1 Giugno 2025
Ascensione del Signore
At 1,1-11; Salmo Responsoriale 46 (47); Eb 9,24-28; 10,19-23; Dal Vangelo secondo Luca 24,46-53
Colletta
Dio onnipotente,
concedi che i nostri cuori dimorino nei cieli,
dove noi crediamo che oggi è asceso
il tuo Unigenito, nostro redentore.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
L’Ascensione - Catechismo degli Adulti [272]: Secondo il racconto di Luca negli Atti degli apostoli, al mattino di Pasqua seguono giorni colmi di stupore e di gioia per le apparizioni del Risorto. Poi un ultimo incontro. Sul monte degli Ulivi, davanti allo sguardo rapito dei discepoli, Gesù si solleva in alto verso il cielo, entra in una nuvola, simbolo della gloria di Dio, e scompare. L’ascensione visibile è segno della invisibile intronizzazione messianica del Risorto.
Nella gloria trinitaria [273]: Interpretando l’evento pasquale alla luce di alcuni testi dell’Antico Testamento, gli apostoli proclamano: Gesù è stato «costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti» (Rm 1,4); «Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire ... Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (At 2,32-3336). Il Padre, donando a Gesù in modo nuovo lo Spirito Santo, lo chiama a sé e lo risuscita alla vita gloriosa; nello stesso tempo lo unisce più intimamente agli uomini e lo costituisce «capo e salvatore» (At 5,31), per rinnovare tutte le cose. Completa così la generazione di suo Figlio nel mondo in virtù dello Spirito, iniziata con il concepimento nel seno della Vergine Maria: «Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato» (At 13,33, citazione del Sal 2,7). Nella risurrezione si ha il compimento dell’incarnazione, l’intronizzazione del Messia, la definitiva effusione dello Spirito su di lui per la salvezza di tutti. Il Crocifisso risorto accoglie lo Spirito del Padre e lo comunica agli uomini come potenza di comunione, di guarigione e di risurrezione. «Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Rm 8,11). Secondo una dinamica trinitaria, la sovranità del Padre sull’universo si realizza per mezzo di Gesù Messia e Signore nella forza dello Spirito.
I Lettura: La comunità cristiana prende coscienza dell’efficacia assoluta del sacrificio di Cristo, il quale ha cancellato il peccato e non ha bisogno di essere reiterato. Allo stesso tempo, fa esperienza in mezzo ad essa, in tutta la sua potenza (cfr. Lc 1,35; 24,49; At 1,8; 10,38; Rom 15,13.19; 1Cor 2,4-5; 1Ts 1,5; Eb 2,4), della presenza dello Spirito Santo, promesso dal Padre e mandato dal Figlio. Lo Spirito Santo accordando alla Chiesa i carismi (cfr. 1Cor 12,4s) autentica la sua predicazione, ma soprattutto le dà la forza di annunziare Gesù Cristo, nonostante le persecuzioni (cfr. At 4,8.31; 5,32; 6,10) e di rendergli testimonianza (cfr. Mt 10,20; Gv 15,26; At 1,8; 2Tm 1,7s). La missione della Chiesa sta nel rendere testimonianza della risurrezione di Gesù e si estende sino agli estremi confini della terra.
