MARTEDÌ 23 LUGLIO 2024
 
SANTA BRIGIDA, RELIGIOSA, PATRONA D’EUROPA – FESTA
 
Gal 2,19-20; Salmo Responsoriale Dal Salmo 33 (34); Gv 15,1-8
 
Colletta
O Dio, che hai guidato santa Brigida
nelle varie condizioni della sua vita,
e nella contemplazione della passione del tuo Figlio
le hai rivelato la sapienza della croce,
concedi a noi di cercare te in ogni cosa,
seguendo fedelmente la tua chiamata.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Benedetto XVI (Udienza Generale, 27 Ottobre 2010): Le Rivelazioni di santa Brigida presentano un contenuto e uno stile molto vari. A volte la rivelazione si presenta sotto forma di dialoghi fra le Persone divine, la Vergine, i santi e anche i demoni; dialoghi nei quali anche Brigida interviene. Altre volte, invece, si tratta del racconto di una visione particolare; e in altre ancora viene narrato ciò che la Vergine Maria le rivela circa la vita e i misteri del Figlio. Il valore delle Rivelazioni di santa Brigida, talvolta oggetto di qualche dubbio, venne precisato dal Venerabile Giovanni Paolo II nella Lettera Spes Aedificandi: “Riconoscendo la santità di Brigida la Chiesa, pur senza pronunciarsi sulle singole rivelazioni, ha accolto l’autenticità complessiva della sua esperienza interiore” (n. 5).
Di fatto, leggendo queste Rivelazioni siamo interpellati su molti temi importanti. Ad esempio, ritorna frequentemente la descrizione, con dettagli assai realistici, della Passione di Cristo, verso la quale Brigida ebbe sempre una devozione privilegiata, contemplando in essa l’amore infinito di Dio per gli uomini. Sulla bocca del Signore che le parla, ella pone con audacia queste commoventi parole: “O miei amici, Io amo così teneramente le mie pecore che, se fosse possibile, vorrei morire tante altre volte, per ciascuna di esse, di quella stessa morte che ho sofferto per la redenzione di tutte” (Revelationes, Libro I, c. 59). Anche la dolorosa maternità di Maria, che la rese Mediatrice e Madre di misericordia, è un argomento che ricorre spesso nelle Rivelazioni.
Ricevendo questi carismi, Brigida era consapevole di essere destinataria di un dono di grande predilezione da parte del Signore: “Figlia mia – leggiamo nel primo libro delle Rivelazioni –, Io ho scelto te per me, amami con tutto il tuo cuore ... più di tutto ciò che esiste al mondo” (c. 1). Del resto, Brigida sapeva bene, e ne era fermamente convinta, che ogni carisma è destinato ad edificare la Chiesa. Proprio per questo motivo, non poche delle sue rivelazioni erano rivolte, in forma di ammonimenti anche severi, ai credenti del suo tempo, comprese le Autorità religiose e politiche, perché vivessero coerentemente la loro vita cristiana; ma faceva questo sempre con un atteggiamento di rispetto e di fedeltà piena al Magistero della Chiesa, in particolare al Successore dell’Apostolo Pietro.
 
Prima Lettura: Non vi è mecenatismo catechetico che sappia fabbricare credenti - José Maria González-Ruiz: Nella sua lettera, Paolo riassume i termini della polemica di Antiochia, lasciando intendere che non si trattava di un episodio isolato, ma di cosa fondamentale per il vangelo.
«L’uomo non è giustificato dalle opere della legge»: nel linguaggio biblico usato da Paolo, «giustificare» non significa dichiarare giusto o innocente, ma costituirlo come tale. Il nazionalismo giudaico pareva sostenere che la sola appartenenza al popolo d’Israele e l’accettazione della sua costituzione (la legge) producevano automaticamente la situazione di «giusto davanti a Dio». Paolo insiste ancora una volta sulla sua esperienza fondamentale e iniziale: è Dio che prende l’iniziativa. La «giustificazione» non si ottiene matematicamente con la pratica di determinati comandamenti, anche se essi sono d’origine divina.
Con questo Paolo non si atteggia affatto ad anarchico, la legge continua ad avere il suo valore, ma non può essere rivale di Dio, come era nel caso pratico di tanti giudei, per i quali la «toràh» (legge) era quasi come una emanazione o un’incarnazione divina. Secondo Paolo, soli Deo honor et gloria.
È necessario riconoscere che le espressioni paoline sono difficili e dure, ma possono essere intese. Egli dice che, «vivendo nella legge, morì alla legge per vivere in Dio». Egli era giudeo di destra e credeva che l’accettazione della legge producesse ex opere operata il legame con Dio. Con la sua conversione, egli era morto a questa concezione pelagiana della religione, concezione secondo la quale, nella relazione dell’uomo con Dio, è l’uomo che prende l’iniziativa. È la condanna di molte forme di teodicea.
Al contrario, la vita religiosa è, per così dire, al di sopra dell’«io . «Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me». Non si tratta assolutamente d’una sostituzione. Paolo non fa dell’antropologia, ma espone una esperienza religiosa. Secondo questa esperienza, la presenza - vita - del trascendente nell’uomo non è un emergere dall’inconscio o dal subconscio né dalla coscienza raziocinante, ma è il risultato d’un fatto inaccessibile alla ragione umana: è la presenza e l’irruzione di Dio nell’uomo.
Paolo termina la sua argomentazione ricorrendo a un metodo «a contrario»: se la presenza di Dio nell’uomo fosse il risultato d’uno sforzo puramente umano, sarebbe «annullata» la grazia di Dio. Purtroppo, nel nostro linguaggio religioso, il termine «grazia» è stato degradato e ha perso la freschezza del suo significato originale di «gratuità». La fede è un «dono gratuito». Per conseguenza, se esistesse un meccanismo catechetico o evangelizzatore che producesse credenti da sé, la «grazia» - la «gratuità» - di Dio sarebbe annullata e, allora, non si tratterebbe più della presenza di Dio.
 
