27 Marzo 2024
 
Mercoledì della Settimana Santa
 
Is 50,4-9a; Salmo Responsoriale Dal Salmo  68 (69); Mt 26,14-25
 
 
Colletta
Padre misericordioso,
tu hai voluto che il Cristo tuo Figlio
subisse per noi il supplizio della croce
per liberarci dal potere del nemico:
donaci di giungere alla gloria della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Giuda - Benedetto XVI (Udienza Generale, 18 Ottobre 2006): Si tratta ... di una figura appartenente al gruppo di coloro che Gesù si era scelti come stretti compagni e collaboratori. Ciò suscita due domande nel tentativo di dare una spiegazione ai fatti accaduti. La prima consiste nel chiederci come mai Gesù abbia scelto quest’uomo e gli abbia dato fiducia. Oltre tutto, infatti, benché Giuda fosse di fatto l’economo del gruppo (cfr Gv 12,6b; 13,29a), in realtà è qualificato anche come “ladro” (Gv 12,6a). Il mistero della scelta rimane, tanto più che Gesù pronuncia un giudizio molto severo su di lui: “Guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!” (Mt 26,24). Ancora di più si infittisce il mistero circa la sua sorte eterna, sapendo che Giuda “si pentì e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente»” (Mt 27,3-4). Benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi (cfr Mt 27,5), non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio infinitamente misericordioso e giusto.
Una seconda domanda riguarda il motivo del comportamento di Giuda: perché egli tradì Gesù? La questione è oggetto di varie ipotesi. Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese. In realtà, i testi evangelici insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che “il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo” (Gv 13,2); analogamente scrive Luca: “Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici” (Lc 22,3). In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico (cfr Mt 26,50), però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana.   
In effetti, le possibilità di perversione del cuore umano sono davvero molte. L’unico modo di ovviare ad esse consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista. Dobbiamo cercare, giorno per giorno, di fare piena comunione con Lui. Ricordiamoci che anche Pietro voleva opporsi a lui e a ciò che lo aspettava a Gerusalemme, ma ne ricevette un rimprovero fortissimo: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8,32-33)! Pietro, dopo la sua caduta, si è pentito ed ha trovato perdono e grazia. Anche Giuda si è pentito, ma il suo pentimento è degenerato in disperazione e così è divenuto autodistruzione. E’ per noi un invito a tener sempre presente quanto dice san Benedetto alla fine del fondamentale capitolo V della sua “Regola”: “Non disperare mai della misericordia divina”. In realtà Dio “è più grande del nostro cuore”, come dice san Giovanni (1Gv 3,20). Teniamo quindi presenti due cose. La prima: Gesù rispetta la nostra libertà. La seconda: Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento ed alla conversione; è ricco di misericordia e di perdono. Del resto, quando, pensiamo al ruolo negativo svolto da Giuda dobbiamo inserirlo nella superiore conduzione degli eventi da parte di Dio. Il suo tradimento ha condotto alla morte di Gesù, il quale trasformò questo tremendo supplizio in spazio di amore salvifico e in consegna di sé al Padre (cfr Gal 2,20; Ef 5,2.25). Il Verbo “tradire” è la versione di una parola greca che significa “consegnare”. Talvolta il suo soggetto è addirittura Dio in persona: è stato lui che per amore “consegnò” Gesù per tutti noi (cfr Rm 8,32). Nel suo misterioso progetto salvifico, Dio assume il gesto inescusabile di Giuda come occasione del dono totale del Figlio per la redenzione del mondo.
 
I lettura:  Il servo del Signore, discepolo fedele e sapiente, è inviato a istruire coloro che temono Dio, gli smarriti e gli infedeli che camminano nelle tenebre. Confidando nel Signore, come vittima vicaria, si offrirà  volontariamente ai flagelli, agli insulti e agli sputi per la salvezza del suo popolo. Questa descrizione delle sofferenze del servo “sarà ripresa e sviluppata nel quarto canto [Is 52,13-53,12]. Essa evoca già Mt 26,67; 27,30p” (Bibbia di Gerusalemme). Il servo del Signore, certo di non restare deluso, sopporterà le persecuzioni fino a che Dio gli accorderà un trionfo definitivo.
 
