta intravede la nascita del Messia-re, il vero «Dio-con-noi ». Il testo ebraico dice che I’Emmanuele nascerà da una «giovane». La tradizione giudaica, ripresa dalla versione greca dei Settanta, darà al termine generico usato dall’autore il significato specifico di «vergine ».
Il Vangelo di Matteo e tutta la tradizione cristiana vedranno realizzarsi questo annuncio di Isaia nella venuta di Gesù, il figlio della vergine Maria (Mt 1,23). Al contrario del re Acaz, Maria è colei che ha saputo veramente confidare in Dio e fare assegnamento su lui solo. Elisabetta la proclama beata perché «ha creduto» (Lc 1,45).
Il libro di Isaia preciserà in seguito il modo in cui questo bambino realizzerà la salvezza (9,1-6: 11,1-9).
 
II Lettura: L’autore della Lettera agli Ebrei commenta il salmo 39 (40) citato nella versione dei Settanta, e viene fatto pronunciare dal Figlio, Gesù Cristo, al momento della incarnazione. Solo il sacrificio di Cristo può espiare il peccato del mondo.
 
Vangelo
Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.
 
Nàzaret, una città della Galilea, posta in territorio che era ritenuto pagano e trascurato da Dio, quella Galilea dalla quale non sorge profeta (Gv 7,52). Da Nàzaret può venire qualcosa di buono? (Gv 1,46), eppure Dio sceglie di iniziare da questo oscuro villaggio il suo viaggio che lo porterà tra gli uomini, Dio sceglie il grembo di una vergine, sceglie ciò che non ha appariscenza, ciò che è umile e disprezzato dagli uomini. La legge dell’incarnazione è questa: Gesù svuotò se stesso... umiliò se stesso (Fil 2,7-8). Ora, nella pienezza del tempo (Gal 4,4), Dio elegge la sua dimora tra gli uomini (Gv 1,14), e Maria è il nuovo tempio, la nuova città santa, il popolo nuovo in mezzo al quale Dio prende dimora.
 
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,26-38
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
 
Parola del Signore.
 
Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola - Mario Galizzi (Vangelo secondo Luca): Si compia. Non è un fiat che dice rassegnazione o sottomissione a qualcosa di grave e doloroso. Non siamo nel Getsemani (cf Mt 26,42). Maria ha appena ascoltato un annuncio colmo di gioia per tutto il suo popolo. Dio vuole dare inizio ai tempi messianici e, per le scelte divine, il suo sì è fondamentale.
Come un giorno Giuditta sentì il dovere di salvare il suo popolo, così ora Maria, la Figlia di Sion, capisce che la sua missione investe il destino d’Israele, suo popolo, e con gioia dice: «Si compia››.
Sappiamo che la traduzione non rende il senso di immensa gioia che vuole esprimere l’originale greco. Ma se fissiamo lo sguardo su Maria possiamo capire che in lei c’è un desiderio gioioso di collaborare a ciò che Dio vuole da lei: è la gioia dell’abbandono totale al volere divino. Il racconto dell’Annunciazione è iniziato con un rallegrati, e tutto il resto è permeato dalla gioia. Ebbene, tutto si conclude con un gioioso si compia, con una adesione totale alla parola divina: «Si compia in me secondo la tua parola».
A questo punto, ci serva da conclusione una bellissima pagina di san Bernardo: «O Figlia di Sion, ... il tuo orecchio ha udito gaudio e letizia, fa’ che anche noi possiamo sentire da te l’annuncio gioioso. L’angelo aspetta la tua risposta … Stiamo aspettando anche noi, o Signora, la tua parola di compassione... Rispondi presto, o Vergine... Apri, dunque, o Vergine beata, il tuo cuore alla fede, le tue labbra alla parola, il tuo seno al creatore. Ecco, colui che è il desiderato di tutte le genti sta fuori e bussa alla tua porta... Alzati, corri, apri. Alzati con la tua fede, corri col tuo affetto, apri col tuo consenso». E Maria si aprì gioiosamente al volere di Dio; da quel momento il Verbo, Colui che è la parola, assunse in Maria il suo essere umano. Per Maria ha così inizio quella missione che la porterà sul calvario a una maternità universale.
 
