19 Aprile 2022
 
VENERDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA
 
At 9,1-20; Salmo Responsoriale dal Salmo 116 (117); Gv 6,52-59
 
Colletta
Dio onnipotente,
che ci hai fatto conoscere la grazia della risurrezione del Signore,
donaci di rinascere a vita nuova
per la forza del tuo Spirito di amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Eucaristia: comunione con Cristo e con i fratelli - Catechismo degli Adulti - [691]  La comunione eucaristica ha un carattere tutt’altro che intimistico e sentimentale. Far comunione con il Signore crocifisso e risorto significa donarsi con lui al Padre e ai fratelli: «A noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo, perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito. Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito». Il Signore Gesù viene a vivere in noi e ci assimila a sé: «La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me» (Gv 6,55-57). La vita che egli comunica è la sua carità verso il Padre e verso tutti gli uominiUnendoci a sé, Gesù Cristo ci unisce anche tra noi: lo esprime bene il segno del pane e del vino, condivisi in un convito fraterno. I molti diventano un solo corpo in virtù dell’unico pane: «Mistero di amore! Simbolo di unità! Vincolo di carità!». Come i chicchi di grano si fondono in un solo pane e gli acini d’uva in un solo vino, così noi diventiamo uno in Cristo. L’eucaristia presuppone, rafforza e manifesta l’unità della Chiesa. Esige l’unità della fede e impegna a superare le divisioni contrarie alla carità.
 
I Lettura: Cristo risorto sulla via di Damasco infrange i progetti delittuosi di Saulo, l’anima del persecutore si apre alla fede, e gli occhi  si riempiono di luce nuova: la sua mente, pur sconvolta dall’apparizione del Risorto, comprende che Gesù è il Signore, e che vi è perfetta identità tra il Gesù che ora ha incontrato e i cristiani che aveva perseguitato: è  il mistero del corpo mistico di Cristo, Gesù è il Capo, i cristiani le membra. Sconvolto, si affida alla preghiera di Anania, recupera la vista ed già in marcia per proclamare che Gesù è il Signore, il Messia che colma le attese delle antiche profezie.
 
Vangelo
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
 
Gesù è il pane disceso dal cielo, di cui la manna era una pallida idea. Gli ebrei nel deserto avevano mangiato la manna ed erano morti, chi mangia la carne del Figlio dell’uomo e beve il suo sangue avrà la vita eterna. È una chiara allusione al significato redentore e sacrificale dell’Eucarestia.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,52-59
 
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
 
Come il Padre... - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): versetto 57 La proposizione istituisce un parallelo, differentemente articolato nelle sue due parti, tra la vita di Cristo e quella del credente. Come Gesù trova nel Padre la fonte ed il fine della sua vita, così anche il credente trova in Cristo la fonte ed il fine della sua esistenza. Questa duplice considerazione deriva dalla preposizione διά (per), la quale designa il principio efficiente (in forza di...) e il motivo finale (in favore di,..). L’evangelista intende proporre questa ricchezza di senso (iovivo per il Padre; così anche colui che mi mangia vivrà per me); come Gesù vive dal Padre e per il Padre, così il suo discepolo vive da lui e per lui. Il parallelismo non si esaurisce in questo insegnamento; il testo indica che l’Eucaristia comunica ai credenti la vita divina che Gesù riceve dal Padre; il Padre infatti ha dato al Figlio di disporre della vita divina in favore dei credenti (cf. Giov., 5, 26).
versetto 58 Gesù applica all’Eucaristia le espressioni che ricorrono nei verss. 49-50; si ha così una inclusio, cioè si conclude una sezione allo stesso modo con il quale è stata introdotta. Non è come quello che hanno mangiato i padri; questa sembra essere la lezione criticamente più sicura; molti codici offrono una lettura più ampia per desiderio di maggiore chiarezza e di armonizzazione con i testi precedenti (essi aggiungono le parole: manna, vostri, oppure: nostri, nel deserto); la Volgata offre la seguente lettura: non sicut manducaverunt patres vestri manna et mortui sunt.
versetto 59 Insegnando nella sinagoga; espressione che conclude l’intero discorso di Gesù. L’evangelista rileva che il discorso fu tenuto nella sinagoga per sottolinearne l’importanza; le verità rivelate da Cristo furono esposte durante un’istruzione sinagogale. La formula quindi «nella sinagoga» (letteral.: in sinagoga) non ha un senso esclusivamente locale che richiama l’attenzione su una circostanza esterna al discorso, ma riveste un senso più determinato, perché designa una circostanza che qualifica il discorso, perché esso fu tenuto in un’assemblea sinagogale ed ebbe il carattere di insegnamento autorevole e qualificato. Il codice D ed altri codici minuscoli, dopo le parole «a Cafarnao», aggiungono la precisazione «di sabato».
 