Vangelo
 Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
 
La morte avida già si appresta a ghermire la preda, tanta agognata e desiderata. Soltanto l’evangelista Matteo precisa la somma offerta dai capi dei sacerdoti a Giuda per tradire Gesù. Per indicare il tradimento di Giuda viene usato lo stesso verbo (consegnare) utilizzato per esprimere l’iniziativa di Dio che conduce gli eventi pasquali di Gesù orientandoli a un fine di salvezza, il piano di Dio “si realizza attraverso strumenti umani, anche se tali strumenti sono condannabili” (Felipe F. Ramos). Due personaggi calcano la scena di questi ultimi giorni che hanno un appuntamento con il sangue: Giuda il traditore, colui che consegna per denaro il Figlio dell’uomo ai carnefici, Gesù, il Figlio di Dio, che si consegna volontariamente agli aguzzini per liberare il mondo dal peccato e dalla morte. Sulla notte della cattiveria dell’uomo, brilla sempre il  bel sole della misericordia divina, che tutto illumina e tutto redime con il suo amore.
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 26,14-25
 
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
 
Parola del Signore.
 
Benedetto Prete (Vangelo secondo Matteo): versetti 14-16 Matteo riprende il racconto della passione interrotto da quello dell’unzione di Betania (26, 6-13). Probabilmente si è ancora nel mercoledì dell’ultima settimana di Gesù. Giuda Iscariota andò dai gran sacerdoti; gli evangelisti non c’indicano le cause di questo tradimento, che schiude improvvisamente allo sguardo l’abisso nel quale è caduto un apostolo. Il fatto di Betania è un piccolo indizio del pervertimento di Giuda, ma non è sufficiente a spiegare l’atto del traditore. Giuda costituisce un mistero storico; egli, per giungere a tradire Cristo, doveva aver provato una forma di disinganno totale su l’insegnamento, su l’opera e su la persona del Maestro. Ed essi gli fissarono trenta (steli) d’argento; Zaccaria, 11, 12, di cui Matteo ha qui presente il passo, ha: gli pesarono trenta (steli) d’argento (cf. Mt., 27, 3 segg.); gli fissarono è equivalente di: gli promisero, come hanno Marco e Luca. Trenta sicli d’argento, non già trenta denari (come si dice correntemente) fu la somma pattuita ed equivaleva a 120 denari. Venne spontaneo ai gran sacerdoti d’indicare quella somma, poiché secondo la Legge (cf. Esodo, 21, 32) essa costituiva il prezzo di uno schiavo. Alcuni codici hanno: (trenta) stateri (cf. Mt., 17, 24).
Versetto 21 Mentre mangiavano; la cena pasquale propriamente detta (la consumazione dell’agnello) non era ancora iniziata. Uno di voi mi tradirà; tale annunzio dovette colpire gli apostoli come una folgore improvvisa.
Versetti 22-23 Gli apostoli, presi da costernazione e da viva apprensione, domandano confusamente a brevi intervalli a chi di loro era rivolto il grave annunzio. Il Maestro risponde indicando, in modo ancora vago, il traditore. Qualcuno che ha messo (letteral.: ha immerso; Marco usa il presente: chi immerge) insieme con me la mano nel piatto; Gesù non intende riferirsi ad un atto particolare (come avesse voluto dire: chi ha messo in questo momento insieme con me la mano nel piatto, costui è il traditore) ma alla condizione di chi sta per tradirlo; un commensale ed un apostolo che è vissuto in intimità con lui è il traditore; questo rilievo rende ancora più nero ed odioso il tradimento. Nel pasto orientale bisogna mettere (immergere) le dita dentro il piatto comune per prendere il boccone che si mangia.
versetto 24 Il Figlio dell’uomo se ne va, come e scritto di lui; Gesù va liberamente alla morte, poiché non si sottrae al tradimento; ma il traditore non ha nessuna scusa. Sarebbe stato meglio che non fosse mai nato quell’uomo! L’espressione rivela tutta l’amarezza del cuore di Gesù offeso dal tradimento di un suo apostolo.
Essa non è un’affermazione filosofica, come se Gesù volesse dire che per il malvagio è meglio non esser nato, bensì una triste constatazione. Per Giuda la vita è servita a rendere eterna la sua disgrazia.
versetto 25 -  Sì, proprio tu; Giuda che non poteva restare in silenzio, nel qual caso si sarebbe svelato, si associò a qualche altro apostolo oppure domandò isolatamente e sommessamente al Maestro se fosse lui il traditore. Gesù gli rispose con voce bassa, quasi sussurrando le parole; gli apostoli, che probabilmente insistevano in modo disordinato nella loro domanda, non avvertirono la risposta che il Maestro diede a Giuda. Il traditore, per sentire le parole pronunziate con tono sommesso da Gesù, doveva occupare un posto molto vicino a lui. Il quarto evangelista parla di un segno dato segretamente a Giovanni ed a Pietro dal Maestro per riconoscere il traditore (cf. Giovanni 13,24-26). Giuda, quando seppe che Gesù era al corrente del suo tradimento, dovette abbandonare la mensa; egli lasciò la sala della cena quasi subito dopo la risposta. Giuda, con molta probabilità, non partecipò all’istituzione dell’’Eucaristia; Luca (22,21) dà l’impressione che il traditore sia ancora a mensa al momento del grande atto sacramentale; Matteo (26,23) e Marco (14,18) invece mettono prima dell’istituzione eucaristica la denunzia del traditore. 
 