L’angelo Gabriele fu mandato da Dio … - Pierre-Marie Galopin e Pierre Grelot: Gli angeli continuano a svolgere presso gli uomini i compiti che già il VT attribuiva loro. Quando una comunicazione soprannaturale perviene dal cielo alla terra, essi ne rimangono i misteriosi messaggeri: Gabriele trasmette la duplice annunciazione (Lc 1,19.26); un esercito celeste interviene nella notte della natività (Lc 2,9-14); angeli ancora annunciano la risurrezione (Mt 28,5ss par.) e fanno conoscere agli apostoli il senso della ascensione (Atti 1,10s). Ausiliari di Cristo nell’opera della salvezza (Ebr 1,14), essi assicurano la custodia degli uomini (Mt 18,10; Atti 12,15), presentano a Dio le preghiere dei santi (Apoc 5,8; 8,3), conducono l’anima dei giusti in paradiso (Lc 16,22). Per proteggere la Chiesa, essi continuano attorno a Michele, loro capo, la lotta contro Satana, che dura fin dalle origini (Apoc 12,1-9).
Un legame intimo collega così il mondo terrestre al mondo celeste; lassù gli angeli celebrano una liturgia perpetua (Apoc 4,8-11), alla quale quaggiù si unisce la liturgia della Chiesa (cfr. Gloria, Prefazio, Santo). Presenze soprannaturali ci attorniano, che il veggente dell’Apocalisse concretizza nel linguaggio convenzionale consacrato dall’uso. Ciò esige da parte nostra una riverenza (cfr. Gios 5,13ss; Dan 10,9; Tob 12,16) che non è da confondere con l’adorazione (Apoc 22,8s). Quindi è necessario proscrivere un culto esagerato degli angeli che pregiudicherebbe quello di Gesù Cristo (Col 2,18). Al di là di queste esplicite affermazioni della Bibbia, il critico può chiedersi quale significato abbiano delle rappresentazioni che sono ampiamente desunte dal mondo pagano circostante e che traducono elementi periferici del messaggio biblico. Il problema non è facilmente risolvibile. Un punto è certo. Qualunque siano la natura e la struttura dell’universo spirituale che circonda Dio e mette in esecuzione i suoi disegni, esso è incorporato nel piano divino della creazione e della redenzione per sottomissione a Cristo, signore del mondo e salvatore. In questo modo entra nel campo della fede cristiana.
Maria nell’annunciazione - Lumen gentium 56: Il Padre delle misericordie ha voluto che l’accettazione da parte della predestinata madre precedesse l’incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita. Ciò vale in modo straordinario della madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la vita stessa che tutto rinnova e da Dio è stata arricchita di doni consoni a tanto ufficio. Nessuna meraviglia quindi se presso i santi Padri invalse l’uso di chiamare la madre di Dio la tutta santa e immune da ogni macchia di peccato, quasi plasmata dallo Spirito Santo e resa nuova creatura. Adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare, la Vergine di Nazaret è salutata dall’angelo dell’annunciazione, che parla per ordine di Dio, quale «piena di grazia» (cfr. Lc 1,28) e al celeste messaggero essa risponde «Ecco l’ancella del Signore: si faccia in me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Così Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù, e abbracciando con tutto l’animo, senza che alcun peccato la trattenesse, la volontà divina di salvezza, consacrò totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione in dipendenza da lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente. Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza. Infatti, come dice Sant’Ireneo, essa «con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano». Onde non pochi antichi Padri nella loro predico della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede» e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria «madre dei viventi e affermano spesso: «la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria».
 
Ave, piena di grazia: “Poiché l’angelo salutò Maria con una formula nuova che non son riuscito a trovare in nessun altro passo delle Scritture sento di dover dire qualcosa a riguardo. Non ricordo dove si possa leggere altrove nelle Scritture la frase pronunciata dall’angelo: Ave, piena di grazia, che in greco si traduce Kecharitoméne. Mai tali parole, «Ave, piena di grazia», furono rivolte ad essere umano; tale saluto doveva essere riservato soltanto a Maria. Se infatti Maria avesse saputo che una formula di tal genere fosse stata indirizzata a qualcuno - ella possedeva infatti la conoscenza della legge, era santa, e conosceva bene, per le sue quotidiane meditazioni, gli oracoli dei profeti - non si sarebbe certo spaventata per quel saluto che le apparve così insolito. Sicché l’angelo le dice: Non temere, Maria, perché tu hai trovato grazia dinanzi al Signore. Ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e gli darai il nome di Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo» (Origene, In Luc., 6, 7).
 
Il Santo del Giorno - 25 Marzo 2023 - Annunciazione del Signore. In quel «fiat» troviamo la pedagogia della fede: C’è bisogno di un sì, di un atto di fiducia iniziale che dia l’avvio all’opera: così funziona il rapporto tra Dio e l’uomo, così si è realizzato il progetto dell’Incarnazione. E solo così prende avvio il percorso che porta alla santità. La solennità di oggi, l’Annunciazione del Signore, contiene in sé tutta la “pedagogia della fede” e quindi ci mostra lo stile richiesto a ogni cristiano. Il Vangelo, infatti, è una proposta che richiede all’umanità un’adesione personale, un “fiat” che faccia crescere i suoi frutti in questo mondo e nelle singole vite degli esseri umani. Essere santi, quindi, significa compiere il più grande gesto di libertà, dando il proprio assenso al cammino che Dio ci offre. Un “sì” che va ripetuto ogni giorno, nella semplicità e nel “silenzio” della vita quotidiana. Proprio come fu per Gesù, che silenziosamente crebbe nel grembo di Maria.  (Matteo Liut)
 
O Padre, che ci hai accolti alla tua mensa,
conferma in noi il dono della vera fede,
perché, riconoscendo nel Figlio della Vergine
il tuo Verbo fatto uomo,
per la potenza della sua risurrezione
possiamo giungere alla gioia eterna.
Per Cristo nostro Signore.