13 APRILE 2024
 
Sabato della II Settimana di Pasqua

At 6,1-7; Salmo Responsoriale Dal Salmo 32 (33); Gv 6,16-21

Colletta
Cancella, o Padre,
il documento scritto contro di noi per la legge del peccato,
già revocato nel mistero pasquale
con la risurrezione del Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te.

Papa Francesco (Angelus 9 agosto 2020): Durante la traversata notturna del lago, la barca dei discepoli rimane bloccata da un’improvvisa tempesta di vento. Questo è abituale, sul lago. A un certo punto, essi vedono qualcuno che cammina sulle acque venendo verso di loro. Sconvolti pensano sia un fantasma e gridano per la paura. Gesù li rassicura: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». (…) Nei momenti bui, nei momenti di tristezza, Lui sa bene che la nostra fede è povera - tutti noi siamo gente di poca fede, tutti noi, anch’io, tutti - e che il nostro cammino può essere travagliato, bloccato da forze avverse. Ma Lui è il Risorto! Non dimentichiamo questo: Lui è il Signore che ha attraversato la morte per portarci in salvo. Ancora prima che noi cominciamo a cercarlo, Lui è presente accanto a noi. E rialzandoci dalle nostre cadute, ci fa crescere nella fede. Forse noi, nel buio, gridiamo: “Signore! Signore!”, pensando che sia lontano. E Lui dice: “Sono qui!”. Ah, era con me! Così è il Signore. La barca in balia della tempesta è immagine della Chiesa, che in ogni epoca incontra venti contrari, a volte prove molto dure: pensiamo a certe lunghe e accanite persecuzioni del secolo scorso, e anche oggi, in alcune parti. In quei frangenti, può avere la tentazione di pensare che Dio l’abbia abbandonata. Ma in realtà è proprio in quei momenti che risplende maggiormente la testimonianza della fede, la testimonianza dell’amore, la testimonianza della speranza. È la presenza di Cristo risorto nella sua Chiesa che dona la grazia della testimonianza fino al martirio, da cui germogliano nuovi cristiani e frutti di riconciliazione e di pace per il mondo intero.
 
I Lettura: Per superare alcune frizioni, sorte a motivo di una cattiva gestione dei beni destinati ai poveri e alle vedove, gli Apostoli decidono di consacrare sette diaconi. Nel nome dei Dodici presiederanno, con equità e senza discriminazioni, al servizio delle mense e ai bisogni degli indigenti della comunità. Diacono significa servo e servizio significa mettersi a disposizione della missione della Chiesa con tutte le proprie forze e con le proprie doti. Tutto l’operare del cristiano, nella Chiesa e nel mondo, l’annuncio della parola, la cura dei poveri, dei malati o la più modesta delle attività professionali è servizio.
 
Vangelo
Videro Gesù che camminava sul mare.
 
 ... il mare era agitato, perché soffiava un forte vento: i discepoli di Gesù, provetti pescatori, conoscevano le insidie del mare di Tiberiade, un lago soggetto a tempeste improvvise, e avventurarsi sulle acque denota in loro un certo coraggio, ma questa volta hanno paura. Gesù non abbandona la barca di Pietro, e così va incontro ai suoi discepoli camminando sul mare. I discepoli nel vederlo ebbero paura, ma la calma e la gioia ritornerà nel loro cuore quando sentiranno la voce del Maestro: Sono Io, non temete abbiate coraggio. Il significato di un tale miracolo nell’ambito della natura, come quello della moltiplicazione dei pani, non mira, in Giovanni, e nemmeno nei sinottici, a presentarci Gesù un operatore di prodigi, ma il Maestro che ama i suoi discepoli, ed è sempre presente, anche nelle traversie di una traversata burrascosa. E poiché il potere di Dio sul mare è un tema comunissimo nell’Antico Testamento (Gen 1,2ss.; Sal 74,12-15; 93,3s.), è chiara l’affermazione della divinità di Gesù. Una intuizione suffragata dall’uso del nome di Dio, Sono io: un chiaro riferimento alla rivelazione di Iahvè sul monte Sinai e sulla bocca di Gesù è un’autorevole rivelazione. Ancora una volta, Giovanni ha visto un profondo significato spirituale in una semplice risposta.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,16-21
Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

Parola del Signore.

