11 GIUGNO 2024
 
MARTEDÌ X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
 
At 11,21b-26; 13,1-3; Salmo Responsoriale Dal Salmo 97 (98); Mt 10,7-13
 
Colletta
O Dio,
che hai voluto riservare san Barnaba,
pieno di fede e di Spirito Santo,
per la conversione dei popoli pagani,
fa’ che sia annunciato fedelmente con la parola e con le opere
il Vangelo di Cristo che egli predicò con indomito coraggio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
 Benedetto XVI (Omelia 31 Gennaio 2007): Barnaba significa «figlio dell’esortazione» (At 4,36) o «figlio della consolazione» ed è il soprannome di un giudeo-levita nativo di Cipro. Stabilitosi a Gerusalemme, egli fu uno dei primi che abbracciarono il cristianesimo, dopo la risurrezione del Signore. Con grande generosità vendette un campo di sua proprietà consegnando il ricavato agli Apostoli per le necessità della Chiesa (cfr At 4,37). Fu lui a farsi garante della conversione di Saulo presso la comunità cristiana di Gerusalemme, la quale ancora diffidava dell’antico persecutore (cfr At 9,27). Inviato ad Antiochia di Siria, andò a riprendere Paolo a Tarso, dove questi si era ritirato, e con lui trascorse un anno intero, dedicandosi all’evangelizzazione di quella importante città, nella cui Chiesa Barnaba era conosciuto come profeta e dottore (cfr At 13,1). Così Barnaba, al momento delle prime conversioni dei pagani, ha capito che quella era l’ora di Saulo, il quale si era ritirato a Tarso, sua città.
Là è andato a cercarlo. Così, in quel momento importante, ha quasi restituito Paolo alla Chiesa; le ha donato, in questo senso, ancora una volta l’Apostolo delle Genti. Dalla Chiesa antiochena Barnaba fu inviato in missione insieme a Paolo, compiendo quello che va sotto il nome di primo viaggio missionario dell’Apostolo. In realtà, si trattò di un viaggio missionario di Barnaba, essendo lui il vero responsabile, al quale Paolo si aggregò come collaboratore, toccando le regioni di Cipro e dell’Anatolia centro-meridionale, nell’attuale Turchia, con le città di Attalìa, Perge, Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra e Derbe (cfr At 13-14). Insieme a Paolo si recò poi al cosiddetto Concilio di Gerusalemme dove, dopo un approfondito esame della questione, gli Apostoli con gli Anziani decisero di disgiungere la pratica della circoncisione dall’identità cristiana (cfr At 15,1-35). Solo così, alla fine, hanno ufficialmente reso possibile la Chiesa dei pagani, una Chiesa senza circoncisione: siamo figli di Abramo semplicemente per la fede in Cristo.
 
I Lettura: Felipe F, Ramos (Commento della Bibbia Liturgica): Intendiamo far notare, in questa sezione, una notizia che può parere di poca importanza: ad Antiochia, i discepoli cominciarono a essere chiamati cristiani. La notizia ha grande interesse principalmente dal punto di vista storico-teologico. In essa, si dice implicitamente che, a partire da questo momento, si stabilisce con tutta chiarezza che il cristianesimo non è una specie di giudaismo o una setta più o meno aperta del giudaismo stesso. Il cristianesimo ha acquistato la sua maggiore età e ha ormai una personalità e un’esistenza proprie. Il nuovo nome dato ai discepoli di Gesù afferma eloquentemente che si tratta che d’una realtà nuova. Si ricordi la mentalità semitica, secondo la quale le cose che non hanno nome non esistono.
È importante, in questa sezione, anche la notizia che ci è data riguardo a Barnaba. Egli andò a Tarso, in cerca di Paolo (v. 25). Questa notizia dà come noto che Paolo si trova a Tarso fin dai primi giorni della sua conversione. Era stato inviato colà dai fratelli (9,30). Comunque si tratta di incorporare alla grande missione un uomo di statura eccezionale, come era Paolo. L’autore degli Atti ci presenta Paolo e Barnaba in stretta collaborazione; anzi, Barnaba è molto meglio informato che gli altri apostoli su tutto quello che si riferisce a Paolo. Non ci è data la ragione, ma si dice che fu lui che lo presentò agli apostoli (9,27).
Il punto di vista di Luca, nel presentare Barnaba come il punto o il tratto d’unione fra gli apostoli e Paolo è la legittimazione della missione di Paolo.
 
Vangelo
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
 
Il cristiano è un “moto perpetuo”: strada facendo predicate ... non si può essere stanchi di non camminare (Alessandro Pronzato), e al dono dei “miracoli”, segni della presenza del Risorto nella Chiesa, si deve aggiungere la povertà, come perfetta testimonianza evangelica. E si deve aggiungere anche un po’ di buon senso .... domandate chi là sia degno, potremmo dire “ben disposto”, e questo “per non dare le cose sante ai cani” (Mt 7,6), per non sciupare il “seme”, che è la Parola di Dio, e sopra tutto per non perdere tempo in discussioni inutili e oziose (1Tm 6,4). Chi va, il missionario, non porta qualcosa di suo, non ricchezze o beni materiali, non scienza umana, né artefici mirabolanti per convincere i non credenti, chi va porta il dono di Dio, un dono che il missionario ha ricevuto, l’ha ricevuto gratuitamente, e per questo generosamente lo deve dare gratuitamente, senza specularci su o farsi assalire dalla tentazione di guadagnarci qualcosa.
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,7-13
 
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».
Parola del Signore.
 
 
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto - Wolfgang Trilling (Vangelo secondo Matteo): Il brano contiene le istruzioni di Gesù per l’ospitalità ai missionari. Quando arrivano in un luogo devono anzitutto interessarsi quale sia la casa adatta per loro; trovatala, devono rimanervi finché lavoreranno in quel villaggio o città. Indirettamente è detto che i missionari non devono prendere alloggio in più case, passando dall’una all’ altra. Forse a motivo di esperienze negative fatte al riguardo, nei primi tempi, questa norma di Gesù fu sempre applicata, per evitare il sorgere di gelosie, di invidie o di chiacchiere compromettendo la predicazione.
Entrando in una casa il missionario deve rivolgere a tutti il suo saluto. È il saluto della pace, in uso fino ai nostri giorni, in Oriente. Luca lo riporta esplicitamente: «In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa» (Lc 10,5). Essendo messaggeri del regno di Dio, il saluto di pace non è una pura formula di cortesia. Ciò che essi portano con sé - la potenza sanatrice e la virtù taumaturgica del regno di Dio - prenderà dimora in quella casa; in quell’abitazione benedetta giunge la pace di Dio. Ma se la casa non è disponibile per Dio, se non risponde con gioia e prontezza al saluto di pace, i messaggeri non possono concluder nulla e la pace da essi augurata e offerta, tornerà a loro. Quando il sacerdote va dal malato, entrando in casa dice: «Pace a questa casa». Anche senza usare tali parole «rituali», questo però dovrebbe essere il sentimento che ci anima quando visitiamo una casa come messaggeri del Signore, specialmente se si tratta di non credenti: portiamo la pace di Dio.
 
Gesù Cristo non toglie la sofferenza - Gesù ha curato i malati donando a volte guarigioni impossibili o insperate. Egli vuole che la Chiesa curi e ami i sofferenti come li ha curati e amati Lui e in questo mandato ha manifestato la sua volontà di non voler cancellare il dolore, ma di donargli un valore.
La sofferenza è preziosa perché è memoria della Croce e sotto il suo peso tutti gli uomini, volenti o nolenti, devono curvare le loro spalle. Atei, miscredenti o credenti, ubbidienti o ribelli, giusti o malvagi, santi o peccatori, la croce c’è e resta per tutti: «La croce è, dunque sempre pronta e ti aspetta dappertutto; dovunque tu corra non potrai sfuggirla, poiché, in qualsiasi luogo tu giunga, porti e trovi te stesso.[...] Se scansi una croce, ne troverai senza dubbio, un’altra, e forse più grave» (L’imitazione di Cristo, Cap. XII, nn. 2-3).
La croce non è abolita, può essere alleviata: questa è la missione della Chiesa. La sofferenza, accettata con fede, diviene strumento di espiazione e di salvezza per sé e per gli altri: con il dolore accettato volontariamente e offerto generosamente Dio riequilibra gli scompensi provocati dai peccati.
Ma tutto resta avvolto nel mistero: l’uomo, la vita, il dolore, la croce, la morte. Solamente «nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. [...] Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime. Cristo è risorto, distruggendo la morte con la sua morte, e ci ha donato la vita, affinché, figli nel Figlio, esclamiamo nello Spirito: Abbà, Padre» (GS 22).
L’uomo con la sofferenza può partecipare al mistero Pasquale. Si arriva alla gloria della risurrezione unicamente attraverso la croce del Golgota: «È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio» (At 14,22).
 
La missione della Chiesa - Ad gentes 5 - Il Signore Gesù, fin dall’inizio « chiamò presso di sé quelli che voleva e ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare» (Mc 3,13; cfr. Mt 10,1-42) (28). Gli apostoli furono dunque ad un tempo il seme del nuovo Israele e l’origine della sacra gerarchia. In seguito, una volta completati in se stesso con la sua morte e risurrezione i misteri della nostra salvezza e dell’universale restaurazione, il Signore, a cui competeva ogni potere in cielo ed in terra, prima di salire al cielo (30), fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza ed inviò i suoi apostoli nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre e comandò loro: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato» (Mt 28,19-20); «Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato» (Mc 16,15). Da qui deriva alla Chiesa l’impegno di diffondere la fede e la salvezza del Cristo, sia in forza dell’esplicito mandato che l’ordine episcopale, coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro, supremo pastore della Chiesa, ha ereditato dagli apostoli, sia in forza di quell’influsso vitale che Cristo comunica alle sue membra: «Da lui infatti tutto quanto il corpo, connesso e compaginato per ogni congiuntura e legame, secondo l’attività propria di ciascuno dei suoi organi cresce e si autocostruisce nella carità» (Ef 4,16).
 
Chiedete solo il necessario - Giovanni Crisostomo (Commento al Vangelo di Matteo 32, 5): Non crediate, egli dice in altri termini, che le mie parole secondo cui l’operaio ha diritto al proprio sostentamento vi aprano le porte di tutte le case. Al contrario io voglio che vi comportiate con la massima cautela, poiché sarà questo a farvi rispettare e onorare e indurrà gli uomini a provvedere al vostro sostentamento.
Se andrete ad alloggiare presso coloro che ne sono degni, costoro provvederanno senza alcun dubbio alle vostre necessità, soprattutto se voi non domanderete niente più dello stretto necessario. Gesù inoltre non si limita a ordinare ai suoi apostoli di recarsi solo presso chi ne è degno, ma vieta loro anche di passare da una casa all’altra, per non procurare dispiacere a chi per primo li ha accolti e per evitare che essi acquistino la fama di essere golosi e amanti della vita comoda. Proprio questo vuol fare intendere con le parole e qui restate fino alla vostra partenza.
 
Il Santo del Giorno - 11 Giugno 2022 - Barnaba - Donò tutto per aiutare la Chiesa nascente: Dare tutto per il Vangelo, per la verità, perché gli uomini possano guardarsi l’un l’altro come fratelli e non come nemici: è questa radicalità materiale e spirituale a far entrare Barnaba nel gruppo degli Apostoli. La sua figura appare una ventina di volte negli Atti degli Apostoli e altre sei volte in alcune lettere di san Paolo e ciò dimostra l’autorevolezza guadagnata da questo “straniero”. Era infatti nato a Cipro e aveva venduto tutto, donando il ricavato alla Chiesa nascente. Una Chiesa che la sua stessa opera contribuì a formare: fu tra i primi fedeli di Gerusalemme, portò l’annuncio del Risorto ad Antiochia e aiutò Paolo ad essere accettato dai cristiani dei quali prima era persecutore, accompagnando l’Apostolo delle genti nel suo primo viaggio. Barnaba, poi, partecipò al Concilio di Gerusalemme e sostenne la necessità di portare il Vangelo ai pagani e la missione nel Mediterraneo orientale. Secondo alcune fonti tardive sarebbe morto a Salamina, lapidato a causa della sua fede. (Autore Matteo Liut).
  
Ricevuto il pegno della vita eterna,
ti preghiamo umilmente, o Signore:
fa’ che un giorno possiamo ottenere in pienezza
ciò che, nella memoria del santo apostolo Barnaba,
pregustiamo nei segni sacramentali.
Per Cristo nostro Signore.