II Lettura: L’autore della lettera agli Ebrei sta pensando al tempo dell’esodo, quando Dio stabilì l’alleanza con Israele per mezzo di Mosè e gli rivelò come costruire il santuario (cfr. Es 25,8-9.40). L’Arca, custodita nel tempio, è il segno della presenza di Dio (cfr. Es 25,22; 1Sam 4,4; 2Sam 6,2) e tutto porta ad essa. Per raggiungerla è necessario superare tre accessi (cfr. Es 26,31.32.36; 27,16-17). Il percorso che bisogna seguire incrocia l’altare degli olocausti (cfr. Es 27,1-8), l’altare dell’incenso (cfr. Es 30,1-6) e il propiziatorio su cui si sparge il sangue dei sacrifici (cfr. Es 25,17): «tutte cose che stanno a significare che l’uomo può accedere a Dio solo per mezzo del sacrificio, della preghiera e del sangue realmente sparso» (J. A. Motter). Soltanto il Sommo Sacerdote una volta l’anno poteva accedere nel Santo dei Santi, nel grande giorno dell’espiazione (cfr. Es 30,10; Eb 9,7), ma la ripetizione del sacrificio metteva in evidenza la sua inefficacia. «Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda» (Eb 9,8). Infatti, queste cose erano ombre, che prefiguravano e preparavano gli uomini a Cristo, la vera realtà, l’unica via (cfr. Gv 14,6) che conduce a Dio. Gesù, «sommo sacerdote dei beni futuri» (Eb 9,11), offrendo se stesso come sacrificio senza macchia (cfr. Eb 9,14) ha cancellato in modo definitivo il peccato dell’uomo e nel suo sangue ha realizzato la Nuova Alleanza (cfr. Lc 22,20). Gesù avendo riconciliato l’uomo con Dio, «per mezzo della morte del suo corpo di carne» (Col 1,22), ha aperto all’umanità la via di accesso al Cielo rendendo così superfluo ogni altro sacrificio (cfr. Eb 10,9): «Ora, dove c’è il perdono [...], non c’è più bisogno di offerta per il peccato» (Eb 10,18). Ormai tutti i credenti hanno accesso presso Dio attraverso il Cristo, «via nuova e vivente» (Eb 10,19; cfr. Gv 14,6). Questa è la certezza che anima tutta la vita dell’uomo: noi già siamo sedenti alla destra del Padre (cfr. Ef 2,6) e un giorno lo raggiungeremo per condividere eternamente con lui, in pienezza di gioia, la sua gloria.
Vangelo
Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.
Con l’Ascensione culmina l’esaltazione di Cristo, che già si realizza nella risurrezione e che forma, con la passione e morte, il mistero pasquale (Cf. SC 5). L’insegnamento essenziale «della risurrezione-ascensione è che Gesù col suo ritorno al Padre, ha aperto per sé e per tutti l’accesso al mondo “celeste”, che sarà la sede dell’umanità rigenerata. Egli ne è il primo abitante, ma un giorno dovrà accogliere l’intera massa dell’umanità rigenerata» (Ortensio da Spinetoli). Con l’Ascensione è terminato il tempo della presenza visibile di Gesù. Inizia un’era nuova della storia della salvezza: l’ultima, l’era dello Spirito Santo e quella della Chiesa. L’Ascensione muta i rapporti tra il Cristo e i suoi discepoli: prima della morte tra Gesù e i discepoli si instaurarono dei contatti fisici, fatti di conversazioni, di condivisione di pasti, di insegnamenti, di ammestramenti; con la risurrezione la gloria di Gesù risorto non sarà più compatibile con i precedenti rapporti e dopo l’Ascensione muteranno radicalmente: le apparizioni verranno dal cielo (Cf. At 7,55; 9,1-9). L’Ascensione indica che Gesù è il Signore e che ha il dominio del cielo e della terra (Cf. Mt 28,18).
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Parola del Signore.
Bruno Maggioni (Il racconto di Luca): «Voi siete testimoni di queste cose» (24,48): nella grecità il testimone (martùs) è chi è in grado di deporre su fatti ai quali ha assistito di persona.
L’ ambiente originario della testimonianza è il dibattimento processuale. Gli undici hanno personalmente visto gli eventi di Gesù («queste cose») e sono perciò in grado di testimoniarle.
Il vocabolo «testimone» ha però allargato il suo significato: non più soltanto chi ha constatato di persona un fatto, ma anche chi afferma coraggiosamente una cosa in cui crede profondamente, pronto a dirla con la vita.
«Ed ecco io mando su di voi la promessa del Padre mio» (24,49): la «promessa del Padre» è il dono dello Spirito. Luca dà molta importanza allo Spirito sia nel vangelo che negli Atti. Lo Spirito è il costitutivo della continuità fra il tempo di Gesù e il tempo della chiesa, fra il passato e la contemporaneità. Nello Spirito l’evento di Gesù, di per sé circoscritto in un tempo e in un luogo, diventa un oggi in ogni tempo e in ogni luogo.
