5 APRILE 2024
 
VENERDÌ FRA L’OTTAVA DI PASQUA
 
At 4,1-12; Salmo Responsoriale Dal Salmo 117 (118); Gv 21,1-14
 
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che nel mistero pasquale hai offerto all’umanità
il patto della riconciliazione,
donaci di testimoniare nelle opere
il mistero che celebriamo nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Papa Francesco (Regina Caeli, 10 aprile 2016): I discepoli si fidarono di Gesù e il risultato fu una pesca incredibilmente abbondante. A questo punto Giovanni si rivolge a Pietro e dice: «È il Signore!» (v. 7). E subito Pietro si tuffa in acqua e nuota verso la riva, verso Gesù. In quella esclamazione: “È il Signore!”, c’è tutto l’entusiasmo della fede pasquale, piena di gioia e di stupore, che contrasta fortemente con lo smarrimento, lo sconforto, il senso di impotenza che si erano accumulati nell’animo dei discepoli. La presenza di Gesù risorto trasforma ogni cosa: il buio è vinto dalla luce, il lavoro inutile diventa nuovamente fruttuoso e promettente, il senso di stanchezza e di abbandono lascia il posto a un nuovo slancio e alla certezza che Lui è con noi. Da allora, questi stessi sentimenti animano la Chiesa, la Comunità del Risorto. Tutti noi siamo la comunità del Risorto! Se a uno sguardo superficiale può sembrare a volte che le tenebre del male e la fatica del vivere quotidiano abbiano il sopravvento, la Chiesa sa con certezza che su quanti seguono il Signore Gesù risplende ormai intramontabile la luce della Pasqua. Il grande annuncio della Risurrezione infonde nei cuori dei credenti un’intima gioia e una speranza invincibile. Cristo è veramente risorto!
 
Prima Lettura: Vincenzo Raffa: La pagina degli «Atti» ci illumina fortemente su quello che deve essere l’atteggiamento della Chiesa di fronte a qualsiasi autorità civile. Per ogni ebreo, e particolarmente per gli apostoli, l’autorità del sommo sacerdote e del sinedrio aveva un carattere sacro e inviolabile. Il sinedrìo era la più alta magistratura giudaica. Eppure gli apostoli non esitano a disubbidire risolutamente all’ingiunzione di questo supremo organo. Il comando era in contrasto con la consegna avuta da Cristo.
La Chiesa ha fatto sempre nient’altro che il suo dovere quando, per non tradire il mandato del Fondatore, ha ricusato di conformarsi al potere civile e alle sue leggi. In molti casi ne vennero persecuzioni e traumi terribili.
Ma questa era la linea che la Chiesa doveva seguire e dovrà seguire sempre per il bene suo e il vero bene degli uomini, troppo facilmente strumentalizzati per interessi di parte.
Come la testimonianza degli apostoli, anche quella della Chiesa deve imperniarsi sul Cristo.
Tutto il resto deve convergere su tale criterio ultimo di ogni verità rivelata e di ogni mezzo di salvezza.
 
Vangelo
Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.
 
Il vangelo attraverso delle immagini ci conduce alla comprensione delle vicende terrene della Chiesa e del Principe degli Apostoli. La grande quantità di pesci simboleggia il successo che avrà la Chiesa nella predicazione del Vangelo di Gesù. Pietro sarà il primo, ma il primato sarà sinonimo di servizio fino al dono della vita. Il martirio, la morte violenta, è espressa nelle parole di Gesù: «... quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Una vita intensa, votata al martirio, ma sempre sostenuta dalla Presenza del Risorto: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,1-14
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Parola del Signore.
 
Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli - Gesù si manifesta ai discepoli non più a Gerusalemme, teatro della sua passione, morte e risurrezione, bensì «sul mare di Tiberìade», dove aveva svolto gran parte della sua attività apostolica.
Simon Pietro aveva deciso di andare a pescare, una decisione condivisa da Tommaso, da Natanaele, dai figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, e da altri due discepoli anonimi. Una decisione che forse mette a nudo in Pietro e nei discepoli un sentimento di delusione (Cf. Lc 24,2: «noi speravamo...»).
L’iniziativa si conclude con un sonoro fallimento, «in quella notte non presero nulla»; una scena che racchiude senz’altro un richiamo simbolico: senza Gesù, «luce del mondo» (Gv 8,12), gli uomini precipitano nelle tenebre e senza di Lui gli uomini non possono realizzare le opere di Dio (Gv 9,4; 15,5).
Quando era già l’alba, Gesù si presenta sulla riva, ma i discepoli non lo riconoscono, elemento tipico delle apparizioni (Cf. Lc 24,16; Gv 20,14). Fanno però quanto viene loro comandato e traggono a terra la rete piena di una «grande quantità di pesci».
Questa sovrabbondanza richiama il miracolo di Cana (Cf. Gv 2,6), la moltiplicazione dei pani (Cf. Gv 6,11s), l’acqua viva (Cf. Gv 4,14; 7,37s), la vita data dal buon pastore (Cf. Gv 10,10), la pienezza dello Spirito data da Gesù (Cf. Gv 3,34).
A fronte di questo prodigio, il discepolo «che Gesù amava» riconosce nello sconosciuto il Risorto e lo riferisce a Pietro. La reazione di Pietro è repentina, propria del suo carattere impetuoso, si getta in acqua e raggiunge a nuoto la spiaggia; mentre gli altri trascinando la rete piena di pesci raggiungono la terra: «Ecco, dunque, la scena ormai completa di significato simbolico: gli Apostoli, con a capo Pietro, corrono verso Cristo, Cristo Risorto, trascinando la barca ricolma della pesca miracolosa!» (Massimo Biocco).
Pietro, ad un invito del Risorto, trae a terra la rete piena di «centocinquantatré grossi pesci». Un numero certamente  simbolico (Cf. Ez 47,10), ma la sottolineatura benché fossero tanti, la rete non si squarciò, sta a simboleggiare il fatto che la Chiesa, autenticamente fondata sulla parola di Gesù e sulla fede di Pietro (Cf. Mt 16,16), non si spezzerà nonostante la pavidità di molti cristiani e le persecuzioni degli uomini: «doppio miracolo quindi: la pesca abbondante e le reti che non si rompono. Anche nell’unica barca [nel racconto di Luca sono due] e nella rete che non si rompe molti vedono il simbolo dell’unità della Chiesa» (G. Segalla).
L’apparizione si conclude con un banchetto dove Gesù offre ai suoi discepoli pane e pesce arrostito (Cf. Mt 14,17-19).
 
Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci - Henri van den Bussche (Giovanni): I Padri della Chiesa hanno fatto una quantità di supposizioni; tra di esse l’interpretazione più plausibile sembra quella di Girolamo: i naturalisti dell’antichità conoscevano centocinquantatré specie di pesci. Simile allegoria profana, non fondata sull’Antico Testamento, sembra strana in un racconto attribuito a Giovanni. Comunque sia, se Girolamo ha ragione, il significato della cifra equivale all’espressione ogni sorta di pesci della parabola del Regno (Mt. 13, 47). La Chiesa deve attrarre nella sua rete tutti i popoli, come il vero Pastore raduna nel suo gregge le pecore provenienti da altri ovili diversi da quello di Israele (10, 16). Così il Figlio dell’Uomo attira tutti gli uomini in una rete escatologica (cfr’. 12, 2; cfr. 6, 44). A questo tema simbolico bisogna collegare i particolari della barca unica e della rete intatta. Si è suggerito un altro valore simbolico alla cifra centocinquantatré, attinto dalla scienza matematica dell’antichità: 153 è un numero triangolare, costituito dalla somma delle prime 17 cifre: (1+2+ " .... +17 = 153).
Nei due casi la realtà che si vuole affermare è il destino universale della Chiesa.
Il miracolo rivela ai discepoli la presenza di Gesù, ma essi non osano domandargli se è proprio lui. Sono ancora intimiditi come un tempo quando si manifestava in modo straordinario (4, 27)? O sono ammutoliti per il rispetto, presi da una specie di brivido religioso? Il testo sembra piuttosto indicare che non osano domandarglielo perché sanno. È ridicolo informarsi dell’identità di qualcuno che si conosce, soprattutto quando questi si manifesta in un modo che non è nuovo. Da parte di Gesù, la pesca miracolosa non ha nulla di inconsueto.
D’altronde egli non si mette in modo del tutto naturale a condividere il loro pasto? I termini ricordano 6, 11.
Però nessuna indicazione ci permette di attribuire a questo pasto un carattere eucaristico o messianico, come se si fosse trattato di un pasto ecclesiale attorno a Gesù e a Pietro. Mangiare insieme qui non significa altro che provare la realtà della presenza di Gesù (At. 1, 4; 10, 41; cfr. Lc. 24, 30. 42-43).
Il discepolo, come un funzionario coscienzioso, fa il conto delle apparizioni. Egli usa qui nella forma passiva il verbo faneroun che aveva messo nella forma attiva in 21,1.
L’uso di questo verbo nel senso di: «mostrarsi, apparire nella sua figura di risorto» non è nelle consuetudini di
Giovanni.
 