Gesù cammina sulle acque - Alain Marchadour (Vangelo di Giovanni): Questo brano è alquanto enigmatico: quale rapporto ha con quel che procede e quel che segue? Nei sinottici (Mt 14,22) è Gesù stesso che «ordina ai discepoli di salire in fretta sulla barca e precederlo sull’altra riva, mentre egli avrebbe congedato le folle». Possiamo considerare questo passo come un racconto di transizione nel senso proprio della parola, ma vi si ritrova lo stesso tema presente all’inizio del racconto: il cammino alla sequela di Cristo è fallito; i discepoli sono soli, abbandonati a se stessi; la folla continua a cercare Gesù (6,24). Sull’identità misteriosa di Gesù comincia ad alzarsi un velo: la scena si svolge di notte (v. 17), il tempo favorevole alla rivelazione. Gesù si avvicina camminando sulle acque e si affranca così dalle leggi della natura: l’acqua che separa diventa un cammino che riunisce. Possiamo vedere in ciò un’ulteriore allusione all’esodo, in particolare alla traversata del Mar Rosso: anche lì l’acqua si era trasformata in strada per i figli d’Israele (Es 14).
Un altro dettaglio conferma questa lettura: «I discepoli ebbero paura» (v. 19), segno che hanno letto in quest’episodio l’intervento di Dio. Ma Gesù li tranquillizza cominciando col dire: «Sono io»; in greco: Ego eimi, «Io sono». Con queste due parole il Secondo Isaia ha sovente espresso il nome di Jhwh. Così, nella rivelazione progressiva di Gesù, è introdotto un elemento supplementare, fugace ma importante: egli è il nuovo Mosè, il nuovo Eliseo, ma anche un essere divino, che si appropria il nome di Dio e, come Dio nelle sue rivelazioni, libera dalla paura. Nel Salmo 77,20 è detto:
S’aprì nel mare la tua vita,
i tuoi sentieri nella massa d’acqua;
ma rimasero invisibili le tue orme.
 
Scelsero sette uomini pieni di Spirito Santo - La Bibbia di Navarra: Il passo consente di percepire la differenza tra elezione e nomina a un ministero ecclesiale. La persona può essere scelta o designata dai fedeli; ma il potere per svolgere l’ufficio, che presuppone la chiamata di Dio, deve esserle comunicato dall’ordinazione conferita dagli apostoli. «Gli apostoli lasciano al gruppo dei discepoli la designazione degli incaricati, perché non sembri che favoriscano gli uni rispetto agli altri» (Dm. sugli Atti, 14). Tuttavia, coloro che sono designati per ricevere l’ordinazione non sono rappresentanti a delegati della comunità cristiana, ma ministri di Dio. Hanno ricevuto una vocazione e con l’imposizione delle mani ottengono da Dio, e non dagli uomini, un potere spirituale che li rende idonei al governo della comunità, alla preparazione e amministrazione dei sacramenti e alla predicazione della Parola.
Il ministero pastorale cristiano, cioè il sacerdozio del Nuovo Testamento in tutti i suoi gradi, non nasce da vincoli familiari, come accadeva per il sacerdozio levitico dell’Antico Testamento; né trae la sua esistenza da un conferimento di poteri da parte della comunità dei fedeli. Risponde a un’iniziativa della grazia di Dio, che chiama chi vuole.
versetto 5. Tutti i designati hanno nomi greci. Uno di essi è un proselito, cioè un pagano per nascita inserito nel giudaismo mediante la circoncisione e l’osservanza delle Legge mosaica.
versetto 6. Gli apostoli costituiscono i sette diaconi nel loro ministero mediante la preghiera e l’imposizione delle mani. Il gesto dell’imposizione delle mani si trova diverse volte nell’ Antico Testamento, specialmente come rito per l’istituzione dei leviti (cfr Nm 8, 10) e mezzo per trasmettere potere e spirito di sapienza a Giosuè, successore di Mosè a capo di Israele (Nm 27, 20; Dt 13, 9).
I cristiani hanno conservato questo rito, che appare con una certa frequenza nel libro degli Atti. A volte è un gesto di guarigione (9, 12. 17; 28, 8), secondo la falsariga di quanto ha fatto il Signore in Luca 4, 40; altre volte costituisce un rito di benedizione, come nel commiato di Paolo e Barnaba per il loro primo viaggio apostolico (l3, 3 ). Si anche come rito dopo il battesimo per l’effusione dello Spirito Santo (8, 17; 19, 5).
In questo caso si tratta di un rito per l’istituzione di ministri della Chiesa ed è una vera sacra ordinazione, la prima riferita dal libro degli Atti (cfr l Tm 4, 14; 5,22; 2 Tm 5, 22). «San Luca è breve: non dice come sono stati ordinati, ma semplicemente che ciò è avvenuto per mezzo della preghiera, poiché di un’ordinazione si trattava. Un uomo impone le mani, ma è Dio che fa tutto. È sua la mano che tocca il capo dell’ordinato» (Giovanni Crisostomo omeli sugli Atti, 14).
Il rito essenziale dell’ordinazione dei diaconi consiste nell’imposizione delle mani, fatta in silenzio, sul capo del candidato e in una preghiera perché Dio effonda lo Spirito Santo sulla persona dell’ordinando.
 
