31 Marzo 2024
 
Domenica di Pasqua
 
At 10,34.37-43; Salmo Responsoriale dal Salmo 117; Col 3,1-4 [oppure: 1Cor 5,6-8]; Gv 20,1-9
 
Colletta
O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo Figlio unigenito,
hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,
concedi a noi, che celebriamo la risurrezione del Signore,
di rinascere nella luce della vita,
rinnovati dal tuo Spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Il regno di Dio in Cristo risorto - Catechismo degli Adulti [262] Con il Crocifisso risuscitato riparte la causa del regno di Dio. Ciò che in modo così promettente era iniziato durante la vita pubblica e poi sembrava annullato dalla morte in croce, ora viene ripreso con nuova e potente efficacia. Dio non finisce di stupire per il suo amore: restituisce agli uomini come Salvatore il proprio Figlio, che essi hanno rifiutato e ucciso. Mediante il Crocifisso risorto, egli si fa definitivamente vicino ai peccatori, ai poveri, ai malati, ai falliti della storia, ai morti inghiottiti dalla terra. Non c’è solitudine umana che non vada a raggiungere. Il regno di Dio ormai è esplicitamente impersonato in Gesù, «costituito Signore e Cristo» (At 2,36). Dio esercita la sua sovranità per mezzo di lui e «non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12). Il vangelo del Regno, che Gesù predicava, diventa il «vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1); nasce la fede cristiana come fede in Gesù Signore e in Dio che lo ha risuscitato dai morti.
[263] La fede cristiana ha la sua origine e il suo nucleo centrale nel mistero pasquale: «Cristo morì per i nostri peccati... ed è risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture» (1Cor 15,3-4), cioè secondo il disegno salvifico di Dio.  
 
I Lettura: Molti già si erano convertiti alla nuova fede, il Vangelo aveva superato i confini della Palestina, e numerosi pagani avevano accolto il credo che gli Apostoli instancabilmente, sospinti dalla potenza dello Spirito Santo, annunciavano in tutte le città l’impero romano. Tra questi pagani Luca ricorda la conversione del centurione romano Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio (At 10,22). Il brano odierno è il discorso che Pietro rivolge a Cornelio nella sua casa.
Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni: il discorso di Pietro «è una sintesi della trama evangelica: la predicazione del Battista, il battesimo di Gesù, il suo ministero pubblico segnato dalla lotta contro il male, la crocifissione, la risurrezione, le apparizioni pasquali ai discepoli e la missione nel mondo. È l’annuncio che i primi predicatori proclamavano suscitando conversioni a Cristo... Nella scena di Cornelio si ha quasi l’emblema di questa azione missionaria» (La Bibbia, Via Verità e Vita, Ed. Paoline).
 
II Lettura: Il credente è già risorto con Cristo, partecipando realmente alla sua vita celeste: «Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù» (Ef 2,6-7). Questa certezza deve far sì che il credente orienti decisamente la sua vita alla conquista del Cielo: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!» (Col 3,1-3). Un orientamento sostenuto da una attesa: «Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria» (Col 3,4). Una certezza sostenuta e alimentata da una vita azzima, cioè da una vita preservata dal lievito del male.
 
Vangelo
Egli doveva risuscitare dai morti.
 
Egli doveva risuscitare dai morti: Nonostante che siano state le donne, e in modo particolare Maria di Magdala, le prime a recarsi alla tomba, sono tuttavia Pietro e Giovanni i primi ad entrarvi e ad osservare «i teli posati là, e il sudario... avvolto in un luogo a parte», segni che rivelano tangibilmente la risurrezione di Cristo: infatti, era «inammissibile che un ladro lasciasse le cose così in ordine. La conclusione non andava certo troppo lontano» (Felipe F. Ramos). Che sia Pietro ad entrare, e non l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, lascia intravedere che già allora a Pietro era riconosciuta una certa preminenza (cfr. Gv 21,15-17).
 
Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,1-9
 
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
 
Parola del Signore.
 