Rev. D. Joaquim MONRÓS i Guitart: «Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti». Oggi, Gesù, per la terza volta, dopo la Sua Risurrezione, appare ai Suoi discepoli. Pietro è tornato alla sua attività di pescatore e gli altri decidono di accompagnarlo. È logico che se era pescatore prima di seguire Gesù, che continui ad esserlo dopo; e, tuttavia, c’è chi si meraviglia che non si debba abbandonare il proprio lavoro, onesto, per seguire Cristo. Quella notte non pescarono nulla! Quando all’alba appare Gesù, non lo riconoscono, fino a quando non chiede loro qualcosa da mangiare. Quando Gli dicono che non hanno niente, Lui indica loro dove devono gettare la rete. Malgrado i pescatori sappiano bene il loro mestiere, in questo caso, dopo essersi prodigati senza risultati, ubbidiscono. « Potere dell’obbedienza! - Il lago di Genesaret negava i suoi pesci alle reti di Pietro. Tutta una notte invano. - Ma ora le reti sono gettate per obbedienza: e pescano una grande quantità di pesci. - Credimi: il miracolo si ripete ogni giorno» (San Josemaria).
L’Evangelista fa osservare che erano «centocinquantatrè» pesci grandi (cfr. Gv 21,11) e che nonostante fossero tanti, non si ruppero le reti. Sono particolari che bisogna prendere in considerazione, giacché la Redenzione viene realizzata con obbedienza responsabile, tra compiti usuali. Tutti sapevano «che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro» (Gv 21,12-13). Lo stesso fece con i pesci. Tanto l’alimento spirituale, come pure l’alimento materiale, non mancherà se ubbidiamo. Lo insegna ai suoi discepoli più vicini, ce lo dice nuovamente per mezzo di Giovanni Paolo II: «Al principio del nuovo millennio risuonano nel nostro cuore, le parole con cui un giorno Gesù (...) invitò l’Apostolo a remare in alto mare: «Prendi il largo» (Lc 5,4). Pietro e i primi compagni ebbero fiducia nella parola di Cristo (...) «e presero una quantità enorme di pesci» (Lc 5,6). Questa parola risuona ancora oggi per noi».
 
La pietra scartata dai costruttori  è divenuta la pietra d’angolo - Giovanni Crisostomo: È manifesto per tutti che questo è detto del Cristo, perché lui stesso ha citato questa profezia: Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori avevano scartato è diventata capo d’angolo? (Mt 21,42). I costruttori sono i giudei, i dottori della legge, gli scribi e i farisei che lo rifiutarono. Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio? (Gv 8,48) ... Costui non è da Dio, ma seduce la folla (cfr. Gv 7,12). Ora questo riprovato si è manifestato talmente approvato che è diventato testata d’angolo. Non una pietra qualunque è atta ad essere pietra angolare: è necessaria la pietra scelta, capace di unire due muri. Il profeta dice qui: respinto dai giudei e tenuto in nessun conto, è apparso talmente ammirabile che non solo si integra all’edificio, ma è lui che riunisce e tiene insieme i due muri. Quali muri? I credenti, giudei e gentili.
 
Il Santo del giorno - 5 Aprile 2024 - Santa Caterina Thomas, Vergine: Caterina (Catalina) Thomas nasce il 1 maggio 1531 a Valldemoza sull’isola di Maiorca (Baleari). Cresciuta in una fede semplice ma provata in molte piccole cose, rimane orfana a sette anni. Trasferitasi dagli zii deve badare al bestiame, riducendo così la preghiera in chiesa. Per i giorni feriali costruisce dei piccoli altari ai piedi degli ulivi. La svolta nella sua vita avviene con l’incontro di padre Antonio Castaneda (1507-1583), del vicino collegio di Miramar. Grazie a lui Caterina prende la decisione di entrare in monastero. Superate tutte le difficoltà nel 1553 è accolta come corista nel monastero delle Canonichesse Regolari di Sant’Agostino di Palma. Professa i voti religiosi il 24 agosto 1555. Le sue virtù, intanto, vengono conosciute anche fuori dal monastero tanto che il vescovo di Maiorca sovente le chiede consiglio. Trascorre la sua vita sempre più spesso in periodi di estasi mistiche fino all’ultima che termina il 4 aprile 1574. Morirà il giorno dopo. (Avvenire)   
 
Custodisci con instancabile amore, o Padre,
il popolo che hai salvato,
perché coloro che sono stati redenti dalla passione del tuo Figlio
partecipino alla gioia della sua risurrezione.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Congedo come nel giorno di Pasqua.