Fr. Vincenzo BoschettoGesù viene incontro ai suoi in modo insolito. Lo fa «sul finire della notte», dopo che i discepoli hanno faticato a lungo e hanno dovuto prendere coscienza della loro debolezza. Viene «camminando sul mare», come fosse il padrone della natura. In realtà, Dio solo può imporre un ordine alle acque; come quando all’inizio della creazione ha fissato un limite al mare e gli ha detto: «Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde» [Gb 38,11]. Così adesso: le onde diventano per Gesù il sentiero che gli permette di farsi vicino ai suoi. Ma accade qualcosa di paradossale: la presenza del Signore dovrebbe rallegrare i discepoli, dovrebbe trasmettere loro sicurezza e invece, sulla barca, essi sono turbati, hanno paura, addirittura si mettono a «gridare»; scambiano Gesù, il salvatore, per un «fantasma», per una presenza inquietante e minacciosa. L’espressione “camminando sul mare” ripetuta due volte, è carica di reminiscenze bibliche. Dio, come creatore e signore dell’universo e come salvatore nell’Esodo, è colui che cammina sul mare. I due aspetti della signoria di Dio e della sua presenza salvifica si sovrappongono nella tradizione biblica e anche nell’episodio evangelico. Gesù è il Signore che controlla le forze minacciose [il vento e le onde agitate], ma è anche il salvatore che soccorre la sua comunità in mezzo alle prove. È facile spaventarsi in piena notte, nel bel mezzo di una tempesta. Ma Gesù viene come guaritore e il Gesù sofferente: porta la vita e sembra una minaccia di morte; dona libertà ma viene percepito come una catena. Purtroppo si vive una visione troppo umana, credono ai fantasmi [Lc 24,37]. Quante volte proviamo paura del Signore e delle sue esigenze, quasi che venisse per portarci via qualcosa, per renderci meno liberi e meno gioiosi! Si può superare questo equivoco solo attraverso il riconoscimento personale, amicale di Gesù: la “croce” fa paura perché parla di umiliazione e di sofferenza, ma il Crocifisso attira perché è luogo di perdono e di riconciliazione; la legge imprigiona perché serra dentro maglie che costringono; ma la Parola di Gesù libera perché nasce dall’Amore e produce la consolazione dell’amicizia: «Coraggio, sono Io, non abbiate paura». Tutto dipende da quell’assicurazione: “ci sono io, con voi; non c’è motivo di temere”. Il discepolo non si trova solo di fronte al mondo, alla vita, alla morte, al presente, al futuro; valgono per lui le promesse: «Se dovrai attraversare le acque, io sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare; poiché io sono il Signore, tuo Dio, il santo d’Israele il tuo salvatore» [Is 43, 2-3a]. In Gesù, Dio stesso si fa vicino all’uomo e libera l’uomo dall’angoscia mortale della solitudine: «Io sono con te».
 
Sono io, non abbiate paura: «[Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento]: voleva abituarli a non cercar subito di essere liberati dalle difficoltà, ma a sopportare gli avvenimenti con coraggio. Ma quando sembra che siano fuori pericolo, ecco che sono colti di nuovo dalla paura … Dio agisce sempre così: quando sta per liberarci da prove terribili, ne fa sorgere altre più gravi e spaventose. E così accade anche in questa occasione. Insieme alla tempesta, l’apparizione del Maestro turba ancor di più i discepoli. Ma neppure ora Gesù dissipa l’oscurità, né si rivela immediatamente perché vuol prepararli con questa continua sequela di prove a sostenere altre lotte e indurli a essere pazienti e costanti. Così Dio … agì con Abramo, ponendogli come ultima prova il sacrificio del figlio [cfr. Gen 22,1]. Così le prove più intollerabili si fanno sopportabili: esse, infatti, quando sono giunte al limite della sopportazione hanno prossima la liberazione. In tal modo Cristo si comporta qui con gli apostoli. Si rivela loro solo dopo che si sono messi a gridare. Così, quanto più grande è stato il terrore che li ha assaliti, tanto più gioiscono nel vederlo” (Giovanni Crisostomo).
 
Il Santo del giorno - 13 Aprile 2024 - Martirologio Romano: San Martino I, papa e martire, che condannò nel Sinodo Lateranense l’eresia monotelita; quando poi l’esarca Calliopa per ordine dell’imperatore Costante II assalì la Basilica Lateranense, fu strappato dalla sua sede e condotto a Costantinopoli, dove giacque prigioniero sotto strettissima sorveglianza; fu infine relegato nel Chersoneso, dove, dopo circa due anni, giunse alla fine delle sue tribolazioni e alla corona eterna. 
 
O Dio, che in questo mirabile sacramento
comunichi alla Chiesa forza e consolazione,
dona al tuo popolo di aderire a Cristo
nella celebrazione di questi santi misteri
perché, attraverso il lavoro quotidiano,
edifichi nella libertà il tuo regno che rimane in eterno.
Per Cristo nostro Signore.