Vangelo
Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.
 
La vigna, come segno di benedizione, nell’Antico Testamento, soprattutto nei libri profetici, raffigurava il popolo d’Israele. Ma poiché la vigna-Israele aveva prodotto «uva selvatica», dal Signore sarà trasformata in pascolo e calpestata dai suoi nemici. Il popolo eletto da Dio, «scelto come vigna scelta, tutta di vitigni genuini» (Ger 2,21), sarà abbandonato alla ferocia degli invasori che invaderanno il paese e devasteranno la vigna (Cf. Ger 2,10). Pur tuttavia, «sebbene i profeti abbiano utilizzato la vigna come immagine che serviva ad esprimere con forza e vivacità poetica il castigo divino, l’immagine rimaneva comunque aperta ad un ulteriore sviluppo che, sulla linea del Salmo 80, si sarebbe operato in un orizzonte di speranza e di salvezza», spingendo in questo modo «il credente a guardare in avanti, verso quel futuro nel quale rifulgerà in tutta la sua pienezza l’azione imprevedibile, ma sempre amorosa, di Dio» (G. Odasso).
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Parola del Signore.
 
Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato - Mario Galizzi (Vangelo secondo Giovanni): Il termine «puri» fa assonanza nell’originale con il verbo «ripulire», quasi a dire: Avendo voi accolto la mia parola, questa parola vi ha resi disponibili per essere innestati in me. Perciò «rimanete in me e io in voi», cioè: continuate a rimanere uniti a me, non si perda la nostra intimità. Qui si sente davvero tutta la responsabilità che pesa su ogni discepolo, il quale deve convincersi di quello che Gesù gli dice e agire in conseguenza.
Infatti, continua Gesù: «Così come ogni tralcio non può portare frutto se non rimane nella vite, così voi se non rimanete in me» (15,4). Non si potrebbe dire con più chiarezza che solo Cristo è fonte di vita per il discepolo. Non c’è possibilità di bene e di vita se manca l’unione con lui. E Gesù insiste, riprendendo l’immagine iniziale, ma distinguendo la vite dai tralci. Dice così: «Io sono la vite (e la vite può vivere senza i tralci), voi i tralci». Questa distinzione serve a mettere i discepoli di fronte alle loro responsabilità.
Come il mutuo amore è diffusivo: ci si ama per amare gli altri; così il mutuo «rimanere in»: non è per formare un cerchio chiuso, una comunità ripiegata su se stessa, ma per aprirsi a un agire benefico nella storia, ed è una necessità assoluta per l’azione. Gesù qui è categorico: «Senza di me non potete fare niente» (14,5). Niente! Sterilità assoluta se si interrompe l’unione con Gesù. Perché «se qualcuno non rimane in me, è gettato via» (15,6), letteralmente: «gettato fuori», fuori dalla vigna, fuori dalla comunità, inutile per il suo apostolato, perché Gesù, il principale artefice di ogni apostolato, non può più agire in coloro che non rimangono in lui. E la sorte di costoro è tragica; basta leggere i verbi che si susseguono a ritmo serrato: «come il tralcio si secca; poi li raccolgono, li buttano nel fuoco, e bruciano» (15,6b). È la fine.
 