Padre Umberto Frassineti o.p.: Giuda non è un personaggio tramontato una volta per sempre nel suo tragico gesto suicida, ultimo e definitivo tradimento del suo Maestro. Resta ad ammonire ogni cristiano. Il tradimento è sempre possibile: il peccato è tradimento, l’indifferenza è tradimento, come lo è l’egoismo e l’orgoglio. E noi come «valutiamo» il nostro prossimo? Gesù ha detto «non giudicate». Abbiamo diritto a valutare, soppesare il nostro prossimo? Valutare gli altri, non è già un considerare il nostro prossimo come cosa, merce, soprattutto quando lo disprezziamo? Chi ama, non giudica, non pesa, non misura, non vende e non compra. Chi ama non traduce il suo prossimo in interesse o prezzo. Ogni prezzo è irrisorio. L’uomo vale sempre la morte di Cristo.
 
Cipriano di Cartagine: Anche se impressiona il numero dei prevaricatori, dei traditori che ora, nella Chiesa si levano e hanno cominciato a tradire insieme la fede e la verità, tuttavia tra i più lo spirito resta sincero, la religiosità integra e l’animo devoto solo al Signore Iddio. L’altrui perfidia non travolge la fede cristiana nella rovina, ma la esalta e la eccita alla gloria, come dice, come esorta il beato Apostolo: Che se alcuni di loro caddero dalla fede, forse che la loro infedeltà ha reso vana la fede di Dio? Non sia mai! Infatti Dio è verace, mentre ogni uomo è menzognero (Rm 3,3-4).
 
Il Santo del Giorno - 27 Aprile 2024 - Beato Claudio Gallo, Patriarca: il Beato Claudio Gallo, Patriarca d’Antiochia, fu strenuo difensore della libertà dell’unità ecclesiastica, dottissimo nelle Sacre Scritture il quale con e virtù e miracoli rese famosa la Chiesa e l’Ordine Mercedario. Di una devozione ammirabile verso la Madre di Dio, la quale lo colmò di celesti favori. Morì nel 1304. 
 
Dona ai tuoi fedeli, Dio onnipotente,
la sicura speranza della vita eterna
che ci hai dato con la morte del tuo Figlio,
celebrata in questi santi misteri.
Per Cristo nostro Signore.

ORAZIONE SUL POPOLO ad libitum

Concedi ai tuoi figli, o Padre,
di gustare senza fine i sacramenti pasquali
e di attendere con vivo desiderio i doni promessi,
perché, fedeli ai misteri della loro rinascita,
siano così condotti a una vita nuova.
Per Cristo nostro Signore.