La notte è avanzata, il giorno è vicino (Rom 13,12) - Quando si compivano i tragici fatti del Calvario, in quell’anno, la festa di Pasqua cadeva di sabato: Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il Sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato - chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via (Gv 19,31).
Il sabato, giorno di riposo settimanale, era consacrato al Signore Dio che aveva riposato nel settimo giorno della creazione (Cf. Es 20,8-11; Gen 2,2-3).
Per non violare il sabato che imponeva il riposo e l’astensione da ogni lavoro manuale, Maria di Magdala attende il primo giorno della settimana per recarsi al sepolcro.
L’espressione il primo giorno della settimana richiama il giorno primo della creazione, quando Dio separò le tenebre dalla luce (Gen 1,3-5). Con la risurrezione di Gesù ha inizio una nuova settimana, una nuova creazione: il primo giorno di questa nuova ricreazione è diventato «per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore [“dies dominica”], la “Domenica”» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2174).
L’evangelista Giovanni non specifica il motivo per cui Maria di Magdala va alla tomba. Matteo dice per visitare il sepolcro (Mt 28,1). Marco, invece, riferisce che Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome, avendo comprato degli oli aromatici, si erano recate al sepolcro per ungere il corpo di Gesù (Mc 16,1; Cf. Lc 24,1).
Quando era ancora buio, una nota che mette in evidenza l’attesa trepida di Maria di Magdala: stare lontano da quella tomba doveva essere un vero martirio e così quando la Legge permise di riprendere il cammino, Maria, si reca immantinente al sepolcro per riabbracciare il corpo esanime del Maestro.
Molto probabilmente, secondo gli usi del tempo, la pietra del sepolcro era stata intonacata (Cf. Mt 23,27) e quindi era ben visibile al buio. Qui, come nel caso di Nicodemo (Cf. Gv 3,2) e di Giuda (Cf. Gv 13,30), «l’indicazione delle tenebre esteriori non è priva di valenze simboliche. Nel cuore di Maria di Magdala regna ancora il buio dell’angoscia. In realtà, nel vedere il sepolcro vuoto, reagisce col credere che l’abbiano portato via [Gv 20,2.13] e col pianto [Gv 20,1]. Ecco un “vedere” che si ferma al di qua della fede pasquale, rimanendo nel buio dell’incomprensione» (Adrian  Schenker - Rosario Scognamiglio).
Hanno portato via il Signore dal sepolcro... Maria di Màgdala pensa che il corpo di Gesù sia stato rubato. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava: all’annuncio della  donna, i due discepoli corrono al sepolcro.
La tradizione ha ravvisato nel compagno di Pietro l’apostolo Giovanni, l’autore del quarto Vangelo.
L’altro discepolo, giunto per primo, si china, per entrare nel sepolcro, vede i teli posati là, ma non entra. Sarà Pietro ad entrare, una nota, forse, per sottolineare la sua autorità, ma non è opportuno forzare il senso del testo giovanneo per provare il primato di Pietro. I teli attirano immediatamente l’attenzione dei due discepoli in quanto non sono abbandonati in disordine, ma posati, «come un involucro sgonfio, dopo aver perso il proprio contenuto. Il dettaglio ripetuto due volte, è importante per l’evangelista: lascia intendere che con la risurrezione, il corpo di Gesù ha lasciato i teli che lo racchiudevano» (La Bibbia, Via Verità e Vita, Ed. Paoline).
Dai teli, l’attenzione si sposta al sudario, in quanto non era stato posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Un indizio che «indica con chiarezza che la salma del Maestro non è stata rubata, perché i ladri non si sarebbero affatto preoccupati di piegare il sudario. Quindi Gesù si è liberato da solo dalle lenzuola e dal sudario che lo avvolgevano, mentre Lazzaro dovette essere sciolto da altri [Gv 11,44], segno che non ha raggiunto la risurrezione finale» (Alberto Salvatore Panimolle).
Dopo Pietro anche l’altro discepolo entra e vide e credette. Il “vedere” è un tema caratteristico di tutta l’opera giovannea. Si riferisce anzitutto «all’esperienza fisica dei sensi, vista, udito, tatto... approfondita poi col guardar dentro e l’ascoltare intensaménte gli intimi significati [1Gv 1,1.3], ma che giunge al suo traguardo solo con la contemplazione della Vita che si autorivela [1Gv 1,2]. Questo sviluppo di “visione” porta all’annuncio e ad un parallelo sviluppo di “comunione”, koinonia, umano-divina [1Gv 1,3.6-7; Cf. Gv 1,39.50-51]» (Bruno Barisan).
Dal contesto si può comunque pensare a una fede iniziale, forse basata sul «segno» della tomba vuota, dei lini ben ordinati giacenti a terra, della pietra rovesciata. Giovanni, stupito per l’assenza del corpo di Gesù, non capisce, non sa ancora che il Maestro è risuscitato da morte. Ciò spiega il senso del versetto che conclude la pericope: Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura.
La Scrittura potrebbe essere intesa in generale oppure a un testo specifico. Nella predicazione, gli Apostoli fanno ricorso al Salmo 16,9-10 (Cf. At 2,27.31) oppure a Osea 6,2. La fede dei discepoli, comunque, doveva essere portata a compimento dall’apparizione del Risorto e, allora, dolce si farà il rimprovero: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20,29).
 