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano: Un’allusione chiara al giudizio particolare prima e universale dopo: «Nel giorno del giudizio, alla fine del mondo, Cristo verrà nella gloria per dare compimento al trionfo definitivo del bene sul male che, come il grano e la zizzania, saranno cresciuti insieme nel corso della storia. Cristo glorioso, venendo alla fine dei tempi a giudicare i vivi e i morti, rivelerà la disposizione segreta dei cuori e renderà a ciascun uomo secondo le sue opere e secondo l’accoglienza o il rifiuto della grazia» (CCC 680-681). Gli uomini, lasciata la vita terrena, vanno incontro al giudizio divino (cfr. Mt 25,31-46) e qui conoscono il loro ultimo destino: se sono rimasti uniti alla vite vera ricevono il regno preparato per loro fin dalla creazione del mondo; se sono rami secchi sono gettati nel fuoco eterno, preparato per i diavoli e per i suoi angeli. Un monito che non deve atterrirci e non deve essere considerato fuori moda. Il giudizio finale è «una realtà, un evento al quale saremo sottoposti anche noi. Se la nostra vita è contrassegnata dalla sterilità di fede, se noi siamo tralci infruttuosi, veniamo già ammoniti sulla sorte che ci attende alla fine dei nostri giorni. Sempre, ma soprattutto nei momenti forti della vita dobbiamo riflettere sul giudizio, non per rattristarci o disperarci, ma per stimolarci a una conversione sincera e profonda» (Salvatore Alberto Panimolle). Dove poi vengono gettati i rami secchi è ben conosciuto: «Gesù parla ripetutamente del fuoco inestinguibile che è riservato a chi, fino alla fine della vita, rifiuta di credere e di convertirsi. La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, il fuoco eterno. La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita, e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira» (CCC 1034-1035). Un discorso altamente magistrale che richiama l’uomo ad una precisa responsabilità e a un sapienziale discernimento: l’uomo se ha scelto di restare unito a Cristo nella vita terrena, lo sarà per sempre nella vita eterna; diversamente la separazione terrena sarà eterna nella più drammatica disperazione.
 
Agostino (Comment. in Ioan., 81, 3-4): Chi poi non rimarrà in me sarà gettato via come il tralcio; e si dissecca; e poi sarà raccolto e gettato nel fuoco dove brucerà” [Gv 15,6]. Il tralcio è infatti tanto prezioso se resta unito alla vite, quanto, se ne è reciso, è privo di valore. Come il Signore fa rilevare per bocca del profeta Ezechiele [cfr. Ez 15,5], i rami di vite recisi non possono né essere utili all’agricoltura, né usati dal falegname in alcuna opera. Il tralcio di vite ha due sole alternative: o restare unito alla vite o essere gettato nel fuoco: se non è unito alla vite sarà buttato nel fuoco. Quindi, per non finire nelle fiamme, deve restare unito alla vite.
 
Il Santo del Giorno - 23 Luglio 2024 - Brigida di Svezia. Il sogno di un’Europa in pace, unita nel segno del Vangelo: Pace e unità sono il segno più evidente di un’Europa che ha saputo dare forma nella storia ai valori del Vangelo. Pace e unità, che oggi sono messi in crisi da molti fattori: le conseguenze della pandemia, la crisi economica, la guerra in Ucraina. È in momenti come questo che il Vecchio Continente dovrebbe tornare alle radici, riscoprire l’eredità lasciata dai suoi padri e dalle sue madri: testimoni del messaggio del Risorto, che hanno gettato le fondamenta di una società basata sulla dignità umana e sulla capacità di aprirsi all’Infinito. Così, da donna innamorata di Cristo, Brigida ci indica la Passione di Cristo come riflesso della cura di Dio nei confronti dell’umanità. A partire da questa convinzione, Brigida per l’Europa aveva una visione ben precisa, proponendo un’unità spirituale basata sul Vangelo e sui valori cristiani. Nata nel 1303 in Svezia, aveva sposato il governatore dell’Östergötland, con il quale ebbe otto figli, condividendo con lui l’intenzione di dedicarsi alla vita religiosa e adottando insieme la regola dei Terziari francescani. Dopo 20 anni di matrimonio rimase vedova e, lasciati i propri beni, si ritirò nel monastero di Alvastra. In seguito alle «Rivelazioni» – raccolte poi in 8 libri – fondò un nuovo ordine monastico dedicato al Santissimo Salvatore. Dal 1349 al 1373, anno della morte, visse a Roma, dove si era recata per ottenerne l’approvazione. Nel 1999 fu dichiarata compatrona d’Europa. (Matteo Liut)
 
Dio onnipotente,
fa’ che, sostenuti dalla forza di questo sacramento,
impariamo sull’esempio di santa Brigida
a cercare te sopra ogni cosa,
per portare già in questa vita l’immagine dell’uomo nuovo.
Per Cristo nostro Signore.