Chi mangia di me vivrà per me, è il cristiano eucaristizzato, divinizzato; è il discepolo trasformato in Cristo «di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,17). Questa intima reale trasformazione - «veniamo trasformati in quella medesima immagine» (2Cor 3,17) - fa inabissare il battezzato nella Vita eterna in quanto lo innesta in Cristo che è la Vita (Gv 14,6). Un’assimilazione e una vera identificazione che ha il suo inizio a partire da questa vita terrena: «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20). La constatazione, poi, che gli Ebrei che mangiarono la manna nel deserto e in seguito morirono, prova l’origine non divina di quel cibo. Gesù è il pane disceso dal cielo e quindi divino per cui può veramente comunicare la vita eterna. Il testo è molto intenso in quanto riporta alla memoria del credente le grandi verità del Cristo: la sua divinità, il suo annichilimento nel mistero dell’Incarnazione (Fil 2,5-11), la sua morte, la sua risurrezione e la sua continua presenza di amore nella Chiesa nel mistero dell’Eucaristia. Il testo è molto intenso
 
L’EUCARISTIA PANE DI VITA - Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni): Il sermone sul pane della vita è interessante anche perché, assieme al nutrimento della parola di Gesù, parla dell’alimento della carne e del sangue di Cristo nell’eucaristia. Per il quarto evangelista l’interiorizzazione della rivelazione del Verbo incarnato è d’importanza capitale per la vita spirituale; essa però non esaurisce le intenzioni di Gesù, che vuole nutrire i suoi discepoli anche con il sacramento del suo corpo e del suo sangue.
Non insistiamo su questo aspetto, perché nessun cattolico sottovaluta l’importanza dell’eucaristia. Ricordiamo però che questa realtà sacramentale è di grandissima importanza ia per la vita cristiana in genere, sia per l’azione pastorale.
Anche il concilio Vaticano II ha sottolineato l’importanza straordinaria dell’eucaristia nella vita della chiesa. Questo sacramento è la fonte della vita e dell’edificazione del popolo di Dio (cf. Lumen gentium, 26; Unitatis redintegratio, 15; Presbyterorum ordinis, 6).
«Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti nella santissima eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della chiesa , cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua e pane vivo, che mediante la sua carne vivificata dallo Spirito santo e vivificante dà vita agli uomini, i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire assieme a lui e stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create. Per questo l’eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione, cosicché i catecumeni sono introdotti a poco a poco alla partecipazione dell’eucaristia e i fedeli, già segnati dal battesimo e dalla confermazione, sono pienamente inseriti nel corpo di Cristo per mezzo dell’eucaristia» (Presbyterorum ordinis, 5).
Di qui la necessità della partecipazione piena dei fedeli al sacrificio eucaristico, nutrendosi del corpo e del sangue del Signore.
«Perciò la chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei a muti spettatori a questo mistero di fede, ma che comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano istruiti nella parola di Dio, si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo l’ostia immacolata, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui imparino ad offrire se stessi e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo mediatore, siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti» (Sacrosanctum concilium, 48).
Nel contesto del discorso di Cafarnao però è molto importante, per la nostra vita religiosa, il richiamo alla necessità di una fede viva, per ricevere fruttuosamente il sacramento. Questo atteggiamento è vitale per la nostra esistenza e per la pastorale. Noi che facciamo continuamente l’eucaristia, corriamo il pericolo di celebrare meccanicamente i divini misteri, senza una partecipazione profonda.
Ricordare a noi e ai nostri fratelli che il frutto del sacramento dipende anche dalla fede, è di grande importanza per evitare il pericolo della magia sacramentale.
 
Gaudenzio da Brescia (Sermo 2): Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete Vita in voi: di molti chicchi sfarinati e impastati con acqua si fa un pane, che viene poi cotto col fuoco; è la figura del corpo di Cristo, che è uno solo, ma che è formato dalla moltitudine di tutto il genere umano ed è consumato col fuoco dello Spirito Santo. Nacque infatti per opera dello Spirito Santo e poi, pieno di Spirito Santo, ch’era sceso su di Lui in forma di colomba, esce dal Giordano, come attesta l’Evangelista: Gesù, compenetrato dallo Spirito Santo, si allontanò dal Giordano (Lc. 4,1). Similmente il vino del suo sangue raccolto da molti acini, cioè dall’uva della vigna, da Lui stesso piantata, viene spremuto nel torchio della croce, e attraverso vasi capaci, ribolle per propria virtù nel cuore fedele di quelli che lo ricevono. Voi tutti che uscite dalla schiavitù dell’Egitto e del Diavolo, prendete insieme a noi con tutto l’ardore del vostro animo religioso questo sacrificio della Pasqua della salvezza, perché il nostro interno venga santificato dallo stesso Signore Gesù Cristo, che è presente nei suoi sacramenti e la cui inestimabile virtù rimane per tutti i secoli.
 
Il Santo del Giorno 19 Aprile 2022 - Beato Giacomo Duckett Martire († Tyburn, Inghilterra, 19 aprile 1602): Nasce a Gilfortrigs in Inghilterra e cresce nella fede protestante. Da giovane diventa apprendista stampatore a Londra e venendo a contatto con il libro «Il fondamento della religione cattolica», che lo porta alla conversione. Affrontando con coraggio tutte le difficoltà viene mandato in prigione per due volte ed entrambe le volte lo stampatore presso cui lavora lo aiuta ad uscire, ma alla fine gli chiede di trovarsi un altro lavoro.
Dopo essere stato accolto dalla Chiesa cattolica sposa una vedova. Dal matrimonio nascerà un figlio che si farà monaco. James si impegna a fondo per la diffusione della stampa cattolica. A causa di questa attività passa nove, dei suoi dodici anni di matrimonio, in prigione. Alla fine viene condannato a morte a causa di un testimone che dichiara di aver procurato libri cattolici a Duckett. Ma la testimonianza costerà la vita a entrambi: James Duckett venne impiccato nel 1602. (Avvenire)
 
Santifica e rinnova, o Padre, i tuoi fedeli,
che hai convocato a questa mensa,
ed estendi a tutti gli uomini
la libertà e la pace donate sulla croce.
Per Cristo nostro Signore.