Alain Marchadour (Vangelo di Giovanni): I due discepoli (vv. 3-10). Pietro e il discepolo che Gesù amava sono ambedue presenti dall’inizio della passione di Gesù, in una vicinanza dolorosa per Pietro nel suo tradimento, fedele nell’ altro discepolo. Attivi nella passione, lo sono anche nella loro scoperta del mistero della risurrezione. La differenza tra loro e la superiorità nella fede del discepolo che Gesù amava sussistono, poiché 1’«altro discepolo» arriva per primo al sepolcro (segno di maggiore sollecitudine?), poi «vide e credette»: la formula concisa esprime il passaggio dal «vedere» alla piena adesione a Gesù risorto. La vista degli indumenti o l’ordine nel quale sono disposti attesta che il corpo del Cristo non è stato rubato, ma che il Signore se ne è andato, lasciando le sue vesti nell’ ordine e nel posto in cui le portava. A differenza di Lazzaro che esce vestito, Gesù non ha più bisogno d’indumenti, poiché lascia il mondo degli uomini. In questo vangelo non viene detto nulla della fede di Pietro (Lc 24,12 sottolinea che alla vista delle bende Pietro meravigliato). Le scritture, che fino a quel momento non erano state abbastanza convincenti, ricevono la conferma delle numerose indicazioni accumulate sul cammino dei discepoli. Essi ritornano a casa, dove Maria Maddalena recherà loro la «buona novella». Il racconto mette in evidenza i due discepoli senza polemica né rivalità apparenti con la superiorità che spetta loro: Pietro è entrato per primo, divenendo così per la Chiesa primitiva un testimone indiscutibile. L’altro discepolo prevale chiaramente per la sua adesione al Signore. Questo rapporto complesso tra i due discepoli sarà spiegato nel capitolo 21.
 
Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti - La risurrezione di Gesù è il punto cruciale della fede cristiana: «Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1Cor 15,14). Per i credenti la «Risurrezione costituisce anzitutto la conferma di tutto ciò che Cristo stesso ha fatto e insegnato. Tutte le verità, anche le più inaccessibili allo spirito umano, trovano la loro giustificazione se, risorgendo, Cristo ha dato la prova definitiva, che aveva promesso, della sua autorità divina» (CCC 651).
Gesù in tre riprese aveva annunciato la sua morte e la sua risurrezione dai morti: la prima volta immediatamente dopo la confessione di fede di Pietro a Cesarea, la seconda in Galilea, la terza, infine, al momento della “salita” a Gerusalemme.
Dopo il primo annuncio, Pietro restò scandalizzato, e con lui tutti gli altri Apostoli. Al secondo annuncio Matteo aggiunge: «ed essi furono molto rattristati» (Mt 17,23). Marco dirà dopo il secondo annuncio: «Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo» (Mc 9,32).
Un altro annuncio della risurrezione è contenuto nei versetti successivi al racconto della Trasfigurazione in Matteo e in Marco: «Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”» (Mt 17,9) e Marco in particolare aggiunge: «Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti» (Mc 9,10).
Anche Giovanni ricorda una profezia di Gesù riguardante la sua risurrezione. In occasione dell’episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio scrive: «Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo» (Gv 2,20-21).
I discepoli in verità ben sapevano che cosa significava “risurrezione” o “risuscitare dai morti”, a risultare  incomprensibile era invece la morte e la risurrezione del Maestro in quanto non avevano compreso che la sua risurrezione portava a compimento le promesse vaticinate dalle Scritture.
La risurrezione di Gesù, portando a compimento il piano della salvezza, è principio e sorgente della nostra risurrezione futura: «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti [...] e come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita» (1Cor 15,20-22).
In attesa che tutto questo si compia perfettamente nell’ultimo giorno, il discepolo senza esitazioni deve «abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli», deve «rinnovarsi nello spirito della sua mente» e deve «rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità» (Ef 2,24-25).  Passaggi obbliganti, ma che danno senso e concretezza alla Pasqua cristiana.
 
Beato Guerrico D’Igny: Se voi avete mai amato Gesù vivo, morto, poi restituito alla vita, in questo giorno in cui nella Chiesa i messaggeri della sua risurrezione la annunciano e la proclamano più volte e di comune accordo, il vostro cuore esulta in voi e dice: «Me l’hanno annunciato: Gesù, mio Dio, è in vita! Ecco che a questa notizia si rianima il mio spirito, che era sopito dalla tristezza, languido di tepore, a pronto a soccombere allo scoraggiamento. Infatti, il suono di questo gioioso messaggio arriva persino a salvare i criminali dalla morte. Se fosse diversamente, non resterebbe che disperarsi e seppellire nell’oblio colui che Gesù, uscendo dagli inferi, avrebbe lasciato nella rovina». Tu avrai il diritto di riconoscere che il tuo spirito ha ricuperato pienamente la vita in Cristo, se esso potrà dire: «Mi basta che Gesù sia in vita». Come questa parola esprime una devozione profonda, come è degna degli amici di Gesù! Com’è puro l’affetto di chi parla così: «Mi basta che Gesù sia in vita». Se egli vive, io vivo, poiché la mia anima è sospesa a lui; molto di più, egli è la mia vita, è tutto ciò di cui ho bisogno. Che cosa può mancarmi, infatti, se Gesù è in vita? Quando pure mi mancasse tutto, ciò non avrà nessuna importanza per me, purché Gesù sia vivo. Se anche capitasse che io manchi a me stesso, mi è sufficiente che egli viva, anche se non fosse che per se stesso.
 
Il Santo del giorno - 31 Marzo 2024 - Santa Balbina di Roma Martire: Di lei non si hanno molte notizie certe. Secondo la tradizione era figlia del tribuno romano e martire Quirino con cui venne uccisa introno al 130 per poi essere seppellita sulla via Appia. Tuttavia il cimitero che vi si trova nonché la chiesa sul piccolo Aventino non avrebbe alcun legame con lei. Balbina era stata battezzata da Papa Alessandro I insieme al padre convertitosi al cristianesimo. Ammalatasi gravemente fu portata dal Pontefice che allora era imprigionato e ne venne guarita. Di estrazione nobile venne chiesta più volte in sposa ma rimase sempre fedele al suo voto di verginità.
Arrestata insieme col padre per ordine dell’imperatore Adriano venne decapitata dopo lunghe torture.
L’iconografia la raffigura con croce e scettro di gigli; talvolta anche con un angelo che indica il cielo. Altre immagini la rappresentano mentre tiene in mano una catena. Sarebbe infatti guarita dal mal di gola sfiorando le catene che tenevano imprigionato Papa Alessandro I. (Avvenire)
 
Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente,
con l’inesauribile forza del tuo amore,
perché, rinnovata dai sacramenti pasquali,
giunga alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.