L’ Ascensione (24,50-51) conclude la storia evangelica. Allo stesso modo aprirà la storia della chiesa (Atti 1,9-11). Per Luca ha un duplice significato. E un salire al Padre («veniva portato verso il cielo»), precisando in tal modo che la risurrezione di Gesù non è un ritorno alla vita di prima, quasi un passo all’indietro, bensì l’entrata in una condizione nuova, un passo in avanti, nella gloria di Dio. L’ Ascensione è erò anche descritta come un distacco, una partenza («si staccò da loro»): Gesù ritira la sua presenza visibile, sostituendola con una presenza nuova, invisibile e tuttavia più profonda: una presenza che si coglie nella fede, nell’intelligenza delle Scritture e nell’ascolto della Parola, nella frazione del pane e nella fraternità.
Gli Apostoli - Richard Gutzwiller (Meditazioni su Luca): Cadono a terra, adorando. Anche da parte loro è ora scomparsa ogni oscurità di dubbio, di tentennamento, di incertezza. Il Vangelo finisce con l’omaggio dell’adorazione. La risurrezione del Signore e la sua ascensione al cielo hanno mostrato loro in modo definitivo la sua origine divina, la sua natura divina e l’esaltazione alla destra del Padre. Meravigliata adorazione è l’unica possibile risposta della loro gioia stupita. Allora «tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio».
Il Vangelo finisce nella gioia, e il ritorno del Signore nella gloria è per gli Apostoli l’occasione di glorificare Iddio. Se dall’alto di questa fine guardano indietro, all’annunciazione fatta a Zaccaria e a Maria SS.ma, al lieto annunzio degli angeli ai pastori, alla presentazione del Signore nel tempio e poi alla loro vocazione e alla loro partecipazione alle parole e opere del Signore; se essi ora da questa fine gloriosa vedono che tutta l’opposizione dei nemici è stata vana, che anzi essa ha reso possibile e realizzato, per mezzo della passione e della croce, l’opera messianica decisiva, il sacrificio di espiazione per la salvezza del mondo; e se infine essi vedono come il Signore vive ora impassibile nella gloria, non possono far nient’altro e niente di meglio che lodare ed esaltare Iddio. Il piano divino è attuato, la sua opera è compiuta, il suo onore accresciuto, mostrata la sua gloria agli uomini.
Nella lode di Dio perciò si chiude il Vangelo secondo Luca.
Andate e ammaestrate tutte le nazioni - Il Vaticano II è fedele alla tradizione quando commenta in questo senso i passi biblici della liturgia odierna. Le parole della missione: «Andate e ammaestrate», sono citate ripetutamente, applicandole sia ai vescovi, «annunciatori della fede ... dottori autentici ... rivestiti dell’autorità di Cristo» (LG 25), sia alla Chiesa nel suo insieme, che per questo rivendica a sé «la libertà sacra» di «predicare il Vangelo a ogni creatura» (DH 13).
Da queste parole il Concilio deduce l’obbligo dell’azione missionaria, con cui la Chiesa «si fa pienamente e attualmente presente a tutti gli uomini e popoli» (AG 5), e «perciò continua a mandare senza sosta araldi del Vangelo, fino a quando non siano pienamente costituite le nuove chiese, e queste non siano in condizione di continuare a loro volta l’opera dell’evangelizzazione» (LG 17).
Al comando divino si riferisce il documento sull’attività missionaria: «Quanto il Signore ha una volta predicato o in lui si è compiuto per la salvezza del genere umano, dev’essere proclamato e diffuso fino all’estremità della terra, a cominciare da Gerusalemme, così che quanto una volta è stato operato per la comune salvezza, si realizzi compiutamente in tutti nel corso dei secoli» (AG 3).
Pertanto la missione «della Chiesa si realizza attraverso un’azione tale, per cui essa, obbedendo all’ordine di Cristo e mossa dalla grazia e dalla carità dello Spirito, si fa pienamente e attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l’esempio della vita e la predicazione, con i sacramenti e gli altri mezzi della grazia, alla fede, alla libertà e alla pace di Cristo, rendendo loro libera e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo» (AG 5).
A quest’opera missionaria partecipa anche la Famiglia, «piccola Chiesa domestica» (LG 11).
«Come già agli albori del cristianesimo Aquila e Priscilla si presentavano come coppia missionaria, così oggi la Chiesa testimonia la sua incessante novità e fioritura con la presenza di coniugi e di famiglie cristiane che, almeno per un certo periodo di tempo, vanno nelle terre di missione ad annunciare il Vangelo, servendo l’uomo con l’amore di Gesù Cristo» (FC 54).
La Famiglia, «una Chiesa in miniatura» (FC 49), contribuisce «alla causa missionaria della Chiesa coltivando le vocazioni missionarie in mezzo ai loro figli e figlie e, più generalmente, con un’opera educativa che “fa disporre i loro figli, fin dalla giovinezza, a riconoscere l’amore di Dio verso tutti gli uomini” [AA 30]» (FC 54). E fra le varie opere dell’apostolato familiare si possono enumerare: «adottare come figli i bambini abbandonati, accogliere con benevolenza i forestieri, dare il proprio contributo nella direzione delle scuole, assistere gli adolescenti con il consiglio e con mezzi economici, aiutare i fidanzati a prepararsi meglio al matrimonio, collaborare alla catechesi, sostenere i coniugi e le famiglie che si trovano in difficoltà materiale e morale, provvedere ai vecchi non solo il necessario, ma anche renderli partecipi equamente dei frutti del progresso economico» (AA 11).
Il grido di Paolo «guai a me se non predicassi il Vangelo» (1Cor 9,16) appartiene, di diritto e come dovere, a tutti i cristiani!
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo: Testimoni in tutta la terra - Nella risurrezione e nell’ascesa - Giovanni Crisostomo (Omelie sugli Atti degli Apostoli): Precedentemente aveva detto: Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani (Mt 10,5). Ciò che non aveva detto allora, l’ha aggiunto qui: Fino agli estremi confini della terra. Avendo detto questo, che era molto più terribile di tutto il resto, ebbe la sua pace. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. Vedete che pregarono e compirono il vangelo? Perché grande fu il dono che diede loro. Nel posto dove realmente avete paura, egli dice, cioè Gerusalemme, pregate. E dopo aggiunge: fino agli estremi confini della terra. Quindi ancora, come prova delle sue parole: sotto i loro occhi. Non sotto i loro occhi risuscitò dai morti, ma fu elevato in alto sotto i loro occhi, dal momento che la loro vista allora non era sufficiente. Perciò essi videro della risurrezione la fine, non l’inizio, e videro dell’ascensione l’inizio, ma non la fine.
Il Santo del Giorno - 1 Giugno 2025 - San Giustino. La luce di Dio illumina la nostra ricerca di senso: Da sempre l’umanità è alla ricerca delle radici della vita, della fonte che tutto alimenta e tutto orienta, dell’orizzonte ultimo che a tutto dona senso. Questa ricerca antica nei secoli ha appassionato moltissimi pensatori e filosofi e nei primi secoli dopo Cristo non mancarono coloro che videro nel messaggio del Risorto la risposta ultima a tutto il loro lavoro. Tra questi ci fu anche san Giustino, il cui percorso umano e spirituale conserva un messaggio profetico per l’oggi: a tutti coloro che cercano un senso nella vita, Cristo offre la via che porta alla radice di tutto. Nato in una famiglia di origine latina a Flavia Neapolis (oggi Nablus), Giustino si era messo alla ricerca della verità presso diverse scuole filosofiche. Alla fine gli parve di averla trovata nel pensiero platonico, ma poi fu attratto dall’eredità dei Profeti di Israele, giungendo, infine, a conoscere la testimonianza dei cristiani e a farla propria. A Efeso, attorno al 130, si fece battezzare e si mise all’opera per conciliare i suoi studi filosofici con il Vangelo. Viaggiò molto, ma a Roma, a causa del suo impegno apologetico a favore dei cristiani, venne accusato di essere ateo e condannato a morte: venne decapitato assieme ad alcuni suoi discepoli tra il 163 e il 167, al tempo dell’imperatore Marco Aurelio. (Avvenire)
Dio onnipotente ed eterno,
che alla tua Chiesa pellegrina sulla terra fai gustare i divini misteri,
suscita in noi il desiderio del cielo,
dove hai innalzato l’uomo accanto a te nella gloria.
Per Cristo nostro Signore