17 Maggio 2024
 
Venerdì VII Settimana di Pasqua
 
At 25,13-21; Salmo Responsoriale dal Salmo 102 (103); Gv 21,15-19
 
Colletta
O Dio, che con la glorificazione del tuo Figlio 
e con l’effusione dello Spirito Santo
ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,
fa’ che, partecipi di così grandi doni, 
progrediamo nella fede e nel tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Gesù ha affidato a Pietro una missione unica: Catechismo della Chiesa Cattolica 552-553: Nel collegio dei Dodici Simon Pietro occupa il primo posto. Gesù a lui ha affidato una missione unica. Grazie ad una rivelazione concessagli dal Padre, Pietro aveva confessato: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Nostro Signore allora gli aveva detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18). Cristo, “Pietra viva” (1Pt 2,4), assicura alla sua Chiesa fondata su Pietro la vittoria sulle potenze di morte. Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli. Gesù ha conferito a Pietro un potere specifico: “A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19). Il “potere delle chiavi” designa l’autorità per governare la casa di Dio, che è la Chiesa. Gesù, “il Buon Pastore” (Gv 10,11) ha confermato questo incarico dopo la risurrezione: “Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,15-17). Il potere di “legare e sciogliere” indica l’autorità di assolvere dai peccati, di pronunciare giudizi in materia di dottrina, e prendere decisioni disciplinari nella Chiesa. Gesù ha conferito tale autorità alla Chiesa attraverso il ministero degli Apostoli e particolarmente di Pietro, il solo cui ha esplicitamente affidato le chiavi del Regno.
 
I Lettura: Nelle parole di Festo si coglie il destino che attende Paolo: andrà a Roma perché si è appellato al giudizio dell’Imperatore, e tale occasione permetterà all’Apostolo di annunciare ai Romani il Vangelo della gioia e della speranza.  Nella città eterna, che presto sarà bagnata dal sangue di innumerevoli martiri, Paolo suggellerà la sua testimonianza con il martirio.
 
Vangelo
Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.
 
Gesù offre a Pietro, con una triplice professione d’amore, l’opportunità di controbilanciare il triplice rinnegamento (cfr. Mt 26,69-75; Mc 14,66-72; Lc 22,54-62; Gv 18,25-27). E solo alla fine di questa triplice professione di amore, Pietro, da Gesù, viene rinvestito nel suo mandato, quello di reggere e di pascere in suo nome il gregge (cfr. Mt 16,18; Lc 22,31s). È da notare che il racconto della riabilitazione di Pietro abbonda di sinonimi, due diversi verbi per amare; due verbi per pascere; due nomi per pecore e agnelli; due verbi per sapere; come a voler esaltare l’episodio dell’investitura. Ormai purificato e rinnovato nel cuore e nella mente, Pietro può conoscere «con quale morte egli avrebbe glorificato Dio»: «...quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Una profezia che si compirà a Roma, luogo della sua morte violenta: morirà crocifisso come il suo Signore.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,15-19
 
In quel tempo, quando [si fu manifestato ai discepoli ed essi] ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro:
«Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse "Mi vuoi bene?", e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».
Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
 
Parola del Signore.
 
Mario Galizzi (Vangelo secondo Giovanni): Dopo aver mangiato Gesù chiede a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami più di costoro?». Il pasto preso insieme li ha affiatati; ha rinsaldato la loro amicizia. Gesù, il Signore risorto, si è reso a loro presente come servo e amico insieme. Ma Pietro è ora disposto ad accogliere un Signore così? Uno che ama donandosi, servendo? È disposto a corrispondere a questo amore, imitando Gesù? La domanda di Gesù va in questo senso.
Gli chiede infatti: «Simone di Giovanni, mi ami più di costoro?». Lo chiama «Simone di Giovanni» come la prima volta (1,42), quando gli aveva promesso, cambiandogli il nome, di affidargli una missione. Ora, terminata la sua opera, Gesù compie la sua promessa, ma prima vuole vagliare se il discepolo è sulla stessa lunghezza d’onda. La risposta di Pietro è sfumata, umile.
Pietro non usa il verbo «amare». Dopo quanto gli è capita può affermare con sicurezza un amore incondizionato che esige un totale dono di sé? E neppure osa dire che lo ama più degli altri. Egli ha rinnegato il Maestro, gli altri no! Si limita ad usare il verbo dell’amicizia, ma anche questo con umiltà, affidandosi finalmente al giudizio del suo Signore: «Tu sai che ti voglio bene». E Gesù sapeva che ora Pietro era sintonia con lui e pronuncia quella formula che è conferimento di missione: «Pascola i miei agnelli».
Siamo in un linguaggio pastorale. Dire «pascola» significa affidargli il gregge perché vada avanti e il gregge lo segua come si segue il pastore di cui le pecore conoscono la voce (10,4); significa preoccuparsi perché non manchi al gregge il necessario, incominciando dagli «agnelli», cioè dai piccoli, dai più deboli; significa difenderli dai pericoli disposto a dare la propria vita perché abbiano la vita (10,10.11).
A questo compito è innanzitutto chiamato Pietro, e ad altro ...
Di nuovo per la seconda volta gli chiede: «Simone di Giovanni, mi ami?». Il confronto con gli altri è scomparso. Ora Gesù, gli chiede solo una totale adesione a sé, un amore davvero incondizionato, un rendersi simile a lui. Quello che Gesù gli chiede - e Pietro deve già saperlo - non è un amare che accentra, ma un’ubbidienza alla sua parola: «Chi mi ama è colui che fa suoi i miei comandamenti e li osserva ... E questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri» (14,21; 15,12). Pietro si è collocato sul piano dell’amicizia e perciò vale anche questa parola di Gesù: «Nessuno ha più amore di questo: dare la vita per i propri amici» (15,13).
Ora Gesù chiede a Pietro quello che Pietro voleva fare, ma non gli riuscì: dare la vita (13,37), darla come lui l’ha data, per gli altri, per quelli che gli saranno affidati. Gesù non ci chiede di dare la vita per lui, ma con lui e come lui, per salvare altri. A Pietro, in pratica, chiede se è disposto a fare il pastore e non il mercenario (vedi 10,11-12). E Pietro, non fidandosi delle sue forze, ma affidandosi alla conoscenza che Gesù ha di lui, risponde: «Signore, sì; tu sai che ti voglio bene». E Gesù a lui: «Pasci le mie pecore». Il verbo è cambiato. Gesù non solo gli affida il gregge, perché lo conduca al pascolo, ma gli affida il governo sul gregge; li dà pieni poteri sul nuovo popolo di Dio. Tale è nella Bibbia il senso pieno di «pascere» (Sal 78,71; Mic 5,3). E gli affida non solo gli agnelli, ma anche le pecore, cioè la totalità del gregge di Dio. Sarà lui che visibilmente, nel suo ministero, dovrà unire in Cristo tutti i figli di Dio dispersi (11,52), fare di tutti un solo gregge, un solo popolo (10,16). È l’autorità di Gesù sul suo popolo che il ministero di Pietro dovrà rendere visibile nella storia.
 
Paul Lamarche Il primato di Pietro è fondato sulla sua missione, espressa in parecchi testi evangelici.
a) Mt 16, 13-23. - Nuovo Abramo, cava da cui vengono estratte pietre viventi (cfr. Is 51, 1 ss e Mt 3, 9), fondamento sul quale Cristo edifica la propria comunità escatologica, Pietro riceve una missione di cui deve beneficiare tutto il popolo. Contro le forze del male, che sono potenze di morte, la Chiesa edificata su Pietro ha l’assicurazione della vittoria. Così la missione suprema di radunare gli uomini in una comunità, in cui ricevono la vita beata ed eterna, è affidata a Pietro, che ha riconosciuto in Gesù il Figlio del Dio vivente. Come in un corpo una funzione vitale non può fermarsi, così nella Chiesa, organismo vivente e vivificatore, bisogna che Pietro, in un modo o nell’altro, sia sempre presente per comunicare senza sosta ai fedeli la vita di Cristo.
b) Lc 22, 31s e Atti. - Alludendo senza dubbio al suo nome, Gesù annuncia a Pietro che dovrà «confermare» i suoi fratelli, dopo essersi ravveduto del suo rinnegamento; la sua fede, grazie alla preghiera di Cristo, non verrà meno. Questa è appunto la missione di Pietro, descritta da Luca negli Atti: egli sta alla testa del gruppo riunito nel cenacolo (Atti 1, 13); presiede all’elezione di Mattia (1, 15); giudica Anania e Safira (5, 1-11); in nome degli altri apostoli, che sono con lui, proclama alle folle la glorificazione messianica di Cristo risorto ed annunzia il dono dello Spirito (2, 14-36); invita al battesimo tutti gli uomini (2, 37-41), compresi i «pagani» (10, 1- 11, 18) ed ispeziona tutte le chiese (9, 32). Come segni del suo potere sulla vita, in nome di Gesù guarisce gli ammalati (3, 1-10) e risuscita un morto (9, 36-42). D’altra parte, il fatto che Pietro sia tenuto a giustificare la sua condotta in occasione del battesimo di Cornelio (11, l-18), lo svolgimento del concilio di Gerusalemme (15, 1-35), nonché le allusioni di Paolo nella lettera ai Galati (Gal 1, 28 - 2, 14), rivelano che nella direzione, in gran parte collegiale, della Chiesa di Gerusalemme, Giacomo aveva una posizione importante ed il suo accordo era fondamentale. Ma questi fatti e la loro relazione, lungi dal creare ostacolo al primato ed alla missione di Pietro, ne illuminano il senso profondo. Di fatto l’autorità di Giacomo non ha le stesse radici, né la stessa espressione di quella di Pietro: è a titolo particolare che questi ha ricevuto, con tutto quello che ciò comporta, la missione di trasmettere una regola di fede integra (cfr. Gal 1, 18), ed è il depositario delle promesse di vita (Mt 16, 18 s).
c) Gv 21. - In forma solenne, e forse giuridica, Cristo risorto per tre volte affida a Pietro la cura di tutto il gregge, agnelli e pecore. Questa missione deve essere intesa alla luce della parabola del buon pastore (Gv 10, 1-28). Il buon pastore salva le sue pecore, raccolte in un sol gregge (10, 16; 11, 52), e queste hanno la vita in abbondanza; egli dà anche la propria vita per le sue pecore (10, 11); perciò Cristo, annunziando a Pietro il suo futuro martirio, aggiunge: «Seguimi». Egli deve camminare sulle orme del suo maestro, non soltanto dando la vita, ma comunicando la vita eterna alle sue pecore, affinché non periscano mai (10, 28). «Seguendo» Cristo, roccia, pietra vivente (1 Piet 2, 4), pastore che ha il potere di ammettere nella Chiesa, cioè di salvare dalla morte i fedeli e di comunicare loro la vita divina, Pietro, inaugurando una funzione essenziale alla Chiesa, è veramente il «vicario» di Cristo. Questa è la sua missione e la sua grandezza.
 
Sant’Agostino: Ma, prima, il Signore domanda a Pietro ciò che già sapeva. Domanda, non una sola volta, ma una seconda e una terza se Pietro lo ama, e da Pietro altrettante volte si sente rispondere che lo ama; e altrettante volte niente altro gli affida che il compito di pascere le sue pecore. Alla sua triplice negazione fa riscontro la triplice confessione damore, in modo che la sua parola non obbedisca allamore meno di quanto ha obbedito al timore, e in modo che la testimonianza della sua voce non sia meno esplicita di fronte alla vita, di quanto lo fu dinanzi alla minaccia di morte. Sia dunque prova del suo amore pascere il gregge del Signore, come rinnegare il pastore costituì la prova del suo timore (Sant’Agostino).
 
Santo del giorno - 17 Maggio 2024 - Beato Giovanni (Ivan) Ziatyk, Sacerdote e martire: Sacerdote ucraino morto nel 1952, quando la sua patria era sotto il giogo sovietico. Nato nel 1899, sacerdote a 24 anni, diventa rettore del seminario cattolico. Nel 1935 entra nei Redentoristi. Nel 1946 con 58 confratelli viene incarcerato: è il primo di una serie di periodi di detenzione, durante i quali subisce interrogatori e torture. È destinato ai lavori forzati in Siberia, a Irkutsk, dove muore e dove oggi la sua tomba è oggetto di venerazione. (Avvenire)
 
O Dio, che ci purifichi e ci nutri
con i tuoi santi misteri,
concedi che i doni di questa tua mensa 
ci ottengano la vita senza fine.
Per Cristo